Chiamateli grasei, gratu, siccioli, grassoli, lardinzi, grépòle, cicoli, o sfrizzoli… oppure, in italiano, ciccioli. I ciccioli (qui) sono a mio parere una delle cose più buone che esistano al mondo, nel senso che li mangio un paio di volte l’anno e poi passo il resto del tempo a rimpiangerli. Questo dipinge nel modo più efficace il mio rapporto affettivo con le carni e mi piace immaginare che in condizioni analoghe siano molti dei lettori.
Peraltro questo rapporto affettivo ce l’abbiamo impresso nel nostro DNA se pensiamo che l’80% del patrimonio genetico di noi europei discende dai popoli di cacciatori – raccoglitori che sopravvissero sul continente durante l’ultima era glaciale, trascorrendo la loro grama, gelida e pericolosissima esistenza a sognare pranzi pantagruelici a base di carne. Al riguardo ricordo con affetto un amico di famiglia che aveva passato gran parte della sua vita con pochi quattrini, mangiando poco e male e facendo mestieri umilissimi. Da vecchio divenne garzone di un pollivendolo che girava i mercati della mia provincia e così poteva finalmente permettersi (così almeno mi disse un volta che lo incontrai) di mangiare un pollo al giorno. Dato che di lì a poco morì, pensai che una tale dieta “estrema” l’avesse mandato al creatore in anticipo ma pensai anche che in quei mesi avesse toccato i cielo con un dito…
Per questo insieme di motivi, il lavoro dei medici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Heath Organization – WHO) che con un documento pubblicato su Lancet (Bouvard et al., 2013) hanno annunciato di aver qualificato le carni insaccate come cancerogene per l’uomo (” Carcinogenic to humans – Group 1 “) e le carni rosse come probabilmente cancerogene per l’uomo (“probably carcinogenic to humans – Group 2A”) è stato per me un duro colpo, anche se tutt’altro che imprevisto in quanto se n’era ad esempio parlato con tecnici del settore nel convegno “La carne nelle diverse fasi della vita umana” organizzato dal nostro Museo di storia dell’agricoltura e tenutosi a Sant’Angelo lodigiano il 20 ottobre 2013 (gli atti sono disponibili qui).
Per focalizzare un po’ meglio il problema ricordo anzitutto che il WHO divide le sostanze in 5 categorie, che riporto in lingua inglese onde evitare ogni ambiguità legate alla traduzione:
- Group 1: Carcinogenic to humans
- Group 2A: Probably carcinogenic to humans
- Group 2B: Possibly carcinogenic to humans
- Group 3: Unclassifiable as to carcinogenicity in humans
- Group 4: Probably not carcinogenic to humans.
Agli interessati segnalo che nel sito (qui) si trova l’elenco delle sostanze che ricadono nelle classi 1 e 2A.
Inoltre per approfondire il problema nei riguardi dell’area europea segnalo l’articolo scientifico di Rohmann et al.(2013) dal significativo titolo “Meat consumption and mortality – results from the European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition”. Tale lavoro si riferisce ad un’indagine eseguita nell’ambito del progetto European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC) su un gruppo di 448.568 individui (uomini e donne) sani, di età compresa fra 35 e 69 anni e provenienti da 10 nazioni europee (Italia, Spagna, Olanda, Gran Bretagna, Grecia, Germania, Norvegia e Danimarca) e reclutati fra il 1992 ed il 2000. Su tale gruppo al giugno 2009 si erano osservati in tutto 26.344 decessi e la correlazione fra mortalità e consumo di carni si è rivelata significativa solo per le carni trasformate. Più in particolare si è stimato che il 3,3% dei decessi avrebbe potuto essere evitato se tutti i partecipanti avessero avuto un consumo di carni trasformate inferiore a 20 g / giorno. Non significativo è risultato invece il legame fra mortalità e consumo di carni rosse e di pollame.
Sulla scorta di quanto sopra mi pare anzitutto sensato pensare che il problema alimentare lo si possa oggi ragionevolmente risolvere con una dieta variata e che preveda cibi di origine vegetale (pasta, pane, insalate, legumi, frutta, ecc.) ed animale (latte, uova, carni rosse e bianche, insaccati, pesce, ecc.). Nulla di nuovo sotto il sole, dunque!
