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Ma quando arriva dicembre?

Non è  un problema di latitanza delle mezze stagioni, anche perché pare proprio che l’autunno voglia fare la sua parte quest’anno. Eppure l’attesa si fa difficile. Per dirla con un’espressione molto attuale, la si potrebbe definire insostenibile.

A dicembre, più precisamente alla fine della prima settimana del mese, ci sarà la Cop21, l’ennesima conferenza delle parti dell’UNFCC, l’organo che in seno alle Nazioni Unite, lotta per noi contro il clima che cambia. Ci saranno delegati di organizzazioni governative e non governative, di associazioni, di assemblee di attivisti, di lobby, di movimenti e di tutte le forme di azione collettiva che vi possono venire in mente. In più, ci sarà un certo numero di singoli notabili, quelli per intenderci che si presentano con i jet privati dove sono più numerose le telecamere, che certo abbonderanno.

Ci saranno anche i leader politici? Questo si vedrà, dipende dove arriveranno gli sherpa con i negoziati. Se a pochi giorni dal via i segnali di fumata bianca per un accordo elettoralmente spendibile saranno buoni, li vedremo nelle dichiarazioni congiunte, altrimenti sarà difficile che si presentino. Del resto, vuoi che proprio in quei giorni non possa esserci qualche provvidenziale emergenza di cui occuparsi?

Vada come vada però, comunque a dicembre ci arriveremo. Stremati ma ci arriveremo. Ogni giorno, anche più volte al giorno, ci tocca la dose di disastro annunciato, di ultima spiaggia, di danni irreparabili, di urgenza dell’azione…

L’ultima è così riassumibile (qui il paper):

Che faccia già caldo è evidente, pare che gli ultimi super sofisticati modelli ne abbiano trovate le tracce addirittura nel 1960; non dappertutto però, solo in alcune parti del mondo, come per esempio l’Australia. La pioggia? Beh, la pioggia, parola di modello, è facile che nei prossimi 10-30 anni cominci a manifestarsi con eventi di inedita intensità. Target di questi nubifragi in stile Blade Runner, Russia, Canada e Europa settentrionale.

Che noia…

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Published inAttualità

4 Comments

  1. Silvano

    All’attenzione di Guido Guidi.

    Vorrei segnalarle (se ancora non ne ha avuto conoscenza) un caso, potenzialmente esplosivo, di “ribellione” dichiarata al soffocante lavaggio di cervello a cui la società umana tutta intera è sottoposta in attesa del COP 21 a Parigi.
    Il “ribelle” è Philippe Verdier, Capo del Servizio Metereologico di France Télévision, e presentatore su France 2. Probabilmente lei lo conosce e probabilmente sa già cosa sto per dirle. Per evitare di dilungarmi, le allego i due link seguenti:

    http://tvmag.lefigaro.fr/le-scan-tele/actu-tele/2015/07/01/28001-20150701ARTFIG00057-philippe-verdier-s-attaque-aux-lobbies.php

    Si tratta dell’annuncio della prossima uscita di un libro di “denuncia” scritto dallo stesso Verdier. Nel breve video, Philippe Verdier stesso si presenta brevemente e riassume il tema principale del libro.

    Il secondo link:

    http://www.amazon.fr/Climat-Investigation-Philippe-Verdier/dp/B00YWYMUK8

    è l’ordine da me fatto ad Amazon.fr per l’acquisto del libro “Climat investigation” di Philippe Verdier che uscirà il 1 ottobre 2015. Verso la fine della pagina, troverà una breve e illuminante sinossi del contenuto del libro.

    Conosco bene l’ambiente “climatico” e “meteorologico” francese (dall’esterno, ovviamente) e so che il “coming out” di Verdier sarà una bomba lanciata tra i piedi dell’establishment climatologico: ricercatori, giornalisti, opinion makers, politici eccetera, giusto alla vigilia del COP 21. Conosco anche la potenza stritolante di tale establishment: Claude Allegre è stato ridotto al silenzio e ridicolizzato per sempre. Il suo vice, Vincent Courtillot, si batte ancora ma sta facendo la sua stessa fine: è stato cancellato da tutti i media e sopravvive solo grazie al suo blog “Terre du futur”.

    Eppure nessuno aveva ancora avuto il coraggio di attaccare frontalmente la macrobufala che tutti noi conosciamo.

