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Je ne suis pas Charlie

Nel gennaio scorso, dopo il sanguinoso attentato alla redazione del giornale satirico Charlie Ebdo, tutto il mondo si è unito in un solo coro di solidarietà in difesa del diritto all’espressione. Lo abbiamo fatto anche noi, con questo semplice post. Forse abbiamo avuto fretta, forse ci siamo uniti troppo velocemente ad una protesta condizionata dall’empatia per le “grandi battaglie d’Oltralpe” che spesso condiziona il nostro giudizio sui fatti che avvengono nel paese che ha inventato la rivoluzione. Per essere sicuri di non sbagliare, infatti, ci sarebbe voluta una garanzia che quel diritto all’espressione sarebbe stato difeso comunque e che, nel paese dell’egalité, nessuno è più uguale degli altri.

Intendiamoci, l’opinione di chi scrive riguardo ai fatti di gennaio non è cambiata di una virgola. Molte delle vignette di Charlie Ebdo non mi piacevano e non mi piacciono ora, ma il diritto di pubblicarle è intoccabile. Non è il caso di scomodare Voltaire e il suo aforisma (che non è neanche sicuro che sia suo), è un semplice problema di pesi e misure, come spesso accade, doppi.

Vengo al punto. La Francia ospiterà tra la fine di novembre e i primi di dicembre la COP21, ventunesima conferenza delle parti dell’UNFCC, ovvero, come piace tanto ai media, il summit sul clima. Lì, dicono, si parrà la nobilitate del mondo intero, perché dopo venti (20!) tentativi andati a vuoto, si è alla disperata ricerca di un accordo globale sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Il fatto che ci siano state due decine di fallimenti dovrebbe già da se far capire che, per una ragione o per l’altra, non tutti convengono sull’opportunità che l’accordo sia raggiunto. Chi per il modo con cui potrebbe essere tracciato il percorso di decarbonizzazione, chi perché pensa che non ce ne sia bisogno, chi perché non vuol ridurre il ricorso al carbone e suoi derivati per non correre il rischio di rallentare la propria crescita economica etc etc. Senza dimenticare chi, diversamente dalla maggioranza degli esperti del settore climatico, pensa semplicemente che l’aumento della concentrazione di CO2 non sia un problema, né per il clima, né, di conseguenza, per la salvezza del pianeta.

A tutte queste categorie di dissenzienti è garantito il diritto di far valere le proprie ragioni, altrimenti non si capirebbe il perché di negoziati tanto difficoltosi e poco fruttuosi. Tutte tranne una, l’ultima. Infatti, France 2, la TV di stato francese, ha sollevato dal suo incarico di storico anchor man meteorologico Philippe Verdier (foto sopra), capo della redazione meteo della rete, per aver pubblicato un libro in cui denuncia – secondo la sua opinione – lo scandalo dell’isteria climatica degli ultimi anni; malanno contratto, sempre secondo lui, da governi, media, scienziati, movimenti e intere legioni di attivisti di vario genere. A casa, perché non sei allineato, anzi, perché sei negazionista. Parentesi: i negazionisti, quelli veri, quelli che negano la Shoah, girano indisturbati pure in Francia, malgrado l’evidenza della loro follia. In tema di clima, i paventati disastri eventualmente da negare, sono tutti di là da venire, ovvero, non c’è nessuna evidenza che il mondo finirà arrosto. Ci sono delle proiezioni climatiche che ogni giorno che passa si allontanano di più dalla realtà, come sottolinea senza mezzi termini Freeman Dyson in una recente intervista (se vi sfugge chi è Freeman Dyson e non mi stupirei se qualcuno avesse il coraggio di dargli del negazionista):

Stanno migliorando i modelli climatici? Lei ha scritto di quali terribili errori abbiano e di come facciano presa effettivamente solo su quanti non li conoscono. 

Direi il contrario. Quel che è successo negli ultimi 10 anni è che le differenze tra ciò che viene osservato e ciò che viene previsto sono diventate molto più ampie. E’ ormai chiaro che i modelli sbagliano, ma non era così chiaro 10 anni fa. Non posso dire se sbaglieranno sempre, ma le osservazioni stanno migliorando e quindi i modelli stanno diventando più verificabili.

Ma, di tutto questo, oggi, non mi interessa un accidente. Non ho letto e non leggerò il libro di Verdiér, non voglio sapere se sono o no d’accordo con lui, anche se la risposta sarebbe facile ed è in queste pagine da anni. Non entrerò nel merito come non vado a cercare le invenzioni dei redattori di Charlie Ebdo su internet. Vorrei solo che continuassero ad esistere, i primi con le loro provocazioni, costate loro la vita, il secondo con le sue opinioni in materia di clima, costategli il lavoro.

Per quel che può servire, lo schiacciasassi salvapianeta non fa sconti, qui c’è una petizione perché lo ottenga di nuovo. Fate voi.

