I dati NOAA cambiano durante il mese di riferimento
I dati NOAA delle anomalie mensili di temperatura mondiale (terra e oceano, terra, oceano) sono disponibili, al sito Climate at glance(cag), attorno al 20-22 del mese successivo a quello di riferimento, con qualche variazione dovuta, credo, a fattori particolari. In genere si tratta di ritardi ma, a volte, anche di anticipi.
Per questo il 15 luglio stavo controllando se fossero usciti i dati di giugno e, scorrendo i dati di maggio, gli ultimi ancora disponibili, mi sono reso conto che i valori di febbraio e marzo 2015 (0.90 °C) non ricordavo di averli visti l’ultima volta che avevo scaricato i dati mensili (20 giugno 2015). Dopo un rapido controllo ho verificato che i due dati sopra e aprile 2015 erano stati aumentati di 0.01 °C mentre il valore di maggio 2015 era diminuito della stessa quantità, il tutto nel giro di meno di un mese.
Pur pensando a piccole correzioni “locali”, cioè relative agli ultimi mesi, ho messo a confronto i “due” dataset (in realtà le due serie sono lo stesso dataset) che mostro, insieme alla loro differenza amplificata di dieci volte, in fig 1 (pdf).
Tutte le correzioni sono entro l’incertezza delle “misure” (che in realtà non sono misure ma il risultato di complessi calcoli) e valgono 0.01°C per cui non ci si dovrebbe meravigliare di alcune modifiche al dataset. Ma qui, all’interno dello stesso mese di riferimento, si hanno correzioni sistematiche su lunghi periodi. Infatti il periodo che va da circa il 1960 ad oggi ha correzioni positive (luglio più caldo di giugno) o nulle, tranne maggio 2015, negativa. Il periodo 1910-1960 è tutto negativo tranne marzo e maggio 1948 e settembre 1959; dal 1880 al 1910 la situazione è più variegata ma i valori positivi sono in netta maggioranza.
Poi, come avevo messo in evidenza su CM poco meno di quattro anni fa, si nota ancora che ogni variazione al dataset NOAA implica modifiche anche dei dati storici di inizio serie (che, ancora, sono calcolati e non osservati). I sistematici aumenti e diminuzioni delle anomalie contribuiscono anche a modificare la pendenza complessiva di fig.1.
La stessa cosa succede per le anomalie di temperatura dell’oceano globale come si vede in fig.2 (pdf).
Anche se meno accentuate, le correzioni sistematiche sono presenti anche per l’oceano, ancora nel senso di aumentare la pendenza, cioè le differenze tra i periodi 1910-1940 e 1970-oggi.
La scelta di modificare il dataset all’interno del mese di riferimento, tra l’altro, non permette agli utilizzatori di specificare quale serie di dati stanno utlizzando, se non specificando la data di download.
Tutti i grafici e i dati, iniziali e derivati, relativi a questo post si trovano nel sito di supporto qui |
[…] al 1948 (e quindi in molti casi successivamente inglobate nelle isole di calore urbane), e che Ha più volte modificato dati e medie di riferimento. Infatti, questi dati sono di per sè inaffidabili (sia per come vengono presi sia per come vengono […]
[…] in versione integrale, un articolo apparso su climatemonitor.it questa […]
Carissimo Franco, complimenti per il lavoro.
Una semplice domanda (che forse apparirà ingenua): hai provato a scrivere una Mail al NOAA per chiedere come mai le serie di dati cambiano a seconda di quando si fa il download ?
Almeno per vedere se rispondono e cosa rispondono.
Oltre alla sistematica revisione (con bias sistematico a favore della dimostrazione della teoria dell’AGW, direi) dei dati sulle temperature mi sembra di notare con lettura da praticante dilettante di Climate Monitor che stanno aumentando anche gli articoli pubblicati su riviste scientifiche chdedicati alla revisione dei metodi statistici per stimare le temperature medie a partire dalle misurazioni grezze.Forse è un’impressione sbagliata ma sarebbe interessante verificare se, definito un set costante di riviste scientifiche di riferimento per il “dibattito climatico” (chiamiamolo così), è possibile osservare nel tempo un aumento della quota di paper dedicati a questo aspetto rispetto a quelli che propongono una qualche teoria per spiegare le osservazioni (o per suggerire di osservare qualcosa). Se tale quota aumentasse sarebbe un’ulteriore dimostrazione che la scienza del clima è in una fase regressiva, quella che Khun definirebbe di inflazione della “cintura protettiva” di un paradigma di riferimento (AGW appunto) in affanno. Un esempio di scienza poco seria.
Interessante osservazione epistemologica, quella di Benedetto.
Ci sono in gioco soldi…il global denaro
“cambia la pendenza dei diagrammi…”
In effetti la pendenza cambia pochissimo (sempre a crescere, dopo le correzioni, però):
qualcosa come 1 millesimo di grado per decade che non cambia anche facendo un po’ di cherry picking, ad esempio calcolando i fit dal 1910 o dal 1960 ad oggi.
Quello che lascia perplessi è la facilità con cui vengono cambiati i dati (tanto o poco che sia) senza avvisare o giustificare la cosa e sempre nello stesso verso (sempre ad aumentare la pendenza. Non mi piace credere e non credo al complottismo, ma gradirei avere qualche spiegazione. Anche quando ho avuto contatti diretti col dr. Menne (uno degli autori di Karl et al,2015), lui mi ha informato che avrebbero smesso di pubblicare i dati con quattro cifre decimali per passare a quelli a due cifre (il sito di Climate at glance) senza dare un minimo di giustificazione.
