Durante uno dei periodici aggiornamenti dei dataset che mantengo nel mio computer mi sono trovato, abbastanza casualmente, a confrontare l’indice geomagnetico AA (viene indicato sia in maiuscolo che in minuscolo. Qui uso le maiuscole per migliore visibilità), uno dei possibili proxy dell’attività solare insieme al numero delle macchie, i raggi cosmici, il 10Be, e l’ACE(Accumulated Cyclone Energy) che misura l’energia complessiva, associata ai cicloni tropicali, in un dato intervallo di tempo (qui mese e anno).
Il confronto diretto tra i due dataset è mostrato in fig.1a (pdf) dove AA e ACE appaiono come due grandezze essenzialmente scorrelate (in fig 1b la correlazione a lag=0 vale zero).
Avevo fatto questo confronto altre volte e avevo sempre accantonato i dati proprio a causa della mancanza di correlazione: questa volta, però, ho calcolato anche la funzione di cross-correlazione (CCF) cioè la correlazione tra le due serie quando una delle due si sposta orizzontalmente (in questo caso sull’asse dei tempi) rispetto all’altra. La CCF è nel quadro b) di fig.1 e mostra un massimo quando ACE è spostata (ha un ritardo o lag) rispetto ad AA di 82 mesi (6.833 anni). Per verificare, si può si può spostare indietro di 82 mesi ACE per annullare il ritardo, oppure, come ho preferito fare per motivi estetici, spostare in avanti AA dello stesso intervallo.
Il risultato dello spostamento è mostrato in fig.2 (pdf). In entrambe le serie si vedono massimi secondari (quasi sempre coincidenti) che distano circa 10 anni.
Questo fatto si evidenzia meglio nello spettro MEM di AA (medie mensili e annuali) di fig.3 (pdf) con il doppio massimo tra 10 e 12 anni.
La fig.2 ci dice che l’atmosfera, o almeno quella parte connessa con il trasporto di calore dai tropici ai poli e con l’accelerazione di Coriolis, segue le variazioni dell’indice geomagnetico AA con un ritardo di 82 mesi (6.83 anni).
Si conoscono molte relazioni di AA con vari parametri climatici: per una veloce carrellata su queste relazioni si possono vedere alcune diapositive del prof. Mazzarella (pdf).
La fig.2 mette in evidenza più i dati filtrati che quelli osservati: una (doppia) verifica sui risultati di fig.2 si può fare con i valori osservati e la loro ccf, sia mensili in fig.4 (pdf) che annuali in fig.5 (pdf), dopo aver spostato AA in avanti di 82 mesi.
Entrambe le figure mostrano che ora il massimo del coefficiente di correlazione si ha per lag=0, come deve essere e, nei quadri a), che l’annullamento del lag ha portato a una netta concordanza delle due serie anche nell’aspetto generale oltre che nei singoli massimi e minimi.
Per concludere, alcune parole su ACE, sul suo spettro e sul confronto di questo con lo spettro di AA. In fig.6a (pdf) le medie annuali di ACE, i valori smussati su 11 anni e la retta dei minimi quadrati. Quest’ultima definisce un tasso di crescita positivo:
il numero dei cicloni è praticamente costante sul lungo periodo (come a CM sappiamo bene) ma l’energia ad essi associata cresce linearmente nel tempo.
Ma, prima di prendercela con la CO2 o, a scelta, con i SUV, una semplice occhiata alla fig.5a ci dice che il tasso di crescita di AA è molto simile a quello di ACE. Forse le pendenze si possono considerare uguali, visto che il fit di AA, dopo la solita scalatura (inversa questa volta) con 0.24, fornisce un tasso di crescita di (0.263±0.046) unità di ACE. Il fit è mostrato in fig.7 (pdf).
Il valore della pendenza di ACE, con lo stesso numero di cifre, è (0.256±0.086): valori tanto simili devono rendere sospettosi e fanno pensare ad un energico lavoro del caso. Ciò non toglie, però, che anche visualmente la somiglianza delle pendenze (fig.5a) sia del tutto evidente.
Le similitudini osservate finora non devono far pensare (e credo che nessuno lo pensi realmente) che la generazione dei cicloni sia un processo appiattito sul Sole e sulla sua attività. L’atmosfera riceve l’energia solare e la usa per gli scopi che le sono permessi dall’interazione con l’ambiente circostante, se necessario modificando, anche profondamente, la struttura dell’energia che riceve.
