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Strage dei Pesci nella Laguna di Orbetello. Pesci bolliti o asfissiati?

Quando le persone sentono molto caldo vanno al mare per rinfrescarsi immergendosi, invece i pesci in quello stesso mare a leggere i quotidiani muoiono per il caldo. Ma ricordiamo alcuni titoli dei giornali nei giorni scorsi: “La strage di pesci a Orbetello: così il clima devasta la natura Nella laguna perse 200 tonnellate, danni per 10 milioni” (su LA REPUBBLICA del 29 luglio); oppure, “Orbetello, la laguna al limite: 200 tonnellate di pesci morti Forestale indaga su responsabilità Acqua troppo calda. «Erano oltre 70 anni che la famosa Laguna di Orbetello non subiva un disastro simile»”. (il 28 luglio 2015 sul “Corriere Fiorentino”); oppure ancora, “Orbetello, per la moria di pesci 20 milioni di danni”  (su rainews.it).

I titoli dei quotidiani ed i brevi servizi televisivi sembrano chiari: per colpa dei cambiamenti climatici dovuti all’uso dei combustibili fossili da parte dell’uomo occidentale, l’acqua  della laguna di levante è troppo calda, al suo interno sono morte 200 tonnellate di orate, cefali e anguille, ciò provocherà un danno di 20 milioni di Euro, una catastrofe che non si verificava da 70 anni.

Venti o dieci milioni di euro diviso per 200000 kg (200 ton) di pesci fa 100-50 €/kg, mentre ad esempio le orate sul mercato non arrivano a 10 €/kg (vedi qui). Su alcuni articoli c’è scritto che il danno è legato alla morte degli avannotti, i piccoli dei pesci, che tra un anno e mezzo avrebbero rappresentato il grosso del pescato. Quindi il danno tiene conto della stima di quanto si sarebbe guadagnato se tutto fosse andato bene? Le 200 tonnellate sono reali o virtuali? Per capirne di più leggiamo degli allevamenti ittici. Si scopre che sono soprattutto in Spagna, Grecia e Italia. Nel nostro Paese principalmente in Toscana, Puglia e Sicilia. Specie in queste ultime regioni le acque non sono proprie fresche, infatti sorprendentemente: “L’orata allevata alle temperature ottimali (18-26°C) raggiunge i 400 g in 10- 12 mesi, ma si adatta bene anche a temperature fino a 32-34°C, mentre tollera poco le basse temperature e non resiste a temperature inferiori di 4°C. Avete letto bene, sopporta il livello di 32-34°C, la temperatura che in questi giorni è stato toccata nella laguna (qui). Purtroppo il guaio è che nella laguna quando l’acqua ha quella temperatura l’ecosistema porta ad una diminuzione considerevole della concentrazione dell’ossigeno disciolto, quindi i pesci muoiono per asfissia e non per il caldo (qui leggiamo che negli allevamenti intensivi spesso per assicurare la sopravvivenza degli animali è necessario immettere ossigeno liquido nelle acque di allevamento).

Questo fenomeno purtroppo non è unico nella storia di Orbetello, basta ad esempio rileggere LA STAMPA del 28 luglio 1987 (testo integrale a fine articolo):

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Inquinamento del grande stagno di Orbetello – La laguna che muore – Il caldo innesca la «bomba ecologica»: scarichi di fogne e fertilizzanti – Si teme che si ripeta il disastro del’86: 200 tonnellate di pesce morto, spiagge chiuse
GROSSETO — Allarme sulla laguna di Orbetello. E’ esplosa l’estate con punte di 33-34 gradi e, come sempre, in questa stagione, il grande stagno» (2700 ettari) che separa la terraferma dall’Argentario ribolle e fa temere imminente la catastrofe ecologica, come lo scorso anno, 22 luglio, quando milioni di pesci pregiati, soprattutto spigole, cefali e orate, un totale di quasi 200 tonnellate, morirono soffocati per mancanza d’ossigeno. Fu un danno grave per l’economia locale e per la compagnia dei pescatori (100 famiglie), ma causò anche la fuga di centinaia di villeggianti fra Ansedonia, Feniglia, Giannella e Santa Liberata[…]Le alghe riducono l’ossigeno e fanno morire i pesci. L’aumento della temperatura nel lago — spiega 11 dottor Salvatori —, porta al parossismo l’attività dei dinoflagellati, che sono sul fondo melmoso-. I dinoflagellatl sono batteri, antichi nemici della laguna di Orbetello, grandi divoratori a loro volta di ossigeno. […]le cause del mali della laguna sono quelle di sempre ormai, presenti da vent’anni a questa parte: “I nostri tecnici — dice — hanno collaborato con l’equipe dell’Enea che sta dandoci un aiuto prezioso, ma i risultati di questi studi sono esattamente gli stessi che denunciammo fin dal 1975: la laguna non soltanto ha bisogno immediato di opere idrauliche che favoriscano il ricambio con il mare[…]

