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Ma quanto caldo e freddo fa? E’ questione di percezione

Ci vorrebbe un termometro. Ma non basterebbe neanche quello, perché, a quanto pare, ognuno ha il suo. Negli ultimi giorni infatti è nata una discussione su uno dei nostri post che penso possa essere efficacemente spiegata dall’articolo che vi propongo oggi.

Si chiama bias cognitivo o, meglio, il condizionamento indotto dal nostro modo di pensare. Non è una novità, se ne parla da tempo anche in merito alla polarizzazione dei temi sul clima che cambia. C’è una polarizzazione politica, c’è n’è una ideologica, ce ne sono probabilmente anche di carattere pratico – nel senso che se con quello che vado dicendo in giro mi ci devo guadagnare da vivere starò bene attento a dire quel che ci si aspetta che io dica etc etc.

In qualche modo, questo argomento si innesta anche in un’altra nostra discussione, quella avviata ieri sulla possibilità che l’universo mondo sia in realtà il programma al computer di una intelligenza superiore. Un’ipotesi che, diversamente da quello che mi aspettavo, ha trovato anche un certo consenso in alcuni commenti.

Nel programma, ci sarebbe anche il gusto perverso di farci vedere delle cose diverse da quelle che sono, ovvero indurre dei condizionamenti in grado di distorcere la realtà ai nostri occhi e alla nostra percezione. Agendo anche, anzi, soprattutto, sui sensi.

Vi stupirà infatti scoprire che i giudici dei tribunali israeliani non emettono sentenze più o meno favorevoli in ragione della gravità del reato, della pericolosità del reo etc etc, quanto piuttosto in relazione alla distanza dal loro…pranzo.

Sono pronto a scommettere che questo vale per tutti.

Oppure, pensate sia meglio metterci un minuto per arrivare al ritiro bagagli e poi aspettarne sette per vederli arrivare o camminare per sette minuti per arrivarci e poi aspettare un minuto per averli? E’ la stessa cosa no? Eppure, all’aeroporto di Huston, quando hanno cambiato la distanza tra il terminal e il ritiro bagagli, aumenandola, si sono azzerati i reclami per l’attesa.

Insomma, pare che il nostro cervello (o le sue combinazioni binarie?) si diverta a ingannarci in continuazione. C’è qualcuno che lo sa e sfrutta legittimamente questo aspetto così curioso. Con il linguaggio, con la grafica, con i percorsi al supermercato e via così.

L’articolo è questo, è un po’ lungo ma ve lo consiglio 😉

How Infographics Reveal Your Brain’s Blind Spots

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Published inAttualità

3 Comments

  1. virgilio

    Come più o meno asserisce un noto mentalista tedesco, ma un po’ tutti i mentalisti dicono o sottintendono all’incirca la stessa cosa: il mondo è come lo si pensa. La scienza certamente ci aiuta a giudicare meglio, il fatto è che persino gli scienzati non sempre s’accordano su ciò che è o dovrebbe essere “la scienza”, si vedano ad esempio le diatribe fra il noto fisico Zichichi e il matematico Odifreddi. O a un livello forse ancora più nobile le divergenze fra S. Hawking e R.Penrose. Questa è materia comune per gli epistemologi. D’altronde si pensi alla prova logico-matematica sull’esistenza di Dio che propose il grande Kurt Godel, di contro al totale scetticismo dell’altro grande Bertrand Russell. D’altro canto caro dott. Guidi io la invito a riflettere sul perché mai creder di vivere all’interno d’un Universo informatico, prodotti da esseri più o meno come noi, anche se più evoluti tecnicamente, dovrebbe risultare più strano o eccezionale o improbabile di creder che tutto sia stato creato dal nulla assoluto per opera di un Essere Onnipotente ed Eterno come il Dio delle consuete religioni a cui ci hanno abituato a creder fin da bambini, con tutto il corredo connesso: che noi si possa continuare ad esistere in eterno come anime, ossia con coscienza, pensiero e sentimento senza né un cervello e né un corpo, e così via…?! Eppure più di qualche eminente scienziato ancora afferma di essere “credente” e pochi se ne stupiscono! Forse, e qui torniamo all’essenza del tuo articolo, proprio perché appunto ci hanno abituato a pensare, fin da piccoli, e tuttora con la perenne presenza di Papi, apparizioni mariane e miracoli in TV, che Dio e immortalità e paradiso e inferno siano qualcosa di più normale di un super-computer? Io dico che dal punto gnoseologico o concettuale o logico non v’è alcuna differenza se non che abbia qualche probabilità in più proprio il super-computer poiché se non altro s’avvicina di più alla realtà da noi, qui e ora, empiricamente sperimentabile (programmini di realtà e vita virtuale già da qualche anno girano fra i computer). Saluti e grazie per quest’ottimo sito che lei gestisce.

  2. Roberto

    dato che nel post che linki non ci sono discussioni di termometri e di temperature, spero a questo punto che non ti riferissi ai miei commenti su quest’altro post http://www.climatemonitor.it/?p=41177
    perché in tal caso non solo dimostreresti di non conoscere la reale temperatura di Bari del 13 e del 17 aprile, ma dimostreresti anche di non aver colto per nulla il senso dei miei commenti

    ma ripeto, spero di sbagliarmi

  3. Fabio Vomiero

    E’ proprio così, ed è proprio per questo che esiste la scienza. Un metodo collaudato per cercare di porre obiettività e di combattere le nostre “sensazioni” e i nostri pregiudizi, soggettivi e molto spesso sbagliati.
    Saluto cordialmente

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