Questo articolo è uscito in origine su Agrarian Sciences. Inoltre dell’argomento Xylella, la malattia che ha duramente colpito gli ulivi in Puglia, abbiamo parlato anche in questo post lo scorso aprile.
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Ieri (lunedì 11 gennaio 2016) la Xylella e con essa la nostra agricoltura si sono purtroppo guadagnate il “fondo” del Corriere della Sera, ove è infatti apparso il prezioso articolo di Paolo Mieli dal titolo “L’Italia dei dietrologi, Un Paese che odia la scienza” (qui).
E’ noto che Xylella è un batterio Gram negativo della famiglia delle Xanthomonadaceae che si insedia nei vasi xilematici di molte specie vegetali, ostruendoli e provocando così il disseccamento dell’ospite. Il batterio è diffuso da insetti con apparato boccale pungente-succhiante (di solito si tratta di cicaline) ed è un patogeno da quarantena assai difficile da combattere, tanto che l’unico sistema che oggi conosciamo per contenerlo consiste nel distruggere le piante contagiate per evitarne la diffusione, come hanno affermato gli scienziati UE dell’EFSA (European Food Safety Agency) di Parma quando è stato chiesto loro uno specifico parere e come è stato a più riprese ribadito da uno scienziato di fama come il professor Giovanni Paolo Martelli.
La verità scientifica è stata tuttavia superata da quella giudiziaria, recentemente espressa dalla Procura di Lecce la quale, e qui uso le efficacissime parole di Mieli, “ha accusato il Cnr barese di aver favorito la diffusione del batterio, ne ha fatto sequestrare il materiale sia informatico che cartaceo e ha deciso che gli ulivi malati restino lì dove sono. Ha poi anche denunciato «inquietanti aspetti» relativi al «progettato stravolgimento della tradizione agroalimentare e della identità territoriale del Salento per effetto del ricorso a sistemi di coltivazione superintensiva». In parole povere, i ricercatori avrebbero deliberatamente cospirato per abbattere i vecchi ulivi e soppiantarli con piante nuove. Gli indagati sono accusati di diffusione colposa della malattia delle piante, violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale, falso materiale e ideologico, getto pericoloso di cose, distruzione di bellezze naturali. La «peste degli ulivi», secondo i magistrati leccesi, sarebbe stata volontariamente importata in Puglia dall’Olanda nell’ottobre del 2010 con un convegno ad essa dedicato. Poi, nel 2013, un professore barese, Giovanni Paolo Martelli, avrebbe messo in scena la «folgorante intuizione» di aver individuato la Xylella come agente patogeno del disseccamento degli ulivi salentini. Quindi il capo della Guardia forestale, Giuseppe Silletti, peraltro su sollecitazione dell’Unione Europea, avrebbe disposto il taglio di cinquemila alberi (così da salvarne un milione). In combutta con il professore di Agraria Angelo Godini fautore dell’eliminazione degli alberi infetti, in particolar modo, secondo l’accusa, «quelli monumentali»”.
Se l’infallibile ispettore Rock, al secolo Cesare Polacco (qui), calcasse ancora le scene del Carosello, la frase conclusiva di rito nei confronti di una siffatta associazione per delinquere sarebbe ovviamente “sergente, manette”. Ma poiché i tempi dell’ispettore Rock son passati, quel che ci resta è la “figura di palta” che stiamo facendo di fronte al mondo e che è stata giustamente stigmatizzata da una rivista da nulla come Nature (qui) o da un quotidiano di provincia come la Washington post (qui).
Mieli scrive in sostanza che in un paese serio i tribunali non dovrebbero mai sostituirsi alla scienza fabbricando teoremi secondo i quali i ricercatori prendono le vesti di nuovi untori che diffondono i propaguli della malattia per assecondare i biechi interessi delle multinazionali. E qui viene da pensare che purtroppo gli insegnamenti che ci vengono da vicende esemplari come la cura Di Bella o il metodo Stamina paiono davvero non avere insegnato nulla. In altri termini se proprio non ci si fidava del giudizio dell’autorevole agenzia europea EFSA, la cosa migliore sarebbe stata quella di chiedere un consulto ad altri esperti e non mettere in piedi questa incredibile farsa, che fra l’altro porta a pensare che se le epidemie delle piante, degli animali e dell’uomo venissero in futuro combattute dai tribunali anziché dagli esperti di settore (medici, microbiologi, ecc.) i danni che ne deriverebbero per la collettività sarebbero incalcolabili.
