La Natura, si sa, sa essere spietata. Non ci sono dubbi che lo sappiano anche i pinguini Adelia della colonia di Cape Denison nella Commonwealth Bay, la cui popolazione è scesa da 160.000 a soli 10.000 esemplari nell’arco di pochi anni.
Lo apprendiamo praticamente da tutti i media specializzati e non, compreso il nostro Corriere della Sera, su cui però non manca il condimento in salsa clima che cambia, che attira letture ma rovina la ricetta, come sempre.
Tanto per cambiare, chi ha redatto l’articolo non si è preso la briga di approfondire quel tanto che sarebbe bastato a capire che l’esperto di turno è già noto ai più per aver capitanato la spedizione #spiritofmawson nel 2013/2014, finita nel ridicolo per essere rimasta bloccata dal ghiaccio nel tentativo di dimostrare che di ghiaccio non ce n’era. Si tratta infatti di Chris Turney, dell’università del Nuovo Galles del Sud, uno che insegna e studia il clima che cambia.
Prima però, la vicenda. Nel 2010, un grosso iceberg si è incastrato all’imboccatura della baia dove vivono i pinguini, favorendo l’accumulo di ghiaccio e di fatto allungando di 60 Km la strada che le bestiole devono fare per giungere al mare. E la colonia ha visto l’inizio della fine.
Il fatto è che in Antartide gli iceberg ci sono e queste cose possono accadere. Chris Turney lo sa, perché la ricerca di suo pugno, con cui ha guadagnato le prime pagine dei giornali e che ha commentato con entusiasmo fornendo ampi virgolettati, ha un abstract che finisce così:
In conclusione, la popolazione di Cape Denison potrebbe essere estirpata nell’arco di 20 anni se [l’iceberg] B009B non si sposterà o se non si romperà il ghiaccio divenuto perenne all’interno della baia. I nostri risultati hanno importanti implicazioni per zone più ampie dell’Antartide orientale se continuerà l’attuale trend di aumento del ghiaccio.
Sul Sidney Morning Herald, invece, il nostro commenta così:
Con il pianeta che si scalda, avremo sempre più ghiaccio che si scioglierà. La realtà è che più iceberg saranno rilasciati dall’Antartide e semplicemente si affolleranno lungo la costa, rendendo le distanze da percorrere per alcune di queste colonie ancora più lunghe di quanto sono state.
Qualcuno soffre di dissonanza cognitiva, evidentemente. Il Corriere, per non sbagliare, traduce il tutto in:
Questo è uno degli effetti dei cambiamenti climatici ai poli, in particolare l’espansione dei ghiacci marini lungo la costa orientale dell’Antartide.
Tutto chiaro no? Il clima cambia perché il pianeta si scalda e il ghiaccio aumenta, sempre per la stessa ragione. Anzi no, diminuisce, anzi no boh… E i pinguini? Beh, quelli, ostinati, non migrano. Come abbiano fatto a popolare tutto l’Antartide però resta un mistero…
[…] roba di un paio di settimane fa. La storia in breve. Nel 2009 un grosso iceberg a spasso per la costa antartica va a incastrarsi in una baia […]
Il Corriere della Sera non è nuovo a prendere abbagli in tema di clima, o forse ha la propensione a scrivere sull’argomento. Poco tempo fa Luigi Mariani stigmatizzò l’annuncio del giornale in tema di produzione agricola che sarebbe diminuita a causa del riscaldamento gobale. Ricordo un articolo del 5 maggio 2007 dal titolo: “La cura per guarire la Terra: ci sono solo 8 anni di tempo”. Non mi rendo conto come un giornale che si picca diessere tra i migliori possa produrre tali notizie.
Io sto con Kowalsky, Skipper, Rico e Soldato
#jesuisPINGU
Anni fa ho letto la cronaca della Imperial Trans-Antarctic Expedition (1914 – 1916) guidata dal grande esploratore Ernest Henry Shackleton (https://it.wikipedia.org/wiki/Ernest_Henry_Shackleton). Il ricordo più vivo che mi resta di quella lettura è l’angoscia dei ghiacci mobili in cui restò incastrata la nave Endurance, cui seguì un’odissea sul pack durata un biennio, peraltro a lieto fine, durante la quale l’equipaggi osi nutrì, orrore, di pinguini e di foche.
Da quella lettura ho tratto l’idea che i ghiacci mobili sono una costante in quell’ambiente per effetto delle correnti marine e dei venti che portano alla deriva immani masse di ghiaccio. Da ciò desumo che le colonie di pinguini ci hanno rimesso le penne per cause del tutto naturali siano da dare per scontate in quel tipo di ambiente senza per forza dover rivangare l’idea del global warming. E mi faccio una domanda più generale: possibile che nessuno rida di questa moda ridicola di attribuire, spesso a sproposito, al cambiamento climatico qualunque cosa accada fra il cielo e la terra?
Ridere forse no, ma far perdere di credibilità la causa dell’AGW o portare a noia l’argomento, quello sì!
Bellissimo il libro tratto dal diario di bordo di Shackleton , ne consiglio vivamente la lettura!