Ho tuttavia anche maturato l’idea, e gli amici medici mi perdoneranno per i cattivi pensieri, che se lasciassimo fare a loro, ai medici, si finirebbe per dichiarare come pericoloso e potenzialmente cancerogeno quasi tutto quello con cui abbiamo a che fare (sole, aria aperta, fuoco di legna, …) e questo ci condannerebbe a rinchiuderci per tutta la vita in una stanza alimentandoci con pane, pochi tipi di verdura, legumi e acqua. Così magari camperemmo mille anni, certo, ma questa vi pare vita? D’accordo che come dice il poeta “la morte si sconta vivendo” ma le idee del professor Umberto Veronesi sul vegetarianesimo imposto per legge mi paiono più che mai inumane (qui).
Si aggiunga a ciò che quello del WHO mi pare un segnale importante circa il paradosso dell’applicazione del principio di precauzione che, se portato all’estremo, può diventare distruttivo per le nostre società, come ben sanno i gruppi ambientalistici che ne hanno fatto la loro bandiera e che con la scusa di salvare il pianeta, impediscono ormai qualunque forma di innovazione (gli esempi dell’ingegneria genetica e del nucleare di pace sono davanti a tutti noi).
Anche alla luce di quanto sopra penso anche che il WHO dovrebbe sforzarsi di trovare un modo più costruttivo per dialogare con la collettività onde evitare allarmismi che causano danni enormi alla nostra economia e alla nostra stessa salute, se si pensa che le carni rosse sono fonti di proteine di alto valore biologico e importanti micronutrienti come le vitamine del gruppo B, vitamina A, ferro (libero e eme) e zinco, come del resto specificano sia il documento del WHO a firma di Bouvard et al. (2015) sia l’articolo di Rohmann et al. (2013). E il modo “più costruttivo” di cui sopra passa anche attraverso la valutazione dei presupposti storici e culturali che stanno dietro a una dieta e che fanno sì che una persona acquisisca e mantenga nel tempo una propria identità, il che costituisce un presupposto essenziale per una vita sana,ricca di emozioni e soprattutto lunga.
Concludo rammentando che quanto fin qui detto vale anche per il vino, bevanda che costituisce una delle basi più forti della nostra identità culturale e che corre oggi il rischio sempre più concreto di essere criminalizzata per ragioni salutistiche. Se infatti nel gruppo 2A (probabilmente cancerogene per gli umani) troviamo a questo punto le carni rosse e gli insaccati , nel gruppo 1 (cancerogene per gli umani) fanno bella mostra di sé le bevande alcoliche, tutte.
________________
Fatto. Riesco a leggerlo.
Ti ringrazio.
Saluti
Mauro
Come contributo al dibattito vi segnalo che ho l’impressione che il vegetarianesimo sia un portato culturale successivo all’invenzione dell’agricoltura e dunque frutto di innovazione tecnologica. Infatti con diete a base di vegetali occorre una notevole accortezza nel regolare l’apporto proteico, nel senso che le proteine dei cereali – che non sono poca casa, se si considera che ad esempio le cariossidi del frumento o del mais hanno altre il 10% di proteine – sono però povere in lisina e triptofano mentre le proteine dei legumi (i quali hanno un contenuto proteico del 20% o giù di lì) sono viceversa povere di aminoacidi solforati (su tale tema si veda ad esempio qui: http://www.fao.org/docrep/t0395e/t0395e0c.htm o qui: http://aciar.gov.au/files/node/2214/food_legume_improvement_for_asian_farming_systems__18979.pdf).
Si noti allora che i primi agricoltori:
1. hanno domesticato dei “pacchetti” di colture che comprendevano graminacee e leguminose (frumento, orzo, lenticchie fave, piselli, ecc. per la civiltà del frumento; miglio, riso, soia, fagiolo mungo per la civiltà del riso; mais e fagioli per la civiltà del mais; sorgo, miglio, dolico per la civiltà del sorgo).
2. con la domesticazione degli animali si sono potuti introdurre nelle diete umane il latte, lo yogurt e i formaggi, che apportano proteine di origine animale e dunque con composizione aminoacidica assai più equilibrata rispetto a quelle di origine vegetale.