Alcune informazioni su xylella che non provengono dal Corriere (ovvero da quella testata giornalistica su cui, a quanto pare, in molti avrebbero qualcosa da dire …):
http://www.tagpress.it/ambiente/nesso-xylella-codiro-purcell-non-sono-a-conoscenza-di-nessun-dato-20160126
http://www.tagpress.it/ambiente/nessuna-prova-su-xylella-e-eradicazioni-anche-da-bari-lo-ammettono-20160119
Giusto per far capire come stiano le cose considerando altre fonti e, soprattutto, senza far credere che la Procura indaghi servendosi, sotto il profilo scientifico, di dilettanti cartomanti allo sbaraglio … .
Luca, il TD è chiuso.
gg
@ Luca
“E chi (facendo paragoni o similitudini) parla del processo “grandi rischi” (dove lo Stato ha parzialmente assolto se stesso, punendo l’esecutore ma non i mandanti), senza – anche in questo caso – conoscerne i contenuti, può fare bella figura tra “intimi accondiscendenti” (il cui grado di approfondimento della materia è, in genere, pari o inferiore al commentatore di turno)…”
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Siccome sono stato l’autore del paragone o similitudine, mi sento direttamente chiamato in causa. In primo luogo trovo molto presupponente ipotizzare l’incompetenza di qualcuno: in fatto di terremoti penso di saperne qualcosa, in fatto di rischio sismico penso di saperne molto, in fatto di prevenzione sono preposto a farla in quanto progetto edifici in zona sismica (non mi piace sciorinare patenti, ma quando uno viene tirato per i capelli….). Che il processo alla Commissione Grandi Rischi fosse una bestialità lo sostengo da anni e proprio su queste pagine. E questo alla luce non delle supposizioni, ma della lettura attenta e circostanziata del verbale della Commissione (che poi è l’atto fondamentale intorno a cui ruota tutto il dibattimento): in nessun punto del documento predetto si legge che gli scienziati che facevano parte della Commissione avevano sminuito il rischio invogliando le persone a starsene in casa. Quindi di quali mandanti andiamo parlando? La Commissione parla con i verbali non con le interviste di uno dei suoi membri. Che la mia opinione coincida con quella di molti ricercatori internazionali è solo un caso: in altre circostanze non è così come può rendersi conto da solo leggendo quanto scrivo sul tema del GW su queste pagine. Se poi vogliamo dar credito a chi presuppone di poter prevedere i terremoti facciamolo pure, ma non pretendiamo di trovare qualcuno che ci creda. L’assoluzione non è, pertanto, un’auto-assoluzione, ma rappresenta il trionfo della logica. Poi ognuno può pensare e scrivere ciò che vuole, i fatti sono questi.
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Per il tipo di attività che svolgo ho la sventura di frequentare aule di giustizia da oltre un trentennio: come imputato, teste e consulente di parte. Conosco l’operato dei consulenti di giustizia, avvocati (ne conto ben 4 tra i miei familiari stretti) e magistrati in modo profondo e posso affermare senza tema di smentite che le cose non stanno come lei dice. Ci sarebbe molto altro da dire, ma non vorrei finire di fronte ad un magistrato per cui preferisco finirla qui. Le dico in modo chiaro solo una cosa: sono molto diffidente nei riguardi del circo che orbita intorno alla cosiddetta giustizia. Se li conosci, li eviti.
Donato Barone.
Purtroppo lei non ha capito nulla del processo alla commissione grandi rischi e, ciò, lo desumo dal tenore del suo intervento, dove esplicitamente appoggia la tesi del processo alla scienza (una sorta di bestialità che sono in pochi a sostenere ancora). Comunque, se proprio si vuole fare un’idea sull’oggetto del processo, può leggersi i miei interventi (Senmut) qui dentro (un forum dove non scrivo più):
http://forum.meteonetwork.it/oltre-la-meteo/145678-terremoto-de-laquila-condannati-i-componenti-commissione-grandi-rischi-24.html
Ce ne sono di precedenti e di successivi a quelli contenuti nella pagina a cui la rimando.
