Ieri con l’inizio del mese di giugno è iniziata ufficialmente la stagione degli uragani in Atlantico. Il termine, sempre nominale, sarà il 30 novembre prossimo. Appena qualche giorno fa abbiamo rilanciato l’outlook della NOAA, che parla di una stagione probabilmente sotto la media del periodo di riferimento.
Con la tecnologia di oggi, intercettare un ciclone tropicale, ossia una profonda depressione che si forma sempre sul mare tra i tropici è immediato, ma appena ieri, prima dell’inizio dell’era dei satelliti meteorologici era praticamente impossibile, a meno che questi soggetti atmosferici non finissero, come spesso accadeva e accade, per interessare la terraferma.
Ne consegue che si può parlare di serie storiche affidabili solo a partire dalla fine degli anni ’70 o poco prima. Prima di allora, le serie storiche riportano solo i cosiddetti “atterraggi” o le stime di formazione, quindi portano con se un altissimo margine di errore.
In occasione dell’apertura della stagione, sulle pagine di Eumetsat c’è un articolo simpatico che ripercorre un po’ la storia dell’utilizzo dei dati satellitari per l’osservazione dei cicloni tropicali, dalle prime immagini a bassissima risoluzione all’odierno impiego di molteplici sensori che permettono di misurare anche il vento, le precipitazioni etc.
Sono 40 anni di dati al meglio e una decina o poco più per le osservazioni più sofisticate. Pochi per distinguere un eventuale segnale climatico, cioè di lungo periodo. Come in molti altri settori specifici dell’analisi e dello studio degli eventi atmosferici, siamo ancora appena all’inizio.
La pagina è qui, buona lettura e buona festa della Repubblica!
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