Io ci sono stato al museo di Storia Naturale di New York. E’ un luogo fantastico, che trasmette una sensazione di conoscenza che va ben al di là degli onori della cronaca che ha ricevuto per i film di Ben Stiller. Un luogo dove non ti aspetteresti che uno dei dirigenti, più precisamente il direttore del Planetarium, stabilisca in 50 e 50 le probabilità che tutta l’umanità, anzi, tutto l’universo che conosciamo, non sia altro che il programma al computer di una intelligenza superiore. In sostanza il suo giocattolo e, noi, le sue marionette.
Argomento gnostico che ritorna di quando in quando, ovvero quando, evidentemente, vengono meno gli argomenti, oppure si alza il gomito, oppure, sempre per restare in tema cinematografico, il torpore del primo mattino ha fatto prendere dal comodino la pillola sbagliata.
Non è dato sapere quale sia la robustezza scientifica di tale affermazione, visto che l’elevata probabilità di essere solo uno tra miliardi di miliardi di bit, discenderebbe dal fatto che si trovi strano che esseri umani e scimpanzé siano tanto diversi pur condividendo il 98% del DNA.
La faccenda è apparsa su Le Scienze, ma, piuttosto, vi consiglierei la lettura di questo commento, il cui autore sembra non aver preso pillole e non aver fatto ricorso al fiasco, per fortuna.
Ma, un momento, se viviamo in una mega play station, vuol dire che anche l’AGW è frutto di programmazione…vuoi vedere che… 😉
“e’ possibile costruire un generatore di realtà virtuale il cui repertorio comprenda ogni ambiente fisicamente possibile”. Frank Tipler sicuramente dà col suo “punto omega” manforte a tale congettura. In linea di massima io asserisco che dinanzi all’ignoto non possono essere lesinate congetture e ipotesi solo perché esse ci appaiono strane. ”
Posto, come è stato detto più volte nei commenti sopra, che è metafisica e non scienza; posto che va benissimo, perché la metafisica contiene la scienza, quindi è un nobilissimo campo di discussione…
… il problema è che a) si sta cercando di discutere un problema di metafisica con metodi scientifici b) è una discussione che non serve a niente, perché anche se fossimo la simulazione di qualcun altro, ci sarebbe da chiedersi chi è quel qualcun altro, e se è simulato da altri; e sì, il problema è stato affrontato già parecchie volte da quegli antichi dei nostri progenitori, in modo molto meno naif di quello citato (in altre parole: i filosofi che se ne sono occupati furono in grado di ragionare in termini molto più generici (cfr. “prova ontologica”), senza dover abbassarsi a riferimenti culturali contingenti, come computer e hard disk).
PS E se si volesse discutere seriamente, esiste una prova ontologica dell’esistenza di Dio basata su una dimostrazione di Godel – sì, quello noto per l’altro teorema, ma stranamente non noto per questo.
http://www.maat.it/livello2/Godel-02.html#prova
Traparentesi, la dimostrazione di Godel mi risulta ritenuta valida ed è stata recentemente usata per testare la bontà di applicazioni di “theorem proving” di ultima generazione.
Forse perché è facile scopiazzare Matrix e farsi bello alle conferenze, mentre pochi possono discettare di matematica complessa?
Mah…
Mi metto sopra un formicaio a guardare le formiche, e penso: “le posso osservare, studiare e anche interferire con il loro destino senza che loro capiscano che lo stia facendo…”
Poi, ricorsivamente, mi domando: “…e se un essere ‘superiore’ lo stesse facendo con me in un modo altrettanto ineffabile?”
Una simpatica (e famosa) risposta la diede Fredric Brown nel 1964 (quando ancora non esisteva la parola “computer”!):
—
Dwan Ev ceremoniously soldered the final connection with gold. The eyes of a dozen television cameras watched him and the subether bore throughout the universe a dozen pictures of what he was doing.
