E’ tempo di far festa. In queste ore, in una capitale francese blindata, i grandi della Terra stanno iniziando a posare per i flash e poi a discutere con la ferma intenzione di accordarsi sulla seguente agenda:
- Sconfiggere il terrorismo
- Eliminare definitivamente la fame nel mondo
- Porre fine ad ogni genere di conflitto armato
- Trasformare tutte le fabbriche di armi in fabbriche di cioccolata
- Eliminare ogni genere di disuguaglianza sociale ed economica
Vi piacerebbe eh? E invece niente, l’adunata di potenti ci sarà, ma nessuno di questi argomenti sarà oggetto di trattativa. Si parlerà di salvare il mondo dall’essere più caldo, ovvero, stando agli unici fatti sin qui attribuibili al’aumento della temperatura media globale per effetto di una accresciuta concentrazione di anidride carbonica in atmosfera, dall’essere più verde. Sarà un caso, per carità, ma mentre siamo tutti qui ad aspettare che si avverino le previsioni a tinte fosche di un clima ‘disfatto’ in ragione del riscaldamento, l’unica cosa realmente misurabile è il beneficio che le piante di tutto il mondo, si tratti di foreste o di coltivazioni, stanno traendo da una maggiore disponibilità della sostanza di cui si nutrono, appunto la CO2 e di condizioni climatiche favorevoli come quelle che, fino a un millennio fa circa, hanno permesso e facilitato lo sviluppo della nostra civiltà.
Che, evidentemente, i potenti della Terra hanno intenzione di far regredire. Oppure no? Anche questo è da vedersi. Così sarebbe se alla fine, in quel di Parigi, si arrivasse davvero ad un accordo legalmente vincolante sulla riduzione delle emissioni, perché -altra cosa molto chiara a tutti – la decarbonizzazione per come la si vorrebbe non è economicamente sostenibile. Nessuna risorsa energetica tra quelle disponibili è in grado di garantire quantità di energia pari alla domanda attuale, neanche a parlarne di quella futura, a costi paragonabili a quelli delle fonti fossili. Quindi dovremo usare meno energia e, dato che il benessere viene dalla disponibilità di grandi quantità di energia a basso costo, dovremo stare peggio. Lo facciamo per i poveri del mondo? No, perché malgrado qualche alto funzionario dell’IPCC sostenga che i summit come quello di Parigi non sono sul clima ma sulla redistribuzione del reddito globale (Oppenheimer, co-chair IPCC, nomen omen), quelli che ci rimetterebbero di più sono proprio i poveri, ai quali l’energia a basso costo oggi servirebbe per crescere e smettere di essere poveri.
Quindi l’accordo non ci sarà, non nella forma in cui avrebbe senso, ammesso e non concesso che si possa decidere attorno a un tavolo, indipendentemente da chi ci siede, che tempo farà tra 10, 50, 100 anni e oltre. Ma, nessuno vorrà venir via sconfitto nell’immagine, unica cosa che politicamente conta davvero, quindi le firme brilleranno su un documento in cui tutti si impegneranno, volontariamente, a fare quello che hanno già promesso di fare e che si sa già che non servirà a nulla.
Questa, in sintesi e con qualche aggiunta, l’idea che Matt Ridley e Benny Peiser si sono fatti appena ieri sul Wall Street Journal.
Your Complete Guide To The Paris Climate Summit
Attenzione, per leggerlo per intero c’è bisogno di una sottoscrizione, ma lo trovate quasi per intero sul sito della GWPF.
Il TG2 di un paio di sere fa è da ricordare: hanno ripescato persino “An inconvenient Truth” di Gore, senza ovviamente ricordare che fu scaricato già all’epoca dell’uscita dagli stessi scienziati AGW, perché imbarazzante.
Invece il vero colpo da maestro, che vedo è usato anche dal Corriere, è quello di affiancare COP21 con notizie relative all’inquinamento vero (gas tossici, polveri sottili, eccetera), in modo da indurre ancora più in confusione. Per esempio, servizi da Pechino dove la gente gira con la mascherina, oppure che ricordano che l’Italia ha una grande incidenza di patologie respiratorie a causa dello smog, eccetera.
Ma secondo voi, se vado in farmacia a chiedere una mascherina anti-CO2, me la vendono?
