Uberto Crescenti, già rettore dell’Università di Chieti e affezionato amico delle nostre pagine, ha pubblicato su Scienza e Tecnica, rivista della Società Italiana per il progresso delle Scienze, un efficace articolo in cui ripercorre molti dei nostri consueti argomenti di discussione. Con il suo consenso lo ripropongo interamente qui di seguito.Buona lettura, gg. |
Sul futuro del clima del nostro Pianeta: riflessioni, di Uberto Crescenti
In occasione della Lectio Magistralis tenuta alla Royal Society of Arts di Edimburgo il 31 ottobre 2011, Matt Ridley così affermava :”Mai contare sul consenso di esperti riguardo al futuro. Gli esperti sono degni di essere ascoltati sul passato. La futurologia è pseudoscienza”. Credo che mai una tale affermazione sia così ben applicabile come nel campo delle previsioni climatiche.
Come noto, infatti, l’IPCC (organismo dell’ONU costituito sostanzialmente per dimostrare l’attribuzione all’uomo del riscaldamento globale del nostro Pianeta registrato a partire dal 1880 circa) basa le sue previsioni del clima futuro sull’utilizzo di modelli matematici. Ma come è possibile fare previsioni se non si conoscono tutte le cause che concorrono alla determinazione del clima? Oltre alle cause astronomiche su cui sono basati i ben noti cicli di Milankovich, altri fattori sono considerati importanti tra cui: l’attività del sole, in particolare il numero delle macchie solari (si veda in merito il libro di Ernani 2014), la nutazione della Luna (Gasperini e Chierici 1997), il movimento delle placche continentali ed il vulcanismo (Bonardi 2009), i fenomeni geomagnetici controllati dall’attività profonda del nostro Pianeta (De Santis et alii 2011), l’attività degli oceani ed i raggi cosmici (Noor van Andel 2011). E’ quindi praticamente impossibile allo stato attuale delle conoscenze avere corrette informazioni sulle cause delle variazioni climatiche e quindi ottenere corrette valutazioni delle previsioni mediante modelli matematici (Visconti 2007a, pagg.165-167, Visconti 2007b). Sullo stesso argomento così si è espresso Franco Prodi (2011): “E’ chiaro che adesso abbiamo dei modelli che producono scenari ma non sono nella condizione di rispondere alla richiesta della conoscenza del clima futuro. Quindi abbiamo degli anelli molto importanti che mancano nella catena della conoscenza del clima. Già perché si può dire che la scienza ha fatto il suo dovere quando può portare la spiegazione e la previsione. In materia della scienza del clima non abbiamo la spiegazione e non abbiamo la previsione”.
Una conferma a sostegno della non prevedibilità del clima futuro mediante i modelli matematici può derivarci dalla osservazione della fig. 1 ( da Climatemonitor, 15 gennaio 2014).
Pur di fronte a queste oggettive difficoltà di ottenere previsioni attendibili, l’IPCC e tutti i sostenitori dell’attribuzione all’Uomo della causa principale del riscaldamento globale del nostro Pianeta per l’immissione in atmosfera dei cosiddetti gas serra, CO2 soprattutto, continuano a proporci un futuro catastrofico. Ma se i cosiddetti catastrofisti sono numerosi, altrettanto numerosi sono gli scettici che però trovano poca ospitalità presso i mass media, questi ultimi più portati ad amplificare gli scenari di terribili mutamenti delle condizioni ambientali del nostro Pianeta. Ma vediamo di approfondire un poco questi argomenti.
La storia del clima. Come noto la ricostruzione del clima del nostro Pianeta può essere realizzata tramite le scienze storiche, soprattutto con le Scienze della Terra (Geologia e Paleontologia in particolare, Crescenti 2008), con la Storia del Clima tratta dalle notizie di cronaca del passato e dalle variazioni delle attività agricole (Mariani 2006, 2013), l’Archeologia (Ortolani e Pagliuca 1994,1995, 2004), con le variazioni dell’estensione dei ghiacciai. Nel primo caso possiamo avere informazioni a partire dalla “nascita” della Terra (circa 4,5-5 miliardi di anni fa) . Tralasciando le notizie da tempo note, ricordo solo le variazioni del clima registrate negli ultimi 400 mila anni desunte dagli studi sui campioni delle carote di giaccio prelevate nella perforazione del ghiacciaio di Vostok in Antartide (Orombelli 2005). Durante questo intervallo di tempo si sono succedute fasi fredde della durata di circa 90-100 mila anni intervallate da fasi calde di circa 10-12 mila anni. Dopo l’ultima fase calda, corrispondente come noto all’Olocene iniziato circa 11,5-12 mila anni fa, si dovrebbe passare ad una nuova fase fredda. In fig.2 (da Mariani, 2013) è riportato l’andamento termico olocenico e quello della CO2. Negli ultimi 4000 anni si notano ben quattro optimum climatici e la mancanza di correlazione fra temperatura e CO2.