He straightened and nodded to Dwar Reyn, then moved to a position beside the switch that would complete the contact when he threw it. The switch that would connect, all at once, all of the monster computing machines of all the populated planets in the universe — ninety-six billion planets — into the supercircuit that would connect them all into one supercalculator, one cybernetics machine that would combine all the knowledge of all the galaxies.
Dwar Reyn spoke briefly to the watching and listening trillions. Then after a moment’s silence he said, “Now, Dwar Ev.”
Dwar Ev threw the switch. There was a mighty hum, the surge of power from ninety-six billion planets. Lights flashed and quieted along the miles-long panel.
Dwar Ev stepped back and drew a deep breath. “The honor of asking the first question is yours, Dwar Reyn.”
“Thank you,” said Dwar Reyn. “It shall be a question which no single cybernetics machine has been able to answer.”
He turned to face the machine. “Is there a God?”
The mighty voice answered without hesitation, without the clicking of a single relay.
“Yes, now there is a God.”
Sudden fear flashed on the face of Dwar Ev. He leaped to grab the switch.
A bolt of lightning from the cloudless sky struck him down and fused the switch shut.
—-
(Fredric Brown, “Answer”)
Virgilio, è molto interessante il tuo punto di vista e devo dire che in gran parte lo condivido in linea generale, anche se poi però bisogna in qualche modo necessariamente definire dei criteri per cercare il più possibile di stabilire una linea di demarcazione tra scienza e pseudoscienza o tra fisica e metafisica, ed è in questo senso che forse anche il contributo di Popper può darci una mano. Dopodichè è vero, in linea teorica, visto che la certezza nella scienza dei sistemi complessi non esiste, non esistono quasi mai nemmeno degli impedimenti teorici netti a molte possibilità, vedi ad esempio creazionismo o esistenza di civiltà aliene avanzate. Tuttavia, tutte queste congetture teoriche praticamente indimostrabili e nello stesso tempo infalsificabili, a mio parere non ci fanno fare nessun passo concreto nello sviluppo della conoscenza scientifica e non possono accreditarsi il valore di teorie scientifiche che sono invece ben altra cosa e generalmente ben supportate dal punto di vista teorico e sperimentale. Per quanto riguarda il tuo accenno alla possibilità teorica di poter arrivare un giorno a creare qualche forma virtuale di coscienza o consapevolezza, io in realtà sono molto pessimista in merito, in quanto da biologo, non posso non sostenere che purtroppo l’enorme complessità di un essere biologico o di una proprietà cognitiva, soggetta al fenomeno dell’emergenza intrinseca, non potrà mai essere “catturata” da un unico modello fisico-matematico formale. Purtroppo la nostra coscienza non è soltanto una circuiteria neuronale da decodificare, ma è invece un sistema ipercomplesso in continuo rapporto dinamico con l’ambiente. Nessuno infatti potrà mai sapere a cosa penserà da qui a cinque minuti in quanto questo dipenderà inevitabilmente ed impredicibilmente dal rapporto dinamico che nel frattempo si stabilisce con l’ambiente circostante in continua evoluzione. La biologia e molte altre scienze di natura evolutiva ci insegnano che la scienza purtroppo non ha sempre a che fare con la predicibilità e la calcolabilità del mondo, ma che anzi in realtà i sistemi che possiamo calcolare e prevedere in maniera analitica, chiara e netta, utilizzando la matematica, in natura sono molto pochi e molto semplici. Per inciso, come ho altre volte argomentato, questi stessi ragionamenti a mio avviso sono validi anche per il clima.
Saluto cordialmente
Concordo con Guidi e con Mariani, anche dal mio punto di vista, in tutto ciò, non c’è niente di scientifico. Nel senso che comunque non si può certo parlare di teoria scientifica visto che si tratta di una tesi sicuramente non dimostrabile e nemmeno falsificabile, per dirla alla Popper. Mi sembra più che altro una divagazione filosofica di stampo metafisico molto vicina, dal punto di vista scientifico, alla opzione creazionista. Tesi quindi discutibile, nel senso che possiamo anche discuterne, ma che sicuramente non ci fa fare nessun passo in avanti, in termini scientifici, in merito alle grandi questioni della scienza, ancora irrisolte, come l’origine dell’Universo, l’origine della vita e l’origine della coscienza.
