NB: Il post è stato aggiornato il 2 settembre. In fondo la nota aggiuntiva.
Il giorno 23 agosto 2016 ho letto nell’edizione on line del giornale Alto Adige un articolo in cui, intervistato, Luca Mercalli commentava i crolli avvenuti nelle Dolomiti, in particolare quello da 500 mila metri cubi della Piccola Croda Rossa.
Fin qui nulla di strano: le Dolomiti sono costituite da rocce friabili e si sfaldano in modo del tutto naturale. Se poi ghiaccio perenne (permafrost) si trasforma in ghiaccio stagionale a causa dell’aumento di temperatura e provoca una maggiore fragilità dei complessi dolomitici, il fatto può essere doloroso ma è nell’ordine delle cose.
Nell’articolo non mi è affatto piaciuto il solito tentativo di spacciare un riscaldamento naturale per uno (sottinteso) dovuto alle attività umane, senza mai specificare di quale dei due si parla. Ancora, citando dall’articolo, di cui si può vedere la riproduzione: I dati, prosegue Mercalli,”ci dicono che da quindici anni subiamo stagioni estive con temperature superiori alla media”. Sicuramente sono prevenuto ma quel “subiamo” secondo me lascia nella mente del lettore l’idea che qualcosa o qualcuno “brutto e cattivo” ci obblighi a subire un caldo non voluto e non gradito e che è necessario combattere questa strana entità.
E poi quindici anni di temperature alte (ma essenzialmente costanti) sono una causa sufficiente a far crollare le Dolomiti ma non lo sono abbastanza, con la pausa nella temperature mondiali, per definire un cambiamento nel regime climatico globale, perché in questo caso di anni ne servono almeno 30? Ma per favore, cerchiamo di essere seri.
E proseguo nella citazione dell’articolo:“Il luglio 2015 è stato il più caldo nella storia italiana”; vero, come si può leggere nel sito ISAC-CNR, ma citare El Niño per far capire a cosa è dovuto il caldo e quanto pesa la variabilità naturale non sarebbe stato troppo scorretto. “Il luglio 2016 il più caldo nella storia mondiale, anche se noi lo abbiamo avvertito di meno”.
La figura 1 seguente (pdf) mostra le anomalie di temperatura globale mensile dal dataset NOAA-NCEI (terra+oceano) da gennaio 2001 a luglio 2016.
Direi proprio che dopo il massimo di marzo 2016 (1.22 °C) la temperatura è diminuita di circa 0.35 °C diventando, a luglio 2016, 0.87°C, certo non la più elevata di sempre. E, come ben sappiamo, NOAA non è l’organizzazione più nota al mondo per modificare al ribasso le temperature.
Comunque, per evitare incomprensioni legate al grafico, riporto nella successiva tabella i valori numerici delle anomalie NOAA da settembre a luglio 2016, mentre nel sito di supporto è presente il dataset completo.
anno.mese | anomalia (°C) |
---|---|
2015.7500 | 0.9210 |
2015.8334 | 0.9860 |
2015.9166 | 0.9640 |
2016.0000 | 1.1170 |
2016.0834 | 1.0480 |
2016.1666 | 1.1910 |
2016.2500 | 1.2230 |
2016.3334 | 1.0710 |
2016.4166 | 0.8760 |
2016.5000 | 0.9010 |
2016.5834 | 0.8710 |
Ovviamente questi dati gli addetti ai lavori li conoscono. Perché si debbano diffondere valori non veri non lo so, anche se forse posso provare ad immaginarlo: la preoccupazione per le sorti dell’ambiente in pericolo porta ad usare altri argomenti (il clima in questo caso) per tenere desto l’interesse del pubblico, probabilmente considerato meno sensibile alle tematiche ambientali che a quelle climatiche. Qualcosa tipo: stiamo tutti per morire arrosto, ma per evitare questa fine andiamo in bicicletta e facciamo la raccolta differenziata.
