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Inverno: Ad un passo dal punto di svolta

Secondo quanto espresso nei precedenti articoli (qui e qui), e dai numerosi commenti ad essi, siamo vicini al punto di svolta stagionale. Prima di tutto ecco quanto scritto nel primo articolo dell’outlook di novembre:

[box type=”info”] “La previsione dell’indice AO scaturita dal calcolo derivante dall’IZE non è da considerarsi definitiva in quanto i calcoli sono frutto della sola elaborazione dei dati di analisi del mese di ottobre. Un primo affinamento avverrà nel corso della prima metà di dicembre quando la previsione dell’indice AO verrà calibrata secondo i dati reali provenienti dall’osservazione dell’indice AO stesso, determinando la qualità della previsione originale.”[/box]

Ho provveduto alla menzionata calibratura ma prima di esporre i risultati spiegherò brevemente in cosa consiste l’attività di sintonizzazione. Il calcolo dell’IZE, che non è su base statistica ma rappresenta un vero modello di previsione, vive di due macro momenti importanti. Il primo è l’elaborazione vera e propria che si compie con i dati al contorno provenienti dalle analisi del modello GFS della corsa delle 00z dal 1° ottobre al 31 ottobre. Al termine dell’elaborazione complessiva si ottengono i dati dell’attività d’onda e dell’indice AO previsti che rappresentano ognuno la media di tre giorni lungo l’intera stagionale invernale. Il dato pressoché definitivo di questa prima elaborazione è dato dall’andamento dei segnali previsti, mentre l’ampiezza e la posizione lungo l’asse del tempo potranno subire delle variazioni proprio in sede di calibratura.

L’IZE non è un indice infallibile, tutt’altro, non è neanche nella sua fase di maturità di sviluppo infatti contiene ancora molti elementi di incertezza ma a questi si contrappongono elementi particolarmente incoraggianti. Insomma non ritengo che la ricerca alla base dell’indice IZE abbia imboccato la giusta e definitiva strada ma penso di essere nella giusta direzione, la qual cosa è un gran passo in avanti nel campo della ricerca su questi temi. Il lavoro sarà ancora lungo purtroppo e nelle difficoltà del suo attuale utilizzo ed interpretazione vi è anche l’uso della funzione che descrive le variabili in output che in prima istanza potremmo descriverla in “utilizzo standard”. Ovvero i parametri che descrivono l’ampiezza e la posizione nel tempo corrispondono alla media degli anni precedenti quindi quasi certamente non perfettamente descrittivi la stagione reale.

I primi quindici giorni di dicembre servono quindi a registrare almeno 5 punti (composti ognuno della media di tre giorni) dell’indice AO osservato che costituirà sia la verifica della bontà dell’andamento complessivo del segnale nelle sue prime battute, sia il settaggio numerico del coefficiente di modulazione d’ampiezza del segnale stesso. La natura ha un proprio calendario che raramente coincide con quello convenzionale e quindi l’intera previsione può subire degli spostamenti di anticipo o posticipo lungo l’asse del tempo. Il risultato di calibrazione ottenuto rispetto alla prima elaborazione è una correzione di ampiezza del segnale dell’AO e il suo spostamento in avanti di 6 giorni ±3giorni. Da ciò derivano i nuovi valori della previsione dell’indice AO:

  • Valore medio indice AO trimestrale attorno alla neutralità (il calcolo esatto prevede -0,03)
  • Valore medio indice AO nel mese di dicembre attorno a +1,0
  • Valore medio indice AO nel mese di gennaio attorno alla neutralità (il calcolo esatto prevede -0,1)
  • Valore medio indice AO nel mese di febbraio attorno a -1,0

Ovviamente il dato numerico non può e non deve essere visto quale valore assoluto per due motivi fondamentali:

  1. I dati di elaborazione al contorno per l’inizializzazione del modello per il calcolo dell’IZE non sono al livello del mare ma compresi tra i 300 e i 200 hPa; questo significa che il calcolo dell’AO derivato dall’IZE in realtà è più sensibile al NAM a quelle quote che non esattamente al corrispettivo indice AO alla quota isobarica di 1000hPa.
  2. Il calcolo alla base dell’IZE è frutto di una ricerca sperimentale non conclusa e quindi suscettibile di errori, potenzialmente anche vistosi.

Comunque continuando a dare credito a quanto previsto dall’elaborazione numerica possiamo constatare che i nuovi valori si attestano mediamente all’interno della forchetta indicata nel primo out look con l’uso della cosiddetta “funzione standard”. Come ho già indicato in quella sede non ritengo sia ancora il momento di pubblicare il grafico completo del segnale dell’indice AO previsto su base IZE confrontato con l’osservato, anche se attualmente sta fornendo risultati davvero sorprendenti con un indice di correlazione tra l’AO osservato e quello derivato da calcolo pari a r=0,9. Al 27 dicembre il valore dell’AO osservato mediato su tre giorni è stato di +1,5 mentre il valore calcolato su base IZE è stato di +1,3. Non posso andare oltre perché ho già più volte spiegato che l’attuale fase di sperimentazione non consente un utilizzo operativo dell’IZE.

