Ridicolo. Come sono ridicole tutti le digressioni della sociologia del clima che cambia, che riescono a manifestare solo la voglia (e la tentazione) di chi si occupa generalmente di tutt’altro che gradienti, isobare e affini, di entrare comunque in un dibattito appetibile. L’unico, per la verità, che oggi garantisce lo sbarco sui media. In altri campi può andar bene e può andar male, ma se parli di clima che cambia o anche solo della zia del climatologo che parla di clima che cambia, il successo è assicurato.
Così, ecco lo studio basato su quella che per darsi un tono la si può chiamare survey, ma che in realtà è un semplice sondaggio, neanche tanto accurato, che vorrebbe investigare sulla competenza scientifica di quelle porzioni di non addetti ai lavori che però, per una ragione o per l’altra, si dicono scettici o credenti circa il fatto che possa esserci lo zampino dell’uomo nelle dinamiche recenti del clima. Trattandosi appunto di non esperti, l’uso di vocaboli apertamente fideistici, scettico e credente appunto, è inevitabile.
Sicché, il risultato non aggiunge e non toglie nulla alla querelle, pur confermando che ormai ci si muove più per convincere delle proprie idee che per tirarne fuori di nuove e più, appunto, convincenti. Certo, dal momento che c’è chi suggerisce provvedimenti draconiani per fronteggiare il rischio che propone, è anche naturale che si cerchi il consenso di quanti dovrebbero farsi carico della soluzione, ma forse prima di affrontare la questione in termini sociologici si dovrebbe acquisire qualche certezza scientifica in più, cosa che, attualmente, non è data.
Comunque, per una volta, dopo tonnellate di inchiostro impiegate per spiegare che chi non ci crede è un po’ suonato e chi studia il problema confutando il consenso è invece malversato, salta fuori che la gente comune che non passa le giornate a battersi il petto attendendo il disastro, di come si muove il clima ne sa un po’ di più. Non tantissimo, del resto le domande pare fossero facili, ma forse quel tanto che basta per spiegare che l’uso della ragione, ovvero il rifiuto dell’ennesimo allarme globale (normale visto che ogni tempo ha il suo e siamo ancora qui), è spesso anche accompagnato da una conoscenza un po’ più approfondita delle cose.
Ma, proprio perché il margine è minimo, va anche detto che forse chi ha promosso l’indagine si aspettava qualcosa di diverso, perché la domanda chiave, che chiedeva quale fosse il gas che la maggior parte degli scienziati ritiene sia responsabile del riscaldamento, prevedeva al contempo un trabocchetto e una risposta sbagliata. Già, perché per avere uno dei nove punti disponibili (nove erano le domande, 2000 gli intervistati), si doveva rispondere ovviamente CO2. Facile per chi da scettico, volendo capire qualcosa in più, si è procurato un minimo di infarinatura, difficile per chi, credendo a prescindere perché di disastro se ne trova sempre uno buono, ha tralasciato di accertarsi personalmente fidandosi dell’esperto di turno del bar sotto casa.
Sbagliato in entrambi i casi, perché il gas serra più abbondante e quindi più efficiente non è la CO2, ma il vapore acqueo, e infatti è su quello che si basano i timori (speranze?) di chi presagisce l’arrosto climatico. La CO2 è il grilletto, ma senza il proiettile H2O è difficile far danni. Questo lo sanno tutti quelli che ne sanno un po’, per cui proporre come vera una risposta sbagliata o denota scarsa conoscenza o è indice di approccio ideologico. Faremmo volentieri a meno di entrambe le cose, la faccenda è già abbastanza complicata di suo.
Meteo today dal 1 marzo 2015 dalle 9 alle 12
Dal 1 marzo 2015 parte meteo today …radio visione TV dedicata al meteo e climatologia tutti i giorni in diretta dalle 9 alle 12 conduce Alessandro barbolini ..Alessandra e Flavio linguerri
Perdonatemi sia l’intrusione sia l’incompetenza. A proposito di CO2 e vapor d’acqua in quanto gas serra, vorrei che mi fugaste un dubbio, forse dovuto proprio al fatto che non conosco assolutamente il meccanismo della “pistola fumante” e pensavo invece che il pericolo fosse la Co2 in quanto tale.
Banalmente il dubbio è il seguente.
Si parla sempre più di automobili ad idrogeno (la Bmw ha risolto i problemi di stoccaggio, mi dicono, ma ricava l’idrogeno dal metano non riuscendo ancora a ricavarlo dall’acqua). Tali motori avrebbero per l’appunto come emissioni non più della CO2 ma del banale vapor d’acqua, evviva! Ma poiché il vapor d’acqua è più pericoloso della CO2 come gas serra, non ci sarà invece un nuovo problema quando le automobili scaricheranno tutte del gran vapore?
Grazie,
Paolo
Paolo, il vapore acqueo è più efficiente in quanto molto più abbondante. Non so quanto una produzione del genere potrebbe essere significativa in termini quantitativi. Così, a spanne il discorso rischia di essere speculativo.
gg
Paolo… Si parla di auto a idrogeno… da troppi anni… io vorrei sapere come BMW ha risolto i problemi di stoccaggio, o almeno quali dei problemi ha risolto, a che prezzo… ma poi perché risolverli, tanto il futuro è l’auto elettrica, mi dicono, ma non so, o meglio, non credo sia tanto vero.
