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La siccità californiana tra dati e demagogia

Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”

(George Orwell, La fattoria degli animali, 1945)

Vaste aree della California sono caratterizzate d un clima di tipo mediterraneo con elevato rischio climatico di siccità. Da tale evidenza occorre partire per descrivere il contesto in cui ricade la siccità dell’ultimo quadriennio. Alcune reminiscenze letterarie (Steinbeck, Petrarca e Tomasi di Lampedusa) ci portano a discutere di un recente articolo di Enrico Deaglio apparso sul quotidiano La Repubblica e nel quale l’autore dimostra fra l’altro di ignorare quanto sia essenziale per la sopravvivenza della nostra specie il soddisfacimento delle esigenze idriche delle colture.

California-Drought-2015

 

Se guardiamo la carta climatica globale di Koeppen e Geiger sviluppata dall’Università di Melbourne e presentata in Wikipedia ci accorgiamo che in California dominano colori che vanno dal giallo (Csa) al verde marcio (Csb).

In tali sigle la “C” sta ad indicare un cima mesotermo (o, se si preferisce, temperato). La “s” indica la presenza di siccità estiva e la “a” e la “b” indicano ulteriori dettagli di tipo termico. In sintesi il clima californiano è di tipo mediterraneo, il che lo rende molto vicino alla nostra sensibilità, che trova una sintesi in questo brano di Giuseppe Tomasi di Lampedusa riferito alla Sicilia: “questo clima che c’infligge sei mesi di febbre a quaranta gradi; Chevalley, li conti: maggio, giugno, luglio, agosto, settembre e ottobre; sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle teste; questa nostra estate lunga e tetra quanto l’inverno russo e contro la quale si lotta con minor successo; lei non lo sa ancora, ma da noi si può dire che nevica fuoco, come sulle città maledette della Bibbia” – dal dialogo di don Fabrizio con il piemontese Chevalley di Monterzuolo, inviato dal governo sabaudo – Il gattopardo. O, ancora, in questo scritto di Francesco Petrarca, riferito alla di norma mite città di Viterbo: “Io non ho visitato l’Arabia né l’Etiopia, ma delle nostre regioni occidentali gran parte certamente ho percorsa (ché delle contrade settentrionali sarebbe il parlare fuor di proposito), e non ricordo di aver sofferto in alcun paese gli estivi calori tanto ardenti quanto in quella città allorché cessa l’unico refrigerio che vi si trova nello spirare della tramontana e del maestrale. Correva, se mal non m’appongo, l’ultimo anno del pontificato di Giovanni XXII, e tanto infocato si fece il cielo, tanta fu la penuria delle piogge, che si vedeva nuda fino all’ombilico e accesa quasi di frenesia errare la plebe per le contrade di quel paradiso de’ signori Cardinali, con lamentevoli grida percuotendosi, e supplicando che giù dal cielo cadesse una pioggia benefica a cessar quel tormento, e a temperar quell’incendio” (Petrarca, Lettere senili – traduzione dal latino di Giuseppe  Fracassetti, Le Monnier, 1869 – pagina 707).

Il caldo e la siccità estiva sono la norma per il clima californiano e un’analisi paleoclimatica dei livelli di siccità del passato è riportata nel diagramma tratto da Cook etal (2007) (fonte).

california_drought_timeline

Si coglie che il clima californiano si è caratterizzato per siccità intensissime nel periodo compreso fra l’800 d.C. al 1500 d.C. mentre in seguito è divenuto più piovoso. Si presti attenzione al fatto che il periodo fra l’800 d.C. al 1500 d.C. è stato caratterizzato da intensissime siccità anche nell’areale mediterraneo europeo, il che ha avuto luogo in coincidenza con la fase circolatoria a westerlies molto intense descritta da Trouet et al (2009).

Inoltre la piovosità media per la California dal 1995 al 2014 è presentata nel diagramma che segue (fonte), da cui si coglie che l’anno idrologico 2014, con una piovosità pari al 52% della norma, è al terzo posto a fronte dal 1924 (anno più arido – piovosità pari al 40% della norma) e del 1977 (secondo anno più arido – piovosità pari al 50% della norma).

clip_image0026

Per completezza di analisi riporto nella tabella qui sotto i dati di tre stazioni tratte dal sito della NOAA:

Tabella – Precipitazione totale in millimetri e % rispetto alla norma per tre stazioni rappresentative dell’areale californiano.

