Proseguendo nel confronto tra eventi meteo-climatici importanti registrati dai dataset storici derivati da proxy, ho trovato citato, in un commento di Tonyb sul sito di Judith Curry, un lavoro di due ricercatori svizzeri, Wetter e Pfister (2013) (liberamente disponibile: v. bibliografia) relativo ad una serie di temperatura (Meier et al., 2007) derivata dalla data di vendemmia e da alberi delle Alpi. Sembra che gli autori di questa serie (tra i quali lo stesso Pfister) abbiano trascurato il fatto che calore e siccità in Svizzera nel 1540 avessero superato in ampiezza i valori del 2003 (l’estate più calda mai registrata finora) e che questo fatto abbia pesantemente influenzato la data della vendemmia e la crescita degli alberi, e quindi le temperature derivate da questi proxy. La situazione meteo del 1540 è documentata da numerose fonti, coerenti fra loro. Se si considera l’importanza del deficit di umidità del terreno durante le ondate di calore da record, la calibrazione andrebbe accompagnata (validata) almeno da stime di precipitazione (vedere, a questo proposito e a conferma, il commento di Luigi Mariani su questo post).
Gli autori della serie di temperatura hanno poi trascurato di tenere conto del passaggio dal calendario giuliano a quello gregoriano, con differenze nella data di vendemmia di 9-10 giorni fra i cantoni cattolici, quelli protestanti e quelli che hanno adottato il passaggio in date intermedie. La correzione dei problemi qui descritti sommariamente, ha portato ad una nuova serie detta Swiss GHD, estesa dal 1444 al 2011, che contiene il 1540 come anno record, togliendo al 2003 il titolo di “unprecedented” o, in ogni caso, di evento unico tra oggi e il medioevo.
Ammettendo che, “campione del mondo” o no, il 1540 sia stato un anno (un’estate) di notevole impatto sull’ambiente europeo centro-occidentale, mi sono chiesto se quell’evento di calore fosse stato visibile, direttamente o nelle sue conseguenze, nei proxy che ho discusso in alcuni post recenti.
Nella serie di temperature estive derivate dalle diatomee nell’Atlantico a nord dell’Islanda (Jiang et al, 2015; qui su CM) un aumento di temperatura di circa 1°C rispetto ai valori filtrati è ben visibile appena dopo il 1540, anche se non è certo eccezionale (a meno che anche per le diatomee si debba applicare la correzione usata per la data della vendemmia in Svizzera; ma in questo caso “siccità” potrebbe essere una parola fuori luogo, dato che queste alghe unicellulari vivono in mare).
In ogni caso la temperatura è salita e i suoi effetti si vedono bene anche nel dataset dell’accrescimento degli anelli degli alberi in California in fig.2 (pdf).
Anche da fig.2 si vede un’importante diminuzione della crescita, che culmina poco dopo il 1540, dovuta probabilmente a calore e siccità, proprio all’interno di un periodo di crescita rigogliosa. Certo, a nessuno sfugge che, mentre l’estate caldissima in Svizzera sembra essere stata un fenomeno breve, qui, dall’inizio della non-crescita alla sua fine, trascorrono circa 100 anni. La coincidenza temporale porta a pensare a una serie di concause, alle quali l’evento del 1540 abbia dato il suo contributo.
Tra i dati di accrescimento di cui dispongo e che coprono l’arco temporale che qui interessa, ne ho selezionato uno (ak096, Alaska) che non sembra mostrare la presenza dell’evento del 1450 e sei (oltre a ca667) dove, in varie forme e intensità, si può notare una diminuzione della crescita degli anelli. I sei dataset sono yamal (Siberia), newz081 (Nuova Zelanda), chin046 (Cina), indi024 (India), nm580e (Nuovo Messico) e ausl023 (Australia) e i loro grafici per il periodo 1500-1600 sono in fig.3 (pdf).
Anche qui tutte le diminuzioni avvengono dopo il 1540 (la scala è più ampia di quella di fig.2 e le differenze si apprezzano meglio) e si manifestano in forma evidente in Nuova Zelanda, Cina e India (ma qui siamo all’inizio del dataset e la situazione è più incerta) e in modo poco (Siberia) e pochissimo (Australia) evidente. La diminuzione nel Nuovo Messico è notevole (centrata più verso il 1550) ma riproduce quasi esattamente quella già vista per la California (ca667, fig.2).
In conclusione, l’evento caldo del 1540 e dintorni sembra essere meno regionale e circoscritto di quanto si potesse dedurre dal lavoro di Wetter e Pfister.
La presenza di questo massimo di temperatura appare meno definita nelle dendrocronologie perché gli alberi soffrono maggiormente la siccità che l’alta temperatura, e la siccità è un fenomeno locale.
Tutti i grafici e i dati, iniziali e derivati, relativi a questo post si trovano nel sito di supporto qui e, per i dati dendrologici, qui |
Bibliografia
- H. Jiang, R. Muscheler, S. Björck, M.-S. Seide J. Sjolte, J. Eiríksson, L. Ran, K.-L. Knudsen, and M.F. Knudsen: Solar forcing of Holocene summer sea-surface temperatures in the northern North Atlantic , Geology, 43,(3), 203-206, 2015,doi:10.1130/G36377.1
- Wetter, O., Pfister, C.: An underestimated record breaking event -why summer 1540 was likely warmer than 2003, Clim. Past.,9, 41-56, 2013, doi:10.5194/cp-9-41-2013
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NB: in testa al post: La Danza Macabra di Hans Holbein il giovane (Augusta, 1497 o 1498 – Londra, 7 ottobre 1543).
Come proxy non così lontano dall’evento in questione segnalo il 1556, che in Francia è stato l’anno con la vendemmia più precoce dal 1370 ad oggi.
Dell’eccezionalità del 1556 troviamo documentazione sia nei classici lavori de Emmanuel Leroy Ladurie (a partire da “Tempo di festa, tempo di carestia, storia del clima dall’anno 1000” pubblicato in Italia da Einaudi) sia in un recente lavoro di Labbé e Gaveau sulle date di vendemmia in Borgogna (Labbé T., Gaveau F., 2013. Les dates de vendange à Beaune (1371-2010). Analyse et données d’une nouvelle série vendémiologique, Revue historique, n° 666, 2013/2, p. 333-367) che Guido Guidi ha commentato su CM il 1 luglio 2013 – http://www.climatemonitor.it/?p=32848).
Per una corretta interpretazione del proxy “data di vendemmia” in termini climatologici, ricordo che nella vite la data di vendemmia dipende dalle temperature (più le massime che le minime) del trimestre aprile-giugno. Questo poiché da temperature primaverili elevate deriva un anticipo nella data di fioritura che il più delle volte si mantiene fino alla vendemmia in quanto si solito l’estate è calda a sufficienza per supportare lo sviluppo dei grappoli e dunque la lunghezza del periodo fioritura-vendemmia si rivela costante per ogni varietà. Di conseguenza la data di vendemmia è un indicatore della mitezza della stagione primaverile e non di quella estiva, anche se la cosa può a prima vista apparire contro-intuitiva.