 

Possiamo anche leggere LA STAMPA del 2 agosto 1986 (testo integrale a fine articolo):

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NOSTRO SERVIZIO ORBETELLO L’Argentario sta lì di fronte e i turisti si divertono. Ignorano quel che sta accadendo sulle spiagge di Ansedonia, Feniglia e Giannella. dove è impossibile fare il bagno perché le acque sono putride, maleodoranti. Il mare è inquinato: il fenomeno dell’eutrofizzazione delle alghe ha provocato una crescita smisurata di queste piante marine» che hanno impoverito d’ossigeno l’acqua. Di conseguenza si è avuta una moria di pesci. Tonnellate di branzini, ombrine, orate, quasi tutto il patrimonio ittico lagunare, galleggiano morti sul mare. I lavori di bonifica procedono a rilento […]

Come avete letto non è proprio certo che sono oltre 70 anni che la famosa Laguna di Orbetello non subiva un disastro simile, infatti dal 1987 ad oggi di anni ne sono passati “soli” 28. La laguna inoltre andò in una pesante crisi anche nel 1992 e 1993 (qui).

La situazione del 1986 è ricordata anche in un’intervista di un esperto: “[…] il biologo della laguna di Orbetello, Mauro Lenzi, parla di una situazione che a sua memoria non si era mai verificata, forse con presupposti anche più critici della grande moria del 1986: «Abbiamo due centraline per la misurazione della temperatura, una a levante ed una ponente, e sono tutte e due incredibilmente fuori scala – spiega lui – le acque della nostra Laguna hanno raggiunto addirittura i 32,5 gradi, un valore che è al di sopra dei 31 gradi che si verificarono in occasione della moria del 1986. Abbiamo cercato di aumentare il pompaggio in entrata ma, anche l’acqua del mare segna 29 gradi e, seppur più fresca, riesce a mitigare fino ad un certo punto la situazione». «Quanto ai pesci – continua Lenzi – soprattutto della specie Orata che è più delicata delle altre, questi avevano già patito qualche stress distrofico nella parte di Levante, e questo caldo straordinario ha peggiorato la situazione».

Dalla moria di pesce del 1986 e 1987 la situazione è migliorata dal punto di vista dell’inquinamento, inoltre da anni sono state intraprese importanti azioni e procedure gestionali finalizzate al risanamento della laguna, tra le quali l’incremento dello scambio tra mare e laguna, grazie alla messa in esercizio di idrovore nel periodo primaverile-estivo (dal qui). L’ingresso di acqua dal mare implica una diminuzione della temperatura dell’acqua “ferma” lagunare ma soprattutto una ossigenazione. Tale ricambio d’acqua non è purtroppo istantaneo e dev’essere fatto per tempo. Potete leggere l’interessante ultima parte del bollettino di giugno 2015 e i dati di luglio.

L’ingresso dell’acqua di mare, che serve ai pesci, porta però inevitabilmente anche ad un innalzamento della laguna che, negli ultimi anni, crea problemi ai nidi degli uccelli dell’Oasi del WWF lungo la costa. Potete leggere: “Nel frattempo montano le polemiche negli ambienti lavorativi dei pescatori con qualcuno che si interroga su se si sarebbe potuto o dovuto fare qualcosa in precedenza, magari anticipando quel pompaggio delle acque che in passato è stato già la pietra della discordia a causa della distruzione dei nidi degli uccelli acquatici nell’oasi del WWF dovuta all’innalzamento del livello della Laguna”.

