Il mondo è pieno di idioti. O di ipocriti. Ai primi, i soliti, c’è chi ha giustamente deciso di dedicare un’irriverente ma gustosa serie di caricature, tutte ampiamente meritate. Per i secondi c’è poco da fare, sono una razza superiore, perché sopravvivono a tutte le epoche. E a tutti i tipi di clima. Qualcuno resterà stupito di sapere che l’ipocrita più grande di tutti, il maestro Tomas Robert Malthus, sia vissuto e abbia gettato le fondamenta dell’eugenetica proprio al culmine della Piccola Età Glaciale, che tra peste, carestia e guerra per quel poco che c’era, ha decimato la popolazione europea. E lui tutto contento perché, già allora, c’era qualcuno che pensava fossimo troppi e si dovesse lasciar fare a quella strana forma di selezione secondo la quale i forti sostengono i forti e i deboli ci lasciano le penne.
Oggi dicono che faccia caldo e che ne farà sempre di più e i seguaci di questa teoria ci riprovano, mascherandola però per misericordia. Come la “filosofa” del Berman Institute of Bioethics della John Hopkins University (non proprio la Scuola Radio Elettra), che pubblica un post con questo titolo:
Dovremmo aver figli nell’era dei cambiamenti climatici?
Ovviamente no, secondo lei e secondo la testata che la ospita. O, al massimo, mezzo figlio per donna (magari lasciando il criterio di scelta al metodo Trilussa). Perché la crisi climatica è una crisi di riproduzione, spiegano, e si dovrebbe seriamente pensare ad una carbon tax sui bambini. Con tanto di equità fiscale, ovvero con una progressione basata sul reddito. Del resto, pur avendoci pensato, pur avendolo desiderato (prima di vedere la luce in fondo al fiasco evidentemente), pare che la nostra intellettuale non si senta pronta ad avere figli perché non sa come sarà il clima tra cinquant’anni. Possiamo dargli una certezza: sicuramente non è pronta perché pensa che sarebbe necessario saperlo. E una rassicurazione un po’ paradossale: secondo una massima popolare di assoluto rispetto, un certo genere di mamme è sempre incinta!
Contemporaneamente c’è chi dice che non facciamo abbastanza figli ed abbiamo bisogno di accogliere altri da fuori.
Quindi guai a fare figli nostri perché siamo troppi, e quindi attiriamo qui altri perché siamo pochi.
Bella logica!
La stessa cosa per il lavoro:
a fronte di milioni di disoccupati italiani, favoriamo l’arrivo di disoccupati dal terzo mondo.
Contemporaneamente pretendiamo che il terzo mondo rinunci al progresso e crei ulteriori poveri ostacolando il loro accesso all’energia.
Ma il ritorno al medioevo non aiuterà né noi né loro.
Secondo me
Caro Guido, continuo a pensare che il mondo e’ pieno di manipolatori. Fa tutto parte di uno stesso disegno: ci dicono che moriremo tutti se non eleggeremo i salva-mondo a governarci. Gli stessi salvamondo, pero’, sono quelli che sognano un futuro con manodopera a costo zero, cosa che con gli “indigeni” o “autoctoni” europei non si puo’ fare.
Quindi con una mano si chiede all’europeo di non fare figli perche’ fa fico, fa femminista, fa trendy. E con l’altra si importano milioni di immigrati (la manodopera a costo zero, appunto). Il disegno, oltre che chiaramente riprovevole in quanto danneggia gli immigrati stessi e i paesi da cui provengono, e’ anche palesemente stupido perche’ l’economia moderna si basa molto piu’ sulla ricerca, l’innovazione che sulla manodopera. Anzi, andiamo verso un mondo del lavoro in cui il fattore umano sara’ sempre meno importante.
In sintesi, ci prendono in giro, inventano emergenze di continuo per portare avanti una agenda piu’ o meno segreta, e il tutto e’ basato su assunti e visioni del mondo in teoria “miglioriste”, in realta’ del tutto sgangherate. La qualita’ della leadership mondiale e’ ai minimi storici, e i risultati si vedono benissimo.
Eh, ma i figli degli Africani saranno già geneticamente predisposti al global warming… e poi, i sapientoni potranno addebitarne le migrazioni al clima che cambia… tre piccioni (adattamento, cause climatiche, rimpiazzo demografico) con una fava (la fava di Malthus).
Gli idioti e gli ipocriti hanno una relazione simbiotica. I secondi non potrebbero sopravvivere senza i primi.