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Non è tutto bello quel che è EXPO

Polemica? Polemica. del resto di questi giorni e intorno a Expo la vendono a un tot al chilo, purché sia a chilometro zero. Però, quando ci vuole ci vuole. Expo è una bella occasione e un bell’evento, ed è anche la dimostrazione che, pure con tutti i nostri endemici difetti, alla fine le cose le sappiamo fare. Ma le sappiamo anche disfare, per esempio, nel caso di specie, assegnando bandiere di rappresentanza a chi, manifestamente e sistematicamente, è contro tutto quello a cui l’Expo dovrebbe servire. Uniti per nutrire? Macché, uniti sì, ma per affamare, soprattutto chi ha già fame. Leggere per credere, ci spiega tutto Luigi Mariani in un articolo uscito in origine su Agrarian Sciences.gg

Il manifesto di Vandana Shiva per un nuovo Medioevo in agricoltura

di Luigi Mariani

Shiva
Vandana Shiva *

Presentato il 2 maggio a Cascina Triulza, il padiglione della Società Civile ad Expo 2015, “Terra Viva”, il manifesto per un nuovo patto sociale, economico, agricolo. All’evento erano presenti l’ambientalista Vandana Shiva, Ugo Biggeri di Banca Etica, Don Luigi Ciotti di Libera e Maurizio Martina, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali con delega a Expo Milano 2015.
Nel XX secolo abbiamo assistito ad un miracolo, frutto dell’ingegno umano ed in virtù del quale oggi siamo in grado di nutrire un pianeta popolato da oltre 7 miliardi di persone, riducendo la percentuale delle popolazione mondiale con problemi di sicurezza alimentare dal 37% del 1971 al 12% odierno. Si tratta di un miracolo tecnologico sulle cui cause sarebbe opportuno interrogarci a fondo e senza preconcetti ideologici, in quanto esso potrebbe ragionevolmente costituire la base culturale su cui fondare la politica di sicurezza alimentare di qui al 2050. Il manifesto “Terra Viva” ritiene tutto ciò una sciagura e ambirebbe a riportarci indietro, ad un passato cioè in cui i problemi di sicurezza alimentare troverebbero la loro naturale soluzione.
Non potendomi per ragioni di tempo dilungare in una critica sistematica al manifesto, mi limiterò ad evidenziare alcune frasi che mi paiono emblematiche (riportate in corsivo e fra virgolette) e che provvederò a commentare in modo sintetico.

Pag. 7: “Quando la realtà è sostituita da astrazioni create dai poteri economici dominanti, la manipolazione della natura e della società ai fini del profitto diventa facile. Il posto del bene reale delle persone e della società è preso dagli obiettivi delle multinazionali. La produzione reale delle economie, della natura e della società è rimpiazzata dall’astratta accumulazione di capitali.”

Il Manifesto è intriso di odio per l’economia di mercato e per le multinazionali. Le multinazionali sono imprese private e come tali perseguono un loro utile. Gli Stati devono fare in modo che l’obiettivo d’impresa non sia in contrasto con l’utilità generale. Da ciò dovrebbe discendere anche un’estrema attenzione nel fare in modo che la ricerca pubblica presidi alcuni ambiti strategici (es: le biotecnologie) per non lasciarle unicamente appannaggio di gruppi privati che agirebbero così senza alcun controllo.

Pag. 24 “La piccola agricoltura familiare è oggi la fonte principale di produzione di cibo nel mondo.”

Come si fa ad affermare una cosa del genere quando il 54% della popolazione mondiale è ormai inurbato? Di quale agricoltura si nutrono i cittadini se non di quella proveniente da aziende che operano per il mercato e che sono supportate da sistemi logistici complessi? Pensiamo che il modello della piccola agricoltura familiare (inefficiente, non redditizia, che genera problemi di sicurezza alimentare agli stessi che la praticano) sia davvero un obiettivo credibile per i prossimi 20-30 anni?
 