Quindi sembra che per salvare i pesci degli allevatori occorra pompare acqua per tempo, invece per salvare i nidi degli ecologisti si deve evitare che la laguna aumenti di livello durante il periodo della cova. Tale scontro d’interessi negli anni passati ha portato a denunce all’autorità giudiziaria. Potete ad esempio rileggere quanto accaduto nel giugno 2014: “Oltre 50 nidi di specie rare di uccelli sommersi da un’improvvisa marea artificiale provocata durante il momento riproduttivo nell’ambiente protetto della laguna di Orbetello in Toscana. Lo denuncia il WWF. Da domenica scorsa, infatti, la regione Toscana ha autorizzato l’inizio della circolazione idrica forzata pompando acqua marina verso la laguna, una manovra che da anni viene effettuata come soluzione d’emergenza alle frequenti crisi distrofiche lagunari e conseguenti possibili morie di pesci, che si verificano con l’arrivo del caldo estivo” […] “Rimane da parte degli ambientalisti il rammarico di non aver provato almeno a salvare i piccoli uccelli inermi che, per pochi giorni, non hanno avuto scampo. Per questo il WWF sta valutando di portare quanto accaduto all’attenzione dell’autorità giudiziaria «affinché – dice il WWF – vengano verificate eventuali ipotesi di reato in questa grave aggressione al patrimonio naturale tutelato a livello comunitario»” (fonte).

Sapendo queste poche informazioni si comprende perché, anche se i mass media hanno individuato nel gran caldo dovuto ai cambiamenti climatici il colpevole della moria dei pesci, la Forestale sta indagando anche per accertare eventuali responsabilità di chi potrebbe non aver adottato le necessarie misure preventive. Aspettiamo il risultato delle indagini.

Rimarrebbe un dubbio finale. Vuoi vedere che alla fine la finanza pubblica, dopo aver pagato le opere infrastrutturali per rendere “sicura” la laguna per gli allevamenti e aver contribuito probabilmente all’oasi del WWF, coprirà tutti i danni della calamità per far coesistere i diversi interessi?

Naturalmente scherzo, avete mai visto in Italia trovare costose soluzioni nel contingente senza preoccuparsi di eliminare le problematiche strutturalmente?

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TESTO INTEGRALE DEGLI ARTICOLI:

LA STAMPA 28 luglio 1987

Inquinamento del grande stagno di Orbetello La laguna ciré muore Il caldo innesca la «bomba ecologica»: scarichi di fogne e fertilizzanti – Si teme che si ripeta il disastro del’86: 200 tonnellate di pesce morto, spiagge chiuse

GROSSETO — Allarme sulla laguna di Orbetello. E’ esplosa l’estate con punte di 33-34 gradi e, come sempre, in questa stagione, il grande stagno» (2700 ettari) che separa la terraferma dall’Argentario ribolle e fa temere imminente la catastrofe ecologica, come lo scorso anno 22 luglio, quando milioni di pesci pregiati, soprattutto spigole, cefali e orate, un totale di quasi 200 tonnellate, morirono soffocati per mancanza d’ossigeno. Fu un danno grave per l’economia locale e per la compagnia dei pescatori (100 famiglie), ma causò anche la fuga di centinaia di villeggianti fra Ansedonia, Fenlglia, Giannella e Santa Liberata. La poltiglia di pesci sotto il sole, per alcuni giorni, ammorbò l’aria e rese impraticabili per l’inquinamento alcune fra le più celebrate spiagge della Costa d’Argento. E’ un momento di grande allarme, quello che stiamo vivendo in questi giorni — dice 11 dottor Roberto Salvatori, direttore del Laboratorio ittiologico delle Peschiere —.Ed è un momento d’impotenza: siamo nella stessa situazione dello scorso anno. Lo ha denunciato in un rapporto anche l’Enea che ha mandato nei giorni scorsi una équipe di studiosi: Sono state messe in fusione a tutto ritmo le Idrovore di Ansedonia, che pompano nella laguna quattromila litri di acqua al secondo per favorire il ricambio. E’ stata avviata anche una nuova idrovora in località Nassa, allestita di recente e neppure collaudata, tanta sembrava l’emergenza. Da tre giorni è stato anche varato uno zatterone semovente munito di grandi falci meccaniche che recide le alghe sul fondo della laguna. •Ma è una corsa contro il tempo — afferma Enrico Velasco, il presidente del comitato di gestione delle Peschiere —: se saremo giunti in ritardo la colpa certamente non è nostra. La macchina non potrebbe neppure navigare, poiché non risulta ancora iscritta al Registro Navale Italiano, come vuole la burocrazia, anche per operare in uno specchio d’acqua che è profondo non più di due metri: I grandi nemici della lagu¬ na che provocano la moria dei pesci sono infatti le micro-alghe che con il caldo e la luce del sole e per il fenomeno di eutrofizzazione delle acque dovuto agli scarichi urbani e dai fertilizzanti irrorati nelle campagne subiscono un effetto scatenante : fioriscono in continuazione. Le alghe riducono l’ossigeno e fanno morire i pesci.

