Non avevo mai visto una cosa del genere, la Natura è come sempre capace di stupirci al di là di ogni immaginazione. Nantucket è un’isola del nord est degli Stati Uniti. Non è esattamente un posto dove andare a fare bagni di sole, ma giace comunque alla latitudine di 41,2°N, come Napoli.
Come tutti gli Stati Uniti orientali, ma da qualche giorno anche quelli centrali e occidentali, sta vivendo il secondo inverno consecutivo da incubo, con un lobo del vortice polare piantato lì da un paio di mesi a produrre continue discese di aria artica. Le conseguenze sono quelle della foto in testa a questo post e del video qui sotto, con le onde che si ghiacciano. Ma, volendo, a New York si potrebbe anche rischiare di andare da Manhattan a Brooklyn pattinando.
Secondo molti il destino climatico di questo pianeta è segnato, anche se tra quei molti c’è qualcuno che ultimamente lo ha rimandato di un paio di decadi perché le ferie che il riscaldamento globale ha deciso di prendersi non accennano a finire. Qualche giorno fa un non meglio specificato TG ricordava che l’incubo glaciale del Nord America è causato dal riscaldamento globale. Ne consegue che il destino climatico nel frattempo potrebbe essere un altro, magari tendente al raffreddamento. Qualora tale destino dovesse amplificarsi la tendenza al riscaldamento avrà l’effetto collaterale di farci piombare nel grande freddo.
Ma avremo una consolazione. Per la proprietà transitiva infatti, se fa molto freddo perché in realtà fa molto caldo, quando l’estate prossima farà molto caldo sarà perché in realtà è molto freddo e potremo girare col cappotto né più né meno come oggi a New York e ampi dintorni girano col costume da bagno.
Ricordo che è a Nantucket che Melville ambienta la partenza del Pequod, la nave del capitano Achab su cui si imbarca Ismaele, protagonista di Moby Dick.
Chissà se ai tempi di Melville, che pare non avesse visitato l’isola quando scrisse Moby dick (http://www.nha.org/history/faq/melville.html) facesse freddo come oggi. So solo che dalla lettura del libro (fatta tanti anni fa’) non mi è rimasto in mente alcun paesaggio meteorologico per Nantucket.
Ciò detto non posso trattenermi dal riprodurre l’incipit del Moby dick, sperando prima o poi di trovare il tempo per rileggerlo:
“Chiamatemi Ismaele. Qualche anno fa — non importa ch’io vi dica quanti — avendo poco o punto denaro in tasca e niente che particolarmente m’interessasse a terra, pensai di mettermi a navigare per un po’, e di vedere così la parte acquea del mondo. Faccio in questo modo, io, per cacciar la malinconia e regolare la circolazione. Ogniqualvolta mi accorgo di mettere il muso; ogniqualvolta giunge sull’anima mia un umido e piovoso novembre; ogniqualvolta mi sorprendo fermo, senza volerlo, dinanzi alle agenzie di pompe funebri o pronto a far da coda a ogni funerale che incontro; e specialmente ogniqualvolta l’umor nero mi invade a tal punto che soltanto un saldo principio morale può trattenermi dall’andare per le vie col deliberato e metodico proposito di togliere il cappello di testa alla gente — allora reputo sia giunto per me il momento di prendere al più presto il mare.”
In un primo momento pensavo che l’onda fotografata fosse effettivamente ghiacciata, ma non riuscivo ad immaginare come potesse accadere — il naufragio vicino di una petroliera piena di azoto liquido?
Ecco la bella collezione fotografica completa:
http://client.jdnphotography.com/slurpeewaves/
Poi mi sono tornate alla mente delle foto quasi identiche prese con la superficie del mare coperta da olio e catrame dopo il naufragio, credo ricordare, della Torrey Canyon, con teleobbiettivo ed esposizione brevissima.
Sempre articoli interessanti..complimenti…cosa più che certa..non sapremo mai la verità di questo mistero climatico futuro,anzi due cose le sappiamo da sempre…da quando mondo è mondo il freddo e il caldo si sono sempre alternati…..secondo punto..molti con queste banalità cihanno fatto un tornaconto o mestiere per mangiare ..camparci….beati tutti voi,che grazie al gw al climate, change o sole pioggia o vento….ci siete schivati le prigioni da fabbrica o da zappa nei campi…..bravi tutti…specie lei signor guidò guidi
Alessandro,
grazie innanzi tutto per aver voluto rendere più elegante il mio buffo nome con un tocco di francese, anche se tanta finezza forse mal si sposa con l’invito a zappare. Che comunque raccolgo, anche perché mi sono in effetti già cimentato con risultati soddisfacenti.
Dissento sul fatto che aver intrapreso un’altra strada debba considerarsi uno scampato pericolo, visti gli incontri che mi capita di fare. Ma, in effetti, riconosco anche che la terra è bassa, come giustamente si dice dalle mie parti.
gg