Dal lavoro di calibratura l’impulso troposferico che potrà portare all’SSW si colloca alla fine di dicembre, ormai ben inquadrata dai vari deterministici (vedi figura 1). Ricordo che tale evoluzione, anche se posticipata di circa una settimana, era stata espressa già nel primo outlook e confermata nel secondo ed al momento si da’ ulteriore conferma con i relativi aggiustamenti scaturiti dagli ultimi aggiornamenti fatti.

Figura1_gfsnh-0-60

Vi ricorderete che nel primo outlook era stata segnalata la presenza delle due onde planetarie stratosferiche principali, la prima e la seconda onda, attraverso l’analisi dell’eccentricità del vortice polare della media stratosfera. In quel testo si è scritto:

[box] “La posizione geografica assunta dal centro di massa associata all’ampia oscillazione dell’asse ci suggerisce che le onde planetarie 1 e 2 non sono molto invadenti in direzione del polo tanto da “bloccare”, come ganasce di una morsa, il vortice stesso. Nonostante quanto appena descritto il buon valore dell’eccentricità ci informa che comunque le onde planetarie presentano una discreta attività schiacciando moderatamente il vortice che si presenta con una chiara forma ellittica.”[/box]

Ora possiamo visualizzare in figura 2 quanto è realmente avvenuto sintetizzando in una unica immagine l’intero periodo compreso tra il primo ottobre e il 25 dicembre. Si notano le anomalie positive facenti capo alla prima e seconda onda ma si nota anche la loro posizione in parte defilata (già segnalata nel primo outlook a causa dell’ampia oscillazione dell’asse del vortice polare stratosferico di ±30° rispetto la posizione media dell’asse stesso). In media stratosfera sono già in corso dei primi disturbi a causa di un primo minor warming avvenuto sulla Siberia orientale, in trasferimento attenuandosi verso l’Alaska e Canada occidentale. In una prima istanza, vista la poca o scarsa convergenza dei flussi in sede polare, contribuirà ad una certa accelerazione, nel peggiore dei casi, o mantenimento degli attuali elevati livelli di flusso zonale ma questi saranno destinati a calare per il sempre maggiore disturbo provocato dall’azione della prima onda e dalla seconda in via di sviluppo. Ma l’aspetto più interessante dovrebbe riguardare quanto avverrà nei prossimi giorni tra gli ultimi giorni di dicembre e i primi di gennaio.

Figura2_anom 10hpa ott_dic 2015

Ora, come dal titolo di questo articolo, siamo ad un passo dal punto di svolta. In verità potevo anche titolare “Ad un passo dal bivio con tre strade”. Le tre strade sono le tre possibilità che si aprono.

Brevemente possiamo così sintetizzarle:

  1. Gli attuali disturbi al vortice polare stratosferico non sono sufficienti a cambiare la situazione e dopo una fase di allentamento delle velocità zonali la trottola polare torna alla sua corsa. Devo dire che questa soluzione a mio avviso è quella che ha minori possibilità di realizzarsi.
  2. L’impulso troposferico fornito dalla seconda onda troposferica in azione negli ultimi giorni del  mese in corso potrà assumere le caratteristiche di propagazione verticale d’onda tale da portare all’SSW; questa evenienza rispetto alla collocazione nel corso della prima decade di gennaio nel primo outlook, ora alla luce dell’aggiornamento finale dell’IZE si sposterebbe in avanti di circa una decina di giorni e quindi nel corso della seconda decade di gennaio.
  3. La situazione di cui al punto due non rappresenta l’impulso troposferico atteso e quindi il tutto si sposterebbe ancora più in avanti magari dopo la metà di gennaio quando, sempre dando credito all’IZE, si presenterebbe un nuova attività d’onda.

Evitando di commentare il primo punto, perché sarebbe la prosecuzione della situazione attuale, passiamo direttamente alla seconda opportunità.

Per gli ultimi giorni del mese e i primi del nuovo anno si prevede un buona attività d’onda che tra l’altro i modelli deterministici, come già scritto, hanno ben inquadrato da giorni. Tale impulso si ritiene possa essere responsabile della partenza della dinamica TST per l’avvio dello Stratwarming. Prima di descrivere la dinamica che mi attendo possa portare all’SSW vorrei introdurre brevemente alcuni concetti.

