Tra circa tre mesi, più o meno verso la fine dell’anno o poco dopo l’inizio di quello nuovo, il segno dell’ENSO (El Niño Southern Oscillation), dovrebbe raggiungere il picco di intensità. Attualmente gli esperti della NOAA, ma la loro opinione è largamente condivisa anche dai Servizi meteo-climatici degli altri paesi che si affacciano sull’Oceano Pacifico, hanno fissato al 95% le probabilità che le condizioni di El Niño continuino a sussistere nella prossima stagione invernale. In più, in modo diverso da quanto accaduto lo scorso anno, quando l’evento di ENSO positivo è partito subito molto forte ma è stato poi rapidamente assorbito nella prima estate, continuano a sussistere un potente trasferimento di calore dal Pacifico occidentale a quello orientale, fattore che sta conferendo valori di intensità a questo El Niño forse secondi solo a quelli registrati negli anni 1997-1998.
Sentiremo parlare parecchio di questi avvenimenti di qui a Natale, ma saranno commenti derivati, più che altro focalizzati sugli effetti che questo evento avrà probabilmente sulle temperature medie superficiali globali portandole alla pari se non oltre gli anni più caldi delle serie storiche disponibili. Ma, paradossalmente, se il pianeta sarà genericamente caldo, sebbene con il contributo di un evento dalle caratteristiche cicliche ma molto casuali e, soprattutto, anche molto naturali, una porzione importante dell’emisfero nord potrebbe invece vivere un inverno freddo. O, quantomeno, segnato da significativi eventi di incursioni verso sud di aria proveniente dalle latitudini polari e artiche.
Questa, badate bene, non è una previsione. Per quelle c’è tempo, almeno un altro mese. E’ una valutazione fatta grazie a quanto pubblicato recentemente su Climate Dynamics da due ricercatori, Jian Rao1 & Rongcai Ren:
Si parla dell’impatto delle oscillazioni dell’ENSO sul Vortice Polare Stratosferico, ossia sulla circolazione depressionaria invernale che occupa l’alta atmosfera dell’emisfero Boreale per il tramite prima e con conseguenze poi sulla circolazione troposferica extratropicale. La relazione tra El Niño e una generica debolezza del vortice polare, che si traducono in una più elevata probabilità di eventi di repentino riscaldamento della stratosfera polare (Stratospheric Sudden Warming) e quindi in ripercussioni in troposfera con rallentamento e/o inversione della circolazione in area polare, è cosa nota in termini statistici. Tuttavia, non tutti gli eventi di ENSO positivo portano a situazioni come quella descritta, così come l’opposto, ENSO negativo o La Niña, non necessariamente si traducono in annate con vortice polare molto solido e probabilità di SSW scongiurate.
Questo, scrivono gli autori ma non vedo come si possa dubitarne, accade certamente per una endemica caoticità del sistema. Tuttavia, in questo interessante articolo, che ci prepara a guardare i prossimi mesi con molta attenzione, si trova anche una spiegazione riconducibile a qualcosa di molto meno caotico, anzi, del tutto conseguenziale. Gli eventi di ENSO positivo, che consistono in un forte riscaldamento delle acque di superficie del settore orientale del Pacifico per trasferimento/distribuzione del calore accumulato nelle fasi neutre o negative sulla sponda occidentale (continente marittimo), oltre ad avere impatto sul Vortice Polare, producono anche un successivo riscaldamento delle acque dell’Oceano Indiano tropicale. Questo riscaldamento, a sua volta, agisce nel mitigare e contrastare la tipologia di circolazione atmosferica che si instaura nelle stesse fasi di ENSO positivo; insomma, si tratta di un feedback che mitiga il ruolo di El Niño, non elidendolo, ma rendendo molto meno certa la teleconnessione e, con essa, anche la valutazione delle possibili dinamiche invernali.
Tuttavia, nel confermare la complessità e la vastità di questi meccanismi, una cosa la possiamo dire: El Niño c’è ed è pure intenso, il Vortice Polare Stratosferico si sta formando ed appare piuttosto debole, le alte latitudini atlantiche continuano ad essere occupate a più riprese da alta pressione; chissà che, con riferimento a questo articolo, non si stia preparando una stagione invernale da caso di studio!
Quando sarà disponibile l’indice OPI 2015 ?
Grazie mille per la risposta.
Ci vedremo a Campobasso allora
Nic
Buonasera,
ho visto che il 10 ottobre sara’ a Campobasso per un convegno. Ho notato alcuni manifesti in citta’.
Ma e’ vero oppure ho letto male? Che onore,
Nic
Vero.
gg
Interessante prospettiva invernale, quella ad oggi evidenziata qui su CM. Ritengo che anche in passato con situazioni di QBO+, si siano avuti inverni degni di questo nome, e per sapere se una forzante come El Nino, riesca ad influenzare più o meno l’inverno Europeo ed il suo clima in genere, ci sia bisogno di studiare ancora molto approfonditamente tale evento.
Un domanda al buon Guidi: dove è possibili visualizzare l’andamento dell’indice OPI? Gli anni scorsi c’era un link sulla home page di CM.
Saluti.
L’OPI non è ancora on-line.
gg
Salve GG, mi piacerebbe sapere il parere del blog in merito a questo raffreddamento del nord atlantico derivante, pare, da una tendenza della corrente del golfo a calare un pò d’intensità a causa di quel meccanismo che ormai conosciamo tutti abbastanza bene, chi più chi meno. Uscirò un post a riguardo? Il Col.Giuliacci ne ha già parlato, noi lettori aspettiamo la sua. Buon weekend!
se n’è già parlato su CM pochi gg orsono:
http://www.climatemonitor.it/?p=38906
Grazie, ho letto. Ma del rallentamento della corrente del golfo non se ne parla. Giuliacci invece ci dà dentro 🙂
Fabio, se mi passi i link leggerò l’amico Mario che ci dà dentro. Per ora invito te a leggere i riferimenti a pubblicazioni scientifiche sullo stato di salute della CdG che ne indicano una grande variabilità nel breve è una sostanziale stabilità nel medio e lungo periodo. Suggerirei di leggere i dati osservati prima di immaginare il sequel di The day after tomorrow.
Li trovi qui http://www.climatemonitor.it/?p=35227
e qui http://www.climatemonitor.it/?p=38204
gg
Ecco GG:
http://www.meteogiuliacci.it/meteo/articoli/clima/inverno-2015-2016-freddo-complici-ni%C3%B1o-e-nord-atlantico
Che ne pensa?
Chiedo scusa, l’articolo che mi ha colpito di più è questo:
http://www.meteogiuliacci.it/meteo/articoli/clima/il-global-warming-potrebbe-scatenare-sulleuropa-gelo-e-neve
Fabio, finché si parla di teleconnessione con l’ENSO sono d’accordo, pur con molti caveat dovuti alla non linearità di queste dinamiche. Sulla CdG non lo seguo più. I dati non confermano.
gg
Mi aspetto un inverno piuttosto deludente: con la QBO positiva a tutte le quote temo avremo un inverno dominato dall’Atlantico, con scarse possibilitá di retrogressioni gelide da est. Gli inverni freddi e nevosi in Europa ed Italia si sono verificati quasi sempre con QBO negativa e minimo solare (o quasi): mi vengono in mente il febbraio 1956, il gennaio 1979, il gennaio 1985, il febbraio 1991, l’intero inverno 2005-2006 e infine il gelo del febbraio 2012.
Resta la possibilitá di irruzioni artiche, dunque da nord, ma ancora tutta da verificare.
Accettate scommesse? 😛