Adesso resta solo da vedere se i dati di giugno, tra un paio di giorni, conterranno le nuove correzioni di Karl et al e se i valori verranno cambiati nel corso del mese …
Franco, concordo con te che la pendenza varia di pochissimo (anche se in aumento), ma resta il fatto che varia.
A questo punto si pongono due questioni: quella scientifica e quella mediatico-ideologica.
Dal punto di vista scientifico le variazioni mi stanno bene, ci stanno tutte e fanno parte del metodo scientifico. In sostanza non cambia nulla di quanto già conosciamo, affiniamo solo i calcoli e l’andamento delle temperature globali.
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Fino a che non applicheranno le correzioni di Karl et al. 2015, però. Da quel che ho potuto vedere e capire, è ormai quasi pacifico che lo faranno: sul sito NOAA il NCEI (ex NCDC) ha annunciato che la ERSST v3b sarà sostituita dalla nuova versione: quella delle boe, delle correzioni artiche e delle correzioni delle navi dopo il 1990 di cui abbiamo già parlato. In questo caso la pendenza delle SST passerà da circa 4 centesimi di grado per decade a quasi un decimo di grado per decade mentre quella globale si avvicinerà a 7 centesimi di grado per decade. Nell’ultimo periodo (2000/2014) si arriverà a ben 0,112°C per decade: scusate se è poco! 🙂
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Passando all’aspetto mediatico-ideologico il colpo è pesantissimo: le temperature aumentano molto più di quanto avessimo previsto (circa il doppio) e nell’ultimo periodo addirittura molto, ma molto più di quanto potessimo immaginare. Addirittura scompare la pausa che altro non è che la solita bufala con cui si trastullano gli scettici (già mi immagino il cortile….). 🙂
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Come vedi cambia un centesimo oggi, un centesimo domani si è arrivati ai decimi di grado di cui parlavo nel precedente commento.
http://www.ncdc.noaa.gov/news/extended-reconstructed-sea-surface-temperature-version-4
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Circa le tue perplessità riguardo alla disinvoltura con cui cambiano i dati e gli algoritmi di omogeneizzazione senza apparenti giustificazioni, io ho una mia idea. Il paradigma climatologico attuale è che il mondo si sta riscaldando (fatto) per effetto della CO2 atmosferica di origine antropica e del runaway grenhouse effect (ipotesi). Quando i dati non collaborano ci deve essere qualche problema nelle misurazioni per cui è necessario individuare il problema ed eliminare l’errore sistematico. Quando si individua (o si crede di aver individuato) il problema, la giustifica non serve in quanto, confermando il paradigma, va bene a prescindere.
La vicenda di ERSST v4 è emblematica: si sono corretti ed interpolati dati in modo quasi osceno, ma nessuno ha avuto niente da ridire, tranne qualche scettico al soldo delle multinazionali del petrolio! 🙂
Parafrasando il titolo del post di oggi: questi giocano …., a far male, però! 🙂
Ciao, Donato.
E vabbè!
Mi direte che la scienza va avanti, che progrediscono le conoscenze, che ogni giorno si possono scoprire nuovi errori prima ignorati, che il metodo scientifico richiede continui controlli e verifiche, che la scienza non ha certezze, ma i suoi risultati valgono entro i margini dell’incertezza delle misure, che…., che …..
Onestamente ciò che sta facendo da quattro anni a questa parte la NOAA mi sembra che possa essere annoverato nel campo del ridicolo più che della scienza.
Il guaio è che aggiungi un centesimo di grado oggi, un centesimo di grado domani, (invariabilmente agli ultimi anni) togli un centesimo di grado oggi, uno domani (ai dati di inizio secolo, invariabilmente) come dice giustamente F. Zavatti, cambia la pendenza dei diagrammi e fioccano i record di anni caldi, i senza precedenti e le altre ca..volate che leggiamo sui media e che ci ammanniscono i salvatori (non richiesti) del pianeta.
E poi qualche luminare del ca…volo se ne viene fuori con le sparate sugli scettici complottisti: nessuno grida al complotto, ma ad un certo punto dovrebbero pur mettere un punto. E che ca…volo!
Ciao, Donato.
Pare di capire che non solo ci si affida a modelli che non sono in grado di modellizzare un bel niente o quasi, per giunta si taroccano anche impunemente le serie del passato. Sono molti gli articoli in cui si critica aspramente la gestione di questi dati da parte di NOAA, tra cui mi piace citare quelli pubblicati sul Telegraph a firma di Crhistopher Booker, uno dei quali si intitola, testualmente: “The fiddling with temperature data is the biggest science scandal ever”.
Viene da chiedersi, in un contesto generale che fa uso di modelli che hanno l’attendibilita’ del calendario di Frate Indovino, e con dataset manipolati ad arte (la questione delle boe e’ a dir poco grottesca), che senso abbia tutto questo.
E, soprattutto, che senso abbia portare questioni scientificamente solide da proporre in un contraddittorio quando dall’altra parte ci si confronta con pratiche che di scientifico hanno davvero poco.