Ciò ha potuto dar luogo per la prima volta alla possibilità di formulare diete bilanciate, cosa che non era possibile nei popoli di cacciatori – raccoglitori, i quali erano in sostanza vincolati all’alimentazione carnea onde poter godere di un apporto aminoacidico adeguato.
In sintesi dunque darei per scontato che l’uomo allo stato di natura fosse onnivoro per evidenziare il fatto che il vegetarianesimo potrebbe essere letto come frutto della rivoluzione neolitica, la quale è la “madre di tutte le rivoluzioni” in quanto ad esempio da essere deriva la creazione delle città (Çatalhöyük in Turchia – http://www.catalhoyuk.com/ ) e delle società “specializzate” e cioè nelle possono avere spazio categorie di specialisti (scribi, sacerdoti, guerrieri, scienziati, artigiani, commercianti, ecc.).
Veramente interessante il tuo commento.
Nulla da dire: secondo me hai ragione.
Aggiungerei solo che “allo stato di natura” l’uomo lo vedo come un onnivoro un po’ particolare, non tipo l’orso per capirci. Un onnivoro che mangia prevalentemente vegetali, insetti, lumache, uova, crostacei e quando gli va bene (assai di rado) anche carne.
Cordiali saluti
Mauro
Mauro, le allegre cose che hai scritto dove le hai trovate? Perché, mi spiace deluderti, gli scimpanzé sono carnivori. Ma con tutti i Quark & simili che popolano la TV da decenni, possibile che tu non abbia mai visto una volta una battuta di caccia di scimpanzé, che mangiano regolarmente altri animali, tra cui piccole scimmie? Guarda caso, non corrono come un leopardo, non hanno unghie o artigli adatti a predare e nemmeno sensi adatti alla caccia: proprio come l’uomo. Però predano lo stesso perché hanno il cervello che gli consente di farlo. Ah: non sanno usare il fuoco, quindi anche l’osservazione sulla cottura dei cibi è peregrina.
Forse se ti informi fuori da qualche circolo di vegani/vegetariani, che spesso la scienza manco sanno cosa sia, è meglio.
“Provate a prendere un coniglio o una gazzella in libertà a mani nude e senza armi se ci riuscite.”
Evidentemente non hai mai neanche visto i vari documentari di popolazioni primitive che vanno a caccia (perché poi devono andare a mani nude? Ho già scritto che il cervello ci permette di battere altre strade, come costruire armi e trappole).
Per colmare le lacune, puoi per esempio iniziare da questo breve filmato estratto da un documentario della BBC:
Anzitutto ti invito a rispondere ai commenti usando un tono un po’ meno da saputello e un po’ più educato come hanno fatto finora tutti gli altri e il sottoscritto.
Personalmente non leggo quanto scrivono i vari circoli vegani/vegetariani e non sono un ambientalista che vuole salvare il pianeta. Anzi ho pure scritto che i vegani secondo me sono dei fissati che rischiano carenze alimentari.
So benissimo che gli scimpanzé fanno delle battute di caccia e purtroppo mi sono dimenticato di scriverlo nel mio commento. Anche le coniglie (erbivore) uccidono e mangiano i loro cuccioli occasionalmente. E anche il mio gatto (carnivoro) mangia occasionalmente la pasta.
E gli scimpanzé quanto regolarmente praticano la caccia di gruppo? Tutti giorni, una volta alla settimana o solo a Natale? A me risulta che il 99% della loro dieta sia costituita da vegetali e insetti. Definirli carnivori mi sembra una assurdità.
Se dovessero vivere di caccia di gruppo mangiandosi una scimmia in dieci quando va bene si sarebbero già estinti da un milione di anni.
Non hai neanche capito il discorso cervello-armi. Leggiti bene quanto scrive dnt nel suo commento: l’uomo avrebbe iniziato a cacciare con le armi da oltre un milione di anni. Ma prima senza armi per forza doveva mangiare vegetali, insetti, carogne e magari qualche suo simile quando gli andava bene come fanno le scimmie del filmato. Come potevano i nostri antenati di milione di anni fa prendere un coniglio o una gazzella correndogli dietro?