Ma se, come credo, l’uso del suolo, la cementificazione di aree fertili, la regolamentazione del regime delle acque sono argomenti importanti, è necessario trovare il modo di convincere tutti di tale importanza, senza sparacchiare a vanvera sulla possibilità dell’uomo di controllare il clima. Sappiamo che lo “sparacchiare a vanvera” ha sullo sfondo ben altro che il convincere la gente, tipo il trasferimento di ricchezza da una parte all’altra del mondo e l’ipotetica gestione di un governo unico mondiale ma, per una cosa tanto limitata come qualche crollo nelle Dolomiti, speriamo che non si sia voluto mascherare questi aspetti tanto complessi e si sia preferito qualcosa di molto più semplice e più immediato come, appunto, l’ambiente.
Tutti i grafici e i dati relativi a questo post si trovano nel sito di supporto qui. |
Aggiornamento
Dopo la pubblicazione su Climate Monitor di questo post mi sono reso conto che l’affermazione “Il luglio 2015 è stato il più caldo nella storia italiana. Il luglio 2016 il più caldo nella storia mondiale …” poteva essere intesa non solo come “i dati di luglio 2016 mostrano che l’anomalia di luglio è la più alta di sempre” come avevo interpretato nel post, ma anche come “il valore di luglio 2016 è stato il più alto tra tutti i luglio dell’intero dataset (1880-2016)”.
Se questa è l’interpretazione giusta, Mercalli, nell’intervista, ha affermato il vero, contrariamente a quanto ho scritto nel post.
Nello stesso tempo, però ha fatto un’affermazione, insieme, ad effetto e poco utile perché ogni ultimo mese, in una situazione di temperature alte, può facilmente essere più caldo dello stesso mese in anni precedenti. Questo si vede nella figura successiva(pdf) dove sono mostrati i singoli mesi su tutto il dataset NOAA-NCEI (tutti i Dicembre, tutti i Gennaio, tutti i Febbraio, ecc., fino al mese/anno indicato nei grafici, dal 1880 al 2016).
Ognuno degli ultimi mesi (2015 o 2016) è più alto di tutti quelli precedenti. E allora? Quale informazione possiamo derivare da questa affermazione? Che il mondo si trova in una fase di alte temperature e che El Niño lo scalda ulteriormente? Lo sappiamo già e non serve fomentare allarmismo sottinteso e senza giustificazioni accettabili.
Ancora una volta vediamo informazioni confuse e poco importanti che evitano di considerare la crescita naturale delle temperature, lasciando nel lettore l’idea che sia l’attività umana a produrre le alte temperature (ovviamente solo dannose).
[…] Autore: Franco ZavattiData di pubblicazione: 01 Settembre 2016Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=42102 […]
[…] Autore: Franco ZavattiData di pubblicazione: 27 Agosto 2016Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=42102 […]
Mi dispiace ma dissento con questi giudizi sul caldo più caldo di sempre riferito a questi ultimi anni, sarà che abito in una zona speciale ma non è assolutamente quel che percepisco io e altre persone che ho intorno: le stazioni meteo segnalino quel che vogliono. Comunque questo continuo riporto d’ogni accadimento, d’ogni dettaglio, d’ogni variazione ambientale di qualche tipo, al Riscaldamento Globale mi dà l’impressione di forzatura cognitiva e divulgativa. Mi par come quelli che cercano d’avvalorare qualche loro speciale teoria su presunti eventi misteriosi e storici e s’attaccano a tutto l’immaginabile e l’inimmaginabile: proporzioni della piramide di Giza, qualche scarabocchio su qualche parete antica, le parole d’una medium di là e qualche cerchio fra l’erba di qua, eccetera . Così per l’AGW una volta ci stanno i pesci che diventano sordi, un’altra le balene disorientate, qualche branco di meduse che assalta i bagnanti, oppure uccelletti che cantano davanti alle proprie uova, poi una frana di qua e qualcun altra di là… Ai tempi del Liceo mi fu insegnato che la Terra è un organismo complesso che si modifica continuamente e non v’è Era che sia simile ad un’altra, il nostro mondo non è stazionario. Io che dalla nascita ho sempre abitato nei pressi del mare ascoltavo i racconti dei miei nonni su quanto si sia modificata questa nostra costa nel corso dei decenni, da quando essi erano bambini (pur loro originari di qui). Mi par d’aver letto che all’incirca negli anni ’70 ci fu un abbassamento generale della temperatura e alcuni studiosi d’allora ipotizzarono una possibile prossima nuova Glaciazione Globale attribuendone la responsabilità allo sviluppo industriale, all’inquinamento antropogenico. Ma il supposto raffreddamento s’arrestò e per un certo tempo all’inquinamento vennero attribuite altre colpe ma non la modifica climatica. Senonché la temperatura riprese a salire, com’è comprensibile per una struttura planetaria mai fissa e immutabile, e dunque i nuovi studiosi di turno son passati dalla responsabilità industriale per la prossima ventura glaciazione al suo netto opposto: siccità e bollitura di mari e terre. Se non erro, riguardo a quei passati timori di glaciazione, tutta questa faccenda su supposte modifiche climatiche, nel suo insieme storico, mi suona abbastanza curiosa….e fors’anche divertente.
