…an action taken to protect the environment may have actually ended up causing some harm.
Chiaro? Forse no, provvediamo: “Un provvedimento preso per proteggere l’ambiente potrebbe aver finito per causare dei danni“. E non sarebbe neanche la prima volta.
La notizia o, meglio, la spiegazione, arriva da Ars Technica, media di divulgazione scientifica che riprende e commenta due nuove studi usciti entrambi su Nature Geoscience:
- Disentangling greenhouse warming and aerosolcooling to reveal Earth’s climate sensitivity
- Amplification of Arctic warming by past airpollution reductions in Europe
Nel primo si cerca di quantificare l’effetto ‘raffreddante’ degli aerosol nelle dinamiche del bilancio radiativo, con particolare riferimento a quella quota del particolato sospeso in atmosfera riconducibile alle attività umane. Tra il lavoro fatto schermando la radiazione entrante e quello che fornisce ‘semi’ per la nucleazione delle goccioline che formano le nubi, pare che gli aerosol, nelle ultime decadi, abbiano evitato circa un terzo del riscaldamento che altrimenti sarebbe arrivato stante l’aumento della concentrazione di anidride carbonica. Inevitabile caveat di CM: in questo lavoro, evidentemente, la quantificazione del ruolo della CO2 non è in discussione.
Nel secondo, lo si evince anche dal titolo, si studiano gli effetti del contributo degli aerosol su quella che si definisce ‘amplificazione artica’, ossia si cerca di capire quanto e se questi abbiano contribuito all’accentuazione del riscaldamento osservato sulle alte latitudini dell’emisfero nord. Salta fuori, di qui l’incipit di questo post ripreso dall’articolo di Ars Technica, che gli sforzi fatti a partire più o meno dal 1980 per abbattere le emissioni di particolato, avrebbero dato il via libera al riscaldamento di Polo Nord e dintorni. Altro inevitabile caveat di CM: in quest’altro lavoro, l’emisfero sud non è contemplato, evidentemente, perché non solo laggiù non c’è nessuna amplificazione del riscaldamento, ma non c’è proprio aumento delle temperature; questo per certi aspetti avrebbe senso, perché sappiamo che la differenza sostanziale tra i due emisferi è la distribuzione delle terre emerse e quindi anche le emissioni di aerosol. Peccato che il clima sia uno solo e che si continui a parlare di riscaldamento globale…
NB: Grazie a Fabrizio per la segnalazione.
Altra cosa che non ha nulla da vedere con gli aerosol, il vapore acqueo è il maggior gas ad effetto serra giusto, nel continente antartico nel suo interno ha un umidità bassissima , meno che nelle zone desertiche calde,.Conclusione: allora la co2 qui dovrebbe mostrare tutto il suo potenziale di gas serra, ma questo non succede , ma non doveva essere GW
[…] Autore: Guido GuidiData di pubblicazione: 25 Marzo 2016Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=40897 […]
“perché sappiamo che la differenza sostanziale tra i due emisferi è la distribuzione delle terre emerse e quindi anche le emissioni di aerosol”
Non mi torna… al polo Sud niente aerosol, quindi non ci dovrebbe essere l’effetto raffreddante, quindi dovrebbe fare ancora più caldo che al Polo Nord (ovviamente solo per quanto riguarda il contributo dell’aerosol). Giusto?
Appunto…dovrebbe… 😉
gg