Susanna Tamaro è un’affermata scrittrice italiana, logico quindi che il suo intervento sul Corriere della Sera abbia trovato spazio e, probabilmente, anche ascolto, anche perché, leggo da wikipedia, è anche molto impegnata sui temi ambientali. E’ una lettura breve ma interessante in cui la scrittrice solleva delle perplessità circa l’opportunità di realizzare l’impianto pilota di generazione di energia da fonte geotermica di Castel San Giorgio, sul Lago di Bolsena.
L’impianto, per il quale si legge sul sito del Ministero dell’Ambiente è già stata fatta la valutazione di impatto ambientale, dovrebbe essere in grado di produrre 40 GWh/anno, cioè 1/40 della potenza geotermica ad alta entalpia installata nel nostro Paese, che ha una tradizione storica consolidata, ma che malgrado un potenziale accertato piuttosto promettente non ha di fatto mai iniziato un programma di sfruttamento del calore sotterraneo in grado di dare dei risultati soddisfacenti. Nonostante ciò, anni fa è stato anche fissato un obbiettivo di raggiungimento del 3% del fabbisogno energetico nazionale con ricorso alla geotermia entro il 2020.
La società incaricata di realizzare l’impianto, che dovrebbe vederne realizzato anche un altro nel Lazio, nei pressi di Viterbo, assicura che saranno prese tutte le precauzioni necessarie ad evitare che, come scritto dalla Tamaro, possano esserci problemi di impatto ambientale, con particolare riferimento all’inquinamento delle falde acquifere della zona. Non saranno utilizzate tecniche di pompaggio ad alta pressione del liquido di scambio nè torri di estrazione. Da quel poco che ho letto in giro, tuttavia, sembra che non sia possibile avere la certezza che le falde acquifere finiscano prima o poi per essere inquinate.
Quella geotermica è una delle fonti energetiche ritenute nobili, in quanto non fa ricorso a materia prima fossile e non produce emissioni, proprio quelle che molti definiscono climalteranti e che quindi si è deciso di abbattere in base al principio di precauzione per allontanare il pericolo di un presunto disastro climatico. In questo caso, dove si colloca il suddetto principio?
Confermo quanto scritto da max pagani sul geotermico in svizzera nulla a che vedere con sistemi tipo lardarello si tratta di geotermico ad uso “domestico”. Quasi tutte le abitazioni di nuova costruzione ne sono dotate. In svizzera prevale l utilizzo di energie alternative o rinnovabili compreso eolico e solare per piccole utenze di tipo domestico civile e piccoli comuni. Sistema che condivido e trovo molto più sensato rispetto a chi pensa di usare queste fonti per far andare avanti impianti industriali e simili o pensa di fornire energia a metropoli di milioni di abitanti. L unico grosso progetto di geotermia é nella zona di Basilea nel bacino del reno che penso sia in fase di stallo o abbandono per problemi di sismica indotta (in zona sismica naturale)
Bene, grazie Max. A questo punto il WWF dovrebbe fare un po’ di chiarezza sui suoi documenti, ma se ne deduce che per loro l’unica geotermia “sostenibile” è quella a bassa temperatura. Ricordiamocelo nei dibattiti quando qualcuno cercherà di “arruolare” i MW geotermici nelle rinnovabili.
Max, non mi interessa che un intervento sia “equilibrato”: mi interessa che sia “argomentato”. Tu hai citato considerazioni tecniche e ora hai aggiunto link a documenti tecnici. Questo è quello che conta.
Sulla relazione tra ambientalisti e geotermia: è schizofrenica ed è comunque cambiata nel tempo. Io sono stato socio WWF dal 1981 sino all’anno scorso e mi ricordo bene, nei tempi andati, la magnificazione della geotermia come energia “rinnovabile”, contrapposta p.es. al nucleare. Oggi hanno cambiato parere, e trovi tranquillamente ambientalisti a favore e contrari. Un po’ come l’eolico: per le associazioni più vicine all’ornitologia le pale sono degli “affettatori” di volatili (girano parecchi video che testimoniano il tipo di incidente), quelle più sensibili agli aspetti estetici del territorio si lamentano dell’effetto pugno nell’occhio, altre sono più tolleranti.
