Il fine giustifica i mezzi, avrebbe forse pensato Machiavelli, sebbene non lo abbia mai scritto. Ma, evidentemente, l’urgenza di salvare il pianeta giustifica il cambio di passo. Approfittare delle disgrazie altrui per consolidare la propria posizione una volta era deplorevole, ora è il classico atteggiamento dell’esperto di turno.
Ma la scienza del clima è difficile da spiegare, per cui meglio ricorrere a semplificazioni. Il clima non è il tempo? Gli eventi meteorologici non sono direttamente riconducibili al clima che cambia? Poco male, ecco la spiegazione buona per tutti: con la nostra influenza sul clima (ampiamente da dimostrare), stiamo rendendo più probabili eventi che pure sono sempre esistiti, ma ora e, soprattutto domani (ovviamente) sono e saranno più frequenti.
Così intervengono sia il Washington Post che il New York Times sull’alluvione che ha colpito la Louisiana appena pochi giorni fa, naturalmente facendo messe di pareri autorevoli. Ma anche un po’ paraculi, perché tutti dicono che no, l’evento che ha colpito la Louisiana non si può attribuire al clima che cambia, ma è esattamente quello che il clima che cambia ci porterà.
Tanta pioggia dunque, sempre più forte e sempre più spesso.
Per fortuna però qualche esperto vero c’è ancora. Diamo un’occhiata a questo tweet di Roger Pielke Sr:
“..no evidence was found for changes in extreme precip attributable to climate change in..obs record” https://t.co/o7I2Y10Kdj h/t @RyanMaue
— Roger A. Pielke Sr (@RogerAPielkeSr) 16 agosto 2016
Interessante no? Leggiamo l’abstract:
The resolution dependence of contiguous US precipitation extremes in response to CO2 forcing
[…] i cambiamenti nelle precipitazioni estreme prospettati sono dipendenti dalla risoluzione del modello [impiegato]. Per esempio, il modello ad alta risoluzione mostra un aumento nel rateo delle precipitazioni durante gli eventi estremi nella stagione degli uragani nel sud-est degli Stati Uniti, un aumento che non si riscontra nei modelli a bassa risoluzione. Questo risultato enfatizza il fatto che per lo studio delle precipitazioni estreme c’è un limite minimo nella risoluzione necessaria per catturare i fenomeni atmosferici che generano gli eventi estremi. Infine, la serie osservata e l’esperimento modellistico storico sono stati impiegati per ricercare dei cambiamenti nel recente passato. In parte a causa di un’ampia variabilità intrinseca, non è stata trovata alcuna prova di cambiamenti nelle precipitazioni estreme che siano attribuibili al cambiamento climatico nelle osservazioni disponibili.
Quindi:
- Malgrado il clima sia in disfacimento da decenni, come dicono, questo non ha generato cambiamenti distinguibili in questo tipo di eventi in quella regione.
- I cambiamenti prospettati dai modelli climatici (che sono a bassa risoluzione) non sono attendibili.
Ergo, c’è in effetti qualcuno che sta giocando con i dadi truccati, ma temo non sia il clima.
[…] Autore: Guido Guidi Data di pubblicazione: 18 Agosto 2016 Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=42015 […]
[…] Autore: Guido GuidiData di pubblicazione: 18 Agosto 2016Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=42015 […]
È falso che il “climate change”, qualsiasi cosa significhi, abbia portato ad incrementi di eventi meteorologici estremi. Basterebbe che questi “espertoni” al soldo di Soros & compagni di merende sapessero contare. Ma i pochi onesti sanno farlo: http://docs.house.gov/meetings/SY/SY00/20160202/104399/HHRG-114-SY00-Wstate-ChristyJ-20160202.pdf