L’aumento della temperatura nel lago — spiega 11 dottor Salvatori —, porta al parossismo l’attività dei dinoflagellati, che sono sul fondo melmoso-. I dinoflagellatl sono batteri, antichi nemici della laguna di Orbetello, grandi divoratori a loro volta di ossigeno. A questi nemici naturali si aggiungono poi da anni i danni prodotti dall’incuria dell’uomo: ‘Molta gente — dichiara l’assessore comunale Gianfranco Natali — considera la laguna una discarica. Stiamo spendendo centinaia di milioni per la pulizia delle sponde. Per togliere i sedimenti di alghe, ma soprattutto rifiuti di ogni genere: Per il presidente delle Peschiere, Velasco, le cause del mali della laguna sono quelle di sempre ormai, presenti da vent’anni a questa parte: “I nostri tecnici — dice — hanno collaborato con l’equipe dell’Enea che sta dandoci un aiuto prezioso, ma i risultati di questi studi sono esattamente gli stessi che denunciammo fin dal 1975: la laguna non soltanto ha bisogno immediato di opere idrauliche che favoriscano il ricambio con il mare (per questo c’è un progetto della Regione Toscana che confida in un intervento del Fio per 30 miliardi), ma soprattutto per evitare il ripetersi di fenomeni come quello dello scorso anno che oggi secondo l’Enea sembra incombente. E’ necessario — prosegue — bonificare il lago dagli scarichi urbani. Orbetello ha un depuratore che funziona al 5O per cento, le cui acque finiscono nella laguna. L’altro 50 per cento dei liquami che non sono trattati va ugualmente a scaricarsi nella laguna attraverso una rete fognaria pressoché clandestina che proviene anche da centinaia di Alle e villette sorte lungo la sponda del lago”. Omero Marraccini

 

LA STAMPA 2 agosto 1986

Bagni i impossibili a Ansedonia, Feniglia e Giannella Turisti in rivolta a Orbetello Spiagge invase da tonnellate di pesci morti e alghe maleodoranti, uscite dalla laguna

