Questo ci dicono da Parigi: siamo in dirittura d’arrivo, il grosso è fatto.
E’ vero? Credo proprio di no. E per dimostrarlo, qualche citazione di sponda ambientalista.
La direttrice esecutiva di Oxfam, Helen Szoke ha detto: “La bozza è una grande vittoria per lo sviluppo dei paesi vulnerabili in quanto consente di fissare, per il periodo successivo al 2020, obiettivi quantificati di finanziamento sia per la mitigazione dei cambiamenti climatici, sia per l’adattamento. Si tratta di uno sviluppo molto incoraggiante e chiediamo con forza ai negoziatori di mantenere questa clausola nell’accordo finale. Purtroppo non è stata individuata nessuna azienda destinataria degli aiuti che aiuti le persone più vulnerabili ad adattarsi ai cambiamenti climatici”
“La scomparsa di ogni riferimento ai diritti umani dall’articolo 2 è estremamente deludente e segue la perdita precedente di ogni riferimento alla parità di genere verso la transizione ad un’economia pulita. Fortunatamente, la spinta a “spostare i miliardi” dai combustibili fossili verso le fonti energetiche più pulite rimane nel testo.”
“Alcuni disastri legati al cambiamento climatico non possono essere adattati. Questo progetto ha due approcci molto diversi per affrontare perdite e danni, che riflettono le profonde differenze tra le varie posizioni emerse durante i difficili negoziati che si sono verificati negli ultimi giorni, ma non è ancora emersa nessuna soluzione chiara”.
“In ultima analisi, il cambiamento climatico deve essere frenato, e un test dell’efficacia dell’accordo di Parigi sarà costituito dall’aumento o dalla riduzione degli impegni rispetto al taglio delle emissioni promesso dai singoli Paesi. La bozza di accordo dimostra che i negoziatori hanno optato per la scelta più debole.”
“Siamo preoccupati per il fatto che il termine per raggiungere la “neutralità delle emissioni” è stato fissato ad una data indeterminata nel lontano futuro. Questo obiettivo nebbioso potrebbe avere drammatiche conseguenze sull’uso del suolo nei paesi in via di sviluppo con conseguente migrazione di grandi masse. In questa ipotesi sarebbero necessarie enormi quantità di terreno per assorbire il carbonio dall’atmosfera per compensare le continue emissioni di combustibili fossili altrove. ”
Vediamo ora di capire perché il direttore di Oxfam è così poco entusiasta dell’accordo. L’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C è saltato sostituito da un molto più elastico: “contenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali e proseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura a 1.5°C, riconoscendo che questo ridurrebbe in modo significativo i rischi e gli impatti del cambiamento climatico”. Ben al di sotto di 2°C non significa 1,5°C, può significare anche 1,9°C. Considerando che con gli impegni assunti dai Paesi partecipanti alla COP si riesce a malapena a contenere il riscaldamento entro i 2,7°C, ne deduciamo che i negoziatori hanno sprecato inchiostro e carta: senza vincoli il limite non serve a nulla.
Altro aspetto che suscita critiche da parte degli ambientalisti è la scomparsa della differenza tra Paesi storicamente responsabili delle emissioni e tutti gli altri che sopravvive dal 1992: essa rappresenta un ostacolo formidabile al trasferimento di risorse finanziarie e tecnologiche dal nord al sud del mondo, secondo gli attivisti e deve essere evitata come la peste.
I due punti più spinosi riguardano, infine il problema del “danno e delle perdite” ed il trasferimento di risorse che sono strettamente legati l’uno all’altro. Entrambi i problemi sono ben lungi dall’essere stati risolti.
In questa ottica c’è poco da stare allegri, dal punto di vista degli ambientalisti. La cosa diventa ancora più funerea se si considera che i mezzi di trasporto (navi ed aerei) non dovranno essere assoggettati a drastici tagli delle emissioni.
Nel frattempo la nuova bozza è leggermente cresciuta (qualche paginetta), ma il numero di parentesi ed opzioni si è molto ridotto: parentesi ed opzioni sono collocate, però, proprio in corrispondenza dei punti più spinosi.
Si spera di poter concludere per domani sera, ma nelle precedenti occasioni le trattative si prolungarono di ben due giorni oltre la scadenza. Considerato che molto lavoro resta ancora da fare, come ha detto L Fabius, ci sono buone speranze che domenica parleremo ancora di COP21 come di qualcosa ancora in atto.
Scusate, a parte chi lo deve fare per convenienza ed a parte chi non ha le conoscenze, ma c’è veramente qualcuno che crede che sia possibile per l’uomo regolare la temperatura del pianeta Terra? Ma se non siamo neanche capaci di regolare la temperatura del nostro frigorifero…
Caro Donato, cogliendo l’occasione per ringraziarti ancora per il tuo preziosissimo lavoro nel tenerci informati sullo sviluppo dei lavori alla COP21, io credo che oramai un accordo che si possa definire tale, ci sarà, naturalmente in zona Cesarini. Mi sembra di avere colto negli attori principali, una convinzione e una determinazione tali, che non potranno andarsene senza un nulla di fatto. Mi aspetto veramente qualcosa di buono e soprattutto di concreto e globale. Poi naturalmente come si sa, tra il dire e il fare ci sarà sempre di mezzo il mare.
Ciao, Fabio