BMV invece riceveva denaro pubblico per fare la ricerca sull’idrogeno 15 anni fa, e forse continua a prenderne. Il modello di allora aveva un serbatoio criogenico enorme che conservava idrogeno liquido a -270°C sufficiente a percorrere appena 400km ma se lasci la macchina ferma l’idrogeno evapora e, non potendo lasciarlo espandere, va bruciato per ragioni di sicurezza, quindi l’auto consuma anche a motore spento. Diversamente servono delle bombole ad alta pressione, ma anche lì l’idrogeno non permette di fare molta strada, certo molto meno del metano a parità di bombole…
E poi l’idrogeno bisogna produrlo. Dal metano? Facile, però prima si consuma dell’energia per rompere i legami del carbonio con l’idrogeno, poi si prende il carbonio residuo e lo si butta via. Quanto carbonio? Il metano ha formula CH4 cioè 1 atomo di carbonio e 4 di idrogeno. L’idrogeno pesa 1 e il carbonio pesa 12 quindi in carbonio si butta, come scoria, 3 volte il peso dell’idrogeno che si ricava e, come ho detto, il processo consuma un 20% dell’energia iniziale del metano. Fantastico!
E adesso veniamo al vapore acqueo. Le auto e non solo loro, già scaricano ingenti quantità di vapore. Infatti la combustione degli idrocarburi metano, propano, butano, cherosene, benzina, gasolio, nafta etc, genera sempre acqua e CO2 come prodotti di combustione. Questo avviene in proporzioni diverse, per esempio una certa quantità di benzina ha in proporzione meno carbonio e più idrogeno della stessa quantità gasolio e dunque produce in proporzione più acqua e meno CO2 di quest’ultimo.
Quindi stiamo già immettendo in atmosfera ingenti quantità di acqua bruciando gli idrocarburi, ma di quest’acqua nessuno si preoccupa per l’effetto serra. Infatti non è affatto un problema, di acqua ce n’è talmente tanta al mondo!
C’è molta più massa d’acqua che di aria sulla terra, e per la maggior parte se ne sta in forma liquida e solida, solo una piccola frazione resta in atmosfera come gas e se ce n’è troppo, condensa e diventa liquida, succede ogni volta che ci facciamo una doccia e troviamo lo specchio appannato.
Questo pianeta ha oceani e calotte polari che scambiano acqua con l’atmosfera, e tra di loro, da miliardi di anni. Se un evento fosse in grado di scatenare l’evaporazione degli oceani immettendo nuovo vapore acqueo che autosostenga l’evaporazione, avremmo una inarrestabile reazione a catena. E se questo non è mai successo in miliardi di anni di tettonica a zolle, vulcani, impatti di asteroidi, esplosioni di supernovae vicine, perturbazioni orbitali, fluttuazioni dell’inclinazione dell’asse di rotazione, perchè dovrebbe succedere ora a causa della sola CO2 che, tra l’altro, è stata, in un passato remoto precedente sia l’umanità che i SUV, in concentrazioni di gran lunga maggiori di adesso? Per caso non è che il Sistema è in grado di autoregolarsi termicamente proprio grazie al ciclo dell’acqua?
Ribadisco il concetto. Se oggi abbiamo ancora alberi e foreste è perché abbiamo scoperto il carbone, il petrolio e il cemento che nella vulgata attuale sono propagandati come nemici della natura, mentre sono i suoi migliori amici. Si veda per esempio cosa è successo sull’isola di Pasqua. E anche le balene devono ringraziare il petrolio perché l’industria dei lubrificanti le avrebbe portate all’estinzione in meno di 50 anni.
Il lavoro originale è stato pubblicato su Nature Climate Change nel 2012 da Kahan et al. Devo dire che quando, tempo fa, avevo visto il lavoro, personalmente ne ero rimasto colpito perché ero convinto, e in realtà come spiegherò, lo sono ancora, del fatto che la causa primaria dello “schieramento” delle persone che sanno poco di scienza, dipendi principalmente dal loro stato di conoscenza-ignoranza. Tuttavia condivido anche il punto di vista dei ricercatori in questione, perché poi le posizioni ideologiche o di riferimento politico, alla fine, purtroppo rischiano di superare anche l’aspetto legato alla conoscenza. Sono però soprattutto d’accordo con l’espressione di Roy Spencer: “ci vuole capacità di pensiero critico”. E’ questo che manca, e siccome questo deriva dal fatto che in genere manca il substrato di un’adeguata preparazione scientifica, il cerchio si chiude. Al livello culturale in cui si è svolto il sondaggio, che mi sembra abbastanza modesto, i risultati sono scontati, sono sicuro che sarebbero stati diversi se si fosse considerato un panel di soggetti di dimostrata e solida cultura scientifica. Immaginatevi lo stesso sondaggio che avesse per argomento i vaccini o gli OGM, per esempio. Per acquisire gli strumenti volti ad ottenere uno spirito critico veramente consapevole, bisogna fare tanta strada purtroppo. Ma solo così ci potrebbe essere la speranza di riuscire a superare le proprie ideologie e trovare anche un più giusto equilibrio tra scetticismo nei confronti di certa scienza e, a volte, scetticismo nei confronti del proprio scetticismo. Saluto sempre tutti cordialmente.