E un milione di anni di caccia e dieta carnea non bastano a trasformare il suo intestino, i suoi denti, i suoi sensi e quantaltro in quelli di un carnivoro. L’evoluzione biologica (genetica) ha tempi infinitamente più lunghi di quella “culturale”.
Cordiali saluti
Mauro
“Anzitutto ti invito a rispondere ai commenti usando un tono un po’ meno da saputello”
… disse quello secondo cui Le Scienze “contiene un errore non da poco”.
“Come potevano i nostri antenati di milione di anni fa prendere un coniglio o una gazzella correndogli dietro?”
Come gli scimpanzé cacciano piccole scimmie a mani nude, dimostrato nel video. Per il resto, come hai potuto leggere, hanno risposto esaurientemente gli altri.
Con un personaggio come te penso sia inutile continuare una discussione che abbia un senso.
Per cui ti prego gentilmente di evitare ogni ulteriore commento verso il sottoscritto.
Cordiali saluti
Mauro
Ha ragione Mauro su Veronesi, lui si professa vegetariano, non vegano, sono stato tratto in inganno dalle ragioni che cita, spesso anche etiche e ambientali, oltre che fisiologiche. Sul fatto che invece secondo qualcuno la dieta vegetariana sia la più adatta all’uomo per motivi di predisposizione genetica o di anatomia comparata, mah, io avrei qualche dubbio in merito, non è facile stabilirlo in base a questi elementi. Veda per esempio il caso del Panda Gigante, un urside, tecnicamente e tassonomicamente carnivoro che si nutre prevalentemente di bambù, a differenza dei suoi cugini orsi. A volte dipende dalla storia evolutiva di una determinata specie, nicchia ambientale, disponibilità di risorse ecc. Nel caso umano, però, provi a dare un’occhiata alla più recente letteratura scientifica in tema di nutrizione, mi sembra, come dicevo che emergano due fattori predominanti favorenti: restrizione calorica e dieta mediterranea, e quest’ultima, nonostante sia prevalentemente vegetariana, come dicevo, prevede anche fonti di origine animale come il pesce, per esempio.
Saluto cordialmente
Si, hai ragione sul caso del Panda Gigante. Forse succede la stessa cosa nell’uomo per alcune popolazioni che vivono nell’artico e che si sono adattate a mangiare solo carne non essendoci vegetali a disposizione. Continuo comunque ad essere convinto che biologicamente l’uomo non sia per niente adatto a mangiare carne. Il fatto poi che ci siano questi sospetti sulla sua cancerogenicità, veri o falsi che siano, non fa che confermarlo. Anche un gatto nutrito a verdura o una mucca nutrita a carne finirebbero per ammalarsi.
Cordiali saluti
Mauro
Mah!
Onestamente non sono d’accordo con OMS, forse perché un po’ carnivoro lo sono: mi piace una bella fetta di carne, i ciccioli, le cotiche, i salumi e via cantando. Per evitare problemi i salumi me li confeziono da solo senza uso di nitriti, nitrati ed altre diavolerie del genere: solo sale ed aromi (pepe, peperoncino e finocchietto, basta). Escono un po’ scuri rispetto a quelli prodotti industrialmente, ma non me ne importa più di tanto. Costano il doppio di quelli del supermercato, ma non mi interessa affatto. Anche le carni che consumo cerco di procurarmele da persone che conosco e so come allevano gli animali. Sono consapevole del rischio e cerco di mitigarlo. Cerco di compensare, inoltre, mangiando molta verdura, legumi e frutta (che coltivo in massima parte in proprio con sforzi e costi non indifferenti).
Il mio giudizio potrebbe essere, pertanto, affetto da pregiudizio 🙂 . Per questo preferisco affidarmi a chi non lo dovrebbe essere (affetto da pregiudizi): un articolo pubblicato meno di tre anni fa su “Le Scienze” e ancor prima su “Scientific American” e liberamente accessibile, che conferma quasi in toto quanto scritto da L. Mariani e contraddice quanto ha scritto, per esempio, Mauro.
http://www.lescienze.it/news/2012/11/17/news/pro_e_contro_la_carne-1371297/
Ciao, Donato.
