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Per parlare di clima non sarebbe male conoscere la climatologia

Questo post è uscito in origine sul sito dell’autore il 7 novembre scorso.

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Ho appena ascoltato le previsioni del tempo (oggi sul Tg di Sky, intorno alle 9:20) e, per l’ennesima volta, ho visto ripetere certi errori che in questo tipo di sede non mi paiono giustificabili; vediamo sinteticamente:

  1. Parlando dell’attuale situazione anticiclonica sull’Italia, la presentatrice ha detto (approssimativamente): «oggi avremo un CLIMA mite su tutte le nostre regioni». Anche in un’epoca di mania in merito ai cambiamenti climatici, non si possono confondere i termini di “tempo” e di “clima”; il prima muta continuamente, il secondo è una caratteristica dei luoghi e le sue variazioni si apprezzano solo con analisi statistiche rispetto a periodi di vari decenni. È evidente perciò che è corretto dire: «oggi avremo un TEMPO mite su tutte le nostre regioni».
  2. Considerando che le massime sull’Italia sono superiori alla norma in questi giorni autunnali, si è parlato di «temperature PRIMAVERILI»; un modo di dire popolare, ma del tutto erroneo, visto che non ha alcun legame con la realtà scientifica. Nei climi ad influenza marittima – come nel caso dell’Italia – l’autunno è più caldo della primavera. Infatti se confrontiamo i due mesi centrali delle stagioni in oggetto, vediamo che ottobre ha temperature nettamente più elevate di aprile in tutte le nostre aree geografiche. Anche mettendo a raffronto novembre con marzo, si osserva che solo al Nord il primo è leggermente più freddo, mentre nel Centro e nel Sud risulta decisamente più caldo.

Senza dubbio la climatologia è una disciplina attualmente molto di moda, ma non sarebbe male che, per parlarne un po’ seriamente, certe nozioni base fossero conosciute da quanti se ne vogliono occupare.

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Published inAttualitàClimatologia

7 Comments

  1. Donato

    E’, ormai, una tortura ascoltare le previsioni del tempo su molti canali televisivi: allocuzioni del tipo “clima mite e soleggiato”, “clima piovoso” et similia si sprecano ovunque.
    In alcuni casi il meteo (come si autodefinisce qualche bollettino meteorologico 😉 ) si riduce a poche parole (poche nel senso letterale del termine, non in quello figurato, cioè stringato) di commento di immagini stilizzate di sole e nuvole sulla mappa della Penisola e, per la restante parte del tempo, ad uno stucchevole ed inutile messaggio promozionale (di località turistiche montane in inverno e marine in estate).
    Le previsioni del tempo o, per usare un linguaggio desueto, i bollettini meteorologici sono affidati, nella stragrande maggioranza dei casi a incompetenti non solo in campo climatologico, ma anche giornalistico.
    Fanno eccezione i bollettini RAI quando curati da ufficiali dell’AM, quando, invece, il commento avviene a cura di personale RAI gli effetti non sono molto diversi da quelli delle altre reti televisive.
    Ciao, Donato.

    • In realtà se Parigi non finisce ancora oggi regolarmente sott’acqua è perché, proprio dopo l’alluvione riprodotta dalla cartolina d’epoca e la successiva del 1921, le ennesime di una serie, furono intraprese opportune opere idrauliche di regimentazione della Senna e dei suoi principali affluenti, tra cui la Marna. Opere finite solo qualche decennio fa, con la creazione di grandi laghi artificiali. Che sono diventati anche fonte di profitto, per le vacanze estive e per via del fatto che d’inverno sono strapieni di uccelli migratori, tra cui decine di migliaia di gru, che fungono a loro volta da attrazione turistica. È anche stato istituito un famoso concorso fotografico naturalistico la cui premiazione si svolge annualmente proprio da quelle parti.