D’altro canto se consideriamo gli ultimi 1000 anni in cui è documentata la successione della fase calda medioevale e quindi della piccola era glaciale si dovrebbe andare verso una nuova fase calda, che è quella che stiamo vivendo. A questo punto non abbiamo certezze: farà più caldo o farà più freddo? La previsione su basi storiche, nel senso di proiettare nel futuro il comportamento passato del nostro Pianeta , è assai difficile.
E’ opportuno soffermarci brevemente sul Medio Evo, fase calda con temperature di 1-3 gradi superiori ad oggi (Monterin 1937, Crescenti e Mariani 2010a e 2010b, A.V.Cerutti 2013, ecc.). L’IPCC nel suo rapporto del 2001 così affermava: “…. le conoscenze attuali non consentono di sostenere che possano essere esistiti periodi globalmente sincroni di particolare caldo o freddo su tutto il globo terrestre ed i termini “periodo caldo medioevale” e “ piccola era glaciale” hanno dei significati limitati e non possono essere ascritti a tutto il globo terrestre”. L’IPCC cancella di fatto decenni di studi sulla storia del clima ben documentati da monumentali opere di autori di assoluto rilievo scientifico (Lamb 1996, 1977, 1995, LeRoy Ladurie 1967, 2004, Pfister 2004, tanto per citarne alcuni) e pertanto si permette di affermare, nel rapporto citato, che il decennio 1991-2000 è stato il più caldo dell’ultimo millennio. In fig. 3 (R. Kipp 2009) è documentata la generale diffusione globale del Periodo Caldo Medioevale in tutto il nostro Pianeta. Anche recenti pubblicazioni confermano le variazioni del clima del trascorso millennio (Acciari, Bisci et alii, 2014, Caruso et alii 2014).
Il Periodo Caldo Medioevale è una conoscenza “indigesta” per l’IPCC. Infatti, durante il Medioevo, che come si è detto ha registrato temperature globali superiori ad oggi, non si sono verificate tutte le catastrofi annunciate dai sostenitori dell’Antropogenic Global Warming, come desertificazioni di aree, inondazioni di aree costiere, aumento di eventi estremi, e così via, catastrofi invece previste per il nostro futuro.
Il livello del mare. Tra le notizie di maggiore impatto sulla popolazione, l’aumento del livello marino è certamente la più preoccupante. Si sostiene infatti che, a causa dello scioglimento delle calotte glaciali e dei ghiacciai dovuto all’aumento della temperatura globale, il livello del mare crescerà in maniera distruttiva, con scenari di catastrofismo che generano emotivamente preoccupazioni. Anche in questo caso dobbiamo lamentare che l’IPCC non approfondisce la storia del nostro Pianeta. Circa 20 mila anni fa ( Blanc 1942, Vai e Cantelli 2004) il livello del Mediterraneo centrale era circa 120-140 metri più basso dell’attuale. Tra 20 mila e 10 mila anni fa il livello risalì di circa 100 metri per portarsi successivamente durante circa 4-5 mila anni al livello attuale, rimasto successivamente più o meno costante. La massima risalita del livello marino, tra 20 e 10 mila anni fa, è avvenuta principalmente in piena fase fredda che ha preceduto il caldo olocenico. Questo dimostra che la variazione del livello marino dipende anche da cause di difficile individuazione, come ad esempio le possibili variazioni della la litosfera (parte più superficiale del nostro Pianeta dello spessore variabile da alcuni a circa 100 chilometri) che si trova in condizione di galleggiamento sulla sottostante astenosfera.
