I raggi cosmici che raggiungono la Terra interagiscono con gli atomi dell’atmosfera (ad esempio con l’14N per produrre il 14C; dall’azoto più un neutrone deriva il carbonio più un protone) dando origine a diversi radionuclidi dai quali, reciprocamente, si può dedurre l’intensità dei raggi cosmici originali e quindi, complessivamente, l’attività solare. In particolare il 10Be, dopo essere stato prodotto, rimane in atmosfera circa un anno (o pochi anni) prima di depositarsi, ad esempio sui ghiacci artici e antartici, ed essere misurabile nelle carote di ghiaccio. Il 14C entra nel ciclo del carbonio (si ossida a CO2) e la sua densità può essere misurata in molti proxy, come gli anelli degli alberi, e associata a una data. Le serie temporali di questi isotopi sono quindi in grado di fornire variazioni storiche del flusso dei raggi cosmici e quindi dell’attività solare; non solo dell’attività diretta (emissione di raggi cosmici dal Sole) ma anche indiretta, come l’intensità del campo magnetico solare in grado di modulare la quantità di raggi cosmici esterni, come i raggi cosmici galattici, che raggiungono l’atmosfera. Utilizzando modelli di produzione di raggi cosmici è possibile distinguere le diverse energie dei raggi e quindi la loro possibile origine. Nella fig.1 a fianco un disegno schematico mostra la sequenza: interazione raggi cosmici-atmosfera; persistenza in atmosfera dei radionuclidi; deposito degli stessi.
Un lavoro di Miyake et al., 2015 su Geophysical Research Letters, è stato l’ultimo di una serie, da parte di vari autori, in cui si mette in evidenza la presenza di un massimo del 10Be in epoca alto-medievale (carolingia), attorno al 775 d.C. e si discute della sua energia calcolata (e del modello usato per il calcolo). Sembra che l’assoluta eccezionalità e potenza dell’evento, definita in Miyake et al., 2012 sia stata ridimensionata da Usoskin et al, 2013 che però lo considera ancora il più forte degli ultimi 1000 anni almeno. Per Miyake et al, 2012 il picco era la firma di un evento unico, non solare. Usoskin et al., 2013 rivede il modello usato in precedenza per calcolare l’energia emessa e lo ascrive alla classe degli eventi solari, anche se di energia del tutto eccezionale.
In alcuni degli articoli citati si fa riferimento anche ad un altro evento, del 993-994 d.C., di cui però non ho trovato dati dettagliati. Accennerò a questo evento nella parte finale del post.
Miyake et al, 2015 pubblicano i valori del 10Be con passo temporale circa 1 anno (10 volte più degli ultimi dati disponibili per la carota di Fuji Dome, la stazione antartica giapponese, dai quali l’evento del 775 d.C. era stato scoperto). Li ho riprodotti nella fig.2 (pdf).
Nel grafico in alto della fig.2 si nota subito che il massimo definito 775 d.C. si trova in realtà nel 780. Nell’articolo si dice: :“An apparent peak of the 10Be concentration is observed, near the A.D. 774/775 event (at A.D. 780 of the 10Be-14C age)”, in un altro punto la causa dell’apparente spostamento di 5 anni è attribuita all’incertezza del modello di età, di circa 12 anni. Gli autori, dallo spettro di Fourier dei dati interpolati (non sono a passo costante), ricavano periodicità comprese tra 2.8 e 7.8 anni (qui lo spettro degli autori) e le attribuiscono a “variabilità climatica multiannuale attorno all’Antartide”. Lo spettro Lomb di fig.2 mostra essenzialmente la stesso intervallo di periodi ma contiene un picco a 3.6 anni non trovato dagli autori; credo però che si possa concordare con gli autori sulla mancanza di “firma solare” nello spettro anche se gli stessi, nel paragrafo finale dell’articolo, ritengono probabile la sua appartenenza alla classe degli SPE (Solar Particle Events).
Come si può immaginare, la presenza dell’evento 775 d.C. è stata verificata dall’analisi dei radioisotopi negli anelli di accrescimento degli alberi di numerosi siti.