L’articolo pubblicato su Le Scienze lo conoscevo avendolo letto sulla rivista cartacea. Secondo me contiene un errore non da poco: dice che 200.000 anni fa l’invenzione delle punte da lancia in pietra permise agli uomini di procurarsi la carne con la caccia e poi: ” Le carni ricche di calorie permisero anche la triplicazione delle dimensioni del nostro cervello”. Ma 200.000 anni fa comparve l’Homo Sapiens, cioè l’uomo di oggi. Le dimensioni del cervello sono quelle di tutti noi e non mi risulta che siano triplicate in 200.000 anni mangiando carne! Mi sa che l’uomo ha sviluppato un grande cervello in milioni di anni mangiando vegetali e termiti come lo scimpanzé e poi grazie ad esso ha iniziato a cacciare usando le armi e non il contrario. I tempi non quadrano proprio.
Cordiali saluti.
Mauro
Premesso che tutto ciò di cui stiamo discutendo è ancora oggetto di studio nella comunità scientifica, personalmente propendo per l’ipotesi che Homo sia una specie predatrice e la sua posizione ai vertici della catena alimentare lo dimostra al di là di ogni dubbio.
Dopo di che veniamo al nocciolo della questione. Homo ha rappresentato una discontinuità di grandissimo rilievo nell’evoluzione umana per cui non mi meraviglia che egli sia radicalmente diverso da ciò che già esisteva: non per niente Homo si è affermato e gli altri si sono estinti. La questione è, comunque, molto più complessa di come la stiamo mettendo perché sembra che in alcuni periodi della sua storia anche Homo sia stato sull’orlo dell’estinzione e si sia salvato nutrendosi di frutti di mare (manco a farlo apposta proteine animali).
Non è detto, poi che i primi Homo si nutrissero di animali cacciati. L’unica cosa certa, stando a questo studio
http://www.nature.com/nature/journal/v489/n7417/full/nature11349.html
è che Homo è nato predatore: nei suoi denti il rapporto isotopico (bario e stronzio, in particolare) è tale da renderlo indistinguibile dai carnivori. Anche i suoi antenati, comunque, non erano da meno (vedi fig. 3 dello studio citato): anche Austalopiteci e Parantropi non disdegnavano le proteine animali.
Non è detto, però, che le proteine animali di cui si cibavano fossero derivate da animali cacciati: insetti, frutti di mare e carogne di altri animali erano un’inesauribile fonte di calorie e proteine.
E’ ovvio che, in seguito, Homo ha scoperto che gli animali potevano anche essere allevati per potersene cibare e lo ha fatto.
Per il resto non ci troviamo sul problema dei duecentomila anni. Homo non è solo sapiens, ma è anche abilis ed erectus. Queste due specie, cui si riferisce l’articolo citato, (early Homo, non early Homo sapiens) sono vissute a partire da oltre due milioni di anni fa ed a partire da oltre un milione di anni fa già utilizzavano ampiamente strumenti in pietra tra cui asce e lance.
Ciao, Donato.
“Tutto ciò di cui stiamo discutendo è ancora oggetto di studio nella comunità scientifica”: hai scritto l’unica cosa certa al 100% !
Non ho capito perché Homo sarebbe un predatore: lo è diventato grazie a cervello e strumenti, ma biologicamente resta uno scimmione. Sarebbe come dire che è un uccello perché usa il deltaplano.
Nell’articolo che citi sono riuscito a leggere solo l’abstract e qualche grafico formato francobollo poiché è a pagamento. Confrontano il rapporto isotopico dello smalto dei denti degli ominidi con quello dei bovini. Ma i bovini non sono erbivori?
L’uomo non è e non è mai stato erbivoro. Vegetariano non vuol dire erbivoro.
Cordiali saluti
Mauro
Mauro, entra utilizzando questo link
http://www.lescienze.it/news/2012/08/13/news/dieta_australopiteco_homo_arcaico_catena_alimentare_carne_vegetali_insetti-1205439/
successivamente clicca sul link che conduce a Nature: dovrebbe aprirsi un collegamento all’articolo e, dopo qualche istante, il collegamento al pdf della letter.
