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El Niño verso il picco, ma sotto la superficie è già iniziata la sua fine

Puntuale come il ben più noto evento atteso tra meno di tre settimane, a breve arriverà anche il picco di questo El Niño. L’ultima poderosa kelvin wave – un’autentica valanga di acqua calda scivolata lungo l’equatore da ovest verso est sull’Oceano Pacifico, ha raggiunto la sua meta. Dietro, un’altra onda, stavolta fredda, stavolta nella forma di upwelling, che potrebbe segnare le sorti di questo importante evento di ENSO positivo e, forse, aprire la strada ad una discesa verso il territorio negativo dell’anomalia delle temperature di superficie nell’area pacifica equatoriale.

Kelvin Wave

Questa immagine viene dall’outlook settimanale della NOAA, dove sono descritti con accuratezza tutti i parametri con cui si definisce l’ENSO e le loro dinamiche di breve periodo, più una interessante sezione dedicata alla serie storica dell’ENSO.

In effetti, l’anomalia positiva delle temperature di superficie dell’Oceano Pacifico generata da questo El Niño è molto significativa, ancora seconda a quella del 1997-1998, ma veramente di poco. L’indice ONI è attualmente sul valore 2.0, contro un massimo di 2,3 raggiunto nella fase di picco dell’evento 1997-1998, però questo El Niño il picco potrebbe non averlo ancora raggiunto. Il trend negativo delle temperature di superficie appena accennato cui si sta assistendo potrebbe non essere quello dell’inizio della fase di declino, che comunque arriverà a breve, presumibilmente entro la fine del mese, come mostra praticamente la quasi totalità dei modelli di previsione impiegati nel prodotto multi-model dell’IRI/CPC.

ENSO_FCST_1

E dopo ancora?

Beh, dopo si entra per lo più nella fantascienza, per molte ragioni. Innanzitutto perché dopo un evento di El Niño non è detto che ne arrivi uno di segno opposto, ovvero, La Niña, con intensificazione degli Alisei e anomalia negativa delle acque di superficie. Anzi, i due ‘fratelli’ sono sovente separati da fasi di neutralità più o meno lunghe. Questo sembrerebbe scontato perché per cambiare di segno si deve comunque attraversare la fase neutra, ma se quest’ultima si protrae oltre il periodo in cui si inizia solitamente a manifestare la tendenza e il consolidamento del trend, la primavera, le deboli oscillazioni intorno allo zero finiscono per occupare cicli annuali interi. Poi perché la primavera costituisce un autentico spauracchio per i modelli di previsione sull’ENSO, Come abbiamo già raccontato molte volte, la ‘spring barrier‘ è davvero difficile da superare in termini prognostici.

Tuttavia, ci si prova. E quindi ecco che i modelli statistici, che appunto in alcune fasi dell’oscillazione e in alcune fasi dei cicli sono ancora meglio di quelli dinamici, cominciano a mostrare un aumento delle probabilità che si passi a La Niña entro l’estate, portandole al pari con quelle che possa esserci un altro ciclo di El Niño. Su tutte e due però, come spiegato poche righe più su, spicca nettamente la percentuale di probabilità che si vada verso un periodo di neutralità. Tutto come da figura qui sotto.

ENSO_FCST

Interessante anche notare che dal punto di vista climatologico, El Niño e la Niña hanno curve di probabilità di occorrenza praticamente identiche, a dimostrazione del fatto che il passato si tiene ancora molto stretti i suoi segreti circa come, quando e perché si possa avviare una delle due fasi. Che comunque non sono una l’opposto dell’altra, perché la Niña è un’accentuazione delle condizioni di neutralità, mentre El Niño è un totale stravolgimento delle dinamiche di pressione atmosferica, ventilazione, correnti marine e, quindi, anche temperature. Il tutto però necessario al mantenimento dei ritmi che da millenni regolano questi meccanismi così complessi.

Infine le temperature superficiali globali. Questo evento, come tutte le fasi di ENSO positivo, sta liberando enormi quantità di calore dal mare verso l’atmosfera. E’ inevitabile, semplicemente perché in pratica si tratta di una diffusione su tutta la superficie del Pacifico equatoriale dell’acqua calda che occupa normalmente l’area del Continente Marittimo, quella che si definisce Pacific Warm Pool. Quindi, se letteralmente spalmata su una superficie più ampia, l’acqua evapora trasferendo energia all’atmosfera. I numeri in gioco sono enormi, e il segno di El Niño si legge chiaramente nelle serie storiche delle temperature globali. L’anno più caldo dell’era delle misurazioni più affidabili, è stato infatti il 1998, al termine di un evento di El Niño molto intenso. Così sarà anche per quest’anno e, in relazione a quello che succederà dopo e di cui abbiamo appena discusso, forse anche l’anno prossimo. Questo magari servirà a far la ‘tara’ ai proclami di ripresa della tendenza all’aumento delle temperature superficiali globali.

Comunque, staremo a vedere, e sarà di sicuro interessante e…come sempre, molto imprevedibile 😉

 

 

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Published inAttualitàClimatologia

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