Le variazioni dei ghiacciai. Nel volumetto curato nel 2010 dal Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e dalla Società Meteorologica Italiana, oltre ad altre inesattezze, si legge a pag. 13, nel paragrafo “Ghiacciai: in ritiro ovunque”, che i ghiacciai non sono “mai stati ridotti come oggi da almeno 5000 anni”. E’ una affermazione non corretta in quanto, ad esempio, nel Periodo Caldo Medioevale i ghiacciai erano più ridotti rispetto ad oggi. Lo dimostrano vari lavori come quello di U. Monterin (1937). Inoltre nessun riferimento viene fatto all’avanzata, tra il 1962 ed il 1990, di numerosi ghiacciai nelle Alpi durante l’attuale fase di riscaldamento, come descritto da A.V. Cerutti (2013). In merito si veda pure la fig. 4 tratta da C. Baroni (2010).
Su questo argomento sono molto interessanti le numerose note riportate sul sito di New Ice Age: “http://daltonsminima.altervista.org/category/ghiacciai-alpini”. Ricordo alcune di queste note. “Sorpresa: i ghiacciai veneti crescono in estensione”. 11 marzo 2015 (Arpa Veneto); “Clima: anno positivo per ghiacciai grazie a precipitazioni”, 21 novembre 2014 (anno idrologico 2013-2014, in Alto Adige bilancio positivo in circa 20 anni di registrazioni, H Staffler). Ed inoltre importanti sono i due contributi successivi su cui riferisco con un po’ di dettaglio.
Il primo : “Un meteorologo tedesco afferma….” (25 novembre 2013). Secondo Dominik Jung le Alpi si stanno raffreddando negli ultimi 20 anni. “….Tutte le analisi hanno dato lo stesso risultato sorprendente: gli inverni, nelle Alpi, negli ultimi decenni, sono diventati significativamente più freddi, i dati lo dimostrano….”. Secono Jung la reazione a questa nota è stata un silenzio di tomba; i climatologi catastrofisti non vogliono sentir parlare di dati contrari alle loro affermazioni. “Il riscaldamento climatico è diventato una religione.Gli appartenenti ad essa non tollerano nuove scoperte”.
Il secondo di Andrè Roveyaz : “Storia del Clima Europeo con riferimento a quello Valdostano (Ultima Parte)” (1 giugno 2012). L’Autore espone una ampia rassegna di dati sui cambiamenti climatici degli ultimi 5000 anni. Sono sostanzialmente confermati gli optimum climatici riportati più sopra nella fig.2. Così conclude :”La fase di clima “caldo” che stiamo vivendo non è una novità dell’ultimo ventennio; si tratta di processo modulare in atto dalla seconda metà del 1800 e simile a quelli che hanno avuto luogo nei secoli dell’optimum dell’età feudale o in quelli dell’età romana. Pare quindi logico pensare che, pur in presenza di alterazioni di origine antropica, l’attuale riscaldamento globale faccia parte dell’alternanza ciclica di fasi calde e fredde che da sempre caratterizza la storia de clima”.
Eventi estremi. E’ convincimento diffuso che le manifestazioni di temporali, uragani, tornado siano causati dal riscaldamento globale. Almeno così i mass media (e non solo) dichiarano ad ogni occasione del verificarsi di nubifragi, alluvioni ecc. Le cose non stanno proprio così. Anche in questo caso la storia, non utilizzata dai venditori di catastrofi, ci viene in aiuto. Così Sergio Pinna, ordinario di Geografia presso la Università di Pisa, ha pubblicato nel 2014 un libro dal titolo:”La falsa teoria del clima impazzito”. Si legge nella copertina: “Le rilevazioni disponibili dicono che la temperatura media del Pianeta è cresciuta di circa 0,8° dalla metà del XIX secolo ad oggi. Si ritiene che questo riscaldamento sia prodotto in massima parte dall’incremento della CO2 atmosferica e che abbia indotto un cambiamento nei caratteri generali del clima, causando un forte aumento – per entità e frequenza – di svariati fenomeni estremi; se la prima parte di tale teoria rientra nel campo delle ipotesi non ancora pienamente provate, la seconda è in pratica una vera e propria invenzione”. Il volume attraverso una rigorosa indagine statistica sul passato dimostra che non ci sono stati mutamenti apprezzabili di tali eventi estremi (uragani, precipitazioni intense, tornado, ecc.). Ricordo che uno dei maggiori esperti di uragani, Cristopher Landsea, si dimise dall’IPCC proprio perché questo organismo affermava che tali eventi estremi erano aumentati per colpa del riscaldamento globale.