Affinchè possa concretizzarsi un TST event la condizione necessaria è la propagazione d’onda verticale in mancanza della quale l’onda stessa non propagandosi in stratosfera non sarà in grado di produrre alcun effetto. Le onde in grado di propagarsi sono le onde stazionarie troposferiche perché persistono nel tempo. Non vorrei qui descrivere e trattare l’equazione della stazionarietà d’onda e quindi salterò questo passaggio ma specifichiamo che la propagazione verticale non può avvenire in caso di circolazione con U<0 (U è la componente zonale del vettore vento). Quindi la propagazione può avvenire solo con componente U maggiore di zero (U>0). Possiamo dire che anche onde non rientranti nella condizione di stazionarietà possono possedere la stessa proprietà di propagazione anche se hanno durata decisamente più breve, vediamo come.

Per prima cosa definiamo il concetto di impulso. Per una forza che agisce su un corpo per una durata Δt si definisce l’impulso della forza il prodotto tra la forza stessa e la sua durata nel tempo, ovvero:

I⃗ = F⃗ Δt

Dall’equazione si nota come l’impulso è una grandezza vettoriale che dipende dalla forza ma anche dal tempo nel quale questa viene applicata. Si capisce che un’onda stazionaria che agisca per lungo tempo può generare un impulso notevole ma anche un’onda non stazionaria che agisca per poco tempo può ottenere lo stesso effetto; la variabile è la forzante esercitata. Quindi forze di piccola entità ma applicate per un lungo tempo possono produrre impulsi di notevole entità. Forze come la gravità o come gli attriti, pur se applicate per breve tempo, possono produrre effetti, in termini di impulso, anche considerevoli.

In realtà però esistono forze che se pur applicate per un tempo piccolo producono effetti altrettanti notevoli e questo è il caso degli urti. SI consideri pure che se la forza varia nel tempo l’impulso totale è dato dalla somma vettoriale dei singoli impulsi. Inoltre se un corpo è soggetto ad un impulso questo subisce una variazione di quantità di moto. Ecco quindi che un onda troposferica che si sviluppi in altezza per un tempo Δt è in grado di produrre un impulso “urtando” contro le intense correnti zonali della bassa stratosfera trasferendo lì una proporzionale quantità di moto. Se le correnti zonali stratosferiche sono troppo forti l’effetto di propagazione sarà inizialmente inibito ma certamente produrrà degli effetti in termini di disturbo e rallentamento. Eventuali impulsi successivi potranno sommarsi al precedente fino a portare al limite della propagazione d’onda verticale con deposito crescente di quantità di moto. In parole povere la variazione di quantità di moto di un corpo è pari all’impulso che subisce.

Quindi I⃗ = Δp⃗ (Δp⃗ è la variazione di quantità di moto)

I fenomeni di trasporto rappresentano tutti i processi che determinano il trasporto di quantità fisiche. Quindi sono applicabili per i modelli lineari di trasporto la Legge di Newton e la Legge di Fourier rispettivamente per la quantità di moto in trasferimento verso l’alto e per il trasporto di calore visto il notevole gradiente di velocità zonale e temperatura che verrà realizzandosi tra la medio-alta troposfera e la bassa stratosfera.

Infatti nei prossimi giorni nella medio-bassa stratosfera la sempre maggiore invadenza della prima onda determinerà lo spostamento del Vortice Polare Stratosferico verso l’area euro-atlantica. Contemporaneamente lo sviluppo descritto di una vistosa seconda onda troposferica si attiverà verso l’Europa settentrionale infilandosi sotto le intense correnti della medio-bassa stratosfera, vedi figura 3, 4 e 5.

Figura3_ecmwfpv380f72 Figura4_ecmwf50f72 Figura5_ecmwfpv1000f72

Come precedentemente scritto questa dinamica è altamente favorevole alla propagazione verticale d’onda (sempre che le correnti zonali non siano troppo elevate, elemento di particolare incertezza) e al trasporto verticale dei flussi di calore (maggiore incertezza sulla possibile efficiente convergenza dei flussi in zona polare). Se tale dinamica si attuerà, favorirà lo sviluppo della seconda onda stratosferica che acquisterà maggiore ampiezza verso le quote più alte causa la ridotta densità dell’aria.

Altro elemento a favore di questa soluzione è lo spostamento in successione della MJO verso le zone 4, 5, 6 e poi 7 così come avevo supposto sempre nel precedente outlook:

[box] “La MJO (Madden Julian Oscillation, onda convettiva equatoriale) gioca anch’essa un ruolo anche se potrebbe considerarsi più una conseguenza che un evento scatenante. Sovente i passaggi in zona 4 e 5, dopo una prolungata fase di debolezza o stazionarietà in zona oceano indiano (2 e 3), testimoniano la presa di convezione in zona indonesiana…Quindi nel corso della prossima seconda decade di dicembre mi aspetterei questa evoluzione del vortice polare alla superficie isoentropica di 380K tali da condizionare la MJO con passaggio prima in zona 4 poi in zona 5 e successivamente in evoluzione verso la zona 6.” [/box]

Guardando il grafico in figura 6 e 7 rispettivamente della MJO osservata e prevista direi che l’ipotesi è stata azzeccata in pieno descrivendo ottimamente il passaggio dalle zone 2,3 alla 6. Dalla figura 7, vista la buona presa di ampiezza del segnale, aumentano ancora di più le chance per il previsto SSW.