Mi sono chiesto se la presenza di questa “anomalia” nell’emissione di raggi cosmici potesse essere presente anche nei proxy meno adatti ad evidenziarla, ad esempio nell’accrescimento degli anelli, nel δ18O (proxy della temperatura) o nei dati di temperatura di Pages2k (anch’essi derivati dal δ18O). Per verificarlo ho utilizzato quattro dendrocronologie (vedere qui su CM) e due temperature, tutte relative al periodo 750-790 d.C. e le ho confrontate con i dati di Miyake et al, 2015 spostati indietro di 5 anni, nella fig.3 (pdf).
Questa figura è stata ottenuta scalando tutti i dati (v. qui per i dettagli) all’intervallo arbitrario 0-1000, indipendentemente dall’unità di misura.
Si nota una buona corrispondenza tra il massimo del Berillio e un massimo corrispondente nelle serie proxy. In qualche modo i proxy “sentono” i raggi cosmici anche se non sono gli strumenti più adatti. Non mi sentirei di dire il contrario: un picco, anche debole, sui proxy non può essere attribuito a eventi di raggi cosmici.
Parte storica
Un evento così importante, verificatosi in epoca storica, potrebbe essere stato registrato nelle cronache alto-medievali. Usoskin et al., 2013 citano due libri, uno dei quali abbastanza noto nel mondo anglosassone: Scholz, B. W., Rogers, B. 1970, Carolingian chronicles: Royal Frankish Annals and Nithard’s Histories; e gli Annali dell’Ulster fino al 1131 d.C. Io non ho potuto consultare il primo, ma, ritornando a una “vita precedente” in cui per alcuni anni ho studiato la storia alto-medievale e della quale conservo la documentazione a portata di mano, posso dire che la “Historiarum Libri Quattuor” di Nitardo (figlio di Berta, una delle figlie di Carlo Magno) tratta periodi posteriori al 775: il 2.o paragrafo del I libro inizia a parlare di Ludovico il Pio, figlio e successore di Carlo. Nitardo documenta, fino alla sua morte avvenuta nell’844, il disfacimento dell’impero carolingio. Quindi le sue storie sono precedenti al 994, anno in cui sarebbe avvenuto l’altro evento di raggi cosmici, e non ci interessano. I “Royal Frankish Annals” sono gli “Annales Regni Francorum” e li riporto in originale, solo per l’anno 776 dato che sono coperti da copyright o da abbonamento, nel sito di supporto.
Nel riquadro successivo riprendo alcune frasi da cronache e annali, insieme ad una traduzione parziale, non avendo più il coraggio di avventurarmi in traduzioni complete. Da notare che la Cronaca Erphordensis è, appunto, una cronaca e non riporta gli eventi associati agli anni, come fanno gli annali.
<<< 153 >>> Annales Regni Francorum Chronica minor Minoritae Erphordensis SS rer. Ger. 42 Si sono visti anche molti prodigi: il segno della croce apparve sui vestiti degli uomini, e il sangue sgorgò dal cielo e dalla terra. Dagli Annali dell’Ulster (fino al 1131) U992.3 An expedition was made by Mael Sechnaill in Connacht, and he brought away great spoils. |
Gli annali dell’Ulster riportano, al 992, notte di Santo Stefano, un evento in cielo, stranamente simile alla descrizione che gli Annales Regni Francorum fanno dell’evento del 776 e questo fa pensare ad eventi simili (aurore boreali?). L’incertezza del modello di età è tale che differenze di un anno o di qualche anno non sono significative in questo contesto.
L’evento del 994
Le informazioni di cui dispongo sono un grafico della tesi di dottorato di Miyake (2013) che riproduco sotto, nella fig.4, e i dati della variazione del 14C per i due eventi, estratti manualmente dalla figura 8-1 della tesi. L’evento del 994 è riportato nella fig.5 (pdf).
Dal confronto appare che alcuni proxy, ad esempio yamal e ak096, hanno registrato anche questo evento mentre per altri la situazione è più incerta. D’altra parte, come si vede nelle figure 4 e 6, l’evento più recente è meno potente di quello del 775 d.C.
