In breve. Roy Spencer, che cura il database dei rilevamenti satellitari della temperatura, ha pubblicato un aggiornamento della serie storica, aggiungendo il trend che dovrebbe avere la temperatura misurata nella bassa troposfera nel corso dei prossimi mesi per fare del 2016 l’ennesimo anno più caldo dell’anno più caldo. Sono esercizi con scarsa probabilità di successo, come ammette egli stesso, perché la variabilità mensile delle temperature presenta sorprese via via più interessanti.
Quel che mi preme mettere in risalto, invece, è l’evidenza della firma di El Niño nelle oscillazioni interannuali della temperatura. Questa sì che è un’impronta indelebile nelle dinamiche termiche del pianeta. La potenza del rilascio di calore nelle fasi di innesco e consolidamento della fase positiva dell’ENSO e l’altrettanto repentina cessione di energia – che avviene attraverso la pioggia – sono uno spettacolo affascinante.
PS: l’immagine in copertina viene dalla NASA
Le temperature globali in caduta libera da febbraio 2016 (e che ricalcano il copione già visto all’opera nel 1998) stupiscono anche me per la potenza con cui madre natura disinnesca tramite la pioggia la “bomba climatica del runaway greenhouse effect” innescata da El Nino e che, qualora non disinnescata, porterebbe in breve il clima del pianeta a condizioni critiche per molti ecosistemi.
Mi piacerebbe capire meglio come agisce il meccanismo di disinnesco, meccanismo che fra l’altro ci indica anche che la variabilità naturale ha ancor oggi un peso determinante nel sistema climatico.