Quando dimostrerà di averne compreso il contenuto (e solo allora) potrà commentare.
Del resto, se mi parla di verbale (non sapendo come e quando sia stato scritto quel verbale), siamo proprio al’ABC … . Senza offesa, ovviamente.
Le rammento, inoltre, che vi è un condannato con sentenza passata in giudicato. Se scopre chi è stato condannato capirà, forse, a cosa mi riferisco quando dico che è stato punito l'”esecutore” ma sono stati risparmiati i “mandanti” (poiché lo Stato non poteva far altro che assolvere se stesso).
Comunque, stando alle Sue parole, dovrebbe evitarmi visto che frequento i Tribunali da quel “lato” che Lei dichiara di “non amare” particolarmente.
Con i migliori saluti.
PS: per fortuna che ci sono (ci sono stati) scienziati che usano (hanno usato) la logica in modo un po’ differente dalla “massa”:
http://www.ingegneriasismica.net/Tematiche/1RS/1RSrischioC/1RSrischioC_ISSO/ISSO_napolitano08112012_IT.pdf
Posso assicurarle che molte volte la verità giudiziaria è molto diversa da quella oggettiva come ci insegna la Storia e, nel mio caso, la pratica esperienza. Per il resto non muto di una virgola la mia opinione: visto che lei crede nella giustizia la sentenza assolutoria della Commissione Grandi Rischi dovrebbe avvalorare la mia tesi. Stando al tenore del suo intervento ho l’impressione, però, che lei crede nella giustizia nello stesso modo in cui ci credono molti di coloro che ne costituiscono il circo: quando le fa comodo o fa comodo al suo portafogli.
Un semplice inciso: in nessuna parte dei miei commenti uso la locuzione “processo alla scienza”. In maniera implicita al massimo possiamo parlare di “processi agli scienziati”.
E con questo il nostro “dialogo” può considerarsi terminato: nel futuro sarò estremamente lieto di evitarla. Come la peste.
Donato Barone.
E chi ha mai sostenuto che la verità giudiziaria collimi sempre con quella oggettiva?! Lei salta alle facili (ed approssimative) conclusioni senza nemmeno sforzarsi di leggere ciò che l’interlocutore ha da dire: un “vizio” oggi ormai diffuso e ben radicato.
Il Suo problema è che ha già bollato negativamente la verità giudiziaria ancor prima di conoscerla, come se avesse già in mano una risposta certa dall’alto del Suo [non] sapere.
Ed il fatto che Lei non muti di una virgola la Sua opinione non mi sorprende: anche questa è una costante ben rintracciabile in chi è abituato a sentenziare a priori, senza sentire il bisogno di indagare nel merito tutti gli aspetti di una questione. Ma La comprendo: è difficile contrastare l’interlocutore; è molto più semplice “colpirlo” e screditarlo.
Tralasciando il discorso sul portafogli (che faccio finta di non aver ben compreso), resta quindi da appurare chi abbia scritto, in uno degli ultimi interventi, queste parole:
“Se poi vogliamo dar credito a chi presuppone di poter prevedere i terremoti facciamolo pure, ma non pretendiamo di trovare qualcuno che ci creda”.
A me risulta che sia stato Lei, proprio Lei. E adesso mi viene a dire che, anche solo in quest’ultimo frangente, non ha voluto ciecamente puntare il dito contro qualcuno? E contro chi?
Ah, già, non mi parla più … che sciocco che sono a pretendere una risposta … !
E non vado a ricercare i Suoi precedenti interventi sul tema, altrimenti chissà cosa scoprirei … .
Ribadisco, in ogni caso, che Lei non sa nulla (ma proprio nulla) del cosiddetto processo alla Commissione Grandi Rischi: si astenga per il futuro, quindi, dall’effettuare infelici paragoni e similitudini con una vicenda, tra l’altro, di cui pure sa poco o nulla.