Non potendo in questo caso disporre dei dati derivati dal 10Be, riporto nella fig.6 (pdf) la struttura e lo spettro Lomb dei due eventi, derivati dal Δ14C. Gli spettri sono poco indicativi perché calcolati su dati “non detrended”, dato che non c’è sufficiente intervallo temporale per ricavare la funzione sottostante; possono essere usati per evidenziare differenze e somiglianze, come il picco a circa 9 anni, debole per il 775 d.C. e forte nel 994 e la struttura a circa 15 anni simile nei due casi. Nello spettro del 994 non c’è traccia del debolissimo picco, a circa 21 anni, di 775, che potrebbe essere una “firma solare” scritta con inchiostro quasi invisibile.
Tutti i grafici e i dati, iniziali e derivati, relativi a questo post si trovano nel sito di supporto qui |
Bibliografia
- Miyake F., Nagaya K., Masuda K., Nakamura T.: A signature of cosmic-ray increase in AD 774-775 from tree rings in Japan , Nature, 486, 240-242, 2012, doi:10.1038/nature11123
- Fusa Miyake: Reconstruction of cosmic-ray intensity in the past from measurements of radiocarbon in tree rings, Doctoral Thesis , Nagoya University, 2013. Disponibile qui (5 MB)
- Miyake F., Suzuki A., Masuda K,, Horiuchi K., Motoyama H., Matsuzaki H., Motizuki Y., Takahashi K. and Nakai Y.: Cosmic ray event of A.D. 774-775 shown in quasi-annual 10 Be data from the Antarctic Dome Fuji ice core , Geophys. Res. Lett., 42,1, 84-89, 2015. doi:10.1002/2014GL062218
- Scholz, B. W., Rogers, B. 1970, Carolingian chronicles: Royal Frankish Annals and Nithard’s Histories (Ann Arbor: University of Michigan Press)
- Steinhilber F., Abreu J.A., Beer J., Brunner I., Christl M., Fischer H., Heikkilä U., Kubik P.W., Mann M., McCracken K.G., Miller H., Miyahara M., Oerter H., and Wilhelms F.: 9,400 years of cosmic radiation and solar activity from ice cores and tree rings, PNAS, 109, no.16, 5967-5971, 2012.doi:10.1073/pnas.1118965109
- Usoskin I.G., Kromer B., Ludlow F., Beer J., Friedrich M., Kovaltsov G.A., Solanki S.K. and Wacker L.: The AD775 cosmic event revisited: the Sun is to blame, Astron. Astrophys.,552, L3, 2013 doi:10.1051/0004-6361/201321080, 2013
- Usoskin,I.G., Kovaltsov G.A.: The carbon-14 spike in the 8th century was not caused by a cometary impact on Earth, Icarus, 2014. doi:10.1016/j.icarus.2014.06.009
@flavio
“infatti se il margine d’errore è di una decina d’anni c’è una supernova che
ci calza a pennello, mi pare osservata dai cinesi, nel 1004”
Si chiama SN1006, fu visibile in pieno giorno per settimane e fu descritta
da astronomi cinesi, giapponesi, europei e di tutto il mondo arabo.
Nel sito dell’INAF (Istituto Nazionale di AstroFisica),
qui c’è una breve descrizione.
Penso che anche allora gli astronomi sapessero distinguere tra un’aurora e
una supernova visibile anche di giorno e le “forme di scudi che oscillavano
nel cielo rosso” non sarebbero mai state scambiate per una stella molto
luminosa. Poi, sicuramente, c’erano fanatici religiosi che parlavano di
punizioni divine per la cattiveria umana (direi il CAGW di allora …) ma
non confonderei le due cose. Chi scriveva gli annali era persona seria e
accurata, in linea di massima, e viveva a fianco dell’imperatore, con tutti i
vantaggi e i rischi che questa posizione comportava in caso di errori.
Per tornare più vicino a noi, gli autori che ho citato in bibliografia e
molti altri, passano la loro vita a cercare l’origine dei fenomeni che
osservano, e sanno distinguere la produzione energetica dei vari eventi
(anche con tutti gli errori che i modelli possono introdurre). Miyake, nella
sua tesi di dottorato, riporta le supernovae e i flare (Tabb.4-1 e 4-2) ed è
ben consapevole delle differenze (e se non lei, lo sono di certo il relatore
della sua tesi e Usoskin che viene ringraziato per le utili discussioni e
suggerimenti).