NOSTRO SERVIZIO ORBETELLO L’Argentario sta lì di fronte e i turisti si divertono. Ignorano quel che sta accadendo sulle spiagge di Ansedonia, Feniglia e Giannella. dove è impossibile fare il bagno perché le acque sono putride, maleodoranti. Il mare è inquinato: il fenomeno dell’eutrofizzazione delle alghe ha provocato una crescita smisurata di queste piante marine» che hanno impoverito d’ossigeno l’acqua. Di conseguenza si è avuta una moria di pesci. Tonnellate di branzini, ombrine, orate, quasi tutto il patrimonio ittico lagunare, galleggiano morti sul mare. I lavori di bonifica procedono a rilento: dopo parecchi giorni la maggioranza dei pesci morti, una quantità impressionante, sono ancora lì, portati a destra e a manca dal moto capriccioso delle onde mosse dai venti. Su tutta la laguna grava un lezzo insopportabile, l’acqua è chiazzata di rosso e di marrone, nessuno ha il coraggio di fare il bagno, anche stare sulla spiaggia a prendere la tintarella non è gradevole. perché la puzza non concede tregua. Cosi, prima ancora che il sindaco di Orbetello, Floriana Scialanca, vietasse la balneazione in laguna, i turisti allarmati si erano astenuti dal fare i bagni. L’ordinanza del sindaco ha contribuito ad aumentare la paura e ha provocato vivaci proteste. Ma come: invece di provvedere a pulire il mare, togliendo almeno i pesci morti, dopo giorni di inutile attesa, l’amministrazione comunale non ha trovato altra soluzione che quella di vietare i tuffi? Sono stati in molti a sentirsi presi in giro e ieri parecchi villeggianti hanno rifatto le valigie e sono partiti mentre molti altri minacciano di seguirne l’esempio se non verranno presi provvedimenti. Il sindaco si difende: “Ho vietato la balneazione perché ero in attesa di conoscere i risultati delle analisi. Adesso so che non c’è pericolo, i venti di questi ultimi giorni hanno portato al largo i pesci morti, le spiagge sono pulite, oggi stesso revocherò l’ordinanza di divieto”. Con l’aiuto della natura il pericolo, dunque, sembra scongiurato. I venti che soffiano da terra spingono al largo le chiazze colorate e putrescenti, la laguna ritorna pulita. Ma sino a quando? Il fenomeno dell’eutrofizzazione in laguna si ripete con scadenze abbastanza precise. Una moria cosi grande si era avuta soltanto nel ’66, ma anche nel 1981 i danni al patrimonio ittico furono rilevanti. C’è stato un intervento del ministro Zanone. che ha promesso uno stanziamento di 4 miliardi per risolvere il problema, ma gli operatori turistici, in primo piano albergatori e ristoratori, sono stufi di promesse e vogliono fatti. Ieri mattina una loro delegazione si è recata in Comune e ha presentato una richiesta di risarcimento dei danni subiti. In caso contrario, hanno minacciato una serrata. All’amministrazione comunale viene contestato l’eccessivo ritardo nelle operazioni di recupero dei pesci morti: con la bassa marea le acque della laguna sono defluite verso il mare e le chiazze putrescenti sono finite al largo, coinvolgendo nel disastro le spiagge di Ansedonia. Feniglia, Giannella, compromettendo la stagione turistica. Il mare ieri mattina era spopolato: i vigili urbani che percorrevano il litorale per controllare che il divieto di balneazione venisse rispettato, hanno avuto poco da fare. “Già da due giorni nessuno faceva il bagno — racconta un turista milanese — ma anche prima della moria di pesci entrare in acqua era fastidioso. Le alghe che imputridiscono con la loro puzza ammorbavano tutta la spiaggia-. Una parte dei pesci morti è stata recuperata e sotterrata in un luogo sicuro. Ma l’operazione si è svolta con estrema lentezza, per mancanza di organizzazione e anche per carenza di mezzi. Ma più che altro, affermano solidali i turisti, -si è avuta l’impressione che si prendesse tempo, sperando che il problema si risolvesse da solo-. Com’è infatti avvenuto. Ma se i venti avessero ancora tardato? O se improvvisamente incominciassero a soffiare al contrario, sospingendo di nuovo i pesci morti verso le spiagge? Meglio non pensarci e continuare a sperare. r. s.

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Published inAmbienteAttualità

11 Comments

  1. […] preventiva. In laguna infatti sono arrivati ben 32°C di temperatura: Allora rileggiamo dal post di Fabio Spina dell’estate scorsa che “L’orata allevata alle temperature ottimali (18-26°C) […]

  2. Aggiungo una cosa. L’oasi del WWF (in realtà più aree) si trova nella Laguna di Ponente. Le due lagune sono collegate da un numero limitato di canali. Mi chiedo quindi se non sarebbe possibile costruire delle paratie per isolarle temporaneamente e, in caso di problemi, permettere il pompaggio dell’acqua nella Laguna di Levante senza innalzare il livello in quella di Ponente. La circolazione delle acque in questi ambienti è una cosa sempre molto delicata e impedirla generalmente cpmporta problemi, ma forse il male minore in questi casi di emergenza. Il succo è, comunque, che ci sarebbero molte cose da capire sul problema ragionando in locale, altro che global warming.