Fresca, fresca appena uscita dalla BBC :
http://daltonsminima.altervista.org/2015/11/29/ignoranza-e-inganno-bbc-vs-archimede/
Investire tanti, tanti,tanti soldi nello sviluppo della fusione nucleare, forse sarebbe più proficuo, secondo me
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-conferenza-sul-climaprova-di-governo-mondiale-14542.htm
IL CLIMATISMO: UNA NUOVA IDEOLOGIA
Mario Giaccio
21mo Secolo
“Ascoltate di cosa si tratti. I giorni sono cattivi. Non è forse
vero che, da quando siamo stati espulsi dal paradiso, tra-
scorriamo quaggiù giorni cattivi? Così i nostri antenati si
lamentarono dei loro giorni e gli avi loro si lamentarono dei loro gior-
ni. A nessun uomo son piaciuti mai i giorni della sua vita. Piuttosto, ai
posteri piacciono i giorni degli avi; e a costoro, a loro volta, piacevano
i giorni che essi non avevano esperimentato e per questo li trovavano
piacevoli. Quanto al presente invece, provoca una sensazione pun-
gente. (…) Ogni anno, quando sentiamo freddo, di solito diciamo:
Non ha mai fatto un freddo così; e se sentiamo caldo diciamo: non ha
mai fatto un caldo così”. (Sant’Agostino, Discorso 25, 3. Cfr. Opera
Omnia di Sant’Agostino, Discorsi/1 (1-50), Nuova Biblioteca Agosti-
niana, Città Nuova Editrice, Roma, 1979, pp. CXLVIII-1068.). Data-
zione attribuita al Discorso 25: 410-412 a.D.
http://www.augustinus.it/latino/discorsi/index.htm
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Presentazione
di Uberto Crescenti
* Professore Emerito di Geologia Applicata, Università G. d’Annunzio
Chieti-Pescara
La Francia è stata ufficialmente nominata paese ospitante della
ventunesima Conferenza Parigi 2015 sul Clima (COP21); que-
sta si terrà al Bourget dal 30 novembre all’11 dicembre 2015.
In quanto paese che presiede la COP, dovrà facilitare il dialogo
tra tutte le parti partecipanti al negoziato, al fine di stabilire un clima
di fiducia reciproca, di far convergere i diversi punti di vista e di per-
mettere l’adozione di un accordo all’unanimità.
In primo luogo si cercherà un accordo ambizioso e vincolante per
la sfida del cambiamento climatico, che si applicherebbe a tutti i pae-
si. Infatti è dato per scontato che è in atto un cambiamento climatico
dovuto per la massima parte alle attività umane e che per evitare peri-
colose interferenze delle attività umane sul clima, un aumento accet-
tabile della temperatura media superficiale del pianeta non deve su-
perare i due gradi rispetto ai livelli preindustriali. Prima si interviene,
minori saranno i costi. Il 2015 rappresenta il termine ultimo per rag-
giungere un nuovo accordo globale legalmente vincolante che possa
subentrare alla piattaforma di Kyoto dal 2020.
Una componente fondamentale sarà anche il finanziamento della
lotta al cambiamento climatico; una tappa è stata raggiunta con la pri-
ma capitalizzazione del Fondo verde con una somma di 9,3 miliardi
dollari, di cui quasi un miliardo proveniente dalla Francia.
Nel programma si ritrovano le tradizionali indicazioni: la messa a
punto di un accordo internazionale entro il 2015, dotato di una effi-
cacia giuridica costrittiva, che contenga impegni e obiettivi per le par-
ti a partire dal 2020; ciò in accordo con la limitazione progressiva del-
le sovranità nazionali per aprire la strada al governo mondiale.
Si ritrova l’urgenza degli accordi e dei provvedimenti da prendere.
Si dice che un aumento accettabile della temperatura media su-
perficiale del pianeta non deve superare i due gradi rispetto ai livelli
preindustriali. Se si fa un confronto con il Periodo Caldo Medioevale,
in cui le temperature erano di circa 2-3 gradi superiori a quelle attua-
li, si propone, in pratica, che il riscaldamento debba essere limitato
tanto che la temperatura risulti inferiore a quella già verificatasi nel
Medioevo (e in molte epoche precedenti) quando non sono avvenute
tutte le catastrofi che puntualmente ci vengono preannunciate.
Storicamente si può dire che nel 1980, l’IPCC (Intergovernmental
Panel On Climate Change), gestito da un piccolo gruppo di sosteni-
tori del riscaldamento globale, forzando alcuni elementi di prova, ha
fatto credere che l’umanità deve affrontare una catastrofe dovuta ad
un riscaldamento globale causato dalle emissioni antropiche di ani-
dride carbonica. Tutto questo promette di essere il più costoso errore
scientifico della storia. È stato inoltre propagandato il mito che la te-
oria del riscaldamento globale sia supportata dal consenso quasi una-
nime dei climatologi.
Ma le variazioni climatiche, insieme alle conoscenze che si hanno
sulla storia del clima, mostrano che i fattori fisici che influenzano il
clima sono molteplici e complessi. Quelli di origine naturale sono co-
nosciuti e legati a cause astronomiche come per esempio l’attività del
Sole con la variazione delle macchie solari, le irregolarità dell’orbita
terrestre che producono effetti ciclici e ripetitivi nel corso di migliaia
di anni o di decine o di centinaia di migliaia di anni, ed inoltre al fat-
to stesso che la Terra gira su se stessa ed ha un mare, un’atmosfera ed
una copertura nuvolosa e quindi il clima deve necessariamente varia-
re. Tutti aspetti noti qualitativamente ma difficili da correlare quanti-
tativamente.