Come esempio si può confrontare lo spettro di AA con quello di ACE, in fig.8 (pdf), per verificare come dell’originaria struttura “solare” dell’indice geomagnetico sia rimasto relativamente poco nella struttura energetica di ACE: solo i massimi di periodo 23 e 37-38 anni, mentre quasi tutti gli altri picchi si trovano in opposizione di fase nei due spettri.
Una considerazione un po’ naïf che probabilmente andrebbe circostanziata meglio: all’inizio del 2013, per rispondere a una domanda di Donato Barone, ho scritto due post, qui e qui, su un massimo spettrale di periodo 2.87 anni. Allora avevo notato che il massimo in questione sembrava essere presente, nella maggioranza dei casi, in dati non legati (o più indirettamente legati) al Sole: temperature globali (NOAA, HADCRUT), MEI (Multivariate Enso Index), ERSST (SST di NOAA), PDO, HADSST, e non presente in dati solari: macchie (SSN), raggi cosmici, nuvolosità, AA, TSI.
La fig.8 sembra confermare questa impostazione e la perdita di caratteristiche solari da parte di ACE rispetto ad AA. Infatti nella fig.3 (più leggibile) questo massimo non c’è, mentre lo si vede in fig.8 e con una potenza relativamente alta.
Tutti i grafici e i dati, iniziali e derivati, relativi a questo post si trovano nel sito di supporto qui |
[…] un post sul confronto tra l’indice geomagnetico AA e l’energia dei cicloni ACE (qui) e lo stesso doppio massimo era presente nello spettro di AA. Il confronto tra i due è in fig.1 […]
Caro Franco, ancora un ottimo post che riesco a leggere solo ora a causa degli impegni che mi sono assunto e i cui effetti puoi vedere qui su CM.
Molto interessante il legame che sei riuscito ad individuare tra AA e ACE e lo sfasamento tra le varie fasi dei due fenomeni: normale se si considerano le inerzie termiche delle masse idriche ed aeriformi in gioco.
Ciò che più mi ha interessato nel tuo articolo è il fatto che ad un aumento dell’indice AA corrisponde un aumento dell’indice ACE: anche con tutti i tuoi caveat non credo che la cosa possa essere solo un fatto accidentale.
Altro aspetto che non dobbiamo affatto trascurare è che il segnale solare viene trasformato e distrutto, almeno in parte, dal sistema climatico terrestre. Ciò è enormemente importante e fa capire l’importanza degli studi in atto per capire sempre più a fondo il funzionamento di questo sistema caotico non lineare complesso che macina energia generando ciò che chiamiamo sistema Terra.
Ciao, Donato.
Caro Donato, ho visto e apprezzato il tuo impegno su CM. Il diario che stai scrivendo è un’ottima cosa oltre che particolarmente necessario ad inquadrare i risultati raggiunti, nascosti dietro una cortina di frasi fatte.
Per la relazione tra AA e ACE hai ragione: all’inizio ero molto indeciso perché non riuscivo a “vedere” bene una relazione tanto diretta tra attività solare ed energia di eventi atmosferici, mi aspettavo qualcosa di più mediato e sfumato. Poi ho avuto una conferma da un ex collega che, anche lui, si è occupato di queste cose in tempi remoti e soprattutto ho avuto una
conferma da Vincenzo Capozzi e da me stesso quando abbiamo trovato una relazione (inversa) tra AA e precipitazioni di Montevergine (il post è in dirittura di arrivo), potendo confermare, tramite l’indice MCI (Mediterranean
Circulation Index), che i dati di Montevergine sono rappresentativi della circolazione mediterranea, almeno per i 6 mesi freddi dell’anno e che, quindi, la relazione non è un “caso strano”.
Ciao. Franco
Ah però Franco…una bella proiezione lineare dei dati e ci scappa la previsione per i prossimi 100 anni. Se lo sanno a Parigi ci chiamano
Si, certo, ci chiamano per una visita personalizzata alla ghigliottina o, nel caso migliore, per girare a frustate la manopola della CO2. Guido, vai avanti tu che mi viene da ridere… io poi ti seguo 🙂
[…] Autore: Franco Zavatti Data di pubblicazione: 1 Dicembre 2015 Fonte originale: http://www.climatemonitor.it/?p=39605 […]