“per quella del 775 invece non saprei se ci siano registrazioni di eventi
simili, ma poi ce ne sarebbe un’altra nel 1054 che, a occhio, potrebbe
spiegare il terzo e più alto picco della fig 4”
“quella del 775” non so cosa sia: se ci si riferisce a una SN, io non la
conosco e non ho commenti da fare. Se si parla dell’evento di RC avrei detto
“quello” e anche in questo caso non saprei cosa dire: parlano per noi il
10Be e il 14C. Per la SN del 1054 valgono le considerazioni precedenti.
Aggiungerei che la tesi di Miyako (da cui è stata presa la fig.4) non fa
alcun cenno alla SN1054 in riferimento alla figura.
“… documentato da aviatori e astronauti, e se quelli, con la cultura
dell’ultimo secolo, li hanno solitamente interpretati come ufo…”
Aviatori e astronauti? Sarei curioso di leggere qualcosa di serio
sull’argomento. Mi sembra così assurdo … E’ possibile avere un link o
un’indicazione bibliografica?
mi sembra evidente che (io) non abbia condotto ricerche da premio nobel riguardo alle supernove…e neppure sulla filologia
però ho sentito parlare dei canali di marte, un secolo fa, quindi (io) non sarei troppo certo nel dire “Penso che anche allora gli astronomi sapessero distinguere tra un’aurora e una supernova visibile anche di giorno e le “forme di scudi che oscillavano nel cielo rosso” non sarebbero mai state scambiate per una stella molto luminosa”, specialmente dopo aver letto “ALTEA è un esperimento nato dall’esigenza di misurare e caratterizzare la radiazione cosmica all’interno della Stazione Spaziale Internazionale e allo stesso tempo indagare gli effetti di questa radiazione sul cervello degli astronauti, focalizzandosi sull’interazione dei raggi cosmici con il sistema visivo come causa dei ben noti, fin dalle missioni Apollo, “Light Flash”.” ( http://www.asi.it/it/news/sei_anni_di_altea_nella_stazione_spaziale_internazionale ….se poi sono una manica di ciarlatani pure loro)
per cui se poteva prendere cantonate schiapparelli a maggior ragione le poteva prendere qualcun altro mille anni prima, specialmente se i suoi scritti (ipotesi mia, da cretino) ci sono arrivati attraverso varie ricopiature di monaci amanuensi, certamente più eruditi sulla bibbia che sulle radiazioni ionizzanti
con “quella(/o) del 775” infatti mi riferivo a una supernova/gamma ray burst/episodio vela/qualunque altra cosa di cui, appunto, non ho notizia
“Aviatori e astronauti? Sarei curioso di leggere qualcosa di serio
sull’argomento. Mi sembra così assurdo … E’ possibile avere un link o
un’indicazione bibliografica?”
negativo, non faccio faccio il cacciatore di omini verdi, ne ho sentito parlare e per quel poco che ne so mi pare ragionevole…almeno quanto a quelli dell’asi che ho citato sopra
poi all’epoca (775) non c’ero e non ho mezzi ne tempo ne voglia di indagare, semplicemente luigi mariani proponeva uno spunto che mi sembrava (e sembra) ragionevole e mi sembrava utile aggiungere il mio modesto contributo da servetto trace, ma se invece di cascare nel pozzo quelli sono scesi in cantina a infiascare il vino tanto meglio per loro
Bell’articolo.
Due considerazioni.
La prima riguarda la possibile spiegazione razionale di eventi storici che altrimenti avrebbero trovato posto tra i miracoli o le invenzioni favolistiche. La cosa deve farci riflettere ogni volta che liquidiamo come fatti mitologici o frutto di superstizioni eventi storici che non riusciamo a spiegarci. In questo caso mi sembra che la correlazione tra evento storicamente documentato e fatto fisico in grado di determinarlo sia piuttosto elevata.
.
