Indimenticabile pezzo dei Madness, ‘One step beyond‘, che tradotto significa un passo avanti. Nella fattispecie però c’è più che altro da rammaricarsi del fatto di essere parecchi passi indietro.
Su Science Daily di un paio di giorni fa, un articolo in cui si parla di un sistema di allertamento territoriale che si sta studiando negli Stati Uniti, dove pare non siano soddisfatti dell’infrastruttura già in essere, l’Emergency Alerts (WEA) infrastructure. La doppia W sta per wireless e questo significa che i messaggi di allerta arrivano già sugli smartphone attraverso la messaggistica tradizionale. La copertura delle reti e l’impossibilità di scegliere porzioni di territorio (e suoi occupanti) a volte più piccole della griglia delle celle, apre delle falle nel sistema.
Così, ne hanno studiato uno nuovo, sempre via smartphone, ma che utilizza la geolocalizzazione dei device per selezionare quelli a cui mandare i messaggi. Il sistema si chiama ASLAT e pare che nelle sperimentazioni abbia drasticamente ridotto il rischio di falsi positivi e falsi negativi, cioè allarmi ingiustificati o mancati.
Interessante, proprio uguale al fax non è vero?
Il microchip sottopelle non serve più: bastano gli smartphone.
Il rovescio della medaglia, però, è che chi gestisce tale sistema, e quindi il governo, saprà sempre e in modo inequivocabile, cosa stanno facendo e dove i propri cittadini. Privacy = zero assoluto!
Il passo successivo quale potrebbe essere? Il microchip sottopelle con possibilità di allerta neuronale?