Pag. 27: “I contrasti maggiori del nostro tempo – sul piano intellettuale, materiale, ecologico, economico, politico – riguardano la mercificazione e la privatizzazione di risorse di tutti, l’appropriazione privata (enclosure) dei beni comuni.”
Pag. 40: “Dal punto di vista dell’economia lineare, quello che conta sono i costi e i rendimenti nel ciclo economico. Inputs artificiali, terra e acqua sono i costi, e i prodotti commerciabili il rendimento. Servizi ecosistemici, valore nutritivo degli alimenti e dei mangimi non hanno alcun valore dal momento che non possono essere misurati come costi o rendimenti entro il ciclo economico.”
L’economia di mercato come tutti i sistemi umani è un sistema imperfetto ma essendo in grado di apprendere dai propri errori ha dimostrato nei decenni di essere l’unico in grado a produrre cibo e beni di consumo in modo efficace ed efficiente. In particolare l’Europa sta ancor oggi leccandosi le ferite prodotte dalle politiche di collettivizzazione attuate nei Paesi del Socialismo Reale e ferite analoghe sono tuttora presenti in altre parti del mondo (es: Cina, Cambogia). Possibile che vi sia già qualcuno pronto ad imbarcarsi in nuovi esperimenti utopici che hanno già in passato mostrato di essere fallimentari? La proprietà privata della terra e la cultura imprenditoriale in agricoltura sono un valore per l’intera collettività.

Pag. 57: Sono i nostri agricoltori biologici le fondamenta del nostro cibo e del nostro futuro, restituendo materia organica al suolo e coltivandone la fertilità. Praticando l’agricoltura biologica, contribuiscono alla conservazione dell’acqua e all’assorbimento di anidride carbonica dall’atmosfera, riducendo così il problema del cambiamento climatico.

Nel libro L’occhio nel cielo di Philip K. Dick, un gruppo di persone cade in un acceleratore di particelle (bevatrone) e per effetto delle radiazioni ha la spiacevole ventura di vivere temporaneamente in una sequenza di mondi, ciascuno regolato dall’ideologia in cui crede ognuno dei suoi componenti. Ecco, credo che se il mondo preconizzato dal manifesto di cui discutiamo (senza economia di mercato, con l’agricoltura biologica come unico sistema di produzione agricola, senza le multinazionali, ecc.) avesse modo di materializzarsi esso sarebbe buio, misero e assillato dalla fame. Per capirlo basti considerare che il 50% delle proteine che costituiscono gli esseri umani provengono dall’azoto atmosferico trasformato in concimi azotati attraverso un ingegnoso sistema messo a punto da Fritz Haber, che per questo vinse il Nobel nel 1918. In altri termini ritornare al biologico (che poi è in sintesi il sistema di produzione che vigeva prima della rivoluzione chimica dell’800 e che si fondava sulla filosofia vitalistica) e rifiutare con esso i “concimi chimici” significherebbe ridurre del 50% l’apporto proteico. Secondo Voi la nostra civiltà sarebbe in grado di sopportare un tale cambiamento? Io credo di no e perciò spero che i governi non arrivino mai a scegliere l’agricoltura “ideologica” propagandata dal manifesto in questione.

Pag. 66: “Fino dagli inizi del XX secolo gli Stati Uniti si sono infiltrati nell’agricoltura della Vecchia Europa, e poi in quella del resto del mondo, con la diffusione dei mais ibridi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Piano Marshall non soltanto inaugurò un nuovo modello di agricoltura ma segnò la fine dell’agricoltura come ambito autonomo, in termini sia economici sia culturali. Sino dagli anni ’50, l’agricoltura in Europa è diventata un’appendice dell’industria e del settore agro-chimico. La diffusione di sementi ibride è stata il cavallo di Troia per la penetrazione di un sistema generalizzato di uso del suolo, dell’acqua, delle risorse naturali, di riduzione della biodiversità agricola e così via.”
Ingenerosa è anzitutto la critica al Piano Marshall il quale, giova qui ricordarlo, salvò un’Europa che dopo la seconda guerra mondiale era ridotta alla fame, e non certo per colpa degli americani. Venendo poi ai mais ibridi, ricordo che tale tecnologia, basata sullo sfruttamento dei fenomeni di eterosi, gli stessi sfruttati per millenni in zootecnia nel caso ad esempio dei muli, ha garantito aumenti di resa prima inimmaginabili, consentendo ad esempio di supportare le produzioni zootecniche da cui discendono i prodotti alimentari italiani oggi più venduti nel mondo (i due formaggi grana, i prosciutti di Parma e San Daniele). Vogliamo tornare a prima degli ibridi (20 quintali per ettaro di granella di mais contro i 130 attuali)? Sarebbe un modo efficacissimo per far fallire le aziende ed innescare il “circolo virtuoso” che riporterebbe il sistema ritornare a prima della tanto odiata agricoltura di mercato!