Ti dirò, per essere pignolo, che trovi atteggiamenti molto diversi all’interno dello stesso WWF:
http://donazioni.wwf.it/monte-amiata
http://www.wwf.ch/it/conoscenze/clima/fonti_rinnovabili/geotermia/
Il primo è il WWF italiano che, tra i motivi di opposizione ai campi sull’Amiata, adduce non solo questioni locali, ma anche considerazioni generali, quali la CO2 riversata in atmosfera ed altre emissioni.
La seconda è il WWF svizzero, e in una scheda che descrive la geotermia in generale leggi clamorosamente:
“L’energia geotermica non produce né sostanze nocive per l’aria né CO2”
Notevole, eh? Si vede che per loro la scienza è “settled” anche in questo campo 😉
PS Domanda per Max. A proposito dell’impatto ambientale di carattere estetico. Sono ancora necessari le enormi torri di condensazione stile Larderello? Perché certamente in Val Cecina quelle si vedono da lontano e sono invasive. Probabilmente lì non si sono mai lamentati perché sono parte del territorio da moltissimo tempo.
Comunque, battute a parte… anticipo una domanda che deriva da una risposta ad una domanda precedente. La Svizzera la giro abbastanza, ma non ho mai visto le citate grosse torri di condensazione della Val di Cecina. Mi chiedo dunque se il tipo di geotermia svizzera non sia diversa dalla nostra. In Svizzera ho sentito molto parlare di sfruttamento per fini di riscaldamento di insediamenti umani in vicinanza, ma non so se viene estratto vapore ad alta pressione per mettere in moto una turbina e produrre direttamente elettricità.
ciao Fabrizio, la tua domanda sulle dimensioni delle torri di raffreddamento esula un po’ dalle mie conoscenze;
come dici giustamente tu, in quella zona della Toscana esistono da un secolo (Larderello fu inaugurata nel 1913); il dimensionamento della centrale e delle sue torri inevitabilmente dipende dalla tipologia (alta o media entalpia) e dalle dimensioni della produttività stimata della sorgente geotermica, e comunque in funzione della temperatura dei fluidi provenienti dal serbatoio (gas o acqua allo stato liquido); I sistemi geotermici possono essere a vapore dominante, quando l’alta temperatura determina la formazione di accumuli di vapore, o ad acqua dominante, se l’acqua rimane allo stato liquido. Nel primo caso l’energia geotermica può essere utilizzata per produrre energia elettrica, inviando il vapore, attraverso dei vapordotti, a una turbina collegata a un generatore di corrente. Se il fluido non raggiunge una temperatura sufficientemente elevata, l’acqua calda potrà essere utilizzata per la produzione di calore per esempio in impianti di teleriscaldamento;
La temperatura minima alla quale si può avere l’acqua in uscita dalla torre evaporativa è la
temperatura di bulbo umido dell’aria umida in ingresso ;
“..Una torre evaporativa correttamente dimensionata potrà fornire acqua fredda ad una temperatura pari alla temperatura di bulbo umido più 3 – 4 K. In un giorno ventilato e sereno di mezza stagione, è ragionevole pensare ad una temperatura di uscita di 20 – 25 °C, mentre in un giorno caldo e afoso di estate ci si aspetta di utilizzare acqua a 34 – 35 °C. Di questo va ovviamente tenuto conto nel dimensionamento delle apparecchiature che dipendono dalla torre…”
Riguardo la Svizzera, per quel che ne so io, lo sfruttamento di energia geotermica è quasi esclusivamente tramite sistemi di geotermia a bassa temperatura e passa attraverso la tecnologia delle pompe di calore e sonde geotermiche, quindi credo che non si parli affatto, di captazione vapore per produrre elettricità;
e me lo confermano le pagine web del sito dell’ Ufficio federale dell’energia UFE: “Attualmente in Svizzera non viene prodotta elettricità da fonti geotermiche”.
