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Il ghiaccio sulle zone polari, indici, osservazioni e previsioni

Un gradito ritorno quello di Nicola Scafetta, ora alla Federico II di Napoli, insieme ad Adriano Mazzarella, che in quell’Ateneo è un’istituzione. I due amici di lunga data delle nostre pagine, hanno firmato un articolo su Advances in Meteorology in cui analizzano gli indici di estensione del ghiaccio marino su entrambe le zone polari, ne studiano l’andamento e la correlazione con l’andamento delle temperature e ne mettono a confronto l’andamento con le previsioni modellistiche di ultima generazione.

The Arctic and Antarctic Sea-Ice Area Index Records versus Measured and Modeled Temperature Data 

I dati sono quelli raccolti dall’NSIDC per l’estensione del ghiaccio marino, dell’Hadley Centre per le temperature dell’aria e delle acque superficiali e del CMIP5 per la parte modellistica. Tutto disponibile atraverso il sito del KNMI, l’autentica miniera di informazioni del Servizio Meteorologico olandese.

La rivista è open access, per cui l’articolo è liberamente consultabile, otre ad essere di facile lettura. In sostanza, si mette in evidenza come i numeri attuali relativi all’andamento del ghiaccio marino siano ben lontani dall’essere in linea con quanto atteso in termini di previsioni. Ciò significa che per l’andamento del ghiaccio marino, così come più in generale per l’evoluzione del clima alle latitudini polari e più in generale ancora per il clima del pianeta, il discorso sia molto più complesso della visione antropocentrica su cui si basano le simulazioni modellistiche.

Dall’analisi dei due indici si vede chiaramente quanto sia stato diverso il comportamento dei due poli nelle ultime decadi, era dei rilevamenti satellitari e del sospetto contributo antropico alle dinamiche del clima. Un contributo che, stando agli studi di diagnosi, attribuzione e previsione, dovrebbe aver visto invece andamenti simili, ovviamente nella direzione del riscaldamento e della riduzione della quantità di ghiaccio presente sugli oceani polari.

Che dal 1979 ad oggi il ghiaccio marino artico sia diminuito e quello antartico aumentato è un fatto, come lo è che l’Artico si sia scaldato con rateo significativo e L’Antartico si sia lievemente raffreddato . Meno noto ai più invece è il fatto che da sette anni a questa parte, in coincidenza con il rallentamento del rateo di salita delle temperature, il ghiaccio artico si sia stabilizzato, mentre quello antartico abbia accelerato il processo di crescita. Analogamente, l’ampiezza delle oscillazioni tra minimi e massimi annuali dell’estensione è andata aumentando (accelerando ultimamente) per l’Artico ed è diminuita per l’Antartico, segnando ancora una volta un comportamento in opposizione di fase per le due zone polari (di cui si ha ampia conferma anche nel lungo e lunghissimo periodo climatico). In tutte le serie, inoltre, è presente un’oscillazione con periodo 4-5 anni, sia per quel che riguarda l’estensione che per l’ampiezza delle oscillazioni tra minimi e massimi annuali.

S&M 2015 Fig_3 S&M 2015 Fig_5

Al confronto con le osservazioni, sia per la temperatura dell’aria che per quella del mare nello strato 0-100m, l’accordo tra le serie è inequivocabile, mentre con riferimento alle previsioni, se il riscaldamento dell’Artico è stato in effetti quanto previsto, il lieve raffreddamento dell’Antartico è in completa opposizione con le previsioni.

Perché in un sistema che si vorrebbe CO2 dipendente le due aree polari si comportano in modo così diverso? E perché le simulazioni falliscono nel replicare questa differenza? Forse il sistema non è CO2 dipendente. Ma, soprattutto, sussistono molte modalità climatiche sia in ordine alla circolazione atmosferica – leggi distribuzione della massa e indici che ne identificano le dinamiche – che oceanica, in grado di avere effetti sulla redistribuzione del calore sul pianeta che siamo lontani dal saper replicare.

Del resto proprio in termini di previsioni, il tutto accade senza sapere neanche quale sarà l’estensione del ghiaccio marino artico nel prossimo minimo stagionale, cioè tra due mesi circa… 😉

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Published inAttualità

2 Comments

  1. Donato

    Nel loro breve articolo N. Scafetta e A. Mazzarella (da ora S&M, 2015) hanno brillantemente analizzato la tendenza dei ghiacci marini artici ed antartici negli ultimi anni. Solo qualche giorno fa ho avuto modo di commentare un articolo in cui si confermava la stabilizzazione della massa dei ghiacci marini artici negli ultimi cinque anni e si attribuiva la responsabilità di ciò alle temperature estive del 2013. S&M, 2015 offre un’ulteriore conferma a questa tesi. Le figure 8 e 9 di S&M, 2015 dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio che le temperature atmosferiche e marine sono fortemente anticorrelate all’area dei ghiacci marini artici ed antartici e, stando a Tilling et al., 2015, anche al loro volume.
    .
    Altro aspetto che, secondo me, va sottolineato in S&M, 2015 è l’influenza che gli autori attribuiscono alla variabilità interna del sistema climatico che, purtroppo, i modelli non riescono a replicare. Due tra le variabilità naturali indicate in S&M, 2015 hanno attirato la mia attenzione: i modi anulari settentrionale e meridionale che contribuiscono per un 20/30% alla variabilità naturale e l’effetto albedo delle nuvole che potrebbe spiegare l’anticorrelazione tra il comportamento dei ghiacci polari antartici ed artici.
    .
    Tale spiegazione potrebbe essere integrativa di quella plurisecolare individuata da Buizert et al., 2015 di cui mi sono occupato nello scorso mese di maggio qui su CM. Possiamo dire, anzi, che in S&M, 2015 una traccia, seppur minima, di variazione multidecadale o secolare esiste:
    “However, the records present an acceleration, which is more evident by change in their linear trend during the last decade, which agrees with a 60-year cyclical modulation.”
    Come si vede molto lavoro resta ancora da fare. A me non resta che augurare buon lavoro ai ricercatori: io mi limiterò a commentarlo. 🙂
    Ciao, Donato.

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