Un’intuizione geniale, o forse qualcosa che è sempre stato lì e che qualcuno dall’alto della sua grandezza poetica, aveva già visto. O forse no, semplicemente, si fa per dire, le cose che si avvicinano alla perfezione si somigliano. E lo spazio è senz’altro perfetto, perché non potrebbe essere diverso da com’è. Come è perfetta, benché avrebbe potuto essere diversa e dunque imperfetta la Divina Commedia del sommo poeta Dante Alighieri.
Le due cose, che in tutta evidenza sono sempre state insieme, ce le mostra appaiate Giuliano Ferrara sul Foglio, in un pezzo che comincia così:
E’ sperimentalmente verificato, grazie a Twitter che mi mette sotto gli occhi le immagini di un telescopio spaziale di ultima generazione, Hubble, che Dante Alighieri riservò per sé, in grazia della Grazia, il privilegio di salire al cielo. E che cielo. E quanti cieli. E quanto speziati dalla luce adamantina. Ci si domanda se Dante sia attuale settecentocinquanta anni dopo la sua nascita, mi domando se sia mai stato attuale settecentocinquanta anni prima.
Il resto, molto più di questo, lo trovate qui.
Articolo davvero bello e che ci rimanda al fatto che l’intuizione poetica può spingersi ben oltre quelle che sono le conoscenze scientifiche assestate in una data epoca. D’altra parte nell’infinito Leopardi ci mostra qualcosa di simile e cioè una mente che spazia ben aldilà del limite impostoci dalla nostra umanità.
Luigi Mariani
PS: non posso fare a meno di chiedermi se le foto di Hubble cui si riferisce Ferrara siano rappresentazioni realistiche del cosmo. Mi domando cioè quanta parte giochi la computer graphics nel renderle per noi attraenti.
Sappiamo che la vista ci mostra solo una piccola parte della realtà, la parte dello spettro elettromagnetico che va da lunghezze d’onda di 400 nm a 700 nm. E il resto ? Esiste, anche se ha lunghezza d’onda minore o maggiore.
Ma noi non lo vediamo.
Una telecamera a infrarossi ci mostra qualcosa che i nostri occhi non vedrebbero, e possiamo anche vedere i suoni, se li portiamo nella finestra del visibile. Qualcosa di simile a quello che fanno i canali tv e radio, per dirla terra terra è come se quelle frequenze fossero copiate e “spostate” per cui, mentre i nostri orecchi arrivano a sentire solo suoni fino a poco più 20 kHz, posso creare molti canali e farli viaggiare nell’etere, sommando una “portante” (si chiama “modulazione”) a frequenza opportunamente alta che poi dovrò sottrarre (demodulazione) quando vorrò avere un suono udibile dal nostro orecchio. Lo stesso vale per le immagini. Quindi viaggiano contemporaneamente tutte le immagini dei vari canali, ed io mi sintonizzerò su una sola di esse. Se il mio occhio fosse “perfetto” vedrei contemporaneamente tutti i canali esistenti!
Normalmente però non vediamo i suoni, gli odori, i sapori, le sensazioni tattili; non vediamo il peso, la temperatura, la pressione e così via. Non vediamo la corrente elettrica né i campi magnetici o gravitazionali, e così via.
Non vediamo l’ossigeno, l’azoto, la CO2, il vapor acqueo, ecc.
Insomma, di tutto il mondo (e l’universo) che ci sta intorno vediamo assai poco.
Tu ti domandi quanta parte giochi la computer graphics; io mi domando quanta parte giochino i nostri occhi (e penso anche ai daltonici, per esempio).
Sì, penso che i nostri occhi non ci mostrino la realtà, ma solo una sua piccolissima parte, e quindi la computer graphics possa autarci a vedere quello che non potremmo altrimenti vedere.
Per una volta più che ingannarci può aiutarci a vedere quello che non vedremmo.
L’altro giorno c’era Silvan in tv, ed ho pensato a quanti inganni ci propinano i nostri occhi.
Ho anche pensato che senza i difetti dei nostri occhi non sarebbe esistita la tv a colori. Solo grazie all’incapacità degli occhi di distinguere due colori molto vicini (per cui ne fa una specie di sintesi, e da verde e rosso vedi il giallo, per esempio) è stato possibile da tre colori sullo schermo (RGB) vederne milioni (teorici).
E’ un discorso che si potrebbe continuare a lungo, ma mi fermo qui, perché credo di avere dati sufficienti spunti di riflessione su ciò che sia la realtà (che non conosciamo) e ciò che ci illudiamo di sapere, perché ne vediamo solo una piccolissima parte.
Secondo me.
Caro Luigi, il tuo p.s. mi ha incuriosito per cui ho fatto una breve ricerca ed ho trovato un sito ove si descrive in modo comprensibile la tecnica utilizzata per ottenere immagini come quella che apre il post di G. Guidi.
http://www.vialattea.net/hubble/immagine.php
.
Ad ogni buon conto se ci trovassimo nelle immediate vicinanze degli oggetti rappresentati nelle varie foto vedremmo cose del tutto diverse. Anche le foto originali di Hubble sono completamente diverse (addirittura in bianco e nero).
Diciamo che le immagini che ammiriamo stupiti sono paragonabili ai versi di Dante: una rappresentazione artistica (molto bella, ovviamente, ma artistica) della realtà.
Ciao, Donato.
Un bell’articolo.