Pag. 66: “L’abbondanza di cibo esaltata dagli alfieri dell’agricoltura industriale si è basata non già su miracoli tecnologici o genetici, ma sul saccheggio delle risorse di energia fossile. Allo stesso modo la Rivoluzione Verde, dal 1950 al 1985, ha fatto crescere la produzione mondiale di grano del 250%. Un grande successo si direbbe. Ma nello stesso periodo l’uso di combustibili fossili in agricoltura è cresciuto del 5000%!”

Se la produzione agricola non fosse salita del 250% con cosa nutriremmo oggi i 7 miliardi di abitanti del pianeta? Con le chiacchiere del manifesto?

Pag. 67: “Sappiamo bene che i fertilizzanti chimici uccidono i microrganismi del suolo, rendendolo sterile, esposto all’erosione, incapace di trattenere l’acqua e via di seguito.”
Da quando in qua somministrare urea, nitrato d’ammonio o perfosfato minerale si isterilisce il suolo? I suoli europei o quelli degli altri granai del mondo (Usa, Canada, Argentina, Australia, Pianura indo-gangetica, ecc.) ove si pratica agricoltura intensiva da decine d’anni sono per caso diventati sterili? Se i terreni si stessero isterilendo come sarebbero possibili gli incrementi nelle rese unitarie delle colture che nutrono il mondo (grano, mais, riso, soia) cui stiamo tuttora assistendo?

Conclusioni

In sintesi dal documento traspare un evidente odio per l’economia di mercato e per l’innovazione tecnologica, condito da una totale ignoranza delle leggi della nutrizione dei vegetali che sono a fondamento del pensiero agronomico moderno, un pensiero che si regge sulle spalle di giganti come Lavoisier, De Saussure, Liebig, Lawes e Gilbert (cito questi nomi perché non si può pensare di comprendere un fenomeno se non si coglie come esso è nato e si è poi evoluto nel tempo). Mi fa specie che una tale raccolta di sciocchezze sia stata patrocinata da un’ambasciatrice dell’Expo (Vandana Shiva) e, a quanto appare, avvallata dallo stesso ministro della Repubblica con delega alle politiche agricole.

___________________________

NB: Circa il curriculum scientifico di Vandana Shiva, sul Corriere della sera  viene riproposta la laurea in fisica teorica. In proposito si rinvia (qui) in cui si mettono a confronto la qualifica reale ed attualmente presente su Wikipedia (dottorato di ricerca in filosofia) con quello precedentemente esposto sempre su Wikipedia (…). Si rammenta inoltre che il fatto che la d.ssa Shiva sia filosofa e non fisica è stato per la prima volta posto in evidenza da un giornalista del New Yorker, Michael Specter, in un articolo del 18 agosto 2014 dal significativo titolo “Seeds of doubt“. Da tale articolo è scaturita una dura polemica a nostro avviso assai ben riassunta nell’articolo del direttore del New Yorker David Remnick. Certo, il lettore potrà pensare che rispetto all’agronomia, filosofia e fisica teorica “pari sono”; tuttavia specie nel mondo anglosassone l’abuso di titolo è considerato un fatto molto grave, il che giustifica a nostro avviso l’articolo di Specter e la reazione scomposta della Shiva, colta con le mani nel sacco.

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Published inAttualità

12 Comments

  1. Manuel Guzzi

    Esemplare articolo del prof. Mariani, che mi permetto di inviare alle redazioni di tutti i principali quotidiani ed emittenti televisive italiani, oltre che alla Presidenza del Consiglio ed al Ministero dell’Agricoltura.