Su questo tema ricordo che il Wordl Disaster Report della Croce Rossa Internazionale ha di recente reso noto che il 2013 ha registrato il minor numero di catastrofi naturali dell’ultimo decennio. Eppure assistiamo sempre, ad ogni occasione, alla solita affermazione del riscaldamento globale come causa di catastrofi idrogeologiche. Così si espresse Ermete Realacci, Presidente onorario di Lega Ambiente dopo i drammatici eventi che nel 2013 colpirono il Trevigiano. “La bomba d’acqua nel Trevigiano conferma purtroppo tragicamente la necessità di contrastare i mutamenti climatici e gestire bene il territorio. Una politica utile e lungimirante deve dare priorità alla riduzione dei gas serra”. Evito commenti.
Per una rapida rassegna delle catastrofi idrogeologiche (alluvioni e frane) accadute in Italia nell’ultimo secolo si veda Crescenti (2003).
Le temperature globali. Come noto, a partire dalla seconda metà del 1800 fino ai nostri giorni, la temperatura globale del nostro Pianeta è cresciuta di 0.8-1°. Secondo molti scienziati l’aumento fa parte della naturale evoluzione climatica della Terra, dopo la Piccola Era Glaciale iniziata nel 1450 circa. Si veda per tutti il volume curato da Fred Singer e altri (2008) dal chiaro titolo:”La Natura, non l’Uomo, governa il Clima”. Di parere opposto sono gli scienziati che si riconoscono nell’IPCC, che attribuiscono tale aumento all’immissione in atmosfera dei cosiddetti gas serra, CO2 soprattutto. Questo organismo inoltre ha dichiarato che l’anno 2014 è stato l’anno più caldo dell’ultimo secolo. Su questo argomento non esiste una opinione totalmente condivisa. L. Mariani (2015) documenta infatti che questo anno è stato il più caldo secondo l’Agenzia Nipponica per la meteorologia e secondo la Climate Research Unit della Università della East Anglia; è stato l’anno più caldo con il 38% secondo la NASA; non è stato l’anno più caldo secondo i dati da satellite MSU relativi alla bassa troposfera e secondo le rianalisi del Centro Europeo Previsioni Medio Termine – CEMMIT. La fig. 5, tratta dalla nota di L. Mariani, permette di osservare che non c’è relazione tra la temperatura e la CO2; mentre quest’ultima negli ultimi 150 anni è sempre aumentata, la temperatura ha oscillato autonomamente. In particolare c’è stata una flessione tra il 1940 ed il 1970 circa (periodo noto come Global warming hiatus) ed inoltre negli ultimi 15 anni circa la temperatura non è più aumentata pur in presenza di una aumento costante della CO2.
C’è inoltre da sottolineare che la ricerca sul comportamento passato delle macchie solari porta ad una previsione totalmente contraria a quella dell’IPCC: la temperatura globale diminuirà e si avrà una nuova piccola era glaciale. E’ quanto, ad esempio sostiene il meteorologo Paolo Errani, autore del libro: “Effetto serra e macchie solari”. Sullo stesso fronte merita di essere ricordata una lettera di John L. Casey, direttore del SSRC (Space and Science Research Center, Orlando, Florida) inviata il 10 maggio del 2010 a Mr. Tom Vilsack, all’epoca Ministro dell’Agricoltura (Washington), in cui con apprensione lo informava dell’arrivo di una imminente fase fredda, che avrebbe avuto ripercussioni fortemente negative sull’agricoltura. “Ti consiglio vivamente di non lasciarti influenzare dal pensiero comune o dalla correttezza politica o da coloro che vogliono fare soldi o conquistare il potere, nascondendo la verità sul prossimo clima . Invece, ti chiedo di guardare ai fatti e poi darti da fare immediatamente per preparare il nostro paese a quello che sta arrivando”. Secondo Vilsack esiste una lobby in grado di influenzare il Presidente degli Stati Uniti che ha fatto licenziare l’Amministratore della NASA per aver detto la verità sul riscaldamento globale.