Stazione Area

della California

rappresentata

Precipitazione totale (mm)

1/10/2013 – 5/9/14*

%

sulla norma

Precipitazione totale (mm)

1/10/2014 – 5/9/15*

%

sulla norma

San Francisco nord 310 52 449 75
Fresno centro 122 42 174 60
Los Angeles sud 153 41 225 60

(*) il periodo 1 ottobre – 30 settembre è l’anno idrologico. In questo caso le serie si concludevano al 5 settembre 2015, per cui in tabella si riportano i dati di un anno idrologico lievemente ridotto.

Tali dati ci aiutano non solo a ricondurre nel giusto contesto la siccità che sta vivendo la California negli ultimi 4 anni e che appare fra le più intense degli ultimi 100 anni, ma anche a porre in risalto la rozzezza dall’analisi del fenomeno proposta da Enrico Deaglio su Repubblica il 9 agosto scorso. L’articolo di Deaglio inizia con l’affermazione “Non piove da quattro anni.”, che alla luce dai dati pluviometrici che abbiamo in precedenza presentato appare semplicemente falsa.

Deaglio si lancia poi in una citazione da Furore di Steinbeck per proseguire con le seguenti riflessioni: “Ottant’anni dopo [dopo la dust bowl – NDR], la California è pur sempre il luogo più ricco del mondo, ma il Colorado River è diventato rigagnolo e il suo fratello San Joachim conta i suoi salmoni morti. L’uomo (e le sue banche) hanno costruito il futuro radioso di Los Angeles, della Silicon Valley, dell’agrobusiness dei pesticidi e delle serre, ma la terra, adesso come ottanta anni fa, sta chiedendo il conto. Si spacca, si sgretola, muore. I meravigliosi reservoir , costruiti come templi egizi di cemento, sono ormai quasi vuoti e le turbine pompano schiuma; il riscaldamento globale porta sempre meno neve sulla Sierra; e quella neve era il principale nutrimento per il territorio californiano che, geologicamente parlando, non è altro che un enorme deserto…

Siamo in guerra, ma forse un nemico sta emergendo. L’agrobusiness. Le notizie circolano sui social. L’agrobusiness consuma l’80 per cento dell’acqua della California. Un milione di ettari è coltivato ad “alfalfa”, un’erba pregiata che viene venduta ai cinesi e agli sceicchi di Dubai, succhia tutta l’acqua e manda profitti solo a loro. E le mandorle? Lo sai quanta acqua ci vuole per far maturare una singola mandorla? Ce ne vogliono quattro litri. E per fare un hamburger? Da domani solo pollo, che ne consuma la metà.”

Che bella la demagogia, la chiacchiera da bar elevata a sistema! A fonte di tutto ciò, mi limito a riassumere alcuni dati di fatto.