Figura6_obs_phase40_full Figura7_combphase_noCFSfull

Nel caso si porti a termine il riscaldamento stratosferico improvviso, dalla letteratura e precisamente dal lavoro di ricerca “Blocking precursors to stratospheric sudden warming events” di O. Martius, L. M. Polvani e H. C. Davies del luglio 2009, si evidenzia che blocchi precursori facenti capo alla sola seconda onda producono eventi stratosferici di tipo Displacement mentre blocchi precursori appartenenti congiuntamente alla prima e seconda onda o alla sola prima onda portano conseguenze di tipo Split. In effetti nei prossimi giorni si svilupperà un altro blocco alla circolazione zonale troposferica appartenente alla prima onda e ben visibile nelle figure 8, 8a, 8b e 8c riassuntive dell’intera evoluzione sinottica prevista dalle caratteristiche perduranti nel tempo, anzi visto pure in rinforzo.

Figura8_gfsnh-0-72 Figura8a_gfsnh-0-192 Figura8b_gfsnh-0-240

Figura8c_gfsnh-0-384

Tale dinamica continua a dare credito a quanto espresso sia in questo articolo che quanto già scritto nei precedenti outlook. A titolo di approfondimento riporto qui nuovamente la figura 6 del primo outlook del novembre scorso i cui vettori rappresentano le azioni medie dal primo ottobre al nove novembre della prima e seconda onda.

Figura6

La linea continua traccia la posizione media dell’asse maggiore del vortice polare. Come è possibile notare esiste una perfetta sovrapposizione a quei vettori della sinottica che sta per avviarsi a testimonianza che gli avvenimenti nella costruzione del vortice polare nelle sue fasi iniziali non solo introducono una correlazione positiva con le vicende quanto meno della prima parte invernale, ma addirittura ne tracciano una vera propria impronta la cui caratteristica è destinata a perdurare in mancanza di modifiche ai forcing successivi.

In effetti l’avvio del vortice polare dopo la stagione estiva è lo specchio delle forzanti oceano-troposferiche che ne modellano le prime fasi. In mancanza di eventi che possono modificarne la successiva evoluzione questo perdurerà anche nei mesi successivi, come detto quantomeno fino a successive modifiche nelle varie forzanti. Una di queste e senz’altro il Sudden Stratospheric Warming. A corredo di quella figura così scrissi:

[box] “La figura 6 meglio sintetizza quanto sopra indicato suggerendo che la posizione dell’asse è favorevole ad azioni di disturbo con una buona attività e azione intrusiva della seconda onda in zona polare, ma con un’azione della prima onda meno marcata e meno efficiente dovuta alla sua posizione più defilata verso il continente nord americano. Infatti la complessiva struttura assunta nel periodo esaminato non presenta evidenti disturbi collegati a tentativi di primordiale bilobazione. Una struttura che comunque rimane favorevole ad innescare successive azioni destabilizzanti con azioni di blocco facenti capo alla seconda onda, da cui possono scaturire configurazioni favorevoli alla genesi di forti riscaldamenti stratosferici con incipit in zona asiatica.”[/box]

Ciò che sta avvenendo e quanto prospettato nel prossimo futuro dai modelli, è sovrapponibile alla precedente descrizione, oltre ad essere sostenuto dai vettori dei flussi di calore provenienti dalla Libera Università di Berlino come riquadri rossi della seguente figura 9.

Figura9_fluxes

I vettori ci informano che l’attività delle onde è ben presente, che vi è una loro buona propagazione verticale, ma meno efficace per scarsa convergenza verso la zona polare. Detto questo la seconda ipotesi, che è anche la primordiale, rimane ancora la più accreditata anche se tallonata dalla terza ipotesi.

La terza ipotesi, che in verità potrebbe essere la variante alla seconda, propone uno scenario leggermente diverso dove l’azione delle due onde si prolunga maggiormente nel tempo causa proprio la scarsa convergenza in zona polare così che la variabile tempo (ovvero il perdurare delle azioni bloccanti) potrà essere determinante e spostare di un’altra decina di giorni i tempi e la dinamica sopra descritta con la quale si potrà giungere all’SSW.