Se solo avesse letto qualche stralcio di articolo di giornale (non dico le carte), scoprirebbe che l’assoluzione di 6 componenti su 7, in secondo grado, c’è stata [anche] perché i giudici hanno ritenuto che quella sera non si fosse riunita la Commissione Grandi Rischi:
http://www.ilmessaggero.it/ABRUZZO/grandi_rischi_sisma_aquila_motivazioni_appello/notizie/1165681.shtml
Dinnanzi alla suprema corte di cassazione, invece, fu l’accusa stessa a chiedere [per me misteriosamente] la conferma dell’assoluzione per i 6 scienziati:
http://www.lastampa.it/2015/11/20/italia/cronache/grandi-rischi-laccusa-chiede-la-conferma-delle-assoluzioni-HF6tfZ6AptGMJl0NSNFH5I/pagina.html
Ma a Lei questi discorsi non possono interessare, e mi pare che i motivi siano più che evidenti. Resti quindi pure dell’idea che siano stati assolti perché buoni, bravi, generosi, competenti e diligenti. E viva beatamente, per l’appunto … .
E mi raccomando: mi eviti come la peste, per me è un onore. Anzi, mi eviti come xylella e cerchi di convincere gli altri che quelli come ma vanno assolutamente estirpati, senza contraddittorio (alla stregua degli ulivi).
Buona giornata.
Luca
Bene, non ho ben compreso come si sia arrivati a discutere di queste cose su questo TD, però la finiamo qui.
Questo è l’ultimo commento off topic che sarà pubblicato. Sono certo che capirete.
gg
Incredibile.
Incredibile come si punti sempre il dito contro chi cerca la verità e non contro chi cerca di insabbiarla, proponendo rimedi pronti all’uso (tanto radicali quanto assurdi).
Il lavoro della magistratura è egregio ma non può essere compreso da chi è “bendato” fin dalla nascita e indotto meccanicamente a credere alle storielle (per quanto verosimili) alla Colin Powell.
Basti notare i soliti commenti banalotti (per non dire triti e ritriti) sugli inquirenti, sulle lauree in giurisprudenza e sulla magistratura in generale (ma solo quando le pronunce non collimano con il proprio punto di vista, ovviamente), come se le perizie di carattere tecnico e scientifico fossero redatte da chi conduce le indagini e non – come dovrebbe essere naturalmente compreso da chi possiede un minimo di ragione – dagli scienziati all’uopo incaricati (i quali, evidentemente, nel corso delle indagini hanno fornito – per quanto di loro competenza – risposte ben diverse da quelle calate dall’alto dagli “aristotele” di turno, pronti a fare piazza pulita dei nostri migliori ulivi).
E se la scienza non sa dare risposte sul punto, non si capisce perché occorra immediatamente optare per rimedi drastici nel mentre, tra l’altro, ulteriori riscontri gettano ombre più che oscure sull’intera vicenda.
E chi (facendo paragoni o similitudini) parla del processo “grandi rischi” (dove lo Stato ha parzialmente assolto se stesso, punendo l’esecutore ma non i mandanti), senza – anche in questo caso – conoscerne i contenuti, può fare bella figura tra “intimi accondiscendenti” (il cui grado di approfondimento della materia è, in genere, pari o inferiore al commentatore di turno), ma non può che fuggire dalla discussione non appena questa entri nel tecnico (come è puntualmente successo tra i sostenitori del falso tormentone del “processo alla scienza”).
Strappare un applauso, soprattutto in tempi di social network dove vi sono molti portatori sani (e purtroppo scriventi) del virus dell’infimo qi, è assai semplice.
Strappare un consenso meditato e frutto di una reale conoscenza dei fatti è invece assai più difficile (per non dire impossibile), soprattutto in tempi si social network dove le risposte devono essere rapide, il più possibile univoche, efficaci e poco sibilline (dato che non vi è una reale voglia, da parte dell’interlocutore medio, di capire).
Meglio, tutto sommato, lasciarsi impressionare e credere a chi usa i paroloni più altisonanti, ad effetto istantaneo, anche se senza alcun costrutto di fondo (tanto l’obiettivo non è l’approfondimento, ma l’accondiscendenza disinteressata): si vive più beatamente … , per l’appunto.
Un po’ quello che accade tra i sostenitori del GW antropogenico e chi tenta di raccontare una verità diversa (pur nella consapevolezza che non può essere “la verità assoluta”, poiché nessuno la possiede): a farne le spese è, quasi sempre, il pensiero minoritario, troppo complicato e potenzialmente troppo sobillatore per essere – da un lato – compreso fino in fondo dal basso e, dall’altro, criticato nel merito nell’alveo di quel dibattito pubblico che, ad alti livelli, meriterebbe ampiamente.