  1. Circa i consumi idrici delle colture, da che mondo e mondo le piante coltivate e i loro antenati spontanei consumano da 100 e 1000 litri d’acqua per ogni kg di sostanza secca prodotto. Ciò perché se le piante non consumassero acqua non potrebbero tenere aperti gli stomi e dunque non potrebbero alimentarsi dall’atmosfera dell’anidride carbonica che è il loro cibo più essenziale.
  2. L’agricoltura globale è responsabile del 70% dei prelievi complessivi di acqua dolce (del rimanente, il 22% va all’industria e l’8% al consumo umano) e questo 70% è qualcosa di fisiologico nel senso che l’agricoltura copre un segmento essenziale del ciclo dell’acqua, quello che collega il suolo all’atmosfera.
  3. Gli ettari irrigui sono oggi 300 milioni su un totale di 1.4 miliardi di ettari di arativi. Senza tale estensione dell’agricoltura irrigua oggi saremmo nella crisi alimentare più nera, in quanto questi 300 milioni di ettari sono responsabili del 30/40% della produzione agricola totale del pianeta.
  4. Alfalfa, alias erba medica (Medicago sativa L.) non è solo erba per cinesi o sceicchi in quanto da essa dipende ad esempio la produzione di uno dei nostri formaggi più noti, il Parmigiano Reggiano. L’erba medica è peraltro considerata dagli agronomi come una delle colture più importanti sia per il suo positivo effetto sulla fertilità dei suoli sia perché contribuisce a risolvere i problemi erosivi che negli USA furono fra i fattori scatenanti della dust bowl degli anni 30 del XX secolo
  5. Il mandorlo è fra le colture più parsimoniose in termini di consumi idrici e oggi sarebbe più che mai da perorare anche in Italia, ove tale coltura è stata colpevolmente abbandonata e ci si limita ad importare dall’estero (California inclusa) le mandorle che sono la base di tanti nostri prodotti tipici.
  6. l’agribusiness sarà un nemico per Deaglio ma non lo è per la popolazione mondiale. L’agricoltura è infatti un’attività economica che opera per il mercato, il quale a livello globale ha il merito di aver dato sicurezza alimentare ad una frazione crescente della popolazione mondiale (l’89% oggi contro il 50% del 1945). Se il mercato ha delle storture, le stesse vanno risolte cambiando le regole (il che compete agli stati) non certo additando il mercato come il nemico da abbattere, manco fossimo ai tempi del “padrone delle ferriere”.
  7. Non si capisce cosa c’entrino i fitofarmaci (o pesticidi come li chiama l’improvvisato esperto) con la siccità e la terra che si ribella. Difendere le colture da parassiti, patogeni e malerbe, che oggi sono responsabili di una quota che va dal 25 al 40% delle perdite produttive globali su frumento, mais e cotone (Oerke, 2006) è un imperativo se si vuole garantire sicurezza alimentare.

Sfugge infine a Deaglio, che la grande siccità che si abbatté sugli Stati Uniti negli anni ’30 del XX secolo (la cosiddetta dust bowl) infierì soprattutto negli Stati Uniti Centrali, a est delle Montagne Rocciose, per cui risparmiò la California. Questo spiega il fatto che nel romanzo Furore di Steinbeck si scriva che il fiume Colorado negli anni ’30 era ricco d’acqua.

Concludo confessando lo sconfinato senso di tristezza che mi coglie di fronte alla fine che fa la verità in molto del giornalismo d’oggi. Per questo ho voluto mettere in testa all’articolo una frase di George Orwell, autore che ammiro da sempre e al quale rivolgo un pensiero affettuoso.

BIBLIOGRAFIA

  • Cook etal 2007, North American drought – Reconstructions, causes, and consequences, Earth-Science Reviews 81, 93–134.
  • Oerke E.C., 2006. Crop losses to pests, Journal of Agricultural Science (2006), Cambridge University Press , 144, 31–43.
  • Trouet V., Esper J., Graham N.E., Baker A., Scourse J.D., Frank D.C., 2009. Persistent Positive North Atlantic Oscillation Mode Dominated the Medieval Climate Anomaly, Science, 3 april 2009, Vol 324
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Published inAmbienteAttualitàClimatologia

12 Comments

  1. Alessandro(Foiano)

    Sugli incendi in California stanno continuando a informare la gente in modo giusto?

  2. Donato

    Confesso. quando ho letto erba alfalfa mai e poi mai avrei pensato che si trattasse della familiarissima erba medica. Ammazza, però, l’erba medica è preziosa per gli sceicchi che fanno pazzie per comprarla. Hmm, in un ettaro di terra dovrei riuscire a produrne, vediamo un po’, tra le 2 e le 4 t per sfalcio. Considerando un numero minimo di tre sfalci per anno dovrei raccogliere tra le sei e le dodici tonnellate che considerato un prezzo medio di circa 200 euro a tonnellata potrebbero generare un ricavo tra i 1200 ed i 2400 euro. Detratte le spese mi resta poco: tra 600 e 1200 euro all’anno per ettaro.
    A questo punto due sono le cose: o Deaglio ha preso un colpo di sole di quelli colossali o non ho capito niente io. Come diavolo si fa a parlare di agrobusiness con riferimento all’umilissima erba medica? Mah, cose da pazzi!
    .
    Molto più interessante mi sembra il grafico tratto da Cook et al. (2007): come è cambiato il clima in California negli ultimi 1200 anni! Ad un periodo mediamente secco durato 600 anni circa, ha fatto seguito un periodo mediamente umido lungo altrettanti anni. Mi sa che lo zampino dell’uomo nelle siccità calforniane se c’è (e ne dubito) è veramente piccolo, piccolo.
    Ciao, Donato.
    .
    p.s. per adm: bella l’idea dell news! 🙂

