Vi risparmierò la fatica di arrivare in fondo al post. Dipende da quale parte del recinto siete. Quando si parla di clima e ambiente, l’attivismo paga e non intacca la credibilità degli scienziati, non erode la convinzione – generalmente salda in tutti gli altri campi della conoscenza – che fare il tifo per le proprie idee possa far scadere di qualità il proprio giudizio e trasformarlo da obbiettivo, ossia basato solo sui fatti, a soggettivo, ovvero frutto della percezione.
Questo, senza che la faccenda sorprenda più di tanto, è il risultato di una nuova ricerca che coniuga comportamenti sociali e disastro climatico (qui, su EOS).
© 2016. The authors. CC BY-NC-ND 3.0
Non è stato difficile arrivarci. Prendi un sedicente meteorologo (a loro dire generalmente ritenuto credibile in quanto tale 😉 ) e fagli dire cose molto politically correct ma da vero attivista. Pochi fatti, cioè pochi numeri, ma molte chiacchiere sul fatto che sia assolutamente necessario fare qualcosa per arginare la frana del del clima. Risultato: alla fine, per il campione di intervistati, la sua credibilità era integra. Tranne un piccolo particolare, uno scivolone, naturalmente anch’esso programmato, che ha fatto alzare qualche sopracciglio. Cos’è successo? Facile anche questo, l’attivismo del nostro meteorologo è sfociato nel non-politically correct, si è permesso di dire che per combattere il cambiamento climatico bisognerebbe costruire più centrali nucleari.
Morale, la credibilità non è frutto dello spessore di quello che si dice, della fondatezza delle proprie affermazioni, ma di quello che chi ascolta vuol sentirsi dire. E, oggi, tutti vogliono sentirsi dire che il disastro climatico è alle porte e nessuno vuol sentir parlare di energia nucleare, nonostante il primo non si sia ancora visto e la seconda sia di gran lunga la fonte energetica più ‘verde’, affidabile ed efficace.
Sarei curioso, davvero curioso, di vedere i risultati dell’esperimento inverso, cioè come ne sarebbe uscita, data l’aria che tira, la credibilità della meteo-cavia se si fosse messo a fare attivismo non pro, ma contro il dogma del clima che cambia. Voi che dite?
“Sarei curioso, davvero curioso, di vedere i risultati dell’esperimento inverso, cioè come ne sarebbe uscita, data l’aria che tira, la credibilità della meteo-cavia se si fosse messo a fare attivismo non pro, ma contro il dogma del clima che cambia. ”
.
Gli sarebbe capitato ciò che è capitato al meteorologo francese che si è permesso di dubitare del disfacimento climatico di origine antropica prima della COP21: licenziato in tronco. Detto in altri termini condannato al “rogo” come gli eretici del passato più o meno lontano. Perché questo è il livello del dibattito in corso: da una parte i credenti, dall’altra gli eretici.
.
Qualche sera fa su uno dei canali della televisione nazionale ho seguito uno speciale dedicato al cambiamento climatico, infarcito di una miriade di bestialità spacciate per verità assolute, senza un dato, senza un riscontro: una litania di sventure prossime venture. La cosa che più mi ha impressionato è stata l’immagine della banchisa polare che scaricava in mare, in modo assolutamente normale, come fa da milioni di anni, ma se su quelle immagini (fatti) tu parli di ghiacciai che si sciolgono a causa del clima che cambia per colpa dell’uomo, l’associazione logica è immediata e nella mente delle persone rimane impresso in modo indelebile che il clima che si riscalda fa staccare pezzi di ghiaccio dalla parete della banchisa. Hai voglia a dire che è normale, che il fronte della banchisa si sfalda per motivi naturali, nessuno ti crede, anche se sei un premio nobel.
E’ come cercare di convincere chi crede ai rimedi omeopatici che la “medicina” che assume è acqua fresca: ti guarda di traverso e ti dice che sei un prezzolato di “big farma”.
E non crediate che si tratta di cose che riguardano gente poco acculturata: vi sbagliereste di grosso. Sono stato testimone di un evento paradossale in cui persone “al di sopra di ogni sospetto” discettavano di individui capaci di “canalizzare” non ben identificate “energie vitali” all’interno del corpo di persone sofferenti aiutandole a “guarire”. Non ho neanche provato a intromettermi nel loro discorso per dir loro che sbagliavano: oggi queste cose sono politicamente corrette e va bene così. Neanche se li picchi cambiano idea!
Ciao, Donato.
La credibilità è qualcosa che parla alla pancia delle persone, più che al loro cervello. La forma più comune di credibilità è quella che si basa appunto sul confronto tra le proprie convinzioni e quelle della persona di cui si giudica la credibilità.
La forma più seria di credibilità è quella che si basa su parametri oggettivi, ma anche questa non ci garantisce il risultato. Anche i più grandi geni hanno scritto o detto cose sbagliate. Questo non toglie che siano più credibili di altri, ma il grande Aristotele quando gli chiesero cosa spingesse la freccia, quando aveva lasciato l’arco, rispose “il vento” (non conosceva l’inerzia).
Questo non toglie il fatto che Aristotele fosse mediamente più credibile di altri del suo tempo, quando si parlava di scienza, ma la credibilità è un fatto statistico, non una verità assoluta e senza eccezioni.
Secondo me.
La ringrazio per questo eccellente articolo. Pura verita’!