La seconda considerazione riguarda la mancanza di “firma solare” nei periodogrammi delle serie di dati relativi al 10Be. Questo secondo me è un fatto estremamente importante in quanto incide su una delle possibili spiegazioni dell’effetto solare sul clima terrestre. Molte delle ipotesi in campo legano la nucleazione delle nubi ai raggi cosmici modulati dal campo magnetico solare e, quindi, dai cicli solari. Questo comporta che nelle serie di 10Be, legato ai raggi cosmici, dovrebbe riscontrarsi traccia del ciclo undecennale del Sole. Da quello che mi è sembrato di capire ciò non accade e quindi viene meno uno dei principali meccanismi che spiega la presenza del periodo di undici anni nelle serie di temperature. I cicli individuati da F. Zavatti per il 10Be sembrano del tutto estranei a quelli astronomici individuati da Scafetta ad eccezione del periodo di circa trent’anni. Noto, infine, che il periodo di 7,7 anni e quello di 4,98 anni sono piuttosto simili ad alcuni di quelli individuati nei dati di temperatura della NOAA.
Diciamo che questo studio rende più difficile spiegare in modo semplice come fa il Sole a determinare i cambiamenti climatici terrestri.
Ciao, Donato.
ok che “In questo caso mi sembra che la correlazione tra evento storicamente documentato e fatto fisico in grado di determinarlo sia piuttosto elevata”, ma dobbiamo anche capire che eventi uguali in epoche e culture diverse possono provocare interpretazioni completamente diverse, per non dire opposte
solo restando ai raggi cosmici mi risulta possano produrre lampi all’interno dell’occhio, come ampiamente documentato da aviatori e astronauti, e se quelli, con la cultura dell’ultimo secolo, li hanno solitamente interpretati come ufo (o armi segrete nemiche, specie durante la seconda guerra mondiale, ma anche durante la guerra fredda), in quell’epoca potevano benissimo essere interpretati come angeli e demoni che lottavano in cielo con spade fiammeggianti…ma potevano anche non aver niente a che fare coi raggi cosmici ed essere dovuti ad aver mangiato qualcosa di contaminato da funghi allucinogeni
bisogna stare molto attenti a non confondere la chimica con l’alchimia
Donato, provo a commentare le tue considerazioni:
1) hai ragione. Gli antichi, anche quelli le cui origini si perdono nella
pre- e proto-storia, erano attenti osservatori della realtà e la
descrivevano bene (a modo loro). E noi dobbiamo loro rispetto perché ogni
volta che possiamo verificare, scopriamo che avevano ragione. Poi, oggi
siamo pieni di ciarlatani; vuoi che non ce ne fosse qualcuno anche allora?
2) negli spettri dei raggi cosmici (vedi ad esempio
qui e qui) e del numero delle macchie solari (cerca gli spettri
ssn qui) la firma solare è forte e indiscutibile. Se non c’è
negli spettri dei radionuclidi la ragione deve dipendere dalla loro
interazione con l’atmosfera e dal fatto che la loro persistenza (il tempo in
cui restano in atmosfera) va da 1 a 3-4 anni. Penso che in questa situazione
assumano la “firma” di fenomeni più “terrestri” e meno solari. Non voglio
fare filosofia spicciola, ma ricordi quando mi facesti notare un picco a
2.86 anni negli spettri dei dati NOAA? E che io scrissi, dopo aver fatto
alcuni controlli, che quel picco lo trovavo in spettri di fenomeni terrestri
e mai in fenomeni legati in qualche modo al sole? Ebbene, in fig.2 il picco
a sinistra di 3.6 anni, piccolo quanto vuoi, è proprio di 2.86 anni e, per
quello che imparato allora anche grazie a te, per me è ancora un segno che i
dati hanno poco a che fare con il sole. Franco
Complimenti davvero per l’affesco costruito anche sulla scorta delle consultazione di cronache originali dell’epoca.
Debbo tuttavia confessare che da fenomeni così intensi mi sarei atteso effetti termici o pluviometrici immediatamente riscontrabili nei proxies indagati.
Inoltre mi permetto di domandare due cose:
1. il repentino aumento del flusso di Raggi Cosmici Galattici è da attribuire all’espolsione di una supernova o vi sono altre ipotesi in campo?
2. il Carrigton event del XIX secolo è paragonabile per intensità agli eventi in questione?
