Non so se sia un fatto lessicale o di reale approccio al problema, sta di fatto che, dopo un certo numero di annunci sull’imminente scomparsa del ghiaccio artico, tutti rivelatisi sbagliati, e dopo aver definito il trend assunto dalla banchisa artica una “spirale di morte“, ora che il ghiaccio è ancora lì bello solido, si parla di andamento incostante (erratic).
Con un piccolo problema, tanto la spirale di morte quanto l’andamento erratico hanno goduto di abbondante supporto dalla letteratura scientifica. Per dirne una, colui che 2007, annus horribilis per l’estensione estiva, diede per spacciato il ghiaccio artico entro il 2015, è Mark Serreze, direttore dell’NSIDC (National Snow and Ice Data Center), centro di monitaroggio e ricerca teoricamente senza rivali in materia di ghiaccio marino. Per dirne un’altra, l’incostanza del pattern estivo, comunque spiegabile anche in un mondo che si è scaldato, viene invece dall’università di Boulder nel Colorado.
Analogamente, l’aggiustamento verso il basso della sensibilità climatica, cioè della ipotetica reazione termica del sistema al crescere della CO2, che abbiamo visto negli ultimi anni di stasi delle temperature osservate, non è altro che la reazione del mondo della ricerca all’evolvere di una realtà che si ostina a non rispettare le previsioni.
E poi c’è stata la neve, che i nostri figli avrebbero potuto non conoscere per il troppo caldo e che ora cade copiosa sempre perché fa troppo caldo. Ma forse il caso più eclatante è quello che ha visto gridare alla glaciazione negli anni ’70, quando la temperatura media del pianeta scendeva, e subito dopo all’arrosto climatico, quando è invece tornata a salire.
Per cui la scienza, almeno quella che ha più l’aspirazione di ottenere attenzione che di spiegare come funziona il sistema, non è più una ricerca dei tasselli necessari a comporre il puzzle della Natura, ma è un inseguimento di ciò che accade. Naturalmente purché sia rispettato il paradigma della deriva antropica del clima, che però potrebbe non essere quello giusto. Ma, se così dovesse essere, sono certo che qualcuno troverà le motivazioni antropiche anche per questo 😉
Se hanno aggiustato la sensibilità climatica verso il basso (e questo era il punto di maggiore scontro) vuol dire che ci hanno dato almeno parzialmente ragione; vuol dire che chi ci dava dei “negazionisti” credeva in qualcosa di sbagliato e insultava noi che eravamo invece convinti che fosse sbagliato (e lo era).
Tutti quei studi che sono stati fatti con una sensibilità climatica troppo alta, dovrebbero essere rivisti.
E le conclusioni potrebbero avvicinarsi di più a quello che è davvero successo.
Ogni tanto è importante fare un punto della situazione, per non dimenticare il passato. Troppo facile per chi ha detto in passato cose che non si sono verificate, rifarsi una verginità, se la gente dimentica i suoi errori.
Dobbiamo andare avanti, dunque, ma senza dimenticare il passato.
Secondo me.