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Ma quanto nevica nell’era del global warming?

Quello di oggi è un deliberato attentato al tempismo. Si avvicina ferragosto e su CM si parla di neve. Perché? Molto semplicemente perché va così. Del resto di questi giorni le dissertazioni meteorologiche sui giorni dell’Assunta ci bombardano con più decisione delle Perseidi, quindi, sarebbe ben difficile aggiungere qualcosa di interessante ad un’estate che più normale e mediterranea di così davvero non potrebbe essere.

Quindi neve dicevamo. Come quasi sempre, commentiamo una pubblicazione recente, i cui contenuti mettono in risalto indirettamente un aspetto sul quale non si riflette tanto spesso e, ancora con meno frequenza, se ne tiene conto delle discussioni sui destini del clima. E cioè, il pianeta è uno, su questo non c’è dubbio, e altrettanto diverse sono le dinamiche climatiche che li caratterizzano. Diversa quantità di energia ricevuta dal Sole, diversa distribuzione delle terre emerse e diverso rapporto tra terra e mare, tutte cose che implicano risposte diverse alle forzanti e relativi feedback.

Uno di questi, molto importante nel bilancio radiativo, è quello dell’albedo della superficie di suolo coperto da neve. Escluse le zone polari, di neve stagionale o perenne nell’emisfero sud ce n’è davvero poca, mentre in quello settentrionale ce n’è in abbondanza, soprattutto per la disposizione lungo la latitudine dell’Eurasia. In termini di ruolo giocato dal manto nevoso, per esempio, vale la pena ricordare l’intrigante filone di ricerca che lega le dinamiche dell’inverno boreale all’estensione e al progresso dell’innevamento sull’Europa continentale nei mesi autunnali.

La ricerca di cui parliamo oggi, invece, grazie all’impiego di dati satellitari e di modellistica del bilancio radiativo, analizza il trend dell’innevamento nell’intero emisfero nord nel periodo 1982-2013.

Satellite observed changes in the Northern Hemisphere snow cover phenology and the associated radiative forcing and feedback between 1982 and 2013

I risultati sono divisi tra estensione e fenologia (dinamiche temporali dell’innevamento) e mostrano una diminuzione dell’innevamento estivo (da maggio ad agosto), un aumento di quello invernale (da novembre a febbraio), e uno spostamento in avanti delle date di inizio e termine dell’innevamento. Secondo il modello di bilancio radiativo impiegato, questo si riflette in una debole ma comunque statisticamente significativa diminuzione del forcing radiativo del suolo (in questo caso negativo perché la neve riflette la radiazione più del suolo non innevato) e del relativo feedback sul bilancio stesso. Sebbene lo studio riguardi tutto l’emisfero, la parte del leone la fa l’Eurasia, con un contributo ai trend rilevati pari al 73%. Curiosamente, secondo gli autori per la disposizione lungo la longitudine del continente, sul Nord America la diminuzione estiva e l’aumento invernale si compensano.

In generale tuttavia, non si tratta di modifiche particolarmente significative (soprattutto in assenza di informazioni relative a periodi più lunghi), però l’approccio è interessante e si innesca nel filone recente di ricerca che tende ad aumentare l’importanza del ruolo delle condizioni del suolo nel bilancio radiativo e, quindi anche nella modellistica del clima.

Prima di chiudere e rimandarvi alla lettura del paper che è liberamente disponibile, il solito doveroso tributo al mainstream:

Inoltre, dal momento che il trend di riscaldamento dell’emisfero nord è molto probabile che prosegua a causa dell’aumento della concentrazione di gas serra e l’intensificato effetto di amplificazione artica, anche la fenologia della copertura nevosa sperimenterà probabilmente rapidi cambiamenti nel futuro prossimo, cosa cui dovrebbe essere prestata molta attenzione nelle proiezioni di cambiamento climatico.

Uff…mi era quasi piaciuta! 😉

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Published inAttualitàClimatologia

2 Comments

  1. Benedetto Rocchi

    Sbaglio o sempre più spesso il riferimento ai cambiamenti catastrofici prossimi venturi è sempre più un tributo nemmeno troppo convinto (come quello del paper in questione) che si paga (sui invito dei lettori anonimi o meno) per ottenere la pubblicazione, a prescindere dal contenuto? Magari significa che siamo vicini ad un nuovo cambio di paradigma…

  2. alessandrobarbolini .critico meteo

    Come sempre

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