Grazie in anticipo per la risposta.
Luigi Mariani
Grazie per i complimenti.
L’evento è stato visto, direi ovviamente, nei proxy usati per questo
scopo:14C e 10Be, sia nelle carote che negli anelli degli alberi. Io ho
usato misure di accrescimento degli anelli che, credo, registrino con minore
evidenza periodi di pioggie stagionali (gli Annali dell’Ulster parlano di
inverno in estate e penso che il periodo di piogge “triggerato” dai raggi
cosmici avrebbe potuto coprire un’altra stagione o due. Troppo poco per
essere registrato nei proxy a passo di 2-3 anni). Forse anche per gli
effetti termici (sia GRIP che Pages2k derivano direttamente dal delta18O)
si possono fare le stesse considerazioni.
Per l’evento di Carrington: Usoskin e Kovaltsov (2012) riportano
nell’abstract: “A strong SPE related to the Carrington flare of 1859 AD
is not supported by the data”. SPE sta per Solar Particle Event. In questo
lavoro Usoskin e Kovaltsov usano una ricostruzione di raggi cosmici galattici
e un modello di produzione del 10Be per calcolare la concentrazione di 10Be attesa per l’evento di Carrington del 1859 e trovano un picco del 10Be troppo forte
rispetto a quanto osservato in due siti groenlandesi, mentre i dati del
radiocarbonio le le serie decadali del 10Be non sono in grado di risolvere
temporalmente l’evento. Da cui la conclusione citata. Direi che il
Carrington è superiore a questo evento almeno per Usoskin. Le prime misure
della dott.ssa Miyake facevano pensare ad un evento eccezionale, ma Usoskin
ha calcolato che debba essere considerato un evento -seppure il più forte da
1000-1300 anni a questa parte- “semplicemente” solare e non galattico:
quindi niente supernova galattica o impatto di una cometa (che avrebbe dovuto
possedere una massa mai vista prima) sul Sole.
Non vorrei sembrare troppo sicuro, ma credo che la questione di definire
esattamente la classe dell’evento del 773 dC non sia ancora completamente
risolta.
Mi hai incuriosito sull’evento Carrington e sono andato a cercare:
Telegraph systems all over Europe and North America failed, in some cases giving telegraph operators electric shocks. Telegraph pylons threw sparks.
‘mmazza… Ma come si compara con il recente flare che fortunatamente è capitato in direzione opposta alla Terra, di cui si è parlato anche qui?
Non conosco bene i dettagli, ma il flare di gennaio 2014 era di classe X1.2; quello del 14 luglio 2000 di classe X5; l’evento Carrington è considerato il più forte degli ultimi 500 anni, forse di classe superiore a X10. Direi che il flare del 2014 non può competere essendo stato migliaia di volte più debole.
Quindi se il Carrington fosse capitato con 150 anni in ritardo, sarebbe stato un disastro globale.
Credo che i sistemi di comunicazione e le reti elettriche abbiano imparato a difendersi, sfruttando i flare che si sono succeduti dopo il Carrington. Ma una “botta” così senz’altro può creare (molti) danni anche se non so se , dal punto di vista tecnico, devo togliere la parentesi.
Intanto ho consultato la rivista Coelum per le aurore del 1938 e 1939. Sono registrate entrambe anche se quella del 1938 sembra più appariscente. Nell’articolo di Abetti si parla diffusamente di Carrington e della sua scoperta. Durante la consultazione ho fotografato le pagine interessanti con l’Ipad e ho raccolto le 20 foto nel sito di supporto in fondo alla pagina. Spero che possa essere utile.
infatti se il margine d’errore è di una decina d’anni c’è una supernova che ci calza a pennello, mi pare osservata dai cinesi, nel 1004
per quella del 775 invece non saprei se ci siano registrazioni di eventi simili, ma poi ce ne sarebbe un’altra nel 1054 che, a occhio, potrebbe spiegare il terzo e più alto picco della fig 4
Be’, intanto grazie, sono comunque informazioni interessanti.
Guido,
“2.8 e 7.8 anni (qui lo spettro degli autori)” . Il link fa riferimento a una fig51.png che non esiste: è la figs1.png (la figura S1 delle supplementary information dell’articolo).