http://www.bfe.admin.ch/themen/00490/00501/?lang=it
–
http://www.geologieportal.ch/internet/geologieportal/it/home/news/topicofthemonth/geothermie_in_der.html
😀
Guido e Fabrizio rispondo insieme qui:
per Guido: se devo essere sincero, non mi risulta che il mondo dell’ambientalismo “estremo” abbia mai annoverato la geotermia come fonte pulita, semmai, a livello locale, come fonte alternativa al petrolio e derivati ma solo ed esclusivamente perché prodotta in loco e quindi “libera” da tutta la filiera di raffinazione/trasporto/stoccaggio/emissioni di CO2 conseguenti (per altro molte zone geotermiche hanno un’emissione dal suolo di CO2 molto maggiore rispetto al fondo naturale dovuto ai processi biologici);
però posso sbagliarmi, pur essendo “ambientalista” come princìpi, non frequento ambienti “no a tutto senza se e senza ma” 😀
per Fabrizio: l’articolo del Corriere onestamente non mi sembra presenti accenni o eccessi di “fanatismo ambientalista”, lo trovo abbastanza equilibrato, e con delle condivisibili considerazioni sulla generale mancanza di pianificazione territoriale ad ampio raggio in generale, tipicamente italiana;
mi verrebbe, superficialmente, da pensare che i rischi maggiori siano più connessi ad un impatto negativo sulla fruizione turistica e paesaggistica della zona, che di altro tipo (ma si sa, siamo in Italia, e l’approssimazione con cui si fanno e realizzano infrastrutture e grandi/medie/piccole opere è all’ordine del giorno – pensiero mio personale, ovviamente);
poi mi capita di leggere questo:
– http://jacopogiliberto.blog.ilsole24ore.com/2015/02/11/geotermia-due-lettere-interessanti-e-contrapposte-sullumbria-lex-assessore-e-lazienda/?refresh_ce=1
– e viene da pensare….
mah…
—per i più curiosi di geologia:
ftp://ftp.ingv.it/pro/web_ingv/Convegno…/GdR_V4_RM1Poster_1.pdf
Allora: il rischio di contaminazione, seppur minimo, esiste:
malgrado le perforazioni geotermiche “peschino” a profondità più che discrete, il semplice attraversamento di orizzonti acquiferi seppur separati da strati impermeabili, da parte delle perforazioni, mette in comunicazione inevitabilmente fluidi liquidi e gassosi ad alta pressione;
parliamo per altro di zone dove la parte superficiale (decine, in qualche caso centinaia di metri di spessore di terreno dalla superficie del suolo) del terreno è materiale vulcanico, di estrema variabilità sia in termini di tessitura, granulometria e tipologia (lave compatte, tufi cementati, ceneri e pomici vulcaniche friabili e molto porosi), sia in termini di distribuzione areale e spessori locali (i prodotti di ricaduta si spalmano sul suolo preesistente mantenendo spessore costante, i prodotti di scorrimento (lave, colate piroclastiche) si depositano con spessori maggiori all’interno delle valli e depressioni preesistenti;
a differenza della Val di Cecina e in generale delle colline metallifere in Toscana, qui a Bolsena c’è un grosso lago, alimentato esclusivamente da falde superficiali (la sua profondità massima è di circa 150 m se non ricordo male) e acqua piovana, e da una rete di piccoli immissari;
ed è un elemento che nell’economia del paesaggio e delle attività di pesca e turistiche della zona, è un centro cruciale quindi della vita di quel territorio;
oltretutto, nel post iniziale di Guido leggo “…Quella geotermica è una delle fonti energetiche ritenute nobili, in quanto non fa ricorso a materia prima fossile e non produce emissioni…”
non è esatto: i fumi di immissione in atmosfera delle centrali geotermiche, sono si prevalentemente di vapore acqueo, ma spesso “arricchito” di acido solfidrico, che negli anni 70/80, nella zona di Larderello, qualche problema di piogge acide localizzate lo ha dato…
come riportato da Gianni, se la distanza di 15 km può mettere forse “al sicuro” da eventuali inquinamenti di falda (è da verificare), di certo è una distanza minima e insignificante per quel che riguarda le immissioni acide in atmosfera (è un problema che sicuramente rispetto alle centrali di 30/40 anni fa sarà gestito molto meglio, ma comunque esiste)…
Max, come sempre i tuoi contributi sono preziosi. Il mio pensiero era unicamente rivolto alle emissioni di CO2. Scopro però che si produce vapore, che in termini di effetto serra è molto peggio, nonché sostanze acide. Dal momento che ne so poco o nulla, la mia posizione sull’energia geotermica resta invariata, cioè, neutra. Una domanda all’aria: ma gli ambientalisti diversi da te, quelli non informati che se potessero salverebbero il mondo with their own two hands (perdonate l’irrispettosa citazione di Ben Harper), queste cose le sanno?
