Almeno una volta gli davano le brioches…
Dunque, è cosa nota che nei giorni scorsi Ségolène Royal, la ministra dell’ecologia nonché numero tre del governo francese, ha deciso di lanciare una crociata verso la Nutella (qui, su corriere.it). L’uscita è avvenuta in TV, in una delle tante comparsate che pare stia facendo per promuovere la kermesse climatica di cui come ministro in tema del paese ospitante è organizzatrice. L’assalto al Monumento Nazionale del cibo Italiano, la Nutella, è dovuto al fatto che tra gli ingredienti c’è l’olio di palma, la cui coltivazione sarebbe responsabile della deforestazione e quindi anche dei cambiamenti climatici. Questa almeno la motivazione espressa nell’intervento.
Attivismo ambientale e climatico a buon mercato? Ricerca di visibilità per un evento – la Cop21 di Parigi del prossimo novembre – che rischia di fallire prima ancora di cominciare come le venti precedenti?
Difficile a dirsi. E’ più probabile che si tratti d’altro, qualcosa di molto francese, se vogliamo. Ne sanno qualcosa i nostri produttori di vino, per esempio.
La Ferrero France, dal canto suo, fa sapere che nei suoi impianti si usa solo olio di palma certificato sostenibile, spiegando anche cosa questo vuol dire.
Ma, piuttosto che preoccuparsi di inseguire la ministra sul territorio del verde e politicamente corretto, forse la Ferrero France avrebbe potuto ricordare alla Royal che la Francia, come grande produttore di olio di colza, sta combattendo da anni una battaglia politica, giuridica e commerciale contro l’olio di palma, come del resto hanno fatto gli Stati Uniti cercando di curare i propri interessi nell’olio di soia, il terzo degli oli vegetali (il quarto è quello di semi di girasole) su cui si è scatenata negli ultimi anni la competizione commerciale a causa di una domanda sempre più massiccia.
Tra l’altro, per restare in terra francese, risulta anche che la Francia è il secondo produttore e utilizzatore europeo di biocarburante che contiene anch’esso l’olio di palma, ma soprattutto olio di colza, con il governo francese che prevede anche una forma incentivante per l’impiego di questo combustibile. Sarà perché in Francia ci sono anche due colossi della produzione industriale di biocarburante (qui)? Quello dei trasporti, tra l’altro è il settore energetico in cui la Francia fa più fatica a ridurre la propria intensità di carbonio, facile che a novembre qualcuno lo faccia notare.
Comunque, se avete voglia di approfondire, qui c’è il podcast della puntata di ieri della trasmissione L’Opinione di Oscar, condotta da Oscar Giannino su Radio24. Nella puntata, è intervenuta Rita Fatiguso, corrispondente di Radio24 nonché tra gli autori del libro edito da Giunti “L’olio giusto: perché è scoppiata la guerra dell’olio?“.
Infine, dato che l’uscita è avvenuta parlando della prossima conferenza di Parigi, sarà bene ricordare che l’impiego di biocarburante, tra l’altro, rappresenta una delle forme di mitigazione climatica più controverse, la classica azione intrapresa senza tener conto delle conseguenze, se volete. E questo proprio per problemi di deforestazione (divenuta improvvisamente lecita se destinata ai serbatoi), di aumento del prezzo delle materie prime alimentari e, ultimo ma non meno importante, perché il fatto che rappresenti effettivamente un’opzione per una reale diminuzione delle emissioni al netto dell’intero processo di produzione è tutto da dimostrare.
Ragion per cui, quando vedremo la Royal e i suoi concittadini andare a piedi smetteremo di mangiare la Nutella, con buona pace della ministra, che in tempi di crisi non ha di meglio da fare che tentare di segare le gambe ad un’azienda che funziona sfruttando un mandato sovranazionale per interessi commerciali nazionali.
Addendum
Per doverosa informazione, qui sotto il tweet con cui la Royal si è successivamente scusata.
Mille excuses pour la polémique sur le #Nutella. D’accord pour mettre en valeur les progrès.
— Ségolène Royal (@RoyalSegolene) 17 Giugno 2015
Lasciamo perdere la signora Royal, che ovviamente fa i propri interessi…
Il supposto problema dell’olio di palma è che certi ritengono sia non cancerogeno, come la vecchietta arpionatrice sostiene, ma dannoso per il sistema cardiovascolare. Io non ho nessuna competenza per avallare o contestare questa tesi, soprattuto se mi faccio presente che in ambito medico i “contrordine compagni” su cosa fa bene e cosa fa male sono piuttosto comuni. In queste situazioni cerco piuttosto di scoprire se ci sono contraddizioni negli argomenti dell’una o dell’altra parte. Onestamente, finché qualcuno non mi da’ una risposta soddisfacente, penso che i sostenitori dell’olio di palma ne hanno due evidenti:
1. Fino a pochi mesi fa la legge non obbligava di dichiarare esplicitamente l’olio di palma in etichetta. Infatti i produttori scrivevano “oli vegetali”. La loro parola d’ordine sull’olio di palma era omertà: meglio non discuterne. Ora che la legge obbliga l’indicazione stanno lavorando a campagne pubblicitarie volte a dimostrare che il prodotto è di qualità, eccetera. Perché non l’hanno fatto prima? Come consumatore, mi sa tanto di presa per il culo, come certi tonni di cui la mancanza di consistenza viene spacciata per una grande qualità.
2. Tutti gli altri tipi di oli e grassi, dall’oliva, alla colza, alla margarina, sono disponibili al supermercato e possono essere usati anche nelle nostre cucine. Perché l’olio di palma no?
A voler essere onesti, l’altro fronte ha pure una debolezza argomentativa, ma non così dirompente. Siccome è venuto fuori che la Nutella è fatta, se non erro, dal 25% di olio di palma, ed è così da sempre, ed è un prodotto molto diffuso in tutto il mondo, probabilmente ci dovrebbero essere dati epidemiologici più netti a proposito della sua pericolosità.
Debbo dire che a me Nutella non è mai piaciuta per cui la polemica sul prodotto non influenza minimamente il mio giudizio su Segolene Royal, ampiamente negativo e maturato a seguito delle lettura del libro del collega agronomo francese Jean de Kervasdoué “Ils ont perdu la raison”.
Da tale scritto emerge il personaggio Royal come campione di un ecologismo demagogico e opportunistico che l’ha vista fra l’altro da ministro dell’ambiente recarsi in tribunale per appoggiare i vandali distruttori delle sperimentazioni di colture OGM in Francia o lanciare campagne a favore dell’agricoltura biologica e per al messa al bando dei prodotti fitosanitari.
Ho sentito dell’olio di palma poco prima del caso Nutella, veramente poco, qualche giorno.
Pare che si sia sparsa la voce che sia tossico. Penso siano stati i soliti noti propalatori di verdologia ad aver alimentato la macchinetta del fanghetto, in testa, forse, report.
Comunque l’effetto terroristico è già presente nel pubblico del consumo. Vado infatti al super a far provviste con la badante di mia mamma e siamo tra gli scaffali dei prodotti da forno quando una vecchina arpiona la badante che ha preso dallo scaffale un sacchetto di biscotti. La ammonisce quindi con tono saputo che, leggendo gli ingredienti con la lente d’ingrandimento, ha visto che è presente l’olio di palma e la informa che fa venire il cancro, punto.
Come è noto, “La calunnia è un venticello…”