Una doppia dinamo a far oscillare il Sole, ovvero a definire l’intensità dei cicli solari in funzione dell’accordo tra le onde magnetiche con cui si sviluppa la convezione tra l’interno e l’esterno della nostra stella. In funzione del livello di sincronia tra queste oscillazioni dovrebbe variare l’intensità dei cicli undecennali, conducendo il Sole attraverso periodi di attività intensa o ridotta.
Un modello, quello costruito da un gruppo di ricercatori e presentato appena ieri al National Astronomy Meeting della Royal Astronomy Society, che darebbe degli ottimi risultati in comparazione con le osservazioni dell’attività solare e quindi impiegabile per migliorarne le previsioni:
Abbiamo scoperto che le componenti delle onde magnetiche appaiono in coppia, pur originandosi in due strati differenti all’interno del Sole. Hanno entrambe frequenze prossime agli 11 anni, sebbene queste frequenze siano leggermente differenti e non siano sincrone nel tempo. Nell’arco di un ciclo, le onde fluttuano tra gli emisferi settentrionale e meridionale del Sole. Combinando le due onde e paragonandole ai dati osservati relativi all’attuale ciclo solare, rileviamo che le nostre previsioni mostrano un’accuratezza del 97%.
Qiali previsioni? Beh, secondo loro, quando le due onde saranno in perfetta opposizione attorno al 2030, potranno elidersi a vicenda, portando il Sole verso una fase di minima attività paragonabile con quella del Minimo di Maunder, cioè quella fase avvenuta in contemporanea con la Piccola Età Glaciale, ovvero con il periodo più freddo che il Pianeta abbia conosciuto nell’ultimo millennio e probabilmente anche di più.
L’esperimento naturale continua, viviamo tempi interessanti. Qui l’articolo apparso ieri l’altro su Science Daily.
Appena qualche settimana fa, su Nature Communication, un altro gruppo di ricercatori dello UK Met Office, ha pubblicato uno studio in cui sono discussi gli effetti a scala regionale di un forse imminente Solar Grand Minimum, effetti tangibile soprattutto sugli Stati Uniti orientali e sull’Europa.
Beh, questo non fermerà il Global Warming, che per inciso al momento pare essersi fermato da solo, ma di sicuro procurerà qualche grattacapo, specialmente in termini di consenso scientifico sul riscaldamento globale. Meditate gente, meditate.
Ho fatto un’analisi delle serie storiche di:
– Emissioni di CO2;
– Concentrazione di CO2 nell’atmosfera;
– Incremento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera
– Emissioni di C necessario per alzare la concentrazione di CO2 nell’atmosfera di 1 ppm;
I risultati sono alquanto sorprendenti.
L’ipotesi secondo la quale, l’aumento di CO2 nell’atmosfera potrebbe essere amplificato da eventuali ulteriori emissioni di CO2 (tipo da permafrost) è FALSA!
E’ falsa perché il grafico dimostra che: sta diventando sempre più difficile riuscire ad alzare la concentrazione di CO2 nell’atmosfera e non il contrario, come vorrebbero far credere quelli che pensano che ci sia un effetto rinforzante o di amplificazione dell’emissione.
Potete trovare l’analisi dei grafici e dei valori, nel mio sito, alla seguente pagina:
http://www.climaeambiente.eu/sez_clima/emissioni/ConfEmisPpmTemp.aspx
Trovo l’analisi del commento precedente di grande interesse e presumo, forse a torto, che il tema sia stato ampiamente studiato, vista la sua centralità nelle attuali ipotesi sulla evoluzione futura del clima.
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Se ben ricordo, grazie a una “firma isotopica”, si può differenziare la fonte strettamente antropica della CO2 da quella indotta o quella naturale — e forse si arriva a fare qualcosa di simile anche per i “pozzi” della CO2 — esiste una analisi approfondita di questo tema?
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Grazie, Alvaro
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P.S. una preghiera in pectore da molti mesi per il “site manager”: sarebbe possibile disattivare il correttore automatico per chi scrive commenti? Almeno nel mio caso, il correttore insiste tenacemente a correggere le parole italiane nelle più affini in inglese, con effetti a volte anche comici… oppure gli troviamo un bel dizionario italiano?