Conclusioni. Questa rapida rassegna sul riscaldamento globale del nostro Pianeta ci fa riflettere sul valore della previsione futura del clima, previsione che da parte dell’IPCC viene riferita con toni allarmistici e catastrofici. Credo che i dati riferiti mettano in discussione la validità scientifica di questo organismo, soprattutto perché ignora la storia del clima che invece può dare utilissime informazioni al riguardo. Inoltre c’è da ricordare che la sua credibilità scientifica subì un duro colpo, come noto, dall’attività di un hacker russo che nel novembre del 2009 entrò nei computer del centro di ricerca della East Anglia University di Londra, consulente privilegiato dell’IPCC, intercettando messaggi tra i ricercatori da cui risultava una attività di manipolazione dei dati per adattarli alle conclusioni dell’IPCC. Lo scandalo, noto come Climategate, ebbe grande rilevanza all’estero; ne è prova un articolo apparso il 20 novembre sul Daily Telegraph a firma di Christopher Brooker dall’emblematico titolo: “Cambiamento climatico, il peggiore scandalo scientifico della nostra generazione”. Nel tempo, numerosi scienziati si sono dimessi dal’IPCC che è sembrato adeguarsi a direttive politiche ed ideologiche scientificamente non condivisibili. Così, ad es., si sono dimessi oltre 20 scienziati tra cui ricordo l’italiano G.Visconti, R. Lindzen, C. Landsea, N. Shaviv, D. Evans, Z. Jaworowsky, D. Clark, C. Alegre, B. Wiskel, D. Bellamy, T. Patterson, P.I.Michaels, S.McIntyre, ecc. Tra questi scienziati desidero ricordare che Z. Jaworowsky (2007) sollevò pesanti accuse all’IPCC in merito al Fourth Assessment Report del 2007, definendolo come il più grande scandalo scientifico del nostro tempo.
La previsione del clima futuro sul nostro Pianeta è molto complessa. Allo stato attuale delle nostre conoscenze abbiamo dati certi sul passato attraverso gli studi storici del clima, che però non possiamo proiettare verso il futuro. Da qui ne discende che le previsioni catastrofiche dell’IPCC e di quanti si riconoscono in questo organismo, non sono da prendere in seria considerazione. Tali previsioni hanno influenza sull’economia mondiale a causa dell’applicazione del Protocollo di Kyoto, che nel solo anno 2013 ha mobilizzato oltre 160 miliardi di dollari per la cosiddetta carbon tax.
Desidero documentare la scarsa attendibilità dei profeti di sciagure con la lettura del libro di Matt Ridley (2013): “Un ottimista razionale. Come evolve la prosperità”. L’Autore così sintetizza la sua opera : “L’ottimista razionale vi invita a fare un passo indietro e a osservare la nostra specie con occhio diverso, per vedere la grandiosa impresa di un’umanità che progredisce da diecimila anni, seppur con frequenti battute di arresto. Poi, quando avrete visto tutto ciò, chiedetevi se l’impresa sia finita o se, come sostiene l’ottimista, non abbia ancora altri secoli o millenni davanti a sè”. Secondo Ian Mcewan: “ Nessun libro ha smontato con tale acume il pessimismo dilagante dei nostri tempi”.
E sempre con rigorosa ricerca sul passato, desidero ricordare il volume di Brian Fagam : “La lunga estate calda. Come le dinamiche climatiche hanno influenzato la civilizzazione”. L’Autore, archeologo di fama mondiale, così sintetizza la sua enorme fatica: “La civiltà nacque – e vive tuttora – durante una lunga estate calda, ma noi non abbiamo ancora idea di quando e come essa finirà”.
Opere citate
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- Baroni C., 2010 – La risposta dei ghiacciai alpini alle variazioni climatiche. Geoitalia , n.32, pg. 50.
- Blanc A.C., 1942 – Variazioni climatiche ed oscillazioni della linea di riva nel Mediterraneo centrale durante l’Era glaciale. Sond.a.Geol. Mure und Binnengw. Bd 5, H.2.
- Bonatti E., 2009 – Tutti guardano al Sole, ma la colpa del surriscaldamento è anche sottoterra. Le Scienze, maggio 2009.
- Caruso A., Bonfardeci A., Cosentino C., Scopelliti G., Sulli A., 2013 – Ricostruzione paleoclimatica degli ultimi 11200 anni tramite lo studio di una carota di sedimento prelevata nell’offshore del Golfo di Palermo (Tirreno meridionale). Congresso AIQUA, 2013.
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La fig.3 riportata più sopra nel mio articolo non è quella di Kipp, che può essere ricavata dal suo lavoro citato in bibliografia. Non so come sia avvenuta questa sostituzione; misteri informatici!