E’ appena di ieri il nostro commento al recente paper uscito su Nature in cui si parla di “memoria” delle foreste siberiane, ovvero del segno lasciato nell’ambiente delle alte latitudini continentali dall’intensità delle ere glaciali, l’ultima in particolare.
Oggi è la volta della “pigrizia” degli oceani, ovvero dell’ipotesi di sensibile rallentamento della circolazione oceanica, la Circolazione Termoalina, durante le ere glaciali, da cui sarebbe derivata in quelle epoche una maggiore capacità degli oceani di stoccare nelle loro profondità abissali grandi quantità di carbonio, con conseguente abbassamento della concentrazione di CO2 in atmosfera.
Si tratta di due paper, usciti entrambi su Nature Communications:
- North Atlantic Deep Water Production during the Last Glacial Maximum
- Radiocarbon evidence for enhanced respired carbon storage in the Atlantic at the Last Glacial Maximum
L’analisi, commentata anche su Science Daily, consiste nello studio di dati di prossimità raccolti sulle due sponde dell’Atlantico, tra Brasile e Spagna, dai quali sarebbe possibile trovare traccia di stratificazioni del fondale marino che testimoniano la velocità di accumulo e la provenienza dei sedimenti, riuscendo infine a ricostruire la durata dei cicli di ricambio delle acque di profondità, cicli che ad oggi, con le attuali condizioni di temperatura e salinità degli oceani, possono occupare un millennio.
Ne consegue per i nostri tempi, ma ancor di più per le epoche oggetto di questi studi, che il contributo dell’enorme massa oceanica alle dinamiche del sistema, sia in termini di contenuto di calore che di stoccaggio e rilascio di carbonio, occupa spazi temporali enormi, tanto che quanto sta accadendo ora nell’interazione tra oceano e atmosfera, potrebbe, anzi, quasi certamente è, la conseguenza di qualcosa che è accaduto decine e decine di secoli fa. Analogamente, quello che succede ai nostri giorni, compreso il contributo antropico alle dinamiche del sistema, sarà “trattato” con pari lentezza, continuando ad avere eventuali effetti anche nel lungo e lunghissimo periodo. Quali però, non è dato saperlo.
[…] Autore: Guido GuidiData di pubblicazione: 29 Giugno 2016Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=41679 […]
[…] Nell’ordine: Uno che posta 5 immagini e in 5 righe dice 5 cose, distruzione del clima, comportamento spaventevole, cosa mai vista (senza uno straccio di prova), caos climatico e emergenza climatica o è un cialtrone o è un furbone. Propendo per la seconda, perché alla sesta righe chiede donazioni su pay pall. Comunque, il Jet Stream non è quello che indica lui, ma quello più a nord e più a sud e si vede anche molto bene. Quello che lui indica sembra molto di più un’accelerazione dovuta al gradiente, ovvero un ramo meridionale del getto, quindi molto temporanea (infatti è durata solo un giorno). Semmai mi chiederei come mai il getto dell’emisfero nord è così in basso visto che siamo in estate conclamata e la pancia calda di un pianeta sempre più caldo (bontà sua) il getto, che separa l’aria subtropicale da quella delle medie latitudini, dovrebbe farla espandere, non contrarre. Ma è chiaro che in un clima distrutto ci sta anche che a causa del caldo non arrivi il caldo, altrimenti che distruzione è? Certo, bisognerebbe che qualcuno ci spiegasse il caldo dov’è finito, visto che trattasi di energia che magari si trasforma, ma non può sparire…oppure distruggiamo anche questo principio? gg FONTE […]
GRAZIE!!
Aggiungo questa http://inhabitat.com/global-climate-emergency-declared-after-jet-stream-crosses-equator/
Nell’ordine:
Uno che posta 5 immagini e in 5 righe dice 5 cose, distruzione del clima, comportamento spaventevole, cosa mai vista (senza uno straccio di prova), caos climatico e emergenza climatica o è un cialtrone o è un furbone. Propendo per la seconda, perché alla sesta righe chiede donazioni su pay pall.
Comunque, il Jet Stream non è quello che indica lui, ma quello più a nord e più a sud e si vede anche molto bene. Quello che lui indica sembra molto di più un’accelerazione dovuta al gradiente, ovvero un ramo meridionale del getto, quindi molto temporanea (infatti è durata solo un giorno).
Semmai mi chiederei come mai il getto dell’emisfero nord è così in basso visto che siamo in estate conclamata e la pancia calda di un pianeta sempre più caldo (bontà sua) il getto, che separa l’aria subtropicale da quella delle medie latitudini, dovrebbe farla espandere, non contrarre. Ma è chiaro che in un clima distrutto ci sta anche che a causa del caldo non arrivi il caldo, altrimenti che distruzione è? Certo, bisognerebbe che qualcuno ci spiegasse il caldo dov’è finito, visto che trattasi di energia che magari si trasforma, ma non può sparire…oppure distruggiamo anche questo principio?
gg
Sempre di oceani e meteo tratta ma di una news non postata da nessuno finora, solo da questo sito. Cosa ne pensa?
Nel Pacifico ecco l’imponente “onda di Kelvin”: potrebbe vanificare lo sviluppo della “Nina”
http://www.meteoweb.eu/2016/06/nel-pacifico-ecco-limponente-onda-di-kelvin-potrebbe-vanificare-lo-sviluppo-della-nina/710047/
Penso che quella originale (https://www.wunderground.com/blog/JeffMasters/a-gallery-of-tropical-influences–mjo-cckw-tiw-and-la-nia) è una discussione molto interessante, che si conclude però con pochi dubbi che La Nina possa arrivare entro l’autunno. Aggiungo anche che il “mostro” non è affatto tale, perché sempre nel post originale non si parla di niente di unprecedented ma di qualcosa di intenso ma anche noto. Infine, quella di cui si parla è una Convective Coupled Kelvin Wave, ossia un pattern atmosferico e non oceanico, sebbene a questo collegato. Infatti, sull’oceano e nell’oceano, lungo tutto il settore tropicale, persiste la Kelvin Wave fredda, che è poi il materiale da cui attingerà La Nina (http://www.cpc.noaa.gov/products/analysis_monitoring/lanina/enso_evolution-status-fcsts-web.pdf), vedere la slide 15 della presentazione della NOAA, ossia dell’outlook settimanale uscito il 27 giugno.
gg
L’ennesima conferma che le dinamiche che stiamo vivendo rispondono a scale temporali ben maggiori rispetto a quelle ipotizzate dai profeti della morte certa per arrostimento antropogenico. Del resto, se la CO2 aumenta quasi linearmente beffandosi delle variazioni di emissioni umane, ci sara’ un motivo, no? Mi viene da pensare ad uno scenario ipotetico (ma non troppo) in cui fra 20 anni, a fronte di emissioni significativamente ridotte, la concentrazione di CO2 continuera’ ad aumentare imperterrita. Gia’ pronta la risposta degli illuminati, ovvero che sara’ colpa delle emissioni umane di 100 anni prima…
Dunque anche la piccola era glaciale è ancora per strada…