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Published inAttualità

10 Comments

  1. […] diretta della politica un meteo-man accusato di aver messo in dubbio il Verbo del global warming (climatemonitor.it 2015) . Da una parte vietano gli sviluppi shale per motivi ambientali. Poi vietano le trivellazioni in […]

  2. stefano ricci

    …non disperiamo, anche da un’umile scintilla può divampare la verità, così che s’illumini la pigrizia del nostro pensiero e si desti infine, la libertà di tutti…

    grazie caro Guidi per il lavoro che quotidianamente offre a tutti noi
    Stefano

  3. Fulvio Fusco

    Per quel che vale una petizione online, l’ho firmata quasi 3 giorni fa e subito condivisa su Facebook; per ora dai 181 “amici”, solitamente prontissimi ad intervenire per le più sciocche amenità, nessun “mi piace”, commento, condivisione… Domanda (retorica): devo preoccuparmi?

  4. Firmato anch’io. Purtroppo le grandi rivoluzioni sui grandi princìpi servono solo per permettere ad una classe di prevalere sull’altra, nel nome di quei princìpi che poi vengono subito calpestati.

    • Maurizio Rovati

      “Come condanno l’operato di France 2, allo stesso modo condanno l’operato di quell’imprenditore italiano che ha licenziato una sua dipendente perché indossava una maglietta con la scritta “NO TAV”: non condivido nulla di quel modo di pensare, ma le riconosco il diritto di pensarlo e di esprimerlo”

      Sarei d’accordo ma purtroppo la maglietta e chi la indossa sono legate anche a una banda di violenti. Dovendo avere un rapporto di fiducia con la persona mi sentirei in grave imbarazzo.

    • Donato

      Maurizio, onestamente non so come sono andate le cose per cui le cause del licenziamento potrebbero essere state anche altre e la maglietta è diventata la causa di facciata della lavoratrice licenziata: dire di essere licenziati per la maglietta è dire di essere stati discriminati e si può essere reintegrati. 🙂
      La mia presa di posizione è, effettivamente, molto semplicistica (forse ingenua), ma se la causa del licenziamento (ipotesi di scuola, forse) fosse stata esclusivamente la maglietta, la considererei esagerata.
      Ciao, Donato.

  5. Donato

    Io ho firmato la petizione già da alcuni giorni: da quando tra le news di CM è apparsa la notizia e invito tutti a farlo, senza se e senza ma.
    Io e tutti quelli che partecipano con nome e cognome alle attività di CM, se vivessimo in Francia, correremmo gli stessi rischi di Verdier e ciò è assurdo. La Francia ha ospitato pluri-ergastolani, li ha protetti e li ha fatti fuggire all’estero; ha sorretto a spada tratta chi ha scritto, nero su bianco, che “la TAV va sabotata” e che “le cesoie sono servite” e la sentenza di questi giorni del tribunale di Torino è una conseguenza della grancassa radical-chic d’oltralpe, ma consente che un individuo venga privato del lavoro per sostenere un’idea che non è quella della linea di pensiero principale: che schifo!
    In USA qualche beota ha suggerito di istituire il delitto di “negazionismo climatico” suscitando le ire e gli sberleffi di migliaia di persone, in Francia tale reato è stato istituito di fatto e la pena è stata applicata senza processo.
    Come condanno l’operato di France 2, allo stesso modo condanno l’operato di quell’imprenditore italiano che ha licenziato una sua dipendente perché indossava una maglietta con la scritta “NO TAV”: non condivido nulla di quel modo di pensare, ma le riconosco il diritto di pensarlo e di esprimerlo.
    Je suis Philippe Verdier (e anche la signora licenziata di cui ignoro il nome).
    Ciao, Donato.

  6. Guido Botteri

    Io ho firmato

  7. Luigi Mariani

    Caro Guido, voglio dirti che ho firmato la petizione per Verdier e inoltre che l’avrei firmata pure se al posto di Verdier vi fosse stato un seguace della teoria AGW, Ciò in quanto c’è un problema di libertà d’espressione che viene prima della teoria scientifica in cui uno crede…
    Preciso poi che non solo la Francia ospita i negazionisti veri (quelli che negano la Shoah) ma che in passato è stata tanto irresponsabile da covare per anni come una buona chioccia personaggi come Pol Pot, Komeini e i nostri terroristi rossi (mentre a quelli neri ci pensava al Spagna). Stendiamo poi un velo pietoso sulla “guerra di Libia” lanciata da francesi e britannici per liberare il mondo dal tiranno, guerra di cui i libici patiscono ancor oggi gli effetti….
    Insomma, non dico che dobbiamo schierare l’esercito al Col di Tenda ma un’Europa così mi disturba al massimo grado.

  8. stefano

    nel tempo dell’inganno universale dire la verità è rivoluzionario. Anche esprimere il proprio parere contro il pensiero di massa sul cambiamento climatico è rivoluzionario. Je sui Philippe

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