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Inverno in arrivo, ma El Niño non è più quello di una volta

Titolo un po’ forzato per questo post domenicale, lo devo ammettere. El Niño, che a quanto pare non è più quello di una volta, in realtà con il prossimo inverno non avrà nulla a che fare, perché in effetti se n’è andato già da qualche mese. Né pare che avremo La Niña o, se l’avremo, sarà versione bonsai.

Quindi?

Quindi come al solito, lasciamo le previsioni a quelli bravi e noialtri ignoranti continuiamo a frequentare le biblioteche digitali cercando di imparare. Magari un giorno potremo partecipare al gioco del che clima farà anche noi.

Ecco un lavoro interessante per, come dire, imparare l’arte e metterla da parte.

Lessened response of boreal winter stratospheric polar vortex to El Niño in recent decades

Risposta attenuata del vortice polare stratosferico boreale agli eventi di El Niño negli anni recenti. Attori d’eccezione quindi. Il VPS boreale è il mastro dell’inverno. Dalle sue dinamiche, dalla sua intensità e dalle incursioni delle sue propaggini verso le latitudini più basse dipendono le fortune (o sfortune?) della stagione fredda. El Niño, dal canto suo, trasferisce quantità di energia inimmaginabili dal mare, il Pacifico tropicale, all’atmosfera.

Beh, in questo studio gli autori hanno lavorato sulle serie storiche della distribuzione della massa atmosferica negli inverni in cui El Niño si è fatto sentire, scoprendo che nel periodo 1958-1978, la depressione delle Aleutine nella media troposfera assumeva caratteristiche e posizione favorevoli a dinamiche planetarie in grado di disturbare il Vortice Polare Stratosferico più di quanto non sia accaduto nel successivo periodo 1979-2015.

Quindi, da qualche decennio, El Niño fa meno danni al VPS. Ne sarebbe derivato un vortice più solido e contratto, meno incline quindi a scaricare vorticità e forcing atmosferico (perché nessuno pensi che il VPS porti l’aria fredda ora qui ora lì, la faccenda è molto più complicata…) in grado di provocare giochi di massa che poi si traducono in ondate di freddo, risalite d’aria calda etc etc., insomma in tempo atmosferico da segnare sul diario.

Sarà vero? Beh, tanto per cominciare, se ne avete voglia, è il caso di procurarsi questo paper, poi si vedrà. Oppure, come aperitivo, vi consiglio questo post su climate.gov, uno dei blog educational della NOAA, perché spiega molto efficacemente quale sia la relazione tra gli eventi di ENSO positivo e le dinamiche del Vortice Polare Stratosferico (ondate di freddo comprese).

Buona domenica

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Published inAttualitàClimatologiaMeteorologia

Un commento

  1. Luigi Mariani

    Caro Guido, grazie davvero per aver segnalato l’interessantissimo articolo di Amy Butler sul sito Noaa.
    In particolare trovo bellissima in termini di analisi del rischio climatico per l’emisfero Nord la figura “Average surface temperature anomalies for 60 days following 35 vortex breakdown events (using JRA-55 reanalysis)…” che illustra la climatologia delle temperature al suolo in occasione degli ultimi 35 breakdown del Vortice polare e dei conseguenti strat-warming. Da tale climatologia emerge che anomalie termiche negative si osservano soprattutto nell’Est degli Usa fino alla Florida (poveri aranceti…) e, seppure in misura minore, nell’area del mediterraneo mentre anomalie positive di rilievo si hanno ad esempio su Canada Orientale e Groenlandia (poveri ghiacciai).
    Inoltre vedo che, allo scopo di raffreddare gli animi scossi dagli slogan di cui è sempre più ricca la stampa e che ultimamente hanno preso di mira il polar vortex, Butler scrive che il Breakdown del polar vortex non esaurisce certo la vasta casistica del rischio climatico di ondate di freddo alle medie latitudini dell’emisfero nord: “It is important to note that many intrusions of cold Arctic air, including the ones described in the headlines above, are largely unrelated to the stratospheric polar vortex, and are instead due to normal meanders of the tropospheric jet stream”.
    Cruciale in relazione agli eventi di gelata tardiva osservati ad aprile e maggio in Italia (di cui ho dovuto occuparmi professionalmente perché hanno causato danni in viticoltura e frutticoltura) è la dismina che Butler fà dell’andamento del polar vortex nel 2015-1016. Emerge infatti che “The average response of the stratospheric polar vortex to past El Niños is weakening of the vortex in late winter and an increased chance of polar vortex breakdowns”. In tal senso l’evento più significativo è il breakdown del 5 marzo 2016, la cui anomalia è evidenziata nel diagramma della penultima figura del post di Butler.

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