Marosi che invadono le terre emerse, fiumi impetuosi che spazzano via tutto ciò che incontrano, montagne senza neve, città roventi, verdi brughiere trasformate in lande desertiche, etc etc. Questo, secondo gli scenari più terribili, il futuro del clima.
Ma, vi siete mai chiesti cos’è uno scenario per come lo si intende quando si guarda il clima con il cannocchiale del tempo?
Nella normale accezione del termine, dovrebbe essere qualcosa che descrive, secondo diversi assunti e unendo diverse dinamiche, i contorni del sistema terra, oceano, atmosfera nel lontano futuro, coniugandone però l’evoluzione con il presunto condizionamento del forcing antropico, cioè soprattutto delle emissioni di CO2.
L’IPCC, il panel ONU che riassume i progressi della scienza in materia di cambiamenti climatici (non di clima tout court, evidentemente, perché non abbastanza interessante), ha preparato un certo numero di scenari e, recentemente, li ha modificati chiamandoli RCP (Representative Concentration Pathways), ipotizzando diversi livelli di emissioni, diversi modelli di sviluppo economico, diversi mix energetici e così via.
Bene (si fa per dire), i disastri sopra descritti, che sentiamo ripetere ogni giorno, scaturiscono tutti dallo scenario peggiore, volgarmente (ed erroneamente) definito BAS, cioè Business As Usual, con ciò intendendo che nel futuro da questo descritto, tutto dovrebbe essere come oggi: crescita continua delle emissioni, dei consumi energetici, della crescita economica etc etc. Nella figura qui sopra, è l’RCP8.5, un numero che corrisponderebbe ad un aumento di 8.5 W/m2 del forcing radiativo.
E’ uno scenario realistico? E lo sono le proiezioni climatiche ad esso associate?
La risposta alla prima domanda è no. Quella alla seconda domanda viene quindi da sola: ancora no. Questo perché il forcing radiativo – inteso come alterazione del bilancio tra energia entrante e energia uscente dal sistema – che questo scenario prevede, non è realisticamente raggiungibile con le ipotizzate risorse di fonti fossili e, conti alla mano, con il peso che ad esse si attribuisce negli stessi modelli climatici con cui questi scenari sono costruiti. La concentrazione di CO2 e il forcing CO2 equivalente cui si dovrebbe arrivare per fine secolo sono semplicemente inarrivabili.
Se ne avete voglia, potete andare qui per i dettagli.
Prima di lasciarvi all’approfondimento una considerazione: mentre un contributo umano ad alcune delle manifestazioni del clima è ipotizzabile e anche molto probabile – leggi per esempio la modifica sostanziale dei microclimi delle aree urbanizzate – il mondo descritto da questi esercizi di futurologia è fiction, anche molto scadente. E, le attuali policy economiche, energetiche, sociali, sono tutte costruite su questa fiction. Del resto, viviamo l’era dei reality show…
[…] davvero. Peccato però che si tratti dell’RCP8.5, lo scenario più gettonato ma anche meno realistico di quelli presi in […]
Mi verrebbe da citare la frase con cui mia moglie, psicoterapeuta, ha iniziato il suo libro: “la mia vita è stata piena di situazioni tremende, la maggior parte delle quali non si è mai verificata” . Direi che calza a pennello al metodo degli scenari climatici. 😉