    Sono preoccupato per il futuro professionale di Philippe Verdier: un uomo mite, ponderato, perfino timido.

    Quelle mouche l’aura piqué?

    In attesa dell’uscita del libro e di un suo breve commento su questa notizia.

    Silvano

    • Silvano, ahimè devo fare ammenda e dichiarare il mio provincialismo. Non conosco le vicende d’Oltralpe se non per quel che riguarda le recenti ma alquanto eloquenti uscite degli ambienti istituzionali che stanno organizzando l’ospitalità per la prossima conferenza delle parti. Il riferimento è per esempio alle candide esternazioni anti-nutella dal vago sapore protezionistico di un paio di mesi fa. Da quel che capisco, e ne saprò di più dopo aver visitato i link che hai suggerito, si tratta della classica voce isolata che cerca di farsi sentire durante le ovazioni al concerto di un’orchestra ormai ben rodata, che esegue perfettamente il ritornello – mantra se preferisci – ma che al momento di concludere lo spartito non ha mai trovato gli accordi giusti. Sarà questa l’occasione? Faccio una previsione: dal punto di vista delle dichiarazioni e quindi del risalto mediatico probabilmente sì. Nei fatti penso di no, ma questo lo sanno anche quelli che il biglietto per Parigi lo hanno già staccato.
      gg

    • Silvano

      Scusami, Guido. Ho dimenticato di dire che la mia conoscenza delle vicende transalpine deriva dal fatto che sono residente in Francia.

      Volevo però aggiungere una postilla. Diversi mesi fa, Laurent Fabius, ministro degli esteri e futuro grande cerimoniere del COP 21, ha radunato a Parigi tutti i meteorologi di Francia, e soprattutto i presentatori Meteo alla TV. Scopo della grande adunata: spiegare loro che bisognava drammatizzare molto di più le loro presentazioni. Far prendere più coscienza al telespettatore che il mostro non solo ci attende, ma è già alle porte. Quindi dovevano cambiare i colori: i giallini e gli ocra dovevano diventare rosso fuoco e viola granato. Gli aggettivi “intenso”, “violento”, “raro” … dovevano diventare “eccezionale”, “estremo”, “catastrofico”, “unico”… I reportage di eventi atmosferici dovevano coprire la più piccola parcella di questo vasto mondo: una frana in Laos, un’inondazione in Guatemala, un incendio “infernale” in Namibia. Considerava, in più, che i loro colleghi transalpini (cioè gli italiani)) avevano avuto un’ottima idea nel dare dei nomi mitologici alle ondate di caldo, a quelle di freddo, ai giorni di vento, a quelli di calma di vento, alle piogge, alle grandinate, ai temporali… Per dare l’esempio, quel giorno ha presentato lui stesso il bollettino meteorologico sul canale pubblico più seguito: France 2.

      Ebbene, nelle immagini ritrasmesse in TV dell’adunata di meteorologi francesi promossa da Fabius, spiccava, in seconda fila la faccetta sorridente del nostro Luca Mercalli.

      Silvano

  2. donato

    “Questo si vedrà, dipende dove arriveranno gli sherpa con i negoziati.”
    .
    Mi sa che stiamo ancora in alto mare. Nell’ultimo incontro di Bonn si è concluso poco o niente: parola di M. Midullo del WWF. Come ho avuto già occasione di scrivere qualche mese fa, non esiste ancora un testo concordato. Quello esistente è solo un coacervo di buone intenzioni e di proposte del tutto inapplicabili. Scrive la Midulla in un articolo pubblicato su La Stampa del 05/09/2015: “Le criticità sono ancora tutte sul tavolo e il rischio è che si arrivi alla COP21 impreparati, o meglio con tutte le carte nascoste.” Tradotto: non abbiamo alcun accordo degno di questo nome e se negli ultimi cinque giorni di negoziato ad ottobre non si faranno i classici miracoli, la conferenza di Parigi sarà l’ennesimo nulla di fatto.
    In particolare non si sa cosa fare tra il 2015 ed il 2020 (anno in cui entrerà, forse, in vigore il protocollo di Parigi, se riusciranno a siglarlo, anzi ad elaborarlo) e cosa fondamentale, non vi è alcun accordo economico.
    Se tanto mi dà tanto….
    Ciao, Donato.

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