    • Luigi Mariani

      Caro Donato,come sai i 600-1200 euro per ettaro non sono affatto una cifra spregevole per chi opera in agricoltura su grandi colture. Io ci farei un pensierino, anche perchè la medica è bella, previene l’erosione, migliora la struttura, ecc.
      Certo, da qui a diversar sceicco ce ne corre…. tuttavia la medica ha radici molto profonde per cui magari nel tuo campo trovi il petrolio…

  3. Per mettere le cose insieme, come dice Maurizio… Da TGCom24:

    Impegnato in una conferenza stampa in Alaska, Kerry cita il “global warming” come causa delle migrazioni, soprattutto dalle zone desertiche e individua nella difficoltà di reperire risorse idriche uno dei principali problemi con cui, nei prossimi anni, dovrà fare i conti tutto il Medio Oriente.
    .
    Il segretario di Stato americano, secondo quanto riporta Il Giornale, trova una spiegazione “climatica” anche per il la guerra siriana: “La Siria è stata destabilizzata da un milione e mezzo di persone che sono scappate dalle zone rurali a causa di una siccità durata tre anni, resa ancora più intensa dal cambiamento climatico a opera dell’uomo, una condizione che sta rendendo l’intero Medio Oriente e le regioni mediterranee ancora più aridi”.

    • Luigi Mariani

      La dichiarazione attribuita a Kerry mi ha incuriosito per cui ho svolto una rapidissima analisi considerando per il periodo da 2008 a 2015 due stazioni del Nord e centro di Israele (Har_Knaan_Zefar e Bet_Dagan) e una del Libano (Houche_Al_Oumara e ), evitando per ovvi motivi le stazioni siriane. I dati provengono dall’Università del Texas che li attinge da NOAA – Gsod e sono aggiornati al 2 settembre.
      Questa la tabella di sintesi che riporta le precipitazioni totali annue (la formattazione non è bellissima ma potete sempre trasferirla in excel) :
      year Houche_Al_Oumara Har_Knaan_Zefar Bet_Dagan media-3-stazioni
      2008 171 384 365 307
      2009 715 766 435 639
      2010 455 463 335 418
      2011 657 714 509 627
      2012 854 711 502 689
      2013 534 855 618 669
      2014 319 330 419 356
      2015 447 391 355 398
      Certo, qualcuno potrebbe dirmi che la siccità non è solo legata soltanto alle piogge scarse ma anche all’evapotraspirazione, la quale a sua volta è spinta dalle e temperature elevate. Per questo ho verificato per le tre stazioni anche le temperature annue che mostrano nella serie considerata una rimarchevole stazionarietà, senza particolari trend.
      year Houche_Al_Oumara Har_Knaan_Zefar Bet_Dagan media-3-stazioni
      2008 17.1 17.4 20.6 18.4
      2009 16.8 17.0 20.9 18.3
      2010 19.0 18.9 22.1 20.0
      2011 16.4 16.2 20.8 17.8
      2012 17.2 17.1 21.3 18.6
      2013 17.0 17.0 21.3 18.4
      2014 17.6 17.4 21.2 18.7
      2015 17.2 17.0 20.8 18.3

      In estrema sintesi dunque dai dati analizzati mi sento di propendere per la falsità dell’affermazione attribuita a Kerry. Ciò in quanto i dati analizzati (seppur non riferiti direttamente alla Siria, che essendo teatro di operazioni belliche non dispone di dati affidabili) indicano che l’area in esame è reduce da tre anni molto piovosi (2011, 2012, 2013) seguiti da un anno meno piovoso (il 2014) la cui piovosità tuttavia non è così anomala poiché valori simili si ritrovano nel 2008 e nel 2010. Il 2015 deve ancora finire per cui è presto per esprimersi.
      In ogni caso ho il timore che l’AGW sia sempre più utilizzato come refugium peccatorum per gli errori (e negli ultimi anni sono davvero tanti) che le grandi potenze fanno in politica estera. E qui mi fermo.