Io, come anche tu, se non ho capito un fatto per un altro, sono un lettore di “Le Scienze” da molti anni (anche se a volte mi fa venire voglia di strapparlo), per cui è da lì che parto per le mie ricerche sugli argomenti che trovo più interessanti, questo spiega i continui riferimenti alla rivista.
In merito al confronto, se analizzi la fig. 3 dell’articolo vedrai che esso viene fatto con erbivori e carnivori: gli abstract, a volte, traggono in inganno 🙂 .
Ciao, Donato.
Molto interessante e nel complesso condivido la prospettiva fornitaci dal prof.Mariani. Un unico dubbio che potrebbe trasparire dall’articolo; mi sembra, se non erro, che la carne rossa risulti classificata in categoria 2A, mentre quella lavorata (insaccati, salsicce ecc.) addirittura in classe 1. Poi naturalmente bisognerebbe fare tutta una serie di ulteriori considerazioni in merito, per far capire bene che, se anche la salsiccia è classificata in classe 1, esiste naturalmente una bella differenza con il fumo di tabacco, per esempio. Quindi alla fine, come dice il prof. Mariani, niente di nuovo sotto il sole, nel campo della nutrizione queste cose si sanno da molti anni oramai. Poi, come in tutte le cose, a mio avviso, conta sempre il buon senso, quello che fa veramente la differenza è sempre lo stile di vita nel suo complesso. Però certo, consultando la letteratura scientifica, emerge che, per la prevenzione della sindrome metabolica, così come per le malattie oncologiche e cardiovascolari, sembra che la dieta più indicata sia proprio quella mediterranea, prevalentemente vegetariana, ricca di olio d’oliva, noci, ma anche con il contributo proteico e lipidico (es omega-3) del pesce per esempio. Di conseguenza, il buon Veronesi, con il suo “veganismo”spinto, non sarebbe molto conforme alla posizione del resto della comunità scientifica, mi sembra. Il “veganismo” a mio avviso rimane una scelta di tipo etico, non scientifico, in quanto non propriamente corretta e potenzialmente deficitaria dal punto di vista nutrizionale.
Saluto cordialmente
Veronesi non mi sembra sia vegano spinto, ma vegetariano.
Inoltre l’uomo biologicamente non può essere un carnivoro. Non ha denti adatti a mangiare carne (cruda), non ha l’intestino adatto, non ha i succhi gastrici adatti, non ha un intestino da carnivoro, gli mancano alcuni enzimi per digerirla. L’uomo non è un predatore: non corre, non ha unghie o artigli adatti a predare e nemmeno sensi adatti alla caccia. Basta vedere le differenze che ci sono tra un gatto (predatore) e un uomo. Anche le comunità di cacciatori- raccoglitori di cui si parla nell’articolo devono avere iniziato a mangiare carne solo dopo avere inventato le armi per cacciare e il fuoco per cuocerla. Il fatto che abbiamo con loro l’80% del patrimonio genetico non dimostra che siamo carnivori. Provate a prendere un coniglio o una gazzella in libertà a mani nude e senza armi se ci riuscite. La dieta più adatta all’uomo biologicamente quindi è quella vegetariana, praticamente la dieta che seguono gli scimpanzé che sono primati come l’uomo. Essi si procurano un po’ di proteine ogni tanto mangiando insetti che prendono con un bastoncino. In sostanza l’uomo mangia carne solo per motivi culturali, economici, di gusto, ecc ma biologicamente non ha alcun senso mangiarla. Infine anch’io penso che sicuramente l’uomo non è vegano e che i vegani oltre ad essere dei fissati rischino carenze alimentari.
Mauro
Gentile Mauro,
concordo con lei sul fatto che Veronesi non sia vegano e con le sue remore circa la dieta vegana..
Per il resto mi permetta di dissentire circa il passato vegetariano del genere umano, utilizzando anzitutto un brano del professor Gaetano Forni presente negli atti del convegno che ho segnalato nel mio scritto:
“Un tale profilo interpretativo ci spinge a far partire la nostra analisi dal Cretaceo (130 milioni di anni fa) perché è da tale periodo geologico che la nostra evoluzione presenta le caratteristiche succitate. Nostri progenitori in tale epoca sono gli “insettivori”. Loro cibo specifico come indica il nome, sono gli insetti. Il corpo di questi costituisce in senso lato, una “carne” seppure sui generis.