Sia la seconda che la terza ipotesi dovrebbero consegnare comunque un gennaio che riacquisti dinamicità atmosferica tanto da portare l’indice AO previsto per questo mese attorno alla neutralità. Febbraio potrebbe essere invece vistosamente condizionato dall’evoluzione del paventato e previsto SSW.

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Published inAttualitàMeteorologiaOutlook

11 Comments

  1. La situazione, e soprattutto quanto previsto per i prossimi giorni dai deterministici, conferma quanto è stato indicato nel corso dei vari outlook elaborati negli ultimi mesi ovvero che l’inverno 2015-2016 sarebbe stato a due velocità. Nella fattispecie sta dando degli ottimi risultati il modello alla base dell’indice IZE. Nel particolare il quadro sinottico troposferico e anche stratosferico è completamente mutato rispetto ai mesi precedenti (novembre e dicembre) testimoniando in maniera esemplare che quanto avvenuto in stratosfera non è stato un ESE cold ma un precondizionamento. I fenomeni di evento estremo o precondizionamento sono simili ma si differenziano sia per durata che per risultati finali. Se fosse stato un ESE cold il condizionamento troposferico con intensa circolazione zonale e temperature superiori alla norma nelle medie latitudini avrebbe dovuto prolungarsi fino almeno la fine di gennaio (60 giorni come da letteratura) per poi iniziare una graduale modifica della circolazione nel mese di febbraio senza necessariamente passare per un evento estremo di tipo warm. Il precondizionamento ha una dinamica e una tempistica di avvio e di evoluzione ben precisa e si esaurisce in un tempo medio più breve, circa 40-45 giorni, a cui segue l’innesco di un ESE di segno opposto. Ecco che al raggiungimento del valore di soglia di +1,5 al 28 novembre 2015 dopo 32 giorni sono iniziate le grandi manovre per un radicale cambio del pattern con l’avvio di un intenso impulso troposferico che propagandosi nella bassa stratosfera verso quote più alte ha determinato un consistente deposito di quantità di moto anticiclonica alle alte latitudini provocando un netto rallentamento delle velocità zonali e una buona presenza delle due onde principali con netto aumento dell’eccentricità del vortice per schiacciamento prodotto proprio dalle due onde principali. Inoltre nei bassi livelli stratosferici si è attivata anche una circolazione con la presenza di tre onde, pattern favorevole ad ulteriori propagazioni d’onda verticale. A livello troposferico l’effetto è stato un aumento del geopotenziale in zona polare con relativo calo dell’indice AO. Seguendo la dinamica media evolutiva di questi eventi di precondizionamento si sarebbe dovuto attivare l’innesco dell’SSW nella seconda decade di gennaio, cosa che però non avverrà. In terza decade il modello GFS intravede un possibile incipit di un riscaldamento consistente sul lato siberiano a partire dalle quote più elevate e potrebbe essere l’avvio dell’SSW ma come è ovvio in questi casi sono necessarie e doverose ulteriori conferme. Se quanto detto non dovesse avvenire dovremmo interrogarci sui motivi visto che sarebbe una evoluzione fuori dalla media. Quindi la dinamica in corso è favorevole alla terza ipotesi descritta nell’articolo con lo sviluppo di un improvviso riscaldamento stratosferico nel corso della terza decade del mese ma come detto bisognerà attendere conferme e seguire passo passo l’evoluzione. La dinamica avvenuta è quindi riconducibile ad un precondizionamento e sinteticamente avvalorata da queste impronte caratteristiche:
    1. A circa un mese dal raggiungimento del valore di soglia di +1,5 la troposfera ha prodotto una serie di impulsi in grado di propagarsi verticalmente in stratosfera e produrre due minor warming e un altro previsto a breve termine tra la Russia europea e la Siberia centro-occidentale.
    2. Forte destabilizzazione del vortice polare basso stratosferico con pattern a tre onde ed elevata eccentricità in media stratosfera con buona presenza delle due onde planetarie principali.
    3. A circa un mese dal raggiungimento del valore di soglia di +1,5 stiamo assistendo ad un cambio radicale del pattern troposferico dalle dimensioni incompatibili con un ESE cold nel pieno della sua maturità, con indice AO in fase negativa e vortice polare troposferico frammentato almeno fino a metà del mese corrente.
    4. Accentuati scambi meridiani con probabile blocco della circolazione zonale in atlantico che causerà un raffreddamento sensibile in gran parte dell’Europa segnatamente settentrionale ed orientale (i deterministici dipaneranno nei prossimi giorni l’eventuale interessano più o meno diretto della nostra Penisola).
    A onor del vero quanto descritto ai punti 3 e 4 sarebbe più compatibile con un evento SSW già avvenuto e non ancora da avvenire, motivo ulteriore per il quale la situazione andrà monitorata attentamente nelle prossime settimane. Infatti, come detto, se non vi sarà alcun stratwarming (del quale dubito) bisognerà approfondirne le cause visto che vi sono stati ripetuti forcing troposferici con buona propagazione d’onda verticale anche se fino ad ora con flussi di calore mai stati ben convergenti in area polare. La previsione dell’indice AO secondo le uscite dell’IZE pone una circolazione ad AO neutra o lievemente negativa per gennaio e negativa per febbraio (probabilmente anche per parte di marzo). Tale evoluzione non è propriamente compatibile per durata ed intensità a pattern non riconducibili a fenomeni di disturbo importanti che non abbiano coinvolto l’intera colonna atmosferica. Per quanto concerne gennaio dando sempre credito all’indice IZE che lo pone in media mensile tra il neutro o il lievemente negativo (come visto il calcolo esatto lo pone a -0,1), possiamo immaginare che alla fase negativa che contraddistinguerà la prima parte del mese potrà seguire una seconda metà con valori oscillanti attorno alla neutralità o lievemente positivi. In questo contesto, visto il mutato schema di circolazione generale, bisognerà fare attenzione ad eventuali ad oggi poco prevedibili retrogressioni. Come scritto in un commento precedente molto deve ancora accadere è una convinzione dettata dalla conoscenza, dall’esperienza e da quanto suggerito dall’indice IZE che quest’anno appare notevolmente performante. Quindi continuiamo a monitorare con molta attenzione, la staticità dei mesi precedenti appare lontana.
    CarloCT

