Non solo Katrina, che pure è passato alla storia come uno dei più distruttivi uragani che abbiano mai colpito le coste degli Stati Uniti, ma tutti o quasi i cicloni tropicali che si sviluppano nell’Oceano Atlantico, hanno origine da disturbi atmosferici noti come Tropical Waves che si formano sull’Africa occidentale e viaggiano poi verso ovest evolvendo eventualmente in tempeste tropicali prima e uragani qualora siano soddisfatte determinate condizioni quali le temperature di superficie del mare e la struttura verticale delle correnti atmosferiche.
Negli strati più bassi dell’atmosfera, il letto del vento nel quale viaggiano è quel flusso pressoché costante che va da est verso ovest tra i tropici e l’equatore, appena sotto il bordo meridionale dell’Anticiclone delle Azzorre. La storia di questi eventi così intensi, forse per caratteristica spaziale e temporale i più intensi di tutti, comincia ben prima che assumano la tipica caratteristica rotazionale, che crolli la pressione atmosferica nel loro epicentro e che si sviluppino i venti e le nubi che li contraddistinguono.
Ma quanto prima?
E’ uscito sul GRL un paper dal titolo piuttosto affascinate:
Do West African thunderstorms predict the intensity of Atlantic hurricanes?
I disturbi atmosferici che viaggiano in Atlantico traggono a loro volta origine dai temporali che si sviluppano sull’entroterra africano in quella fascia di attività temporalesca che circonda tutto il globo nota come Linea di Convergenza Intertropicale. Gli autori di questa ricerca hanno trovato una interessante e robusta correlazione tra l’intensità dei temporali che si sviluppano sull’Africa occidentale, misurata attraverso l’altezza del top delle nubi e quindi la temperatura della loro sommità insieme all’area da esse occupata, e l’intensità degli uragani sviluppatisi in seguito all’evoluzione di quelle tropical waves, a sua volta definita dalla Accumulated Cyclone Energy, somma dell’intensità del vento durante l’arco di vita del Ciclone Tropicale.
Circa il 10% delle 60 tropical waves che viaggiano sull’Atlantico in ogni stagione degli uragani evolve effettivamente in un ciclone tropicale. Che hanno di speciale? Secondo questi ricercatori, al crescere delle dimensioni della nuvolosità generata dai temporali, cresce l’intensità degli uragani, fornendo, forse, un valido strumento predittivo riguardo questi fenomeni così intensi e pericolosi.
Premetto che non ho letto l’articolo. Tuttavia dall’abstract colgo il dato Interessantissimo per cui l’85% dei cicloni tropicali atlantici trovano innesco nei clusters di temporali africani equatoriali, sui cui meccanismi d’innesco e sulla cui variabilità spazio temporale sarebbe a questo punto interessante indagare….
Noto anche che il livello di correlazione fra predittore (quantità di nubi fredde – cirri e altocumuli e altrostrati cumulonimbogeniti – sviluppate dai temporali africani equatoriali) e predittando (intensità dei cicloni atlantici) non è elevatissimo (r2 = 33%) per cui possiamo pensare che quello in esame possa costituire uno dei predittori mentre un altro sarà ad esempio la temperatura marina nei primi 50 m di profondità.
Ancora una volta emerge che l’atmosfera terrestre riserva ancora tantissime sorprese e che l’onesta frase di Christy (“al nostro attuale livello di ignoranza è possibile dire che….”) sia quantomai appropriata a molto di quanto noi oggi affermiamo.