      In Italia poco o niente di tutto ciò è mai stato possibile per il Po e per una serie di altri fiumi minori.

      https://fr.wikipedia.org/wiki/Lac_du_Der-Chantecoq#Histoire

  2. Filippo Turturici

    Aggiungerei che maggio è più fresco di settembre, e che addirittura localmente giugno è leggermente più fresco di settembre (es. Genova) o marzo alla pari con dicembre (es. Palermo). L’autunno è letteralmente mitizzato come stagione fredda e piovosa, ma le medie climatiche storiche non giustificano assolutamente ciò: sono più normali lunghi e miti periodi anticiclonici, che settimane di piogge ininterrotte e freddo precoce. Spesso ci si ricordano le alluvioni, o le gelate di ottobre, o le nevicate in pianura di novembre (parlo del Nord), dimenticando l’autunno “normale” che magari è mediamente un po’ meno piovoso della primavera, e perfino dell’estate lungo l’arco alpino e prealpino e sulle pianure pedemontane (i frequenti temporali estivi hanno sicuramente un ruolo).
    Tornando invece al tempo attuale, la prima decade di novembre nel Nord-Est si è chiusa sostanzialmente nella norma in pianura: massime molto alte, ma minime basse che hanno riequilibrato la media giornaliera. Decade invece eccezionale per il caldo in montagna. Molto significativa la situazione di questi ultimi 2 giorni: nebbia persistente nella pianura medio-bassa, con temperature vicine alla norma; sole in pedemontana con inversioni notturne, e temperature indietro di un mese (inizio-metà ottobre); caldo anomalo in montagna con temperature praticamente estive.

  3. Luigi Mariani

    Caro Sergio,
    come climatologo confesso ci terrei ad essere chiamato (a seminari, master, ecc.) a parlare di clima, iniziando da ciò che lo determina e giù giù fino a descrivere le caratteristiche di un sito o territorio (perché il fine ultimo della climatologia, come ci ha insegnato il fondatore Aelxander von Humboldt, è quello di suddividere il territorio in areali omogenei per i più svariati fini).
    Da questo punto di vista ricordo il testo di climatologia di Mario Pinna come uno dei miei riferimenti più cari, da cui ancor oggi, pur con gli ovvi rimaneggiamenti del caso, si potrebbe partire per imbastire un corso universitario di climatologia.
    Gli è invece che sono ormai anni che mi chiamano solo per parlare non tanto di clima quanto di cambiamento climatico, il che la dice tutta circa la deriva ansiogena assunta dalla nostra materia. Come fai infatti a parlare di cambiamento climatico se non definisci in modo stringente cos’è il clima? E qui debbo dire che i miei allievi in “cambio-climatologia” il più delle volte non sanno cos’è la climatologia perché nessuno si è peritato di insegnargliela in modo serio nei corsi di laurea da cui provengono.
    Ciao.
    Luigi

  4. Sulla confusione continua tra “clima” e “meteo” posso confermare pure dalla mia prospettiva di ascoltatore/lettore. Anche sui giornali, quando si legge la cronaca di qualche alluvione, si possono leggere frasi come “clima cambiato improvvisamente in pochi giorni”.

  5. Fabio Vomiero

    Che dire. Certo sig.Pinna, ha perfettamente ragione, ha messo il classico dito sulla piaga. Secondo me si potrebbe scrivere un intero libro sulle imprecisioni, distorsioni concettuali, pseudoinformazioni non pertinenti, considerazioni fuorvianti che caratterizzano generalmente il mondo dei media, ogniqualvolta si voglia trattare un tema di natura scientifica. Purtroppo è così, ad oggi, risulta ancora essere particolarmente facile cavalcare l’onda dell’incompetenza e dell’analfabetismo scientifico che contraddistinguono, paradossalmente, la nostra società, non c’è niente da fare. L’unica cosa che mi sentirei di dire è che, a mio avviso, tale andazzo non riguarda solo il dibattito o gli argomenti sul clima, ma anche il più ampio contesto della scienza in generale. Si pensi soltanto ai tanti stereotipi anacronistici o luoghi comuni, spesso e volentieri palesemente errati, che caratterizzano ancora il pensiero comune riguardo a temi centrali come questione energetica, salute, prevenzione, nutrizione, medicina (vedi il paradosso dell’omeopatia o qualsiasi medicina alternativa priva di fondamento). Responsabilità? A mio avviso vanno ripartite in egual misura tra istituzioni, divulgazione, media e non ultimi, i cittadini stessi, che, mi pare, spesso e volentieri continuano a dormire sonni tranquilli in merito, avendo altro a cui pensare, evidentemente, e questo non va bene.
    Saluto cordialmente

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