    • tOSTI aRGESIO

      CARLO SEI GRANDE, EDUCATO E PAZIENTE. SAI RISPONDERE CON AMPI DATI SCIENTIFICI AD ALCUNE INSOPPORTABILI POLEMICHE CHE SEPPUR IN ALCUNI PUNTI DIALOGABILI, VENGONO ESPRESSE IN UN MODO CHE INDISPETTISCONO NON POCO. QUESTO E’ UN PARTICOLARE SITO OVE DOVREBBE EMERGERE SOLO CULTURA E GARBO. AUGURI.
      ARGESIO

  2. mattia

    Mi pare eccessivo parlare di scossoni. La stratosfera é fredda con temperature vicine ai record negativi da ormai 39 giorni e lo rimarrà per altri 10 giorni sebbene le temperature cresceranno (http://www.cpc.ncep.noaa.gov/products/stratosphere/strat-trop/gif_files/time_pres_HGT_ANOM_OND_NH_2015.png). Saremo a 50 giorni di stratosfera fredda con NAM e AO mediamente positivi (valori record a dicembre, fase negativa per inizio gennaio ci sta http://www.cpc.ncep.noaa.gov/products/precip/CWlink/daily_ao_index/ao.sprd2.gif) come da letteratura ESE cold. In fin dei conti quello che a inizio dicembre lei definì per gli appassionati (sottintesi “freddofili” e “nevofili”) come una “prossima stagione che per alcuni, i più appassionati, sarà tutt’altro che deludente.” ha già timbrato il dicembre più caldo degli ultimi 150 anni sull’Europa centrale. Questo rischia di essere l’evento di maggior rilievo per la stagione invernale 2015/2016. Da valutare poi se anche gennaio chiuderà più caldo del normale, le prime previsioni sembrano andare in quella direzione. Difficile al momento attuale pensare che il trimestre invernale risulterà freddo e nevoso. Per compensare quanto accaduto nella prima parte dovremo attenderci 45 giorni storici per gelo e neve. Se così non fosse la stagione tutt’altro che deludente sarà stata una stagione con un mese da record storico di caldo mediamente ben più calda del normale se non tra le più calde.
    Contraccambio gli auguri per un Buon 2016…

  3. Marco

    Mattia, credo di aver sbagliato domanda, forse era più logico farti un quesito sulla psiche umana!…

    • Marco

      Pur restando, personalmente, con il dubbio sul concetto del precondizionanento relativo alla dinamica vissuta in questi ultimi 40gg, alla fine, conta ad oggi, quello che ci spetta in questo primo mese del nuovo anno e del prossimo e che il risultato finale ci porti, non solo ad avere quella stagione Invernale, fino ad ora latitante sulla ns penisola e in Europa in generale, ma anche ad una tua personale rivincita, dopo gli ultimi due anni poco felici, del tuo indice predittivo sperimentale IZE e che dopo aver centrato la media AO ampiamente positiva mensile in dicembre, ora mi auguro vivamente che venga presa in pieno la media AO negativa, pur leggera, in questi due mesi restanti della stagione e una consacrazione, con pur le dovute rettifiche (leggera posticipazione), del tuo grafico IZE e colgo l’occasione per augurarti a te Carlo, ma anche al ns Col. Guidi, un sincero augurio per un Buon 2016.