  2. Guido Botteri

    Sono sempre grato a Mariani che arricchisce la mia cultura, e mi fa capire tante cose e non ho nulla di importante da aggiungere a quanto detto, per cui vorrei parlare di un altro aspetto.
    Vediamo qui delle critiche ad alcuni aspetti di Expo.
    Quando si hanno delle critiche da fare è giusto che si possano fare, ed è questa la democrazia.
    Io stesso avrei tante critiche da fare a varie cose che ho sentito realtive all’Expo, che vedo avviato su una filosofia che non mi piace per niente; per lo meno per quello che ho sentito in tv.
    Questo non per parlarne, ma per chiarire che mi sento persona almeno parzialmente critica.
    Quello a cui volevo arrivare è che l’opposizione (come quella mia) non sempre è totale e distruttiva, e soprattutto non è violenta.
    E a maggior ragione non concepisco che una azione violenta sia rivolta verso chi non c’entra per niente, come quei poveracci a cui qualche criminale ha distrutto auto o negozi.
    Le critiche le facciamo noi, e con giusta ragione (credo); chi distrugge non critica, ma delinque, senza nessuna giustificazione.
    Magari lo fa per divertimento, perché quando c’è casino, ci si butta dentro (cit.)
    La vera critica, la vera opposizione è tutt’altra cosa, ed è seria.
    Se ci siano state o no infiltrazioni mafiose (o comunque criminali) lo stabilirà la magistratura, ma non può stabilirlo il primo ragazzetto che passa, e senza saper nulla prende un bastone e distrugge l’auto di una persona qualsiasi (che con l’Expo non c’entra affatto).
    Né si può chiamare opposizione l’azione di gente venuta dall’estero a far casino, perseguendo chissà quali obiettivi e chissà quali direttive, non certo condivisibili né da chi sostiene l’Expo, né da chi ne possa criticare qualche aspetto.
    Secondo me.

  3. Sergio

    Un grande grazie al dott. Mariani che leggo sempre volentieri. Io, da povero operaio, mi chiedo: la signora in questione vive in una capanna o in ville e hotels lussuosi? Mangia tre piatti di pasta a pranzo e poi quella residua fredda la sera come me o ricercatissimi cibi biologici costosissimi? Cammina a piedi o con i muli o sopra SUV da sogno? Ha mai avuto le mani che fanno male perché piene di calli? Ha mai preso una zappa, un piccone o una pala in mano? Ha figli? Io ne ho 4 , conosce il problema della disoccupazione e dei figli a casa da mantenere fino a data da destinarsi? Potrei continuare con mille altri problemi che tutti conosciamo.
    Io non sono contro il capitalismo, è giusto che ognuno cerchi il profitto per migliorarsi, sono contro le persone che criticano il capitalismo e la ricchezza e poi ne godono appieno.
    Forse potrei ascoltare queste lezioni di vita da un operaio più povero di me, non sarei d’accordo lo stesso, ma certo non da queste persone che predicano “Armiamoci e partite” nel senso che tutti dobbiamo tornare indietro tranne loro che resterebbero nei loro agi e nelle loro comodità. Scusate se mi sono dilungato, ma ho sentito il bisogno di sfogarmi.