  3. Mario (real, non l'imitazione recente :D )

    Umh
    .
    [quote] il danno è legato alla morte degli avannotti[/quote]
    .
    Ma gli avannoti non stanno in laguna ma in apposite vasche di accrescimento al chiuso con acqua filtrata e spesso sterilizzata e costantemente ossigenata percui con la temperatura e il livello di ossigenazione della laguna non c’entrano una beata mazza.
    .
    http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/Piscicoltura/index.htm

  4. Giuseppe

    Non avevo dubbi che ci trovavamo difronte alla solita bufala estiva catastrofica per allarmare l’opinione pubblica. Un grazie al Sig Spina che con certosino lavoro di ricostruzione storica ci ha raccontato che cose del genere sono già accadute e anche di recente. La dimostrazione che l’informazione non fa il suo dovere, documentandosi prima di diffondere notizie e allarmi è evidente. Per quanto riguarda il WWF sono ormai decenni che ho deciso di strappare il mio adesivo con il panda, sono convinto che sono solo fanatici e fanno più danno che bene. Grazie ancora Sig. Spina.

  5. Anch’io ringrazio Fabio Spina e “climatemonitor” per le puntuali e precise informazioni, correlate con la memoria storica documentata.

  6. Bazzico la Maremma dal 1977, e negli ultimi quindici anni un po’ in tutte le stagioni. Mi ricordavo perfettamente gli episodi degli anni ’80 e ’90 ricordati da Fabio e mi chiedo “come mai” (chissà come mai) la stampa non li ha citati, arrivando addirittura a sparare la bufala dei “70 anni”. Quanto all’eutrofizzazione, la Laguna è ricoperta da grandi chiazze galleggianti di alghe ogni anno, a metà/fine primavera. Quindi, altro che “frequenti”. Certamente, quest’anno le cose sono andate peggio perché è andato perso il pesce.

    Aggiungo che gli attriti tra allevatori di pesci e ecologisti non si limitano alla gestione del livello delle acque: i primi detestano i cormorani (e qualcuno vorrebbe poter sparare sui pennuti), i secondi no. Esistono ricerche che dimostrano un 3.5% di perdita di fatturato dei pescatori dovuti alla presenza dei cormorani (cito un articolo vecchio, il primo che mi è capitato sotto tiro: http://www.researchgate.net/publication/277059918_Impatto_economico_del_cormorano_(Phalacrocorax_carbo)_sulle_attivit_itticolturali_nella_Laguna_di_Orbetello_(risultati_preliminari)

    Questo per confermare assolutamente il punto di Fabio, che in Laguna ci sono interessi contrastanti e le morie sono primariamente un effetto dell’inefficienza di gestione dovuta al contrasto. Detto questo, ritengo che debba essere accettata e basta (salvo trovare soluzioni tecnologiche che accontentino entrambi). L’oasi del WWF è storica e di grande importanza dal punto di vista faunistico e secondo me non si può toccare; mentre l’allevamento di pesci in Laguna non è certo l’unico, neanche in Maremma.

    Disclaimer: sono stato socio WWF per trentacinque anni (ma quest’anno mi sono rotto) e sono stato – e comunque sarò ancora – frequentatore dell’oasi WWF di Orbetello.

    PS Curiosità. 200 tonnellate quest’anno, 200 tonnellate nel 1986. Cos’è, un invariante di sistema? Oppure le stime dei danni sono, diciamo così, un po’ approssimative?

  7. Donato

    Dopo aver letto questo articolo non posso che ringraziare F. Spina per il suo certosino lavoro di ricerca storica e per la chiarezza e competenza con cui ha analizzato la questione: un esempio per molti sedicenti giornalisti.
    .
    E dopo i dovuti ringraziamenti una considerazione. Il confronto tra gli articoli degli anni ’80 del secolo scorso e quelli di oggi è impietoso. Da una parte analisi e ponderazione, dall’altro solo propaganda ideologica: il livello qualitativo della produzione giornalistica italiana mi sembra in controtendenza rispetto alle temperature 🙂 .
    Ciao, Donato.

    • Concordo….
      …e mi chiedo: ma non si può fare nulla per limitare questa imperante DISINFORMAZIONE?
      Ormai è colpa dell’Effetto serra –> Riscaldamento Globale Antropico –> Riscaldamento Globale –> Global Warming –> Cambiamento Climatico qualunque evento naturale o artificiale che comprenda variazioni di qualsivoglia variabile nota o meno…

      …boh!

      Approposito… il cambiamento climatico è responsabile anche del mio conto in banca… che è in rosso?

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