  4. mattia

    “Brevemente possiamo così sintetizzarle:

    1) Gli attuali disturbi al vortice polare stratosferico non sono sufficienti a cambiare la situazione e dopo una fase di allentamento delle velocità zonali la trottola polare torna alla sua corsa. Devo dire che questa soluzione a mio avviso è quella che ha minori possibilità di realizzarsi.
    2) L’impulso troposferico fornito dalla seconda onda troposferica in azione negli ultimi giorni del mese in corso potrà assumere le caratteristiche di propagazione verticale d’onda tale da portare all’SSW; questa evenienza rispetto alla collocazione nel corso della prima decade di gennaio nel primo outlook, ora alla luce dell’aggiornamento finale dell’IZE si sposterebbe in avanti di circa una decina di giorni e quindi nel corso della seconda decade di gennaio.
    3) La situazione di cui al punto due non rappresenta l’impulso troposferico atteso e quindi il tutto si sposterebbe ancora più in avanti magari dopo la metà di gennaio quando, sempre dando credito all’IZE, si presenterebbe un nuova attività d’onda.”

    Quanto scritto non fa che confermare che lei ha un cosidetto systematic bias nei confronti di evoluzioni fredde. Rispetto alla previsione di inizio dicembre si nota che ha preso atto della sua errata previsione sul NAM, il cui andamento non era figlio di un precondizionamento da SSW ma un chiaro superamento della soglia che tipicamente é seguito da 50-60 giorni con VP a palla (ESE cold). Prova ne é il superamento della soglia 1.5 di ben 3 settimane con picco ben oltre i +2.0, quando lei si attendeva un oscillazione su e giu di pochi giorni. Tutti i tempi (40 giorni) da lei indicati sono ritardati di 10 giorni per il SSW, conformemente alla teoria dell’ESE cold (che lei negò) e il seguente SSW é diventato incerto. Insomma tutto viene visto ritardato, dalla sua quasi certezza di inizio dicembre di svolta verso inizio gennaio escono allo scoperto 2 nuove ipotesi ovviamente meno fredde e anche nella migliore ipotesi il tutto viene ritardato di 10 giorni. È un atteggiamento tipico degli inguaribili ottimisti che nelle loro previsione propongo costantemente l’effetto miraggio, salvo poi ritardando di volta il tutto essendo confrontati con la realtà di emissioni modellistiche che smentiscono le loro previsioni. Abbastanza tipico il ritardare le positive e fredde evoluzioni, in tutte le previsioni stagionali effettuate non ho ancora trovato un caso in cui un previsore dicesse di aver sbagliato. Piuttosto si va avanti a spostare più in là nel tempo quanto previsto fino a che la stagione termina in un nulla di fatto.

    La invito a leggere quanto scrissi in data 24 dicembre nel suo articolo http://www.climatemonitor.it/?p=39751

    Buon inizio anno!

    • Marco

      Ciao Carlo, effettivamente, per come si sono evolute le dinamiche successivamente al tuo penultimo intervento, con il verificarsi di un stratcooling di tutto rispetto, riscontrabile da tanti fattori: dai valori termici raggiunti nel core del VPS, ai minimi di Gpt, fino alle elevate velocità zonali periferiche al VP stesso, riassumibile in un indice Nam stratosferico fortemente positivo, costantemente oltre le due unità per un mese intero (considerando che anche in prima decade di gennaio, si avrà un valore altrettanto elevato, sicuramente sopra alla soglia ed intorno al +2), con una costante risposta a fasi alterne, sino a tre giorni fà, ad un AO molto positiva che sentenzia si ad oggi in modo definitivo, un coupling tra i due piani isobarici (strato/tropo) indiscutibile, in attesa dell’ultima pulsazione del VPS (vista oggi, dai GM a partire dalle prossime 144h) con effetti troposferici nei giorni della Befana (AO+), quindi un ESE Cold che ha rispettato le sue caratteristiche statististiche e credo anche un condizionamento, da superamento soglia positivo, che rispecchierà in toto l’altrettanto regola statistica di Dunkerton and Dalton e a cui credo, quasi convintamente, che ci traghetterà sino al periodo massimo di 60gg della regola. Ma ora, vorrei poter fare una domanda a Mattia o meglio chiedergli un suo parere; come vedi la tendenza futura: in evoluzione come da ipotesi 3 di Carlo, oppure la prima ipotesi, a cui l’ottimista filo freddofilo, da poco credito. Premetto che la domanda, Mattia, non è affatto ironica, anche se dall’impostazione lo puo sembrare. Comunque vada, Carlo, per me sei e resterai un grande Longer e ricordati che Cohen si trova nella tua stessa situazione. Un caro saluto, Marco.