  4. Maurizio Zuccherini

    Da alcuni anni seguo il dibattito climatico, qui su Climate Monitor come su tanti altri siti e pubblicazioni. Sono costretto dai fatti a seguire anche gli avvenimenti relativi all’immigrazione ed alla violenza che sta invadendo il mondo intero. Quello cui assisto è un fenomeno che investe con impressionanti analogie i due argomenti, apparentemente slegati. Inutilmente coloro che vogliono fare luce sulla scienza del clima propongono argomentazioni razionali e articolate: esse scivolano via totalmente ignorate. Al contrario le più stupide e vuote affermazioni dei vari adepti del Climatic Change trovano ampia risonanza e vengono accolte con espressioni di soddisfatto assenso. Non hanno nemmeno bisogno di argomentarle, è sufficiente pronunciare due o tre parole magiche e la platea plaude contenta: rinnovabile, sostenibile, ecologico…ed è fatta. Obama che si fa un selfie ed invita a salvare il ghiacciaio è un mirabile esempio.
    L’immigrazione, e la conseguente islamizzazione, seguono lo stesso percorso. Una campagna mediatica senza precedenti, una foto tremenda, ed anche qui il gioco è fatto: dobbiamo essere buoni ed accogliere. Si distruggono stati in oriente o in Africa, se ne prepara la distruzione in occidente, e tutti contenti, senza uno straccio di piano, senza considerare che il miliardo di africani in Europa forse si troverà un po’ strettino. Ci attende un futuro senza patrie, lavoro incerto, con un melting pot che non ha funzionato mai in nessun posto al mondo, ma anche senza la garanzia che le guerre da cui i profughi sono fuggiti non li inseguano e raggiungano nel loro nuovo paradiso.
    Scusate lo sfogo e grazie

    • Luigi Mariani

      Gentile Maurizio Zuccherini, non volevo lasciar senza risposta la sua denuncia accorata. Condivido la sua analisi nel senso che anch’io non sopporto la demagogia che è sottesa a molte delle analisi che vengono oggi fatte sui media in ambito climatico e non solo. Gli è che di climatologia un poco m’intendo per cui mi avvedo con relativa rapidità di quel che non va’ (nel caso dell’articolo di Deaglio la mia nota è stata redatta con ritardo solo perché avevo molti impegni di lavoro..).
      Per quanto invece attiene agli aspetti geopolitici da lei citati ho mie idee ben assestate ma non voglio discuterne qui per ragioni di “Off-topic”.
      Mi limito peranto ad augurarmi che qualcuno (lo staff della Mogherini?) stia facendo analisi quantitative dei processi in atto e previsti e che dunque nella nostra “cabina di pilotaggio” ci sia quancuno (anche se io come “passeggero” non ho davvero cuore di andare a controllare)…

    • Ahhhh… la nostra cabina di pilotaggio 🙂 Come quella del volo Germanwings 9525.

  5. Franco

    Bene, prof. Mariani, preciso ed esaustivo come sempre. Non si può che condividere, complimenti. Mi chiedo e vi chiedo: mentre i vari Deaglio & Co. raggiungono facilmente e impunemente milioni di Cittadini/Lettori, precisazioni come quella del Prof. Mariani hanno la stessa possibilità ? …mah

    saluti Franco

  6. Maurizio Rovati

    “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”

    Repubblica non mi è mai apparsa rivoluzionaria, neanche un po’…

  7. Pregherei i lettori di notare un dettaglio:

    “Alfalfa, alias erba medica”

    L’erba medica, almeno come termine, lo conoscono tutti. Ma nell’articolo di Deaglio non viene citato. Strano per chi si occupa di divulgazione, che dovrebbe rendere le cose più semplici per i lettori, e dove possibile associare le cose a concetti noti, no? Ma scrivere che “l’erba medica è roba da sceicchi” non funzionerebbe, mentre la parola esotica “alfalfa” fa tutta una scena diversa.

    A parte il fatto che Deaglio potrebbe spiegarci com’è che gli sceicchi comprano l’erba medica e “fanno profitti solo loro”. Li pagano per comprarla, forse?

    • Luigi Mariani

      Vuoi vedere che l’associazione “alfalfa-sceicchi” nasconde una fine riflessione di tipo etimologico, legata al fatto che alfalfa deriva dal nome arabo di “foraggio”?

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