Chi l’avrebbe mai detto, al tempo dei bucanieri, quando i mari erano solcati da velieri carichi di preziosi provenienti dalle terre coloniali, gli uragani nell’area dei Caraibi sono stati meno numerosi che ai giorni nostri. Almeno così pare risulti dal lavoro di un team di “cacciatori di relitti” che ha pubblicato il proprio lavoro sui PNAS recentemente.
Shipwreck rates reveal Caribbean tropical cyclone response to past radiative forcing.
In pratica, mettendo a confronto le informazioni sui naufragi di velieri della via del commercio, scrupolosamente registrate dalle compagnie che li mandavano in giro per il mondo dopo la scoperta dell’America, con dati di prossimità dendrocronologici provenienti dalle Florida Keys, in un generale buon accordo tra le serie, salta fuori che il periodo tra il 1645 e il 1715, avrebbe visto scendere in modo significativo i naufragi e aumentare invece la velocità di accrescimento degli alberi. Le due cose messe insieme puntano ad una bassa frequenza di occorrenza di uragani per l’area dei Caraibi.
Quel periodo, continuano gli autori di questo paper, è anche noto per una significativa riduzione dell’attività solare, ovvero per un numero di macchie solari molto basso, noto come il Minimo di Maunder.
Quindi, bassa attività solare, effetti sul forcing radiativo (come, perché?), meno uragani in Atlantico e nemo naufragi. Per carità, so di dire qualcosa di assolutamente speculativo, ma così è anche per gli ultimi anni, fatta eccezione per i naufragi ovviamente. 😂
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