Innanzitutto, prima del catastrofico evento del dicembre 2004 in Indonesia, di cui qui a fianco c’è una simulazione al computer (fonte wikipedia), per il Mediterraneo si sarebbe parlato di maremoto, giacché il termine tsunami i più lo hanno imparato in quella occasione.
Comunque, anche per il mare nostrum, i movimenti tellurici che avvengono sul mare e provocano enormi spostamenti di massa liquida, sebbene per fortuna anche piuttosto rari, sono un rischio tangibile e tutt’altro che nuovo.
Il più recente e distruttivo della storia moderna è stato probabilmente quello del 1908 che colpì la città di Messina in seguito al forte terremoto (magnitudo 7.1 della scala Richter) che interessò la zona dello Stretto. Ma, come ha documentato qualche tempo fa Meteoweb, l’elenco degli episodi è piuttosto lungo.
Perché parlarne? Qualche giorno fa, su Ocean Science, è stato pubblicato uno studio (liberamente accessibile) che simula la generazione, lo sviluppo e gli impatti sulle coste di maremoti (o tsunami) proprio nel Mediterraneo.
Simulation of tsunami generation, propagation and coastal inundation in the Eastern Mediterranean
Salta fuori che l’area a rischio più elevato sarebbe quella del Mediterraneo orientale, con un coinvolgimento anche del nostro meridione ionico. Sul sito della rivista ci sono delle animazioni che fanno parte del lavoro (qui e qui), mentre su Science Daily, che ha rilanciato il comunicato stampa della pubblicazione, ci sono come sempre gli approfondimenti degli autori dello studio.
Enjoy.
“Salta fuori che l’area a rischio più elevato sarebbe quella del Mediterraneo orientale, con un coinvolgimento anche del nostro meridione ionico.“.
Questo perché gli autori hanno studiato appunto il Mediterraneo orientale. Per un lavoro dello stesso tipo sul Mediterraneo occidentale si può vedere (citato anche da Samaras et al) Lorito et al., 2008 (JGR, 113, 2008) che trattano in particolare i maremoti generati da terremoti nell’arco algerino.
Mi è sembrata particolarmente significativa la loro fig3 che mostra la simulazione di un maremoto abbastanza importante nel golfo di Cagliari generato da un terremoto a metà strada tra Sardegna e Tunisia.
Articolo notevole, per me, in due aspetti. Il primo, che pur conoscendo alcuni episodi, non sapevo niente di altri, come quello del 1978. Il secondo è la questione del meteotsunami, che trovo preoccupante visto che immagino sia praticamente impossibile prevederlo (almeno lo tsunami sismico ti dà il segnale con la scossa, poi magari l’anticipo è soli di pochi minuti, ma meglio di niente; lo “storm surge” pure, credo, è prevedibile monitorando l’andamento della pressione).
Fabrizio, il meteotsunami è lo storm surge. Qui su CM. Quanto alla predicibilità, ci si sta lavorando e anche con buon successo. Però tra i due sussiste una notevole differenza in ordine alla pericolosità ed alla potenza, ovviamente a favore di quello con origini sismiche. Che non è affatto prevedibile, semmai, sugli oceani, può concedere un certo anticipo perché le onde, pur velocissime, hanno lunghe distanze da percorrere. Nel Mediterraneo, gli spazi sono molto inferiori e quindi lo sarebbe anche l’anticipo.
gg
Grazie Guido. C’è una cosa ancora che devo chiederti, ed è il motivo per cui non avevo capito che fossero la stessa cosa. Pensavo che il meteotsunami richiedesse condizioni più complesse (come la citata risonanza per massimizzare il trasferimento di energia) e invece pensavo che per il surge bastasse il “semplice” calo di pressione; invece, se ora capisco bene, il fenomeno è sempre frutto di più concause, la presenza di certi fattori o meno determina semplicemente l’intensità più modesta o più forte. Giusto?
Fabrizio,
la pressione atmosferica (si chiama effetto barometro inverso) è uno dei fattori, neanche il più importante, specie alle nostre latitudini e con le nostre escursioni di marea. In questa pagina della NOAA c’è una panoramica di tutto il fenomeno.
gg
Guido, sistema il link a Science Daily che non funziona!
Fatto.
gg
Non è stato oggetto dello studio proposto, ma segnalerei anche il vulcano Marsili, molto pericoloso per le coste del basso Tirreno … dicono che in tempi molto lontanti abbia generato tsunami catastrofici
Ma si parla di eventi che si ripetono con cadenza geologica (spero).