La missione satellitare Orbiting Carbon Observatory 2, lanciata nel 2014, ha cominciato a produrre dati o, piuttosto, quanto sin qui acquisito inizia ad essere rilasciato. Si tratta di un’animazione disponibile a questo link (ma non so perché non condivisibile), i cui contenuti sono piuttosto interessanti.
Sullo sfondo, il respiro del pianeta, ovvero le variazioni della concentrazione di CO2 all’alternarsi delle stagioni tra i due emisferi, con la sorprendente rapidità con cui la crescita della biosfera nella primavera boreale tira via la CO2 dall’atmosfera e con la grande quantità di anidride carbonica di origine naturale emessa dai tropici prima della stagione della crescita, probabilmente attribuibile alla disintegrazione del ciclo stagionale precedente. In risalto però, anche delle aree ad elevata produzione di anidride carbonica antropica, così come una situazione generale della porzione di atmosfera sovrastante USA e Europa tutto sommato meno tragica di quel che si sarebbe potuto pensare.
Per chi volesse approfondire, in attesa che le serie storiche si popolino e le informazioni consolidate, le specifiche della missione e del metodo di rilevamento sono in questo documento della NASA.
Caro Guido, grazie anzitutto per l’interessante segnalazione. Purtroppo le immagini sono tutt’altro che complete (probabilmente sono destinate a migliorare nei prossimi anni) e ad esempio noto che l’emisfero nord in inverno non è coperto da dati.
In ogni caso colpisce molto la riduzione estiva dei livelli di CO2 nel nostro emisfero per effetto della vegetazione. In tal senso ricordo che, come emerge dal lavoro di Zeng et al (2014) la frazione di CO2 intercettata dai vegetali coltivati arriva anche al 60% del totale nelle zone a più elevata intensità agricola (Europa, India, Est degli Usa, Cina orientale). Ciò dovrebbe spingerci ad utilizzare sempre più in futuro i vegetali coltivati come strumento per moderare la crescita dei livelli di CO2 in atmosfera (utilizzando tecnologie innovative che consentano da un lato di coprire al 100% il fabbisogno alimentare umano e dall’altro consentano di utilizzare le eccedenze in luogo dei combustibili fossili per produrre energia, materie plastiche, ecc.). Quello che si ipotizza qui è un futuro veramente verde, che nessun “verde” ovviamente sponsorizza in virtù del deficit culturale che da decenni ottunde tale categoria antropologica portandola invece a sponsorizzare tecnologie agricole a bassissima produzione come il biologico (mera riproposizione delle tecniche agricole del medioevo) e il biodinamico (agricoltura fondata sulla magia).
Vecchie storie, quelle dell’uso delle piante per moderare il livelli atmosferici di CO2, di cui non stanca mai di parlare il buon Freeman Dyson e di cui possiamo star sicuri che al COP21 nessuno discuterà come non se n’è discusso ad Expo 2015…
Ciao.
Luigi
Zeng etal 2014. Agricultural Green Revolution as a driver of increasing
atmospheric CO 2 seasonal amplitude, Nature, vol 5015, 20 nov. 2014.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=_UEZqyGU5RU&w=1280&h=720%5D
🙂