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La prima vittima della guerra al Global Warming è la verità 

Un vecchio adagio sentenzia che la prima vittima delle guerre è la verità, cui immancabilmente si sostituisce la propaganda e la demagogia. Gli esempi al riguardo sono innumerevoli e molti si ritrovano nello splendido libro di Jonathan Glover, docente di Etica al King’s college di Londra che ha per titolo “Humanity – Storia morale del XX secolo”. Nel caso della guerra al global warming sta ahimè accadendo la stessa cosa e cercherò di dimostrarlo con un esempio tratto dal Corriere della Sera del 13 dicembre 2015.

A pagina 5 del quotidiano, in un articolo dal titolo “Cosa cambia (e come) – dalla temperatura al livello dei mari ecco gli obiettivi che ogni paese deve raggiungere nei prossimi 15 anni” a firma di Giovanni Caprara (presidente dell’Unione dei giornalisti scientifici italiani) si giustifica la perniciosità del global warming citando il fatto che dal 1995 a oggi vi sono stati 525mila morti per eventi catastrofici e dunque

525mila / 20 = 26mila morti l’anno

Questa notizia, all’apparenza di grande impatto emotivo è a mio avviso scorretta per due ordini di motivi:

  1. Non viene posto in evidenza che il trend dei morti per eventi estremi è in costante calo negli ultimi 15 anni
  2. Non viene posto in evidenza che le temperature globali più miti stanno provocando una sensibile diminuzione delle mortalità da freddo, la quale a livello mondiale supera di gran lunga quella da caldo.

IL TREND CALANTE DELLA MORTALITÀ DA EVENTI CATASTROFICI

Circa questo peculiare trend segnalo che la Federazione Internazionale delle Croci Rosse e Mezzalune Rosse (http://www.ifrc.org) ha pubblicato l’edizione 2015 del proprio “World disasters report”, che riporta dati su disastri naturali e tecnologici per il decennio 2005-2014. Dal report risulta che il 2014:

  • con un totale di 518 disastri naturali contro una media decennale di 631 è stato l’anno con il numero minimo di disastri di tutta la serie considerata
  • il numero dei morti è quello minimo di tutta la serie considerata: 13847 l’anno contro una media di 83934.

Il natural disaster database (http://www.emdat.be/) mostra dati analoghi con numero di disastri naturali in rapido calo dopo un picco toccato nel 2000 ed il numero di morti che, seppur con grande variabilità da un anno all’altro, presenta un trend generale improntato al calo.

Già questo dovrebbe dunque farci rizzare le orecchie e spingerci a domandarci come questo minimo di disastri e di mortalità conseguente si concili con il “mantra” del clima impazzito.

QUANTO PESA LA MORTALITÀ DA FREDDO NEL DETERMINARE LA MORTALITÀ DA TEMPERATURE ESTREME

Circa la mortalità da freddo segnalo che Gasparrini et al. (2015) in un articolo pubblicato sull’autorevole rivista Lancet, hanno raccolto dati di mortalità per 384 località a livello mondiale e per il periodo dal 1985 al 2012. Analizzando le cause degli oltre 74 milioni di decessi indagati, gli autori hanno evidenziato che l’8% circa (5,7 milioni) è dovuto a temperature estreme. Di questi ben 5,4 milioni (il 95%) sono causati da basse temperature mentre solo 312mila (il 5%) sono causati da alte temperature.

Proviamo ad estendere a livello globale la valutazione effettuata da Gasparrini et al. (2015) ipotizzando un tasso di mortalità dello 0.9 per cento (9 abitanti morti ogni anno ogni mille abitanti). Su 7 miliardi di essere umani che popolano il pianeta si registra un totale di morti annue di 63 milioni di individui e dunque:

  • ogni anno muoiono di freddo e malattie conseguenti 63×7.29%=4.6 milioni di individui
  • ogni anno muoiono di caldo e malattie conseguenti 63 x 0.42% = 265mila individui

CONCLUSIONI

I dati sopra evidenziati consentono da un lato di dedurre con immediatezza alcuni interessanti conseguenze positive derivanti dall’incremento delle temperature globali registrato negli ultimi 150 anni (+0.85°C) e stigmatizza a cosa possa giungere l’uso demagogico dei dati statistici operato dalla stampa di regime. Si tratta della stessa stampa che non la finisce mai di ricordarci i 15mila morti per caldo in Francia dell’estate 2003 (un esempio è qui) senza mai ricordare che la mortalità invernale è stata molto, molto più rilevante.

Bibliografia

  • Croci Rosse e Mezzalune Rosse , 2015. World disaster report, consultabile all’indirizzo http://ifrc-media.org/interactive/wp-content/uploads/2015/09/1293600-World-Disasters-Report-2015_en.pdf.
  • Emdat, 2015. Natural disaster database consultabile all’indirizzo http://www.emdat.be/
  • Gasparrini A. et al., 2015. Mortality risk attributable to high and low ambient temperature: a multicountry observational study, The lancet, vol. 386, July 25, 2015.
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Published inAmbienteAttualitàCOP21 - Parigi

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