Questo indirizzo a grandi linee carneo è rimasto presente in tutte le epoche seguenti. I nostri antenati successivi diventano onnivori, ma l’alimentazione carnea è sempre importante. R. Leakey, il sommo paleontologo, sintetizzando il pensiero degli studiosi del suo settore, scriveva (p.78) in modo lapidario riferendosi in particolare all’acquisizione in epoca successiva della carne propriamente detta, mediante la caccia: “L’ingresso della carne nell’alimentazione … rappresentò un momento di enorme importanza che dischiuse ai nostri progenitori ampie possibilità evolutive”. Più avanti sottolinea come una di queste conseguenze fu nell’evoluzione del comportamento umano “la cooperazione e la spartizione del cibo…(Ciò) favorì lo sviluppo del linguaggio, di sistemi di reciprocità sociale e dell’intelletto”.
Aggiungo anche che basta leggere i resoconti degli specialisti del paleolitico e mesolitico per rendersi conto che la sua tesi non regge. Ad esempio scrive Graham Clark a proposito dell’uomo di Pechino: “A giudicare dai resti animali a lui associati, l’uomo di Pechino viveva per lo più di carne di cervo: infatti i 2 terzi di tali resti appartengono a due specie di cervi… Fra le altre sue vittime vi erano poi elefanti, due specie di rinoceronti, bisonti, bufali d’acqua, cavalli, cammelli, cinghiali, caprioli, antilopi e pecore, per non parlare di carnivori come la tigre dai denti a sciabola, il leopardo, l’orso delle caverne e una grossa iena. …..Lo studio dei depositi fa pensare che l’uomo di Pechino non fosse solo cacciatore di altri animali ma che praticasse anche il cannibalismo. Le sue ossa lunghe infatti erano rotte allo stesso modo delle ossa degli animali per l’estrazione del midollo e l’apertura alla base del teschio era spesso allargata, come avveniva ancora recentemente in Melanesia presso tribù che estraevano il cervello per mangiarlo” (fonte: Clark G., 1986. La preistoria del mondo in una nuova prospettiva, Garzanti).
Insomma, come vede dei nostri progenitori esce un quadro magari inquietante ma con il quale non possiamo fare a meno di confrontarci.
Circa infine il vegetarianesimo, lo ritengo una scelta rispettabilissima ed ho diversi amici vegetariani con cui convivo e discuto senza alcun problema. Quelli che mi preoccupano sono però i vegetariani moralisti e cioè coloro (e il professor Veronesi è un esempio classico) che pensano di imporre il loro comportamento anche agli altri umani, presupponendo che l’alimentazione carnea sia qualcosa di immorale.
Caro Vomiero,
carni lavorate nel gruppo “1” e carni rosse nel gruppo “2A”, come indicato in questo brano tratto da Bouvard et al.:
“Overall, the Working Group classified consumption of processed meat as
“carcinogenic to humans” (Group 1) on the basis of sufficient evidence
for colorectal cancer. Additionally, a positive association with the
consumption of processed meat was found for stomach cancer.
The Working Group classified consumption of red meat as “probably
carcinogenic to humans” (Group 2A).”
Questo significa che nel capoverso finale del mio post c’è un errore che ora proverò a far correggere sia qui sia su agrarian sciences.
Dal documento linkato:
“Even if a substance or exposure is known or suspected to cause cancer, this does not necessarily mean that it can or should be avoided at all costs. For example, estrogen is a known carcinogen that occurs naturally in the body. Exposure to ultraviolet (UV) radiation from sunlight is also known to cause cancer, but it’s not practical (or advisable) to completely avoid the sun. These lists also include many commonly used medicines, particularly some hormones and drugs used to treat cancer. For example, tamoxifen increases the risk of certain kinds of uterine cancer but can be very useful in treating some breast cancers, which may be more important for some women. If you have questions about a medicine that appears on one of these lists, be sure to ask your doctor.”
Quindi, chi pensa che si debba rinunciare alla carne per quello che ha scritto l’OMS, si rinchiuda anche in cantina durante tutte le giornate di sole.