Non credo che l’intervistato Mercalli sia anche un esperto di geologia. Affermare che le Dolomiti sono costituite da rocce friabili mi fa sospettare che non se ne intenda proprio. La gran parte delle Dolomiti è costituita da rocce carbonatiche (calcari e dolomie) compatte. Il termine dolomia fu coniata dal geologo francese Dolomiè che studiò queste rocce proprio sulle Dolomiti. I fenomeni franosi hanno sempre interesssato queste zone soprattutto a causa della morfologia e delle elevate quote. In passato sono noti fenomeni franosi imponenti che hanno modificato il paesaggio. Basti ricordare che il lago di Alleghe si è formato per una grande frana che sbarrò il fiume Cordevole. In tempi più recenti sono noti i fenomeni i dissesto che intressarono l’area delle 5 Torri vicino Cortina. Queste zone, soprattutto per la gravità, presentano fenomenni che noi geologi chiamiamo Deformazioie Profonde Gravitative di Versante (DPGV) determinate proprio dai forti dislivellli presenti nelle aree alpine. Ricordo, ad esempio, la zona delle Torri di Pisa, nel gruppo del Latemar, che sono la testimonianza di questi fenomeni antichi presenti nei gruppi montuosi in questione. Certo le condizioni climatiche possono incidere sull’innesco dei fenomeni franosi, ma affermare che il GV, o meglio per i catastrofisti l’AGV, è un motivo per consolidare l’attribuzione del ruolo “nefasto” della CO2 prodotta dall’Uomo.
Caro Uberto,
oltre alla storia recente mi piace ricordare quella più antica, che tu da esperto geologo conosci assai meglio di me. Andiamo così dalla genesi delle dolomiti avvenuta 280 milioni di anni orsono in ambiente tropicale (le dolomiti sono i resti di antichi atolli corallini) allo spostamento verso le medie latitudini causato dalla deriva dei continenti e ancora all’innalzamento fino alla posizione odierna con l’orogenesi alpina e la successiva esposizione agli effetti di climi oltremodo diversi quali ad esempio:
– il caldissimo Messiniano, intorno a 6 milioni di anni orsono, allorchè il Mediterraneo evaporò svuotandosi quasi del tutto e fra l’altro si formarono i gessi evaporitici che ancor oggi troviamo in grandi depositi sui nostri Appennini.
– le 15 ere glaciali quaternarie alternate a interglaciali spesso più caldi di quello attualmente in corso.
Insomma, una storia in cui le Dolomiti ne hanno viste di cotte e di crude.
E circa le “crude” concludo ricordando che gli stessi periodi freddi, con l’elevatissimo numero di cicli di gelo-disgelo (specie sui versanti sud) e l’acqua che ghiacciando si espande demolendo le rocce in cui si è aperta la strada, contribuiscono in modo rilevantissimo al progressivo degrado delle nostre montagne (ovviamente qui mi riferisco al degrado più superficiale che è altra cosa rispetto a quello dovuto alle deformazioni gravitative profonde di versante).
Luigi
Comunque non si può negare che questo sia stato l’agosto più caldo dell’anno…!
Per restare nel tema del post, faccio notare come questo articolo dal titolo
Clima:impatto umano su riscaldamento globale già dal 1830
http://www.repubblica.it/ambiente/2016/08/25/news/clima_impatto_umano_su_riscaldamento_globale_gia_dal_1830-146595759/?ref=HRLV-20
sia classificato sotto la voce Ambiente, cioè come ci sia una confusione (voluta) tra clima e ambiente.
Non discuto la bontà o meno dell’articolo citato ma, per la cronaca, il testo è liberamente disponibile seguendo il link a Nature.
Franco