Con il caso xylella succede la stessa cosa.
Meglio mettersi dalla parte del pensiero dominante (o, se volete, del luogo comune dominante) e lasciare che qualcun altro, per delega, sotituisca i nostri personalissimi neuroni.
Ma anche no, verrebbe da dire … .
Mi spiace, ma la storia dimostra che spesso e volentieri c’è il denaro e gli interessi dei colossi multinazionali dietro questi “problemi”.
L’Italia era il primo produttore al mondo di Kiwi… e c’è stato il “problema” che ne ha decimato la produzione a favore di altri produttori stranieri….
Era anche un grande produttore di castagne… e c’è stato il “problema” a danneggiare irrimediabilmente (o quasi) le piante (che non sono proprio a crescita rapida… anzi…).
Era anche un grande produttore di Olio di Oliva… in Puglia… piante secolari e millenarie… sradicate al volo… fregandosene del valore REALE delle piante stesse… E vi ricordo che per la legge italiana tagliare una pianta di olivo è reato!
poi si scopre che in quella zona doveva passarci, tra le altre cose, un metanodotto… e a seguito del “problema” il costo di esproprio e passaggio è stato drasticamente ridimensionato.
Ma si scopre anche che in giro per il mondo stanno mettendo a punto degli Olivi OGM… E che, grazie anche a questo “problema”, altre nazioni hanno potuto guadagnare un tantino di più sulla vendita dell’olio.
Gli scienziati, quindi, prima di parlare e blaterare (perché è ciò che hanno fatto), dovrebbero proporre una cura… e non sradicare tutti gli olivi, sani e non… anche perché il batterio (per quel che ho capito) non arriva alle radici… ma si ferma nella parte alta del tronco… pertanto sarebbe bastato (come hanno sempre fatto anche in tante altre parti del mondo dove hanno avuto a che fare con il “problema”) “scapocciare” le piante e permettere loro di ripartire con rami nuovi.
Il voler sradicare tutti gli alberi in un raggio di X centinaia di metri intorno ad ogni pianta potenzialmente infetta, sapeva di “vendetta”… di “necessità di bloccare in modo irreparabile l’economia di quella regione”. E questo è, semplicemente, inaccettabile. E non lo è perché, purtroppo, abbiamo visto come ci si è mossi prontamente affinché il colosso ILVA venisse distrutto a favore della concorrenza tedesca che stava in difficoltà…
Insomma… andiamoci piano con le accuse alla magistratura… perché la priorità, per tutti, è di tutelare sia la Natura (che non significa raderla al suolo), sia l’economia, sia i cittadini. Ma a quanto pare… e qui torna a far capolino la Storia, gli scienziati non se ne curano affatto (vedi AGW e allarmi catastrofici infondati e totalmente privi di fondamento scientifico).
Gentile Bernardo Mattiucci,
la ringrazio molto per la sua riflessione.
Al riguardo debbo anzitutto dirle che i miei ormai lontani studi di patologia vegetale (per docente ebbi l’illustre professor Elio Baldacci, creatore fra l’altro del primo modello previsionale per la Peronospora della vite) mi portano a considerare che la teoria dei complotti in tale settore di solito non funziona, nel senso che se una malattia arriva e si insedia in un certo territorio non è per colpa di qualche untore ma perché un patogeno giunge grazie a n “mezzi di trasporto” in un territorio che è per sua natura predisposto ad accoglierlo in termini di ambiente (clima, suolo, ecc.), piante ospiti ed eventualmente organismi vettori.
Pensi ad esempio al caso della vite: fra il 1850 e 1879 si vissero i 30 anni più neri della viticoltura italiana: in quei trent’anni infatti arrivarono dall’America tre malattie che sconvolsero la viticoltura italiana ed europea: Oidio (1850), Fillossera (1875) e Peronospora (1879). Tutte queste malattie arrivarono dall’America e a salvarci fu la tecnologia (zolfo per l’Oidio, solfato di rame per la Peronospora, portinnesti americani per la Fillossera). Senza questi ritrovati del tutto innovativi la viticoltura europea oggi non esisterebbe più da tempo. Allo stesso modo si deve a mio avviso ragionare con riferimento al caso di Xylella, non dilapidando tempo e risorse dietro a teorie complottistiche.
