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Il clima che cambia allontana l’America ma avvicina l’Europa

L’indimenticabile Lucio Dalla cantava “Ma l’America è lontana, dall’altra parte della Luna…“, ed eccoci qui che ci siamo avviati verso una novella Pangea versione tira e molla. Non andrà magari dall’altra parte della Luna, ma l’America diventerà un po’ più lontana, mentre l’Europa, incredibilmente, le si avvicinerà.

Un gioco di parole? Uno scenario tra i più apocalittici di sconvolgimento della deriva dei continenti scatenato dall’arrosto climatico? Niente di tutto questo, si parla di ore di volo. Pare infatti che, modelli climatici infallibili alla mano, un gruppo di ricercatori dell’università di Reading, in Inghilterra, abbia calcolato che, causa accelerazione delle correnti a getto, i fiumi di vento impetuoso che scorrono in alta quota e nel cui letto viaggiano i voli transoceanici, i tempi di percorrenza dei voli verso ovest, appunto dall’Europa all’America, aumenteranno, mentre quelli nel senso contrario tenderanno a diminuire.

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Transatlantic flight times and climate change (qui su Science Daily per i dettagli)

Sfortuna vuole però che le due cose non si compenseranno, nel senso che i ritardi verso ovest saranno superiori agli anticipi verso est (e ti pareva!), con conseguente incremento di circa 2000 ore di volo all’anno per i viaggi tra il vecchio e il nuovo mondo.

Questo porrà un problema di costi ma soprattutto di inquinamento. E, tutto questo, proprio mentre l’ICAO, l’Organizzazione per l’Aviazione Civile Internazionale, riceve il plauso del Segretario Generale delle Nazioni Unite per l’impegno profuso in un sistema di trasporti equo e sostenibile. C’è da sperare innanzi tutto che ne tenga conto il movimento salva-pianeta nel definire le location delle prossime adunate climatiche, altrimenti con tutto quel viaggiare avanti e indietro per salvare il mondo si passerà dalla tragedia alla farsa.

Vada come vada, ci sarà da tenerne conto nel programmare le ferie la prossima volta che vorrete trascorrere una vacanza oltre oceano. Una vera disdetta….e pensare che appena un paio di anni fa, nel commentare e spiegare in chiave disfacimento climatico i freddi inverni europei del 2010 e 2012 e quelli americani ancora più freddi del 2013 e 2014, si attribuiva alle maggiori ondulazioni della corrente a getto, ovvero al suo rallentamento, la più frequente occorrenza di incursioni di aria fredda verso le medie latitudini boreali…

Mah, vatti a fidare di un clima disfatto…

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