    • Luigi Mariani

      Leggo da “diario clandestino” (Rizzoli, 1950) di Giovanni Guareschi il seguente aneddoto (Guareschi era un ufficiale italiano catturato di tedeschi dopo l’8 settembre e internato in un campo di concentramento, prima in Polonia e poi in Germania, per essersi rifiutato di tornare a combattere nella Repubblica Sociale):
      “La causa delle guerre, 7 maggio 1944
      Girano per le baracche a mettere le assicelle nelle lettiere, tre prigionieri: un russo, un francese e un italiano. Li dirige un caporale tedesco. Nessuno dei quattro conosce una parola che non sia delle sua lingua, eppure parlano, fanno lunghe discussioni. E si capiscono perfettamente. Accade sempre così fra i soldati, fra gente semplice e ignorante: si comprendono subito. E’ la cultura che ostacola la comprensione fra le genti”
      Il racconto pone una questione un poco paradossale e comunque legata al ruolo che la cultura dovrebbe avere e che invece spesso non ha.
      Tutto ciò, Sergio, si riallaccia alle sue considerazioni perché in effetti noto che la cultura (specie quella umanistica) non aiuta a districarsi fra i problemi più pratici legati all’esistenza umana, compresi quelli della sicurezza alimentare. Ciò in particolare perché le persone di cultura finiscono spesso per vagheggiare un passato meraviglioso che in realtà non è mai esistito, fenomeno questo di cui già si lamentava 2000 anni fa’ il più grande agronomo della Roma antica, Lucio Moderato Columella (https://sites.google.com/site/storiagricoltura/ritratti0/columella-1) quando scriveva
      “Io odo spesso gli uomini principali di Roma lagnarsi, chi della sterilità dei campi, chi dell’intemperie dell’aria nociva alle biade da lungo tempo in qua; e finalmente alcuni di loro, volendo addolcire le querele con qualche ragione, mostrarsi di parere che il terreno per l’abbondanza dei passati secoli affaticato e spossato, non possa oggidì somministrare agli uomini gli alimenti con la cortesia de’ primi tempi. Quanto a me, Publio Silvino, tengo tutte queste ragioni per lontanissime dalla verità.”
      Un vagheggiamento del passato che peraltro non si traduce ahimè solo in scelte personali ma pretende di dettare una linea che debba essere adottata da tutti.
      Io credo molto nel pragmatismo per cui se un sistema ha mostrato di funzionare non conviene mai buttarlo ma viceversa conviene affinarlo rimuovendo i difetti ed irrobustendone gli aspetti positivi. Soprattutto poi è necessario che la gente disponga di cibo di qualità e venduto a prezzi accessibili e non di cibi “unici” (che poi su quell’”unico” ci sarebbe molto da disquisire) e venduti a prezzi da nababbi.
      L’India ha superato la penuria alimentare quando Indira Gandhi invitò Norman Borlaug (Nobel per la pace del 1970) e gli chiese cosa si poteva fare per produrre cibo in quantità idonea alle necessità della popolazione indiana. Borlaug, che già aveva affrontato problemi analoghi in altre parti del mondo, additò a Indira Gandhi le nuove varietà di frumento a taglia bassa da lui selezionate in Messico abbinate ad agrotecniche innovative. Oggi la pianura indo-gangetica è una delle maggiori aree frumentarie dle pianeta e produce grano in quantità tali che in alcuni anni l’India lo esporta. Questa scelta vincente fu imposta dalla Gahdhi al proprio parlamento che era dominato dalle classi alte, le stesse di cui è espressione la Shiva. Ciò spiega l’avversione per l’agricoltura tecnologica e l’ansia di ritorno alle varietà tradizionali indiane ed ai vecchi modi di produzione, quelli che garantivano fame per quasi tutti.
      A tale aspetto legato al pensiero elitario spacciato per progressista (un pensiero che da noi era una volta detto “radical chic”) ne aggiungo un altro, anch’esso da non trascurare: il mondo sta vivendo un intensissimo processo di inurbamento che da noi in Italia ha avuto il suo apice negli anni 50-70. La gente che da allora sta in città ha sviluppato un’idea di ruralità basata sulla nostalgia per una vita “pura” e non macchiata dalla tecnologia, dimenticandosi totalmente dei motivi che spinsero i loro genitori ad abbandonare la campagna (vita dura, redditi bassi, servizi carenti, ecc.). Anche questo elemento è molto utile per mettere a nudo le radici del manifesto in questione e la matrice culturale dei primi firmatari allo stesso.
      Insomma: elitismo, nostalgia per il passato, odio per la tecnologia che ci ha fatti “cadere” dal paradiso immettendoci in questo mondo caotico.
      La domanda che ci si pone ora è come lottare contro tali sentimenti e qui non ho risposte concrete se non continuare a cercare di diffondere l’idea che la lettura delle realtà basata su dati quantitativi alle diverse scale dal condominio al pianeta) debba tornare a essere la chiave di volta per l’assunzione di decisioni razionali.

  4. Il 37% della popolazione mondiale del 1971, che ammontava a circa 3.7 miliardi, 1.369 miliardi di persone.

    il 12% della popolazione mondiale di oggi, che ammonta a circa 7 miliardi di persone, è di 840 milioni di persone

    quindi negli ultimi 45 anni, il “recupero” della popolazione mondiale con problemi alimentari è di soli 529 milioni di persone circa…

    • Roberto

      Vuoi giocare coi numeri?
      Nel 1971 eravamo 3,7 miliardi e riuscivamo a sfamarne 2,331 (3,7 – il 37%).
      Oggi siamo 7 miliardi e riusciamo a sfamarne 6,16 (7 – il 12%)

      Non so come fai i calcoli tu, ma a me pare che il “recupero” sia di 3,892 miliardi di persone che grazie ai metodi moderni non muoiono di fame.