Saluto cordialmente
Proprio perché non sappiamo con certezza rispondere alle grandi domande a cui fai cenno è lecito proporre tesi, anche le più apparentemente folli, purché non siano auto-contraddittorie o non auto-consistenti. Su questo tema vi è da tempo un discreto numero di pagine su riviste e saggi scientifici. In qualche modo anche David Deutsch con la sua difesa epistemologica della possibilità di costruire un computer-simulatore universale (usando la meccanica quantistica) affianca suddetta tesi: “(Principio di Turing Generale) e’ possibile costruire un generatore di realtà virtuale il cui repertorio comprenda ogni ambiente fisicamente possibile”. Frank Tipler sicuramente dà col suo “punto omega” manforte a tale congettura.
In linea di massima io asserisco che dinanzi all’ignoto non possono essere lesinate congetture e ipotesi solo perché esse ci appaiono strane. Chi ha studiato fisica quantistica sa quanto (scusate il gioco di parole) inusitata e fantascientifica possa risultare la natura nei suoi meccanismi fondamentali e consueti. D’altronde noi già stiamo in procinto di creare realtà virtuali con tanto di esserini che si muovono in essi. Forse arrivare al livello della consapevolezza intelligente potrebbe non essere così proibitivo. Il pensiero è questione di calcoli neuronici, aumentandone la potenza si può accedere a quel che noi chiamiamo auto-consapevolezza. E se noi un giorno futuro dovessimo riuscirci (e i prossimi computer quantistici già prefigurano qualcosa) i nostri eroi creati virtualmente non sarebbero tanto diversi da noi. Anche fra essi, ci scommetto, un giorno si affacceranno i loro climatologi ad avvertire che il calore dei circuiti in cui vivono si va surriscaldando paurosamente.
Rimane il fatto che fintanto non saranno né dimostrabili, né tantomeno falsificabili non hanno nessun diritto di cittadinanza tra le teorie scientifiche.
Se poi Tyson Degrasse & Co. volevano atteggiarsi a filosofi (o altro), hanno tutto il diritto di farlo intendiamoci; ma non certo quello di spacciare filosofia per scienza .
Caro Guido,
mi paiono discorsi totalmente campati per aria perché privi di qualunque riscontro fattuale.
Perché poi proprio una simulazione al computer? Se il computer è alla fin fine il risultato dell’ingegno delle nostre menti, perché non ipotizzare allora che il nostro universo non sia null’altro che una creazione mentale, magari il sogno di una bimba che dorme tranquilla in riva al mare o l’incubo di un pensionato con problemi digestivi? E questa non è peraltro un’ipotesi particolarmente originale perché la si ritrova immagino in più di un romanzo di fantascienza (e così siamo passati da “Le scienze” a “Le fantascienze”, come propone l’autore del bell’articolo da te consigliato).
Prima di lanciarci in voli pindarici dovremmo vedere di rispondere alla domanda delle domande, che è poi quella relativa a come sia nata la vita sul pianeta terra.
Luigi
Non capisco perché si debba parlare di discorsi campati in aria. Personalmente è una sensazione che ho da quando studai cartesio a scuola. Se l’universo risponde a leggi matematiche che peraltro stiamo scoprendo piano piano, queste leggi mi sanno tanto di comandi pre-impartiti, un linguggio, un software. Essendo questi comandi molto familiari dal momento che li scopriamo (decodifichiamo) potremmo addirittura averli fatti noi stessi. Certo siamo ben aldilà del mondo scientifico, si supera quel limite tanto caro Kant, ma non vedo che ci sia di meno dignitoso in questo oppure dare tutto il merito a qualche divinità.
Allora dà così tanto fastidio chiamarla ‘Dio’, invece che inventarsi fantomatiche ‘simulazioni al computer’ ?