Non so se puoi correggere, in ogni caso la figura giusta è nel sito di supporto. Grazie. Franco
Scusa, è la figs5.png (non la figs1.png); la figura s5 delle S.I.
Domandona. Albert Speer, l’architetto di Hitler, nei suoi diari racconta di una spettacolare aurora boreale (sulle Alpi austriache, quindi a basse latitudini) nell’agosto del 1939. Commentata anche da Hitler:
http://www.galileonet.it/2014/11/aurore-polari-lottava-meraviglia/
Certi siti / articoli la commentano come un tramonto insolito, altri come un’aurora boreale. Se ne menziona un’altra eccezionale nel 1938. Prima parte della domanda: ci sono conferme oggettive, p.es. nei bollettini di qualche osservatorio? Seconda domanda, collegata all’articolo: se c’è conferma, c’è stata un’analoga registrazione di un picco di raggi cosmici?
Grazie.
Provo a rispondere con le informazioni quasi inesistenti che ho:
1) Scafetta e Willson, 2013 (accessibile liberamente sul sito di Scafetta alla Duke University) analizzano le aurore ungheresi in un lungo periodo (1741-1969). Riporto i dati relativi al periodo 1934-1947 come anno e numero di aurore:
1934 0 1935 0 1936 0 1937 0 1938 2 1939 2 1940 4 1941 8 1942 1
1943 2 1944 0 1945 0 1946 3 1947 5.
La frequenza non conta niente, nel 38 e nel 39 le due aurore viste potrebbero essere state eccezionali e quelle del 41 del tutto normali, ma non elementi per fare affermazioni. L’unica cosa da notare è la somiglianza della latitudine.
Forse c’è qualcosa sulla rivista dell’Osservatorio Astronomico di Bologna, Coelum,di cui però non sono in linea gli articoli. Sono disponibili solo gli indici degli articoli (non delle cronache o note, dove un evento di questo tipo potrebbe essere stato registrato). Negli indici trovo questi due articoli:
Le aurore boreali
JACCHIA LUIGI
1938,VIII,21
e
L’attivita` solare e la sua influenza sulla Terra
ABETTI GIORGIO
1939,IX,41
Le date sono indicative ed è possibile che siano stati scritti in concomitanza delle aurore del ’38-’39. Ho accesso al cartaceo e nei prossimi giorni controllerò.
2)Picco di raggi cosmici. Ho trovato questo articolo:
H. Arakawa: Cosmic-ray intensities and liquid-water content in the atmosphere
Journal of GeophysicalResearch,Volume 64, Issue 6, pages 625–629, June 1959
DOI: 10.1029/JZ064i006p00625, che nella prima pagina (disponibile) parla di osservazioni di raggi cosmici a Tokyo dal 1937 al 1939. Purtroppo l’Università di Bologna (e quindi io) non ha accesso a quel volume.
Tutte le registrazioni di raggi cosmici (Oulu, Mosca, Climax) partono, le più antiche, dal 1953.
Mi dispiace, ma questo è tutto quello che ho. Farò un aggiornamento nei prossimi giorni, dopo aver consultato Coelum.
Scusate la domanda forse banale ma sono tutt’altro che esperto… E’ possibile che uno dei fattori che ha contribuito all’aumento dei fenomeni estremi di questi ultimi anni sia proprio la bassa attività solare e la diminuzione delle macchie con conseguente aumento dei raggi cosmici che raggiungono la terra?
Igor, c’è un problema di fondo. Non ci sono evidenze scientifiche dell’aumento degli eventi estremi. Prima troviamo quelle, poi parliamo delle cause.
gg
Guido,
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0277379112004817
Integrating information from both sediment profiles allowed to interpret these changes in terms of shifts towards higher mean flood intensity. Proposed triggering mechanisms are gradual reduction in Northern Hemisphere orbital summer forcing and superimposed centennial-scale solar activity minima. Likely responses to this forcing are enhanced equator-to-pole temperature gradients and changes in synoptic-scale atmospheric circulation. The consequences for the Ammersee region are more intense cyclones leading to extremer rainfall and flood events in spring and summer.
Saluti,
Michele Casati