gg
Grazie per la precisazione Max. Però: per un dibattito serio, sul Corriere vorrei vedere quello che hai scritto tu, non quello che ha scritto la Tamaro. 🙂
Una precisazione riguarda la localizzazione dell’impianto, che è a Castel Giorgio (https://it.wikipedia.org/wiki/Castel_Giorgio), non Castel San Giorgio. L’impianto prevede l’utilizzo dell’energia termica del campo geotermico di Torre Alfina (https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_Alfina), che si trova invece nel comune di Acquapendente (https://it.wikipedia.org/wiki/Acquapendente). Ritengo un’imprecisione localizzare l’area “sul lago di Bolsena”. Il lago infatti dista una quindicina di km da questa zona e ci sono circa 300 m di di dlslivello. Mi è sembrato opportuno apportare queste precisazioni per relativizzare i rischi ambientali, che sarebbero senz’altro diversi se l’impianto fosse realmente in riva al lago.
Da profano è impossibile capire quanto la minaccia di inquinamento delle falde sia reale o no. Posso aggiungere che anche nella zona del Monte Amiata da qualche anno si sta espandendo l’attività geotermica e, puntualmente, ci sono movimenti locali di opposizione. Non so se anche da quelle parti c’è timore per le falde. Mi chiedo però se sia possibile fare un confronto con la Val Cecina, dove gli insediamenti geotermici sono numerosissimi (è la sede “storica” dove la geotermina è nata, per quanto ne so) e non mi risultano problemi sulle falde, né movimenti di opposizione. Lo dico per testimonianza diretta: passando in qualche paese del Monte Amiata e pure in quel di Bolsena gli striscioni di protesta lungo la strada sono evidenti, mentre non ne ho mai visti in Val di Cecina.
Ho letto con molto interesse l’articolo di Susanna Tamaro pubblicato sul Corriere della Sera. Concordo con la “filosofia” generale dell’articolo, in particolare sul concetto dell’uovo oggi che nnon meglio di una gallina domani, e sulla mancanza di una programmazione seria in tema di turismo in Italia. Non sono invece d”accordo sul timore che l’estrazione di energia geotermica possa procurare inquinamento di falde acquifere. L’estrazione di calore avviene attraverso tubi immersi nel sottosuolo che consentono la estrazione senza scambi con le eventuali falde acquifere presenti nel sottosuolo stesso.
È proprio questo il mio problema con l’articolo della Tamaro. Il punto chiave è se è vero o no che c’è il rischio di contaminazione. Da questo punto di vista, va da sé che non me ne frega niente di quello che scrive la signora, visto che non è esperta del settore.
E ovviamente il fatto che abbia casa lì non può che farmi dubitare della sua imparzialità. Tempo fa abbiamo parlato di Orbetello, della sua laguna e dei piscicoltori, vittime dell'”inquinamento” da Co2. Il senatore Giuliano Amato, una decina d’anni fa, attaccò proprio questi ultimi ritenendoli responsabili dell’inquinamento della laguna (!). In particolare ce l’aveva con gli impianti situati nella frazione di Ansedonia, che effettivamente rovinano il panorama che si gode dalla sua villa.
“Da questo punto di vista, va da sé che non me ne frega niente di quello che scrive la signora, visto che non è esperta del settore.” Giusto! Voi siete senza dubbio esperti: di chiacchere inutili.