Circa poi altre questioni più pratiche che lei pone, del tipo della cura (capitozzare o meno le piante) ripeto che in medicina umana se con ci si fida di un medico si va da un altro medico (o al limite si fa un consulto) e non per tribunali.
In ogni caso penso che sia culturalmente molto interessante rileggere il passato del nostro rapporto con le malattie delle piante, anche perché ha moltissimo da insegnarci su come comportarci oggi di fonte a nuove malattie. Su questo c’è un bellissimo libro “Malattie delle piante che segnarono la storia” del professor Giuseppe Belli (che è stato ordinario di patologia vegetale a Milano). Qui si trova il riferimento al testo e una breve intervista all’autore: http://www.ilblogdeilibri.com/2012/11/intervista-a-giuseppe-belli-autore-di-malattie-delle-piante-che-segnarono-la-storia/
Ho già inserito un commento, che però non vedo pubblicato … .
Mi spiega cosa intende con questa frase?:
“Circa poi altre questioni più pratiche che lei pone, del tipo della cura (capitozzare o meno le piante) ripeto che in medicina umana se con ci si fida di un medico si va da un altro medico (o al limite si fa un consulto) e non per tribunali”
Le crede veramente che le perizie scientifiche acquisite in seno ad un procedimento, sia esso civile o penale, siano redatte dal magistrato inquirente o dal giudice?
O forse è un tecnico in possesso di appositi requisiti a fornire il parere?
Attendo una risposta, grazie.
Luca ho moderato ora i commenti. Non sempre riesco a farlo velocemente.
gg
La ringrazio e le chiedo scusa.
“E qui viene da pensare che purtroppo gli insegnamenti che ci vengono da vicende esemplari come la cura Di Bella o il metodo Stamina paiono davvero non avere insegnato nulla”
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All’elenco aggiungerei anche il caso della Commissione Grandi Rischi in occasione del terremoto dell’Aquila.
Questo per limitarci all’attualità. Possiamo, però, andare indietro nel tempo e passare al caso di F. Ippolito la cui vicenda giudiziaria decretò, per decisione della magistratura, la fine dell’esperienza nucleare in Italia. Oppure a quello altrettanto clamoroso di D. Marotta che, ottantenne, conobbe l’onta dell’arresto per presunte (mai provate) irregolarità contabili nelle vesti di presidente dell’Istituto Superiore di Sanità: con lui ebbe fine anche l’industria farmaceutica italiana.
La magistratura in molti casi è, purtroppo, il braccio di menti perverse che giocando sul populismo, il “credulonismo” del popolino, il politicamente corretto, le tendenze ideologiche maggiormente in voga, distrugge carriere scientifiche e non solo.
E preferisco fermarmi qui: mi sembra abbastanza ed è meglio evitare qualche denuncia per oltraggio. 🙂
Ciao, Donato.
Sono allibito da certa magistratura che si ritiene detentrice della verità rivelata (non “studiata”) e detentrice di ogni scienza.
Fosse vero potremmo abolire ogni l’Università, ad eccezione di Giurisprudenza, che dà l’onniscienza e l’onnipotenza.
Ormai una laurea in giurisprudenza dà superpoteri e conoscenza illimitata in qualsiasi ambito scientifico.
Varrebbe la pena (se fosse vero, beninteso) di formare i nostri scienziati facendogli studiare Diritto, e poi inserendoli tout court nei laboratori di ricerca più famosi di tutto il mondo.
🙂
Unico elemento di consolazione è che quando l’epidemia si sarà purtroppo estesa a vaste aree del nostro territorio con conseguenze rilevanti sulle nostre possibilità di scambio di materiali vegetali con il resto del mondo (si pensi al florovivaismo che è per noi un settore importante), sarà possibile spero procedere per via legale contro i magistrati che hanno bloccato le misure di contenimento. Peraltro penso che un’azione legale del genere possa venire dalla stessa UE, le cui indicazioni in ambito fitosanitario sono state del tutto disattese. Sono questi i casi in cui mi vien da dire che grazie a Dio c’è l’Unione Europea, la quale ci impedisce di infilarci in una pletora di iniziative irrazionali (e non solo in ambito fitosanitario…) verso le quali il nostro paese pare avere una propensione atavica.