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Ma dove va tutta quell’acqua?

Supponete di essere una goccia d’acqua che cade dal cielo, non su di un oceano, un mare o un lago, ma sulla terraferma. Avete solo il 25% di probabilità di finire nel mare trasportata dal run off dei fiumi. Sono molto più alte invece, il 75%, le probabilità che torniate in atmosfera attraverso l’evapotraspirazione o uno dei sui sottoprocessi, come la traspirazione delle piante, l’evaporazione dal suolo, l’evaporazione diretta dai fiumi e dai laghi.

Di quanta acqua si parla? Beh, dato che il 77% delle precipitazioni avviene sul mare e il 23% sulla terraferma, togliendo un quarto a quest’ultima (la porzione del run off), si parla del 17% delle precipitazioni totali disponibili. In termini di volume circa 85.000 chilometri cubi.

I processi sono quelli sopra e occupano rispettivamente il 64% (traspirazione delle piante), il 6% (evaporazione dal suolo) e il 3% (evaporazione da superfici liquide) del totale di quanto non finisce direttamente in mare. La misura del primo è particolarmente importante perché è direttamente correlata alla produttività delle piante o, se volete, all’efficienza nell’uso della risorse idrica da parte della biosfera.

Questo e molto altro nello studio pubblicato pochi giorni fa su Science:

Where does water go when it doesn’t flow? Three quarters doesn’t make it to the ocean

…e sull’articolo ad esso dedicato su Science Daily. C’è inoltre un altro approfondimento sempre su Science (purtroppo anche questo a pagamento).

A proposito di acqua, stavolta allo stato solido, vi segnalo anche un’altra interessante pubblicazione, in cui si da’ conto della misura del calore geotermico prodotto sotto il West Antartic ice sheet. Pare che ce ne sia parecchio di piu del previsto. Una quantità “sorprendentemente alta”, così la definisce uno degli autori dello studio. Attenzione però, niente a che vedere con lo scioglimento del ghiaccio, perché questo si è formato ed è evoluto in presenza di questi flussi di calore che sono parte del sistema. Semmai questo spiega perché il ghiaccio è così instabile: basta aggiungere un po’ di global warming da CO2 e la frittata è fatta.

High geothermal heat flux measured below the West Antarctic Ice Sheet (qui su Science Daily)

Domanda: certo che il flusso di calore geotermico è parte del sistema, ma se questa è la prima volta che lo si misura, non si può essere sicuri che non abbia subito variazioni e quindi variato il peso del suo contributo, no?

Comunque, pare si tratti di qualcosa come 285 milliwatt per metro quadro, con 105 di questi milliwat che viaggiano faticosamente attraverso il ghiaccio verso la superficie. Insomma, l’equivalente di una lucina a led per l’albero di Natale per metro quadro il cui contributo allo scioglimento alla base del ghiaccio sarebbe di circa 1,5cm all’anno. Decisamente troppo poco…

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Published inAmbienteAttualità

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