Ormai è questione di tempo, poco tempo. La Terra sta diventando più verde, cioè del colore che scalda i cuori di tutti quanti sono impegnati sul fronte del salvataggio del pianeta. Questo li dovrebbe rallegrare, se non fosse che poi gli toccherebbe andare a lavorare e, come sanno tutti quelli che questo già lo fanno, non sarebbe ovviamente un bell’andare.
Sicché, questa faccenda del global greening non può e non deve essere una buona notizia. E quindi ecco presto ribaltata la frittata: le piante non sono più floride e più diffuse sul pianeta perché c’è più cibo disponibile, dato che si nutrono sostanzialmente di CO2 (come sanno quelli che la pompano nelle serre per esempio), ma stanno in realtà difendendosi da questa improvvida disponibilità della loro risorsa primaria, con la quale, incidentalmente, producono anche l’ossigeno che ci piace tanto. Ebbene sì, come tutti sanno, non si cresce perché si mangia, ma si cresce per mangiare. Elementare. Come abbiamo fatto a non pensarci prima?
Neanche il fatto poi che una maggiore disponibilità di CO2 significhi anche una riduzione degli stomi, le ‘aperture’ attraverso cui le piante mangiano, e quindi anche una accertata migliore efficienza delle piante nel gestire l’altra risorsa primaria, l’acqua, deve essere considerato una buona notizia. Neanche per idea. Più piante vorrà dire più consumo di acqua, che già, notoriamente, il clima in disfacimento farà scarseggiare.
Se si aggiunge poi che il mare si alza e diventa pure più acido (ops…meno basico), è tutto chiaro. Non vogliamo una terra più verde. Quindi cambiamo colore al movimento.
Non prima però di aver aperto una piccola porticina alla speranza: le temperature globali potrebbero scendere un po’ alla fine del 2016, perché invece di El Niño, che le ha fatte salire (ma non era la CO2???), ci sarà forse La Niña, che in genere le fa scendere. Ma la porta si richiude subito però, perché La Niña, si sa, porta gli uragani.
Porca putt…. non si può mai stare tranquilli!
PS: è tutto vero, lo hanno scritto su Il Fatto Quotidiano, riprendendo e stravolgendo a scoppio ritardato e con la collaborazione degli stessi autori, lo studio uscito su Nature Climate Change qualche tempo fa e commentato abbondantemente anche su CM. Ah, in quel commento, anche un altro articolo uscito sempre su Nature Climate Change dove si legge che una Terra più verde produrrà più cibo, altro danno irreparabile della CO2, naturalmente.
Premessa: sono un profano del clima, seguo da un paio di mesi CM e condivido in pieno il punto di vista che cercate strenuamente di portare avanti e di diffondere.
Questa notizia del GG non mi era però nuova, sapevo già che la natura reagisce in maniera dinamica al clima globale, cosa che avrà fatto decine di migliaia di vole nella storia altrimenti non saremmo qui a parlarne.
Mi sorge spontanea una domanda: diciamo che non dobbiamo preoccuparci “troppo” di quanta CO2 immettiamo in atmosfera (fermo restando che un generale ridimensionamento dell’uso dei combustibili fossili è sempre benvenuto) ma come dobbiamo interpretare i dati al momento “incontrovertibili” dell’aumento della temperatura media della terra (v. ad es. il vostro datasheet)?
Possiamo sperare in una nuova risposta della natura?
> è tutto vero, lo hanno scritto su Il Fatto Quotidiano
Uno dei peggiori giornali in fatto di “clima_che_cambia_e_che_cambia_male” (e non solo)!
“Se tutto va bene siamo rovinati”
E poi aumentano a dismisura i costi per la manutenzione delle strade delle città con tutte quelle fastidiose erbaccie che si ostinano a crescere nelle crepe del catrame e del cemento 🙂
Grazie, a questa malefatta di CO2 non avevo mai pensato. Ad avere abbastanza pelo sullo stomaco ci sarebbe da imbastirci un articolo per Nature.