    • mattia

      Non avendo competenze sufficienti per dipanare la matassa non mi addentro in una previsione personale. Credo tuttavia che Tosti abbia maggiori conoscenze teoriche di me e conoscendo la sua impostazione psicologica priva di realismo penso che l’evoluzione peggiore, da lui indicata come quella con le minori probabilità di accadimento sia quella che alla fine abbia le maggiori possibilità di realizzarsi. L’ipotesi 3 credo sia la seconda più probabile, mentre l’ipotesi 2 é quella con minore possibilità. Quindi sono abbastanza sicuro che si realizzeranno le 2 ipotesi da lui indicate come minoritarie, a scapito della sua ipotesi principale.

    • Mattia, se hai degli argomenti seri da portare a sostegno della tua tesi, ovvero se riesci a capire qualcosa di quello che Carlo ha scritto, portali nei commenti. Le deduzioni psicoanalitiche da novello protagonista della serie In Treatment di Sky risparmiacele per favore.
      gg

    • mattia

      Ho risposto a una domanda. A me pare chiaro che fu ESE cold e non precondizionamento da SSW come indicato da lui, su questo non ho dubbi. Credo sia chiaro pure a lui ed é per questo che ora ha più dubbi ed ha ritardato lo SSW. Che continui ad insistere sullo SSW é poi parzialmente dovuto alla necessità di non stravolgere la previsione effettuata in precedenza e al suo inguaribile ottimismo. Lui é ottimo da leggere per le sue conoscenze teoriche, ma le previsioni raramente vengono confermate poichè sceglie sempre la strada più favorevole verso freddo e gelo. Strade non del tutto impossibili dal realizzarsi, ma che necessitano che tutto vada per il verso giusto. Quindi Tosti a mio parere non dice affatto corbellerie senza fondamenti scientifici come certi venditori di fumo del web, ha notevoli conoscenze in materia. Un previsore é da sempre confrontato con il “può andare così, può andare cosà ecc…”, deve scegliere quale delle varie evoluzioni é più probabile. Tosti tende a pesare malamente le varie possibilità sovrastimando la probabilità di realizzazioni di quelle con risvolti freddi.

    • Ciao Marco, nel risponderti voglio augurare a te e a tutti quelli che ci seguono su Climate Monitor un felice anno nuovo.
      Dal mio punto di vista continuo ad insistere sul fatto che ciò che abbiamo vissuto è una dinamica facente capo ad un precondizionamento e non un ESE cold. Non sono importanti il valore del NAM o le velocità zonali raggiunte in termini di valori assoluti ma piuttosto la dinamica e il contesto complessivo con cui ci si è arrivati. Se ricordi in un mio articolo specificai questa dinamica e devo dire che al momento i fatti mi stanno dando ragione. Specifico nuovamente che un precondizionamento non implica effetti opposti ad un ESE cold ma simili, piuttosto è una condizione, contrariamente all’ese cold, che sfocia in un SSW con una specifica evoluzione e tempistica. Le dinamiche attuali tropo-stratosferiche, e soprattutto quelle che si avvieranno con il nuovo anno e quelle che i modelli deterministici fanno vedere per il prossimo futuro, non sono compatibili con un ESE cold. Infatti è appena trascorso un mese dal raggiungimento e superamento della soglia del NAM e in troposfera si stanno realizzando delle dinamiche opposte a quelle di un ese cold. Infatti secondo la letteratura, anche da te citata, il condizionamento dovrebbe durare mediamente una sessantina di giorni il che significa che essendo stato superato alla fine di novembre il valore di soglia di +1,5 del NAM non ci sarebbe stato spazio per nessuna dinamica troposferica con trasferimento di flussi verticali piuttosto efficienti tanto da causare una serie di scossoni (e molto ancora deve avvenire) al vortice polare stratosferico che suppongo lo porteranno fino all’SSW come ipotizzato da mesi. Con ciò non avendo, e l’ho detto più volte, la verità in tasca sono cosciente di potere sbagliare però attendo i fatti a smentirmi, e non altro, i quali al momento suggeriscono il contrario. Anche nel corso della metà di gennaio sono previsti altri flussi di calore in trasferimento alle quote superiori i quali in presenza di un ese cold nel pieno della sua maturità (non parlo di qualche variazione sul tema dell’AO) sarebbero inibiti per le eccessive velocità zonali raggiunte in un pattern troposferico e stratosferico sfavorevole. Sempre per il principio della mancanza della verità in tasca gli eventi possono essere un po’ posticipati o anticipati ma il concetto di fondo riamane inalterato. La fine del precondizionamento stratosferico è avvenuto nell’ultima decade di dicembre e non sto parlando di numeri del NAM ma di dinamica tropo-statosferica.
      Un saluto e ancora auguri.
      CarloCT

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