    • Penso che non ha molto senso giocare al dott. Azzeccagarbugli con i numeri. I numeri sono chiari: percentuale ridotta ad un terzo, a fronte di un raddoppio della popolazione.

      I pessimisti hanno dimostrato di non sapere fare previsioni: punto. Scusate la auto-citazione: ma su un vecchio CM (http://www.climatemonitor.it/?p=30863), in fondo, trovate un gustoso riepilogo delle fesserie predette da Ehrlich, capostipite moderno dei catastrofisti demografici. Riporto una delle più spassose per i pigri:

      ****
      Entro l’anno 2000 la Gran Bretagna sarà nient’altro che un gruppetto di isole impoverite, abitate da 70 milioni di persone affamate … Se fossi uno scommettitore, punterei sul fatto che nell’anno 2000 l’Inghilterra non esisterà neanche.
      ****

      Inoltre, guardando il programma che le organizzazioni internazionali si sono date (grafici pubblicati mi sembra di recente da LaNuovaBQ, ma ora non trovo il link), si può vedere che è stato ed è tuttora rispettato. Posso pensare malissimo di questo mondo, che tutto non va come dovrebbe, ma francamente l’alimentazione è una delle poche cose di cui si può dire che c’è un progresso notevole ed è secondo i piani.

      Ci sono settori dove le cose vanno male oggettivamente, invece. Per esempio, l’assistenza sanitaria. Prova ne sono le epidemie di virus anche devastanti, come Ebola, che per ora siamo riusciti sempre a riacchiappare per i capelli, con evidentissime lacune organizzative. Per non parlare delle cose più comuni: nei paesi sottosviluppati si può morire per banalità come un’appendicite perché il chirurgo più vicino è inaccessibile.

      Queste sono cose oggettivamente messe male e dove bisognerebbe investire. Solo che non ci fai un supermercato luccicante di prodotti. Expo 2015 è solo una fiera commerciale, dove la gente _vende prodotti e servizi_. Niente da eccepire, basta che non mi prendano per il culo riverniciandola di alti ideali (traparentesi: tra le aziende sponsor ci sono alcune accusate di land-grabbing).

      “Greenwashing” sappiamo già cosa significa. Ora bisognerebbe coniare un ulteriore neologismo, come “Charitywashing” o simili (il termine c’è già, e si riferisce ad un concetto un po’ diverso).

      PS Mia opinione personale: discutere sui titoli della sig.ra Shiva fa un favore solo alla sig.ra Shiva, perché i suoi sostenitori hanno tendenze cospirazioniste. Francamente per me la signora può anche aver scoperto il cugino del bosone di Higgs oppure formulato una Teoria del Tutto coerente, comunque la fisica delle particelle non c’entra con l’agronomia (e poi Einstein era un genio della fisica, eppure prese grosse cantonate). D’altro canto, la signora potrebbe avere solo una quinta elementare, ma se dicesse cose confortate da prove, la starei a sentire. Quindi: lasciamo perdere le diatribe formali, concentriamoci sulla sostanza.

    • FabioDue

      Personalmente credo non sia proprio possibile fare previsioni attendibili di tali fenomeni nel lungo termne con i mezzi di cui disponiamo oggi.

      La pretesa di fare simili previsioni fa il paio con quella dell’IPCC, della NASA e compagnia, che pretendono di svelarci quali saranno le temperature medie mondiali nei prossimi decenni, dopo aver sbagliato le previsioni sugli ultimi 15 anni.

    • “Personalmente credo non sia proprio possibile fare previsioni attendibili di tali fenomeni nel lungo termne con i mezzi di cui disponiamo oggi.”

      Esatto. Sulle questioni demografiche (che oltre al caos della complessità includono l’imprevedibilità umana) non sono neanche sicuro che sarà mai possibile farlo. Si deve vivere di breve termine e correzioni continue di rotta.

    • Manuel Guzzi

      Complimenti per come usi la logica elementare Mattiucci!

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