Le cause di origine antropica vengono ricondotte quasi esclusiva-
mente alle emissioni di anidride carbonica conseguente l’utilizzo dei
combustibili fossili, ma questa rappresenta soltanto il 5% dell’ani-
dride carbonica presente in atmosfera (ed è una frazione irrilevante
in rapporto a quella sciolta negli oceani ed a quella presente nei sedi-
menti sotto forma di carbonati o di bicarbonati).
L’enorme quantità di fattori rende difficile qualunque proiezione
futura. Di fronte a questi fatti e ad osservazioni e misure non sempre
affidabili ed omogenee vengono proposti scenari e proiezioni, che
non sono previsioni, sulla base di modelli e di simulazioni al compu-
ter. Ma è noto che ogni modello ha caratteristiche proprie che dipen-
dono dai parametri che vengono usati nel modello e dal peso relativo
che a ciascuno di essi viene dato. Se un modello viene proposto, ad
esempio, in una discussione scientifica, in contrapposizione ad altri
in una “gara” di “bravura” dei modelli, è una cosa encomiabile, ma se
da un modello deterministico si vogliono far scaturire politiche mon-
diali che vogliono condizionare pesantemente la vita dell’umanità, al-
lora si scantona in un processo politico, o in scelte politiche, che non
dovrebbero essere ammantate da una pretesa di scientificità.
Oltre all’ipocrisia della veste scientifica, la politica che è scaturita
dal protocollo di Kyoto ha prodotto dei riflessi economici notevolis-
simi, sia incidendo fortemente sulle produzioni industriali, sia dando
vita a degli strumenti finanziari che si sono aggiunti alla miriade di
strumenti finanziari già presenti sullo scenario mondiale, dando adito
a speculazioni e a truffe. Vi sono stati dei vantaggi economici notevoli
anche per tutti i soggetti che hanno partecipato ai mercati che, diret-
tamente o indirettamente, ruotano intorno alle emissioni di anidride
carbonica: banche, compra-vendita di titoli di credito di carbonio,
produzioni cosiddette sostenibili, energie rinnovabili, ecc..
Richard Lindzen, che è considerato attualmente il maggior fisico
dell’atmosfera ed è stato proclamato “climate scientist” nel 2007 ha
dichiarato: “Le generazioni future si chiederanno, con perplesso stu-
pore, come mai il mondo sviluppato degli inizi del XXI secolo è ca-
duto in un panico isterico a causa di un aumento della temperatura
media globale di pochi decimi di grado. Si chiederanno come, sulla
base di grossolane esagerazioni di proiezioni altamente incerte di mo-
delli matematici, combinate con improbabili catene di interferenze,
è stata presa in considerazione la possibilità di ritornare all’era pre-
industriale”.
Il libro di Mario Giaccio, oltre a documentare la non validità delle
tesi dei catastrofisti, ha il pregio di approfondire con assoluto rigore
scientifico (non politico) il mercato delle quote di anidride carbonica,
la carbon tax in particolare, documentando gli affari che si nascondo-12
Il climatismo: una nuova ideologia
no dietro le scelte derivate dal Protocollo di Kyoto. Sono in merito di
assoluta importanza i capitoli 4 e 5.
L’autore approfondisce inoltre le analogie, davvero impressio-
nanti, dell’ideologia che fu del “Club di Roma” del 1972 con quella
dell’odierno IPCC. Quello che si può dire dell’uno è facilmente tra-
sferibile all’altro. L’aspetto generalissimo è che vi sono, in ambedue i
casi, dei modelli matematici finalizzati a mettere a punto una visione
catastrofica del futuro, ma nello stesso tempo capaci di proporre le
modifiche che dovrebbero permettere all’umanità di sfuggire ai peri-
coli che la minacciano.
Racchiudere in un solo parametro (l’anidride carbonica emes-
sa dalle attività umane) tutte le possibilità di condanna o di salvezza
dell’umanità, sembra un antropocentrismo spropositato, sembra che
tutta la Terra sia un organismo stazionario e soltanto l’uomo sia in
grado di far variare questo stato idilliaco del pianeta.
Guardando obbiettivamente alla politica di Kyoto si ha l’impres-
sione che essa non sia stata proposta per ridurre le immissioni di ani-
dride carbonica, ma che sia una facciata di comodo dietro cui si na-
sconda il conseguimento di qualche altra finalità.
Con il pretesto della “sostenibilità”, ogni aspetto della nostra vita
sarà regolato e controllato da esponenti della finanza e tecnocrati. Il
protocollo di Kyoto propone la creazione di mostri burocratici nazio-
nali e sovranazionali, che dovrebbero razionare le emissioni e di con-
seguenza l’attività economica mondiale, con restrizioni obbligatorie
e sanzioni, in modo tale che il destino dei paesi, delle industrie, delle
aziende e, infine, delle persone di tutto il mondo, dipenderà da loro.
Probabilmente il climatismo è uno strumento per effettuare prove
generali per un governo globale, ovviamente monocratico e non sussi-
diario.