Massimo Lupicino scrive su Climatemonitor da qualche settimana, ma non si è mai presentato. Anzi, ha sollevato qualche polverone e qualche polemica, sottese alla domanda di qualche lettore sconcertato: “Perché?”. “Perché Lupicino? Non è un sito di climatologia, questo?”
Quindi si devono delle scuse e delle spiegazioni.
Le posizioni di Climatemonitor in materia di cambiamento climatico sono note: rigore scientifico e onestà intellettuale (salvo libere opinioni contrarie ovviamente…), in contrapposizione alle urla a reti unificate che sui media nostrani (e non solo) annunciano l’imminente fine del mondo salvo pentimento, autoflagellazione e, possibilmente, qualche buona azione del tipo:
- Votare il partito giusto (quello che salva il mondo)
- Fare l’investimento più etico (che salverà il mondo, insieme al partito del punto sopra)
- Leggere il quotidiano che annuncia il Verbo (ovvero la fine del mondo salvo i due punti sopra).
Lupicino non è un climatologo, un meteorologo o uno scienziato di professione, e quindi non si addentra in un campo che non è il suo. Mastica tuttavia di industria energetica, finanza e geopolitica.
Non avendo gli strumenti per valutare i paper del mainstream in materia di clima, Lupicino lascia l’ingrato compito ai professionisti che scrivono su questo sito e, leggendo gli articoli di tali professionisti, si pone, anch’egli, delle domande: “Perché? Perché questa ossessione globale? Perché far vivere la gente nel terrore? Perché finanziare ricerche scientifiche a senso unico? Perché chiudere la bocca dei dissidenti con tanta violenza? Perché questo lavaggio del cervello così accanito? Perché questa fretta?”
Nei precedenti e nei prossimi articoli Lupicino offrirà dei punti di vista. Opinabili come qualsiasi punto di vista, e senza la pretesa di aver ragione. Ma con la voglia di aprire degli squarci in quella che percepisce come una cappa piombata che non lascia scampo ad un pensiero alternativo, indipendente, fuori dagli schemi imposti da un tam tam mediatico che puzza di pensiero unico, di epoche che si pensavano superate per sempre.
Il clima resta centrale nei ragionamenti di Lupicino, che non riesce però a separare l’argomento climate change da altri argomenti politici, economici, industriali che si legano e si intrecciano in modo indissolubile con il tema climatico, a formare una melassa che tutto avvolge, rallenta, intrappola e filtra. Una melassa dolcissima, perché rassicurante.
Perché cosa c’è di più rassicurante che sentirsi dire: “C’è un problema. Ma io (e soltanto io) ho la soluzione?”
E se il mondo fosse migliore di come viene rappresentato? E se i veri problemi venissero nascosti grazie all’invenzione di falsi problemi che distraggano le masse?
Queste e altre domande sottenderanno gli articoli a venire. Parleremo di investimenti “etici”, di politica internazionale (la nostrana la lasciamo volentieri ad altri), di finanza, di presunti geni e di presumibili truffatori, di informazione faziosa e disonesta.
Disonesta, sì.
Che lo pseudonimo Massimo Lupicino nasce proprio da lì: dalla disonestà di due funzionari dell’impero romano: Massimo e Lupicino, appunto. Due uomini che di fronte ai cambiamenti epocali in atto nel quarto secolo DC non trovarono di meglio da fare che brigare, truffare, speculare sulle disgrazie altrui, trasformando tali cambiamenti in occasioni per turpi commerci, al solo fine di maturare profitti personali, disonesti. Di fronte ad una migrazione di massa di popoli barbari i due misero in piedi un commercio in nero di vettovaglie, arrivando a scambiare carne di cane con esseri umani ridotti in schiavitù. Ne conseguì la catastrofica sconfitta di Adrianopoli e il collasso dell’impero domano d’Occidente.
Narra lo storico Ammiano Marcellino che “la gravità della situazione avrebbe richiesto alcuni comandanti militari assai famosi per le loro imprese; ma, come se una divinità avversa li avesse scelti, si trovarono assieme ed erano al comando degli eserciti uomini macchiati dal disonore, fra i quali si distinguevano Lupicino e Massimo, il primo comes nella Tracia, il secondo generale funesto, entrambi però rivali nella temerarietà. La loro insidiosa avidità fu causa di tutti i mali” (Zanichelli.it).
Quanti Massimi e Lupicini speculano oggi sulle paure, le incertezze, le insicurezze della gente? Quanti promettono ricette miracolose al solo fine di trarne profitto personale?
Quanti “salvatori” sono in realtà potenziali carnefici? E quanta carne di cane viene gettata dai media in pasto ai fruitori in cambio della loro schiavitù intellettuale?
E il clima che cambia, e cambia male, come si inserisce in tutto questo?
Massimo Lupicino coglie l’occasione per ringraziare queste pagine per l’ospitalità e per la libertà intellettuale concessa. Visto che non necessariamente le argomentazioni di Lupicino coincideranno con quelle di quanti le popolano con le loro idee.
Libertà intellettuale. Due parole per definire Climatemonitor.
[…] piace immaginare che questo articolo abbia pieno diritto di cittadinanza su questo sito. E comunque il manifesto è stato pubblicato, quindi andare fuori tema è un privilegio a cui non intendo […]
Grazie a tutti. Comunque vada, comunque la si pensi, avremo occasioni per discutere e confrontare diversi punti di vista. Penso proprio che ci divertiremo. PS interessante il filmato della BBC. E interessante anche il legame di parentela: una famiglia non-mainstream, questa dei Corbyn… 🙂 PS Non ricordo di aver visto oasi anche solo di qualche minuto concesse agli argomenti scettici sui media italiani… Salvo forse una intervista di molti anni fa a Zichichi su un programma generalista rai. E’ pur vero che di televisione in questi ultimi anni ne ho vista davvero poca…
[…] Autore: Massimo LupicinoData di pubblicazione: 24 Maggio 2016Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=41420 […]
Seguo con molto interesse questo nuovo filone di informazione.
E come da tempo sto facendo, ripubblicherò sul blog Attività Solare anche i tuoi articoli. Sempre, come sto facendo da moltissimi mesi, con (non meno di…) 24 ore di ritardo!
Di sicuro si aprirà un bel dibattito sulla nostra pagina Facebook… (e anche sul blog). Chissà!!!!!
Sono già curioso di leggere il seguito!
E’ un piacere conoscerti, anche se devo dire che i discorsi di mr. Green e mr. Goodwill non mi sono stati per nulla d’aiuto. Spero di leggere altro.
A proposito di Brex-opoli mi è capitato di vedere questo:
https://www.youtube.com/watch?v=0_I4Euwj8Mw
La BBC ha consentito ad un illustre scettico “fratello di” di spiegarsi in video. Piers Corbyn il meteorologo-astrofisico non s’è fatto pregare.
Forse arrivo tardi come sempre… Infatti mi sono fatto solo ora uno pseudonimo.
Benvenuto anche da parte mia.
Romeo Mauri
Anch’io mi dichiaro intrigato dai pezzi del nuovo autore…
Noto con immenso piacere che CM si fa sempre più interessante.
Grazie a tutti per questo.
Dò anch’io il benvenuto a Massimo Lupicino perchè riflessioni critiche con angolo di visuale più ampio di quello climatologico non possono che essere utili.
Per inciso osservo che una Adrianopoli vera e propria non l’abbiamo ancora avuta e, per la verità, non so se augurarmela come evento catartico. Ciò in quanto anche ai suoi tempi la lezione di Adrianopoli non ebbe alcun effetto concreto e la decadenza proseguì inarrestabile. Quando le cause sono strutturali e profonde anche un evento shock può ben poco, temo.
Grazie Luigi. Non avevo mai pensato ad un parallelo contemporaneo di Adrianopoli… E’ indubbiamente uno spunto interessante. Istintivamente mi verrebbe da dire che una Adrianopoli moderna potrebbe essere una Brexit, uno scioglimento dell’unione europea, che cosi’ com’e’ dimostra di non essere in grado di raccogliere le sfide di questi tempi di cambiamenti epocali. Oggi come allora si parla di migrazioni, di minacce esterne, di manipolazioni. Come dice Guido sopra, la storia alla fine, pur con mille varianti, tende quasi inevitabilmente a ripetersi. Forse per via dell’arroganza del genere umano, che tende a liquidare come naive quando non come imbecilli chi ci ha preceduto in passato. La ricetta perfetta per ripetere gli stessi errori. Non credo ad una Adrianopoli climatica. Se proprio ci fosse, prenderebbe, beffardamente, le forme di una glaciazione Ma qui entriamo nel campo del fantasy…Di sicuro fra alcuni lustri, non molti magari, le nostre generazioni verranno derise per quello che oggi prendiamo tremendamente sul serio. Ogni riferimento al climate change e’ assolutamente casuale…
Solite armi di distrazione di massa. L’importante e’ che non vi sia liberta’ di pensiero, quello vero, liberale, colto e di fatto trasgressivo.
Questi liberi pensatori, colti ed esperti, che non si lasciano distrarre, vanno ovviamente derisi e beffeggiati. Ma i conti sono dietro l’angolo, la storia e la vita si riprendono sempre il maltoto. Ovviamente non subito, basta aspettare. Grazie dell’ospitalita’ per questo mio dire.
Benvenuto da parte mia. Nella libertà intellettuale che ci riconosci, concorderò su ciò che condivido e mi riservo di poter esporre ragioni e prove diverse su ciò che non condivido, come è normale nella dialettica tra persone civili che si rispettino reciprocamente.
Su quello che hai scritto ora sono perfettamente d’accordo (apprezzo i riferimenti storici, essendo io un appassionato di storia e dato che penso che le situazioni non siano mai identiche, ma spesso siano molto simili, e quindi dalla storia ci sia molto da imparare).
Ho già espresso nell’articolo precedente le mie perplessità sull’idea che hai del nucleare, ma questo punto lo potremo sviluppare in seguito, se vorrai.
Per il momento ti esprimo il mio apprezzamento di base per la filosofia che ti guida, e nella quale mi ritrovo fondamentalmente.
Caro Guido, innanzitutto grazie, poi una precisazione: sul nucleare la mia posizione e’ la seguente: se si vuole una fonte energetica a zero emissione di CO2 e continua, ovvero senza le incertezze legate a presenza/assenza di sole e/o vento, maree etc . etc. allora il nucleare e’ la soluzione. C’e’ un problema di costi, visto che l’ultima generazione non e’ ancora abbastanza matura da presentare costi competitivi. Ma e’ lecito aspettarsi che nel tempo diventera’ via via piu’ economico, per via della vecchia cara curva di apprendimento. Il problema e’ che gli iscritti al grande e trasversale partito del nimby vogliono energia “pulita” (nella loro accezione il nucleare non e’ compreso), economica e rigorosamente rinnovabile. Rinnovabile nella loro accezione, ovvero solo eolica o solare. Ma purche’ le pale non siano visibili e i pannelli non occupino troppo spazio etc. etc. etc. Purtroppo in italia la strada e’ lunga da fare e certe scelte scriteriate (a partire da referendum tenuti rigorosamente dopo catastrofi epocali) sono ormai purtroppo praticamente irrimediabili. Ben altra cultura in paesi come la Svizzera (che ha votato no, ad un referendum sull’abrogazione del nucleare) e la stessa inghilterra, dove non c’e’ stata sostanziale opposizione dell’opinione pubblica al mega-progetto sulla nuova centrale nucleare… Torneremo su questi temi